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Autore: e m m e    08/12/2013    7 recensioni
Loki ha una ruga fissa tra gli occhi, è quella ruga che nasce in chi è sempre arrabbiato, scontroso, nervoso e soprattutto triste. Ma quando dorme quella ruga sparisce per un po’.
[Loki/Darcy]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Loki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La dubbia utilità delle bugie bianche'
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Fandom: Thor, ma in generale tutti i film della Marvel sono interconnessi, quindi mica lo so dove potrebbe essere collocate.
Titolo:  Ombre notturne
Personaggi: Darcy/Loki
Riassunto: Loki ha una ruga fissa tra gli occhi, è quella ruga che nasce in chi è sempre arrabbiato, scontroso, nervoso e soprattutto triste. Ma quando dorme quella ruga sparisce per un po’.
Rating: 
Word:  1025 (W)
Generi: Introspettivo, Commedia, un po’ di Romanticismo sui generis.
Avvisi: What if?
Note#1: Questa storia è stata scritta per Lady Hawke, che praticamente me l’ha inculcata nella mente e mi ha pure fornito un prompt: morsi.
Note#2:  Come al solito quando scrivo di questi due non so bene quando sia ambientata e soprattutto non so bene se possa avere un senso.
Beta: Nessuno, ergo segnalatemi gli errori che trovate e correggerò con gioia!


Ombre notturne


Bada di non perdere la sostanza
quando cerchi di afferrare l’ombra.

Esopo, Favole


La stanza è in penombra perché le tapparelle sono alzate e la luce dei lampioni filtra al suo interno, rischiarando l’ambiente e creando strane figure allungate lungo le pareti ad ogni rombo di automobile, laggiù sulla strada.
Le ombre corrono sul volto addormentato del Dio degli Inganni, dando vita a strane geometrie asimmetriche, mentre Darcy lo osserva e conta piano, mimando i numeri con le labbra.
Una volta: si è addormentato sul suo divano, mentre lei calcolava quanti soldi doveva all’agenzia delle entrate.
Due volte: si è addormentato con la testa che ciondolava sul tavolo, mentre Darcy sorseggiava il proprio tè, cercando di ignorare il fatto che fosse coperto di sangue e lividi. Ma quella volta era tornato malconcio e stanco da non si sa quale battaglia, quindi può anche darsi che fosse svenuto.
Tre volte: si è addormentato nella vasca da bagno, con i capelli bagnati che gli sfioravano il collo e un braccio che ciondolava fuori dal bordo.
Quattro volte: si è addormentato nel letto di Darcy, e lei l’ha trovato arrotolato in un plaid al suo ritorno da un pomeriggio di shopping dai costi contenuti.
Per quattro volte Loki si è addormentato lasciando che Darcy potesse vederlo incosciente e vulnerabile.
Ovviamente Darcy non è una stupida e sa bene che far notare a lui una cosa del genere significherebbe condannarsi a morte, ma sotto sotto aspetta quei momenti con gioia infantile.
Loki ha una ruga fissa tra gli occhi, è quella ruga che nasce in chi è sempre arrabbiato, scontroso, nervoso e soprattutto triste. Ma quando dorme quella ruga sparisce per un po’ e Darcy può fingere che sia una persona normale, un uomo reale, un qualcuno strano quanto lei, ma di certo non un pazzo criminale con aspirazioni omicide e le manie di protagonismo di una diva hollywoodiana.
Quel che è certo però è che Loki non si è mai addormentato con lei: non ha mai trascorso una notte intera in quel letto insieme a Darcy.
La ragazza sa bene che dovrebbe essere già grata del fatto che il Dio non pretenda per sé il suddetto letto che appartiene di diritto a lei, ma dentro il suo cuore di ragazza romantica aveva desiderato –desidera – che, almeno per una volta, Loki rimanga a dormire insieme a lei dopo quella mezz’ora di divertimento senza impegni che entrambi hanno imparato a condividere così bene.
Loki dorme, dunque, e dorme in modo ridicolo. E Darcy un poco ride di quella posizione a braccia larghe, testa gettata all’indietro e labbra semi aperte, ma deve sul serio mordesi un labbro per non scoppiare in una risata singhiozzante quando il Dio degli Inganni, il grande Loki di Jotunheim – o di Asgard? Ancora non ha ben capito come funziona la faccenda – si mette a russare.
Ha le lacrime agli occhi – e non indaga affatto su che tipo di lacrime siano – quando allunga un braccio per sollevare la coperta e portarla sotto il mento russante di Loki, perché entrambi sono allegramente nudi e la camera inizia ad essere fredda, dato che il riscaldamento non costa poco Darcy l’ha spento un paio d’ore prima.
La punta delle sue dita sosta sulla guancia di Loki e Darcy sbuffa, allontanando con il fiato un ciuffo di capelli dalla propria visuale. Lui potrebbe svegliarsi a quel tocco, ma per fortuna non succede e la ragazza rimane così, a guardarlo dormire, con il braccio destro che sta iniziando a diventare insensibile nel tentativo di sostenere il suo peso.
«Sei proprio una stupida» sussurra la sua stessa voce. Sono parole talmente vere e talmente bisbigliate che Darcy le ignora, come di solito ignora tutti i buoni consigli che – raramente – riesce a darsi.
Si allunga in avanti fino a che la sua faccia non si trova a qualche millimetro di distanza da quella di Loki e poi, all’improvviso, apre la bocca e gli morde il naso.
Loki sussulta sgranando gli occhi: sono appannati da un sogno e a Darcy piacciono molto di più in quel momento che durante tutti i fugaci sguardi seri e non di scherno che lui le riserva saltuariamente.
«Che diavolo fai?!» sbotta Loki, scrollandosela di dosso.
Lei ricade sulla sua parte di letto, chiedendosi a propria volta che diavolo stia facendo. Non risponde, né a se stessa, né tantomeno a Loki, ma in compenso dice: «Stavi russando.»
Loki, con i capelli arruffati che lo fanno assomigliare ad un cane un po’ spelacchiato, si inalbera con tutta la dignità che possiede e replica: «Gli Dei non russano.»
Darcy pensa ai primi tempi, quando aveva paura di dire sempre la cosa sbagliata e la diceva comunque, per puro spirito di contraddizione, e si rende conto che adesso sa esattamente cosa fare e cosa dire, e non ha affatto paura che Loki la fulmini seduta stante: l’unica cosa che teme è che decida di andarsene e di passare l’ennesima notte sul divano.
Si avvicina di nuovo a lui, che adesso si è seduto e la sta guardando con cipiglio austero, afferra un ciuffo dei suoi capelli su cui ancora danzano le ombre e lo morde di nuovo, questa volta stringendo tra i denti il suo labbro inferiore.
Quando si stacca gli sorride, condiscendente, e commenta: «Questo Dio in particolare invece sì. Come un trombone.»
Loki non risponde subito, la osserva nel buio, ponderando qualcosa che Darcy non arriverà mai a capire, poi finalmente anche la sua bocca si apre in un sorrisetto divertito e l’unica cosa che dice è: «Mettiti a dormire, stupida.» Il che è molto simile a qualcosa che potrebbe dire un bambino di cinque anni svegliato in anticipo dal pisolino pomeridiano.
Tuttavia mentre lo dice si volta dall’altra parte e per un attimo Darcy teme sul serio che se ne voglia andare. Invece Loki si limita a distendersi su un fianco e portarsi le coperte fin quasi sulla testa con un grugnito.
Darcy, dopo un attimo, decide di fare lo stesso.
La sua audacia la spinge ad allungare una mano sotto le coltri e lasciare che la punta delle dita sfiori appena la schiena dell’uomo che divide il letto con lei.
Loki non si scosta e lei la ritiene una gran bella vittoria.

  
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