Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Anna Wanderer Love    07/12/2013    6 recensioni
Una ciocca bionda sfugge dal cappuccio che cela il suo volto e mi sfiora lo zigomo. I miei occhi guardano quei lisci capelli d’oro pallido, poi risalgono lentamente e per la seconda volta il mio sguardo si incatena a quello celeste, duro e inflessibile di lui.
-Chi sei?
Le sue dita si stringono con forza attorno ai miei polsi, con tanta forza che riesco a sentire il loro profilo segnare la mia pelle, con tanta forza che penso che me li spezzerà, i miei maledetti polsi. Mi esce una risatina dalla bocca, nonostante tutto, e i suoi occhi ne sembrano sorpresi.
-Se te lo dicessi non farebbe differenza.
-Ah sì?- Ribatte lui, scrollandomi con violenza. La mia testa batte per terra.
Trattengo il respiro quando la vista mi si annebbia per un’istante.
-Sì- sibilo fissandolo con astio.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Ventisei:
Vai a farti fottere.




-No! E’ fuori discussione!- Ruggisce Blodgharm, esasperato, afferrandomi per le spalle. Appoggia la fronte contro la mia e sospira per calmarsi, chiudendo i suoi bellissimi occhi verdi, ma le sue mani strette sulle mie spalle indicano che non è esattamente quel che si dice tranquillo.

-Ma dai... non sarà in pericolo per una stupida sfida... e poi cercherò di non sforzarmi troppo...- provo a insistere, e un ringhio esce dalle sue labbra.

-No. No. No e NO!

-Ma perché?!- Sbuffo incrociando le braccia.

L’Elfo mi fulmina con un’occhiata.

-Non puoi sforzarti, lo vuoi capire o no?! Sei incinta!

-Ma non succederà niente i primi giorni!

-Sì invece! Hai mai visto Thranduil combattere, testa di legno? No! Io sì! Quindi se ti dico che non ti conviene, fidati: Non. Ti. Conviene!! Vuoi perdere il bambino?!

-No, idiota, certo che no! Ma...

-Ma niente!- Mi chiude la bocca lui. Serro le labbra imbronciata, stringendo i pugni e fissando la sua camicia verde per non doverlo fissare negli occhi.

Poi sento il tocco delicato della sua carezza sulla guancia, e sbatto le palpebre.

-Avanti, Vanny, perché vuoi farlo per forza? Non sei obbligata. Thranduil capirà...- Dice con dolcezza, circondandomi la vita con un braccio. Esitante, appoggio la testa sul suo petto.

-Non è per Thranduil... è che non voglio dirlo a Ronim... e se non combatto...

-Sospetterà qualcosa, già- conclude lui. Resta un attimo in silenzio, poi sospira e mi bacia i capelli.

-Dovrai dirglielo- mi avvisa.

Sospiro, scostandomi da lui e voltandogli le spalle, fermandomi ad osservare gli alberi fuori dalla finestra.

-Ma come faccio?!

-Semplice. Ronim... no, papà, indovina? Sono incinta! Avrò un figlio. Da Legolas, sì. Che bello, eh?- Ironizza Blodgharm, riuscendo a farmi scappare una risata.

Rapidamente mi volto e afferrando la prima cosa che trovo sulla scrivania -ergo un pugnale- glielo tiro.

Lui salta di lato, e il pugnale si conficca nella parete. L’Elfo lo osserva per qualche istante, poi si volta e mi guarda di traverso.

Scoppio a ridere e lui trattiene un sorriso, prima di alzarsi e dirigersi minacciosamente verso di me. Indietreggio ridacchiando, per niente spaventata dalla sua finta espressione arrabbiata.

-Brutta traditrice! Pensavo mi volessi bene!

-Oh, certo, come no! Ti amo più di Legolas... EHI NO! FERMO, IMBECILLE! LASCIAMI!!- Urlo a squarciagola, mentre il Custode mi afferra e mi carica sulla sua spalla, prima di dirigersi verso la porta e uscire dalla stanza.

-Che diamine fai?! Ahia, Blodgharm... mi fa male la pancia- mi lamento, colta da un’improvvisa fitta al ventre. Impallidisco e subito l’Elfo mi prende in braccio togliendomi dalla posa scomoda in cui ero. Le sue mani si serrano attorno al mio corpo, e mi ritrovo a guardare i suoi occhi smeraldini, che mi osservano con dolcezza.

-Vedi cosa intendevo? Inizierai a stare male, e Ronim se ne accorgerà. Avanti, ti porto da lui. Sta certa che sarà felicissimo di avere un nipote... va bene?- Mi chiede con dolcezza.

Annuisco e chiudo gli occhi, sospirando profondamente.

Sono nei guai...

 

-Blodgharm, hai visto... Valar! Vanny, che è successo?!

Oh no ti prego... non può essere! Perché diamine Blodgharm cammina così in fretta? Siamo già arrivati... merda. La voce melodiosa dell’Elfo risponde alla voce ansiosa di mio padre, mentre altre mani, più calde e più familiari, mi avvicinano a mio padre. Vengo avvolta dal suo profumo di menta e tabacco, e poso la testa sul suo petto.

-Niente, Ronim. Ti deve parlare, sta bene, tranquillo.

-Uhm, va bene... vieni anche tu o...

-No, grazie, ma devo andare a parlare con Haldir. E, Savanna?

Apro gli occhi sotto lo sguardo azzurro e preoccupato di Ronim, e guardo l’Elfo.

-Sì?- Dico con un filo di voce.

Lui mi indirizza un’occhiata severa.

-Diglielo.

E, detto questo, Blodgharm se ne va, scivolando nell’ombra del corridoio.

Mio padre indietreggia e raggiunge l’ampio letto della sua stanza. Mi ci posa sopra con delicatezza, prima di allontanarsi e chiudere la porta.

Dopo Ronim torna a sedersi al mio fianco, in silenzio, e intreccio le mie dita alle sue, mentre si sdraia anche lui. Volto la testa e guardo il suo volto abbronzato guadarmi con tutto l’amore del mondo che un padre può provare per una figlia.

-Tesoro, cosa c’è?- Mi chiede sorridendo. Non rispondo, ma mi volto sul fianco e lo abbraccio, posando la testa sulla sua spalla. Lui mi abbraccia, piacevolmente sorpreso, e inizia ad accarezzarmi la schiena con gesti caldi e tranquilli.

-Mi vorrai sempre bene, papà?- Chiedo con voce strozzata.

Lo sento sospirare, sorpreso, sopra alla mia testa.

-Che razza di domanda è, Vanny? Certo che sì.

Chiudo gli occhi e inspiro il suo profumo di tabacco.

-Ronim... sono incinta.

 

Legolas:

 

Mio padre mi viene incontro sorridendo compostamente. Lo guardo nervoso, mentre Gimli, al mio fianco, mi batte una mano sulla spalla.

-Buona fortuna, principino- ridacchia, ma riconosco la compassione nella sua voce. Scocco un’occhiata irritata al nano, prendendo un sospiro profondo.

-Oh, avanti, tuo padre sarà felicissimo!- Mi incoraggia Haldir, spingendomi in avanti con una mano sulla mia schiena.

-Ma andate a quel paese- sibilo acidamente sentendo le loro risatine dietro di me.

Prendo un respiro profondo e arrivo davanti a mio padre, che mi guarda con una sfumatura di incertezza nel suo sguardo.

-Legolas- mi saluta sorridendo.

Rispondo al sorriso. Accidenti, ma perché diamine il mio cuore batte così velocemente?!

-Ada.

-Vieni, andiamo a fare una passeggiata.

Seguo mio padre, cercando di distrarmi dalla tensione che pervade il mio corpo. Non so se mio padre riesca a sentire il battito velocizzato del mio cuore, ma spero vivamente di no.

Lentamente camminiamo lungo un sentiero dei giardini. Gli alberi alti attorno a noi ci riparano dal sole, l’aria è fresca e pulita e il canto degli uccelli pervade l’aria.

-Devi dirmi qualcosa?- Mi chiede con delicatezza mio padre, quando ci siamo allontanati abbastanza da Gimli e Haldir. Si ferma e si volta verso di me, guardandomi curioso. Dal suo sguardo limpido capisco che non ha la minima idea del perché abbia spedito Aragorn a chiamarlo.

-Uhm... sì, io... ecco... oh, accidenti! Savannaèincinta- dico tutto d’un fiato.

Lui sbatte le palpebre una volta, interdetto. Sento il battito del mio cuore nelle vene dei polsi e del petto, mentre aspetto la sua risposta.

-Come hai detto?- Chiede in sussurro mio padre, mentre un piccolo sorriso prende forma sulle sue labbra sottili.

Oh, merda.

-Savanna è incinta, Ada. Aspetta un bambino. Un figlio. Da me- sbotto.

La risata cristallina di mio padre riempie l’aria, e lo guardo spiazzato per qualche secondo prima di finire tra le sue braccia.

Ricambio l’abbraccio, sorpreso, mentre la voce divertita e allegra i mio padre raggiunge il mio orecchio.

-So cosa vuol dire, Legolas, ci sono già passato con te. Adesso capisco perché eri così nervoso! Valar, avrò un nipote! Finalmente! Non ne potevo più di aspettare- borbotta.

-Papà!- Protesto, arrossendo.

Mio padre si scosta, continuando a tenermi stretto sulle spalle. Sulla pelle bianca e perfetta del suo viso ogni cosa esprime gioia. Il sorriso, gli occhi...

-Quel che è vero è vero, Legolas! Hai più di tremila anni, non è abbastanza per far aspettare un povero vecchio?

-Vecchio tu? Ada, cos’hai bevuto ieri sera?

Un ghigno appare sulle labbra di mio padre mentre mi passa un braccio attorno alle spalle e voltandoci torniamo verso il palazzo.

-Niente. Dov’è lei? Voglio vederla...

Il mio sorriso si attenua un attimo, al pensiero di quanto fosse agitata stamattina, quando si è svegliata. Ci siamo messi d’accordo di parlare del bambino con i nostri padri... chissà se è con Ronim...

-Con Ronim, credo.

Mio padre mi guarda con la coda dell’occhio, improvvisamente serio.

-E...

-E per poco non scoppiava a piangere quando abbiamo deciso di parlarvi- sospiro con una smorfia.

Mio padre mi stringe la spalla con affetto, sorridendomi.

-Stai tranquillo, vedrai che si calmerà. Passerà tutto. E’ ovvio che sia spaventata. Lo ero anche io, sai?

Guardo stupido mio padre. Lui, così severo e controllato? Spaventato dalla mia nascita?

-Sì, Legolas. Ero terrorizzato. Non sapevo come fare, cosa fare. Meno male che c’era tua madre, ogni volta lei sapeva calmarmi. E sarà così anche per te. Arriverà un punto in cui lei ti urlerà contro perché sarai troppo nervoso- dice mio padre con un sorriso.

Alzo un sopracciglio, poi una domanda mi sorge in mente.

-Quando stavo nascendo...

Lui sbuffa, capendo al volo la mia domanda.

-Sì, ero più che terrorizzato. E tua madre mi rimproverò, dicendomi di uscire dalla stanza. Be’, più che altro ringhiò. Non osai disubbidire. Mi hai fatto passare le quattro ore più tremende della mia vita- scherza.

Ridacchio, e stupendo anche me stesso, con una mossa velocissima, abbraccio forte mio padre. Lui ricambia, sorpreso, poi mi allontana, guardandomi, ora serio.

-Adesso muoviti, corri da lei.
Annuisco e mi volto, cominciando ad allontanarmi con un sorriso rasserenato; ma la voce di mio padre mi raggiunge e mi volto.

-Sì?

Intravedo un sorriso intransigente sulle sue labbra.

-Massimo una settimana voglio sapere i nomi.

Scoppio a ridere e mi volto, correndo dalla mia Vanny.

-Sì, Ada- sussurro, lasciando che il vento gli porti la mia risposta.

 

Savanna:

 

Un bambino è seduto al centro di un prato rigoglioso, color smeraldo.

Ha lunghi capelli biondi e lisci e la pelle del suo viso paffuto è candida come neve. Le sue guance sono rosse e gli occhi color zaffiro scintillano di felicità mentre ride e mena fendenti scoordinati all’aria con la piccola spadina di legno, volteggiando su se stesso.

Due mani calano dall’alto e il bimbo viene sollevato in aria da un’Elfo.

Il piccolo ride, una risata cristallina, gioiosa, innocente, mentre l’Elfo adulto sorride e lo solleva sempre di più, tendendo le braccia al massimo.

-Papà, papà, sono alto!- Strilla il bambino.

Una risata repressa scuote il petto del padre.

-Sei più alto di me, tesoro mio- dice con dolcezza l’Elfo, abbassando di nuovo le braccia e portando il visino del bimbo al suo livello. Un sorriso smagliante compare sulle labbra dell’adulto, mentre accarezza con dolcezza i lunghi capelli biondi del figlio, identici ai suoi.

-Papà, sai che mamma è triste?- Chiede con ingenuità il bambino, corrugando le sottili sopracciglia chiare.

Anche se è girato di schiena intuisco che l’Elfo si irrigidisce, raddrizzando le spalle.

-Te l’ha detto lei?- Chiede con dolcezza, ma la sua voce è intrisa di preoccupazione.

Il bambino non se ne accorge e scuote timidamente la testa.

-No, ada, ma piange. Oggi mi sono svegliato, avevo male, e sono andato da lei, ma mamma piangeva sul letto, era tutta curva e piangeva tanto tanto...

I luminosi occhi del bambino si rattristano. Allora l’Elfo lo mette giù e li accarezza con dolcezza la testa.

-Io vado dalla mamma, tesoro mio. Tu continua a giocare- dice al bambino, che sorride rasserenato e torna a combattere con la piccola spada. Papà aggiusterà tutto. Papà aggiusta sempre tutto, e mamma tornerà a sorridere e ad abbracciarlo come sempre, tornerà a baciare papà e a sgridarlo per non fargli toccare le armi. Il bambino annuisce sereno. Papà aggiusterà tutto.

Velocemente l’Elfo si allontana verso la casa alle spalle del bimbo. E’ piccola, dipinta di bianco, e graziosa. Sale rapidamente gli scalini della veranda e apre la porta. Sbuca in un salotto accogliente e colorato, ma non si ferma. L’Elfo va verso una porta che dà su un piccolo corridoio di legno, e lì rallenta i passi fino a fermarsi, quasi.

Nell’aria tranquilla si sentono dei singhiozzi a malapena trattenuti provenire dalla porta a destra, pochi passi più avanti. L’Elfo procede fino ad affacciarsi sulla soglia; vedo le sue spalle curvarsi e le sue dita stringere lo stipite della porta con forza.

Una figura è seduta sul letto, china su se stessa. I lunghi capelli castani si sciolgono sulla sua schiena in morbide e disordinate onde.

Un sospiro riempie l’aria, e la ragazza si volta di scatto.

Il mio cuore si ferma.

-Legolas!- Urla la ragazza.

Sento il terrore. Quella sono io.

Quella sono io, ma i miei occhi sono ciechi, opachi.

Io sono cieca.

 

-Savanna! Savanna, Savanna, svegliati! Svegliati!- Uno schiaffo mi riporta alla realtà. Spalanco gli occhi e vedo il volto di mio padre sopra al mio, il suo sguardo azzurro pieno di senso di colpa e preoccupazione. Non mi ha mai picchiata prima d’ora.

-Tesoro... non... non ti svegliavi- balbetta. E’ più in panico di quanto lo sia io.

Respirando affannosamente mi metto seduta, passandomi una mano sulle fronte. Realizzo di essere tutta sudata, e quando Ronim mi abbraccia cerco di scivolare via dal suo abbraccio, ma lui non me lo permette. Mi stringe fino a farmi male, mentre io affondo la testa nel suo petto e calde lacrime gli bagnano il petto nudo.

-Papà...

-Ssh, tesoro. Dimmi cosa è successo- mi tranquillizza la sua voce, insinuandosi tra i miei capelli. Prendo fiato, abbracciando con forza mio padre finché arrivo quasi a strozzarlo.

-Era un... un sogno... un incubo... ma...

-Un sogno o un incubo, tesoro?- Mi chiede con dolcezza lui, sdraiandosi a pancia in su e facendomi sdraiare accanto a lui, circondandomi le spalle con un braccio. Poso la mano sul suo fianco, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo il suo odore di tabacco e menta.

-Era un sogno... credo... poi... un incubo... non so... c’era... c’ero il b-bimbo e poi Legolas e io...- le lacrime scendono copiose, e sono sicura che Ronim ci stia capendo poco o nulla.

So solo che, con le sue carezze, lentamente la paura e la tensione abbandonano il mio corpo e le lacrime si asciugano. Allora riprendo a parlare.

-Era un sogno... c’era un bimbo che giocava e... e io sono sicura che... era mio figlio... era bellissimo... identico a Legolas... e poi c’era lui, che l’ha preso in braccio e... e gli ha sorriso, gli ha parlato, era suo papà... poi Legolas... è... è andato nella casa, dove c’ero io e... e piangevo ed e-ero cieca... cieca! Non voglio diventare cieca, papà!- Scoppio a piangere di nuovo, mentre Ronim sbuffa con dolcezza sui miei capelli, come faceva sempre quand’ero piccola.

-Tesoro, non diventerai cieca.. i sogni sono strani, rivelano le nostre paure... evidentemente tu hai paura di perdere la vista. Non è detto che quel sogno si avvererà...- un mio gemito al pensiero che quel piccolo Elfo non esisterà gli fa cambiare rapidamente idea. -...oppure si avvererà e tu non diventerai cieca...

-Oppure io sarò cieca e il piccolo non esisterà- lo interrompo, scossa dai brividi.

Uno scappellotto mi colpisce sulla nuca, e, cavoli, fa male!

-Scema, quel bambino sta già crescendo dentro di te! E per crescere e diventare come il piccolo che hai sognato ha bisogno di dormire, quindi, mia cara, o dormi, o ti faccio dormire io.

Rabbrividisco al tono minaccioso di mio padre, ma mi scappa un sorriso.

-Sì papà- mormoro, e mi avvolgo di nuovo nelle coperte, avvinghiandomi a lui per sentire il suo calore familiare riscaldarmi.

Proprio mentre sto sprofondando nel sonno, mi sembra di sentire le sue labbra baciarmi la fronte, poi la sua voce sussurrare queste parole: -Ti voglio bene, piccola mia... sarò sempre al tuo fianco... non disperarti per me quando me ne andrò, poiché niente e nessuno mi impedirà di tornare al tuo fianco e vedere mio nipote, mia piccola cucciola.

E dopo, confusa e spaventata, mi addormentai.

 

Due braccia mi avvolgono la vita, mentre una mano è appoggiata alla mia pancia, sopra alla mia. Apro gli occhi, assonnata, e mi accorgo che la luce candida del giorno illumina abbondantemente la stanza. Sposto lo sguardo in giù e mi accorgo che non sono nel letto di mio padre. Girando un poco la testa mi accorgo dei lunghi capelli dorati che ricoprono la mia spalla, e un sorriso gioioso appare sulle mie labbra. In quell’istante le braccia si contraggono, tirandomi con dolcezza più vicina al suo corpo. Sento il petto dell’Elfo premere contro la mia schiena, allentando o aumentando la pressione a ritmo del suo respiro.

-Legolas...- mormoro, mentre il mio sguardo si appanna. Sbatto le palpebre sorridendo, ma poi una sgradevole sensazione stringe il mio stomaco. Ci impiego mezzo secondo per riconoscerla. Oh dio, no, ho avuto sempre il terrore di...

-Legolas!- Urlo, liberandomi dalla sua presa e saltando giù dal letto per evitare di vomitare sopra alle lenzuola candide. Sento l’Elfo balzare a sedere e imprecare violentemente in elfico mentre io cado a terra, sulle ginocchia, e dò libero sfogo al mio stomaco.
Due mani si allungano a prendere i miei capelli e a tirarli indietro, e serro gli occhi per evitare di vedere.

-Merda- annaspo, appena il conato finisce.

-Va bene, amore, alzati... alzati, avanti, andiamo in bagno. Su, ti tengo io... avanti- Legolas mi passa un braccio attorno alle spalle e io mi aggrappo a lui. Che schiifoo....

In bagno mi lavo, respirando profondamente e concentrandomi sul colore dei miei occhi, fissando il riflesso allo specchio, notando nelle miei iridi ogni macchiolina, più scura o più chiara che sia.

Legolas, quando ho finito e sono di nuovo profumata e pulita, si avvicina e mi posa le mani sulla pancia, come quando stavamo dormendo. Ehi, aspetta... corrugo le sopracciglia, perplessa, e alzo lo sguardo negli occhi cristallino e azzurri di Legolas.

-Ma io... ero con...- mi muore la voce vedendo il suo sorriso dolcissimo.

Le mani dell’Elfo si spostano sui miei fianchi, accarezzandomi con delicatezza.

-Ronim, sì. Ti ha portata qui mentre dormivi, amore.

E poi Legolas mi bacia e io dimentico tutto.

 

Sbatto le palpebre, sistemandomi più comodamente sulla sedia.
E’ sera e Legolas mi ha costretta a venire alla cena organizzata dai consiglieri di suo padre.

Per un po’ è stato piacevole, ma adesso sono a dir poco esausta, non come tuttigli Elfi che attorno a me ridono e chiacchierano.

Al mio fianco c’è Ronim, e grazie al cielo. Per un paio di volte ho rischiato di sentirmi male e per fortuna che lui mi ha sorretta con discrezione, stringendomi la mano sotto al tavolo e passandomi con la magia un po’ delle sue forze.

Legolas è sparito da qualche parte a parlare con un’Elfo dai lunghi capelli neri.

Guardandomi intorno mi rendo conto che la mia presenza in questo momento è assolutamente superficiale, e mi alzo. Rassicuro con un’occhiata Ronim e rivolgo un sorriso agli ospiti seduti davanti a me che mi guardano, prima di voltarmi e lasciare la stanza.

La cena è nella grande stanza all’aperto dove Legolas e io e i nostri padri ci siamo riuniti per la prima volta tutti insieme; attorno c’è un grande e bellissimo giardino cosparso di fiori e piante e ruscelli. Alla luce intensa e argentata della luna l’acqua dei rivoletti sembra quasi argento liquido.

Man mano che mi allontano dal porticato le risate degli Elfi si affievoliscono, e regna solo la pace e la tranquillità.

Qualche minuto dopo mi fermo vicino a un ponticello sospeso sopra un piccolo ruscello.

Con un lieve sospiro appoggio le braccia sopra alla ringhiera di legno, passandomi una mano sulla fronte. Mi sento incredibilmente stanca.

Chiudo gli occhi per qualche secondo, posando le mani sulle guance.

Qualche istante dopo un sussurro lieve come il venticello che muove appena i miei capelli mi raggiunge.

-Non dovresti stare da sola così lontano dagli altri, cara, soprattutto data la tua situazione.

Raddrizzo la schiena e mi volto di scatto, colta di sorpresa.

I miei occhi si posano sull’alta sagoma che emerge lentamente dal buio degli alberi.

-Sono incinta, non in punto di morte- replico con un sorriso per attenuare la durezza delle mie parole.

L’Elfo mi sorride e i suoi occhi di ghiaccio scintillano mentre si affianca a me.

-Sono contento che mio figlio abbia trovato una ragazza come te.

-Come me?

Thranduil accenna un ghigno. Se non fossi innamorata di Legolas molto probabilmente mi prenderei una cotta per lui... ma Legolas è Legolas.

-Diversa. Senza moine. Non avida... solo molto, molto innamorata- aggiunge con un sorriso dolce, accarezzandomi la guancia con le dita.

Avvampo, e mi giro di nuovo verso il rivoletto d’acqua.

-Uhm...

-Comunque ribadisco: non allontanarti più così tanto.

-Sì signore- sospiro rassegnata, e la risata cristallina di Thranduil risuona nell’aria.

Sorrido piano, e faccio per dire qualcosa a cui non penso neanche, ma una fitta al ventre mi coglie impreparata: con un gemito di dolore, tenendo strette le mani sulla pancia, le ginocchia mi cedono e faccio per accasciarmi a terra.

Subito due braccia mi sostengono e mi ritrovo col volto premuto contro il petto del Re. Immediatamente il mio volto prende fuoco e serro gli occhi, desiderando di scomparire dalla faccia della terra, mentre un intenso e piacevole odore di pino mi circonda. Ho la guancia premuta contro la stoffa argentata di Thranduil e le mani aggrappate alle sue spalle, con le sue braccia che mi circondano la vita, e un male cane al ventre.

-Va bene, stai calma, piccola- sussurra la sua voce da qualche altissima parte sopra alla mia testa, -adesso passa.

Oddio, fa’ che sprofondi nel terreno... che cazzo, sono aggrappata al padre del mio futuro marito come se fossi un’adolescente con una crisi ormonale!

-Oddio...- gemo, sull’orlo di una crisi isterica.

La risata di Thranduil non mi contagia, ma per niente.

-Va bene, ho capito... ti porto da Ronim- fa, e mezzo millisecondo dopo mi ritrovo in braccio al Re, con le gambe che dondolano nel vuoto e le braccia serrate attorno al suo collo.

Chiudo gli occhi e nascondendo il volto contro la spalla forte e muscolosa del Re prego che tutto finisca presto.

Poi il peggio non arriva nemmeno quando, quaranta secondi dopo, sento la voce di mio padre imprecare senza ritegno appena mi vede mezza svenuta, no. No.

Il peggio arriva quando svengo davvero tra le braccia del re.

E sento la risata di Blodgharm, che ovviamente (OVVIAMENTE!!) è entrato nei miei pensieri. Trovandoli incredibilmente imbarazzati. A dir poco.

Una sola cosa, Blodgharm, penso svenendo.

Sì?

Vai a farti fottere.




AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Gionno! CIoé sera.
Allora... vi piace?
Sinceramente mi sono divertita un casino a scriverlo, questo chapty. ^^
SPero anche voi ^^
Ringrassio ovviamente Lily, Scarl, Mutny, panda, Morgan e Maura... le vostre recensioni sono sempre fantastiche!!
Ora vado a dormire che domani ho le prove di violino... e la mattina dovrò studiare un casino :(
Un bacio!
Fatemi contenta e ditemi se vi è piaciuto!
Anna
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Anna Wanderer Love