Il
Vecchio Continente
di Badluna
20 Novembre 2016
Il
rumore scoppiettante dei chicchi di mais che si scaldano
e diventavano popcorn dentro la macchina ad aria calda riempie la
cucina, dalla
mensola vicino alla cappa estraggo tre ciotole tupperware di media
grandezza.
Faccio un piccolo fondo bianco con il sale in tutte e verso in esse i
popcorn
appena fatti coprendoli con un’ulteriore piccola spolverata
candida, sempre
dalla mensola recupero i tappi delle ciotole e dopo averle chiuse
accuratamente
le scuoto facendo dei cerchi concentrici così da spargere la
spezia in modo
uniforme. Fatto questo riempio la borraccia blu con dello sciroppo al
lampone e
mi avvio fuori dalla stanza con la bottiglia sotto braccio e le ciotole
impilate una sopra l’altra.
È
tradizione riunirci tutti sotto lo stesso tetto, il mio,
la domenica per stare insieme. Entro nel salotto guardando i quattro
ragazzi
seduti sul divano intenti a fare urli e versi di stupore e sorpresa
dovuti alle
immagini che i film di Fast and Furious, di cui stanno facendo una vera
e
propria maratona, stanno proponendo. Passo i popcorn a Derek seduto al
lato
destro del divano, mi sorride in segno di ringraziamento e poggia la
scodella sul tavolo posto di fronte a lui. Un coro si leva di
–Grazie Stiles- da Jackson, Peter, Aiden e Danny, gli altri
occupanti della sala.
Esco
dalla sala e salgo le scale accarezzando lievemente il
corrimano, avevo comprato quella casa alcuni anni prima con i soldi
lasciatimi
da mia madre e mia nonna. All’inizio l’abitazione
non era messa bene ma mi
ci ero dedicato tutti i pomeriggi liberi e i weekend, a volte
dimenticando lo
studio, per sistemarla. È anche grazie all’aiuto
degli altri se ora è diventata
una fantastica casa adatta alla vita di tre persone e agli assalti
abituali di
altre undici.
Busso
alla porta della stanza degli ospiti, barra rifugio, in
cui le ragazze si nascondono per ore quando vogliono confabulare tra di
loro o
scappano dalle rozzità, come le chiamano, di noi ragazzi.
Apro la porta e
sollevo gli occhi quei pochi secondi sulla tele che mi bastano a vedere
due
Winchester poco vestiti ed un Castiel con la solita espressione confusa
per
capire che è meglio che mi sbrigo ad appoggiare la ciotola
di popcorn sul letto
vicino a Lydia e Allison, cercando di non schiacciare Cora sdraiata
sopra una
coperta sul pavimento, ed andarmene prima di finire soffocato tra
urletti e
bava.
Una
volta uscito mi appoggio con le spalle alla porta,
apprezzo Supernatural e adoro stare con le ragazze ma il connubio delle
due cose
assieme mi terrorizza e preferisco starne alla larga. Prendo un bel
respiro e
mi dirigo verso il fondo del corridoio dove abbiamo si situa la stanza
dei
giochi, entro nella camera venendo investito da risa e colori. Seduti
su
cuscini, appositamente adibiti a sedie, Ethan, Scott, Tynam ed il
piccolo Connor
parlavano e scherzavano sul cartone animato che stavano vedendo: Il
pianeta del
tesoro.
Sedendomi
al mio posto passo i popcorn a Tynam e offro la
borraccia a Connor –Amante dei lupi-).
Contrariamente
agli altri non guardo il cartone e resto a
fissare il bambino pensando a quando lo abbiamo incontrato per la prima
volta.
La voce che Deucalion era stato sconfitto era girata per tutta America,
i
nostri due branchi vivono tranquillamente le molteplici avventure e la
calma, a
cui non eravamo ancora abituati, che accompagnava abitualmente esse,
quando un
giorno hanno cominciato ad arrivare sporadiche persone in cerca del
grande
branco che aveva sconfitto Deucalion. Ogni donna o uomo che veniva da
noi
portava storie raccapriccianti e dolorose del passaggio del
l’alfa non vedente,
c’era chi aveva perso il branco chi la famiglia e chi come
Donna Taylor era
rimasta vedova con un bambino di cinque anni da crescere.
Ero rimasto molto
colpito dal suo dolore e parlando con lei avevo la sensazione di star
perdendo
un elemento essenziale, qualcosa che non riuscivo a comprendere o che
lei non
voleva svelare. Quando se ne andò con il bambino mi colse il
senso di colpa,
avrei potuto fare qualcosa di più per lei, ma senza sapere
co' ella avesse
bisogno non sapevo come agire.
Quella stessa notte vi
era stata la luna piena e come ogni mese i due branchi si erano dati da
fare
per sfogarsi a pieno potere e, allo stesso tempo, controllare gli
elementi con
la forza di volontà più debole. Ci divertivamo a
rincorrerci e a farci dei
finti agguati con Black che seguiva a tratti me e Jackson e negli altri
momenti
Cora e Aiden, mi sentivo al sicuro nella bolla calda creata dalla
compagnia
delle persone che amavo.
Fu per questo che mi
accorsi un secondo in ritardo che qualcosa non quadrava,
l’ululato di Black mi
richiamò all’attenti e allora notai uno strano
rumore…come un mugolio. Seguendo
le tracce e l’odore del lupo riuscii a trovarlo in mezzo ad
una radura larga
pochi metri, riuscivo a sentire che il canide stava annusando qualcosa
cercando
di captare informazioni attraverso il fiuto. Quando mi avvicinai
l’animale si
volse verso di me e si allontanò da un fagotto poggiato a
terra che si muoveva
in modo frenetico.
Un forte odore di
lacrime e urine mi invase il naso e il terrore mi colse in un attimo.
–No no no
no-dissi raggiungendo il fagotto ed alzandolo dolcemente da terra
scoprendo che
le mie paure erano fondate.
Il figlio di Donna
Tayler era in condizioni pietose, pieno di terra e muco con gli occhi
colmi di
lacrime, quando mi vide si spaventò e cercò di
liberarsi. Piano gli pulii il
volto con la manica della mia maglia e feci del mio meglio per
calmarlo,
riuscendoci dopo alcuni minuti.
Sicuro di essere stato
riconosciuto dal piccolo annuii leggermente con il capo permettendo a
tutti i
mannari appostati dietro gli alberi di avvicinarsi a noi.
-È un bambino?- chiese
Isaac.
-Sì, il figlio della
donna che è venuto a parlarci oggi- risposi cullando il
bambino tra le mie
braccia.
-Che cosa ci fa qui in
mezzo al bosco? Per lo più in una notte di luna piena?-
domandò Scott.
-Dove è la madre? Lei
tra tutti dovrebbe sapere meglio di altri che non si deve perdere di
vista un
bambino, sa benissimo cosa era Deucalion- esclamò arrabbiato
Jackson.
Sollevai lo sguardo
verso Derek e vidi a chiare lettere sul suo volto che aveva capito
esattamente
come me cosa era successo.
-L’ha abbandonato-
disse infatti scrutando il piccolo.
-Cosa?!?- la voce di
Cora uscì strozzata e pregna di stupore.
Scossi la testa, non mi
importava per quale motivo lo aveva abbandonato ora volevo solo portare
il
piccolo, di cui nemmeno sapevo il nome, a casa per pulirlo e farlo
riposare al
caldo.
-Lo porto a casa, voi
continuate la serata. Nei prossimi giorni cecheremo informazioni sulla
madre e
proveremo a rintracciarla- dissi alzandomi in piedi e camminando verso
casa.
-Ti aiuto- giunse
inaspettata la voce di Aiden, mi voltai a guardarlo stupito –
Sono bravo con i
bambini- aggiunse alzando le spalle.
Nei
giorni seguenti cercammo ogni possibile informazioni
sulla madre del bambino, ma quando riuscimmo finalmente a rintracciarla
ci fu
una spiacevole notizia ad attenderci.
Donna
Taylor era morta una settimana dopo aver abbandonato
il figlio nel bosco per un cancro fulminante al cervello, riuscimmo a
scoprire
che gli era stato diagnosticato solo qualche mese prima della visita a
casa
nostra e che probabilmente aveva lasciato il figlio a Beacon Hills
proprio
quella sera appositamente per farcelo trovare.
Il
senso di colpa che mi aveva travolto sull’uscio di casa
mentre osservavo la signora Taylor andarsene si era tramutato in
decisione così
mi ero messo d’impegno, creando casini su casini e cercando
di convincere le
persone giuste, per adottare il piccolo.
Derek
ha supportato la mia scelta sapendo quanto è
importante per me dare una degna occasione a tutti. Così ora
sono circa otto
mesi che Connor vive con noi, anche se non ci chiama papà ma
preferisce
usare i nomi di battesimo, cosa che anche noi due apprezziamo
vista la giovane
età, sono sicuro che il piccolo sa di poter contare su noi e
sulla grande famiglia che lo circonda.
Il
cartone animato è appena finito quando Peter entra
dalla porta chiamando a gran voce Connor – Ehi amico dei
lupi*, che ne dici di
fare un po’ di casino con tuo zio e di andare a rompere le
scatole alle
ragazze?- chiede acchiappando il bimbo di sei anni dalla sua posizione
seduta e
piazzandoselo sulla spalla come un sacco di patate facendolo ridere.
Rido
divertito osservando i due uscire dalla stanza dei
giochi e sentendoli entrare abusivamente in camera delle ragazze
facendole
urlare spaventate ma allo stesso tempo divertite.
Ethan
da un occhiata all’orologio da polso e domanda
–Pizza?-
-Se avete
ancora spazio dopo tutti i popcorn che vi siete
pappati- rispondo sorridendo.
-Evvai-
esclama andando a recuperare tutti per decidere
quali pizze ordinare.
-Come
stai?- chiede Tynam poggiandomi una mano sulla spalla.
-Bene-
rispondo rilassato.
-Avere
un bambino non è troppo faticoso?- domanda divertito
dalla mia espressione.
-Ohh
no! Sai ho un mucchio di babysitter pronti a prendersi
cura di Connor quando ho bisogno di un po’ di
tranquillità- risposi con un
sorrisino.
-Faccio
fatica ad immaginarmi alcuni elementi alle prese con
un bambino. Non so quando riuscirò ad abituarmi
all’idea di Jackson e Derek che
cercando di tranquillizzare un bimbo urlante-
-Oh
perché non hai ancora visto quei due e Aiden alle prese
con Connor e le ragazze! Non so chi sia più infantile-
Tynam
scuote la testa estremamente divertito – e poi quando
pensi di aver visto tutto arriva Peter e fa stramberie simili a quella
di prima
e capisci che hai ancora molto da imparare sui bambini- aggiungo con un
ghigno.
-Forse
dovremmo allestire un asilo. “Portate qui i vostri bambini
di ogni età, druido e lupo mannaro sapranno rispondere alle
esigenze dei vostri
figli”- pronuncia muovendo la mano come leggendo un
cartellone immaginario.
-E
questa da dove ti è uscita?- gli chiedo con il
sopracciglio alzato.
-Ho
sempre pensato che ci fosse una strana aria in casa tua-
risponde con espressione seria.
-Si
si aria, saranno tutte quelle canne che vi fate tu e
Deaton quando dite di essere in riunione- affermo
-Ah!
E così ci faremmo le canne io e Deaton, eh?- Tynam mi
prende sotto braccio e comincia a strofinarmi le nocche sulla testa.
-Ok
ok scusa- dico fingendo di provare un dolore che
nemmeno sento, la forza del druido non è sufficiente a
ferirmi davvero.
Tynam
mi sorride – Dai andiamo a vedere che casino stanno
combinando-
Insieme
ci dirigiamo alle scale e scendiamo ascoltando i
rumori della casa, quando arriviamo nella sala attigua al salotto, la
sala da
pranzo, troviamo tutti i ragazzi che preparano il tavolo da sedici
persone con
posate e bicchieri, lasciando da parte i piatti che tanto non verranno
utilizzati.
Mi
abbasso velocemente e prendo in braccio Connor il quale
ride e mi abbraccia, mi volto verso l’entrata al suono del
campanello e
mantenendo il bambino sul braccio sinistro mi avvicino alla porta, la
apro
ritrovandomi davanti papà.
Lo
guardo stupito vedendo le scatole della pizza che tiene
in mano e sentendo il motore di un auto alzo lo sguardo dietro di lui
vedendo
il fattorino allontanarsi dalla casa.
Quando
poso nuovamente lo sguardo su mio padre egli mi
sorride ed esclama –Qualcuno ha detto: Pizza?-
Fine!
*Amico
dei lupi è il significato del nome Connor
Spero che questa storia vi sia rimasta un poco nel cuore.
Alla prossima storia <3
Badluna