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Autore: mumf    08/12/2013    2 recensioni
Gerard è un chimero sceso sulla terra per poter intraprendere una nuova vita, differente da quella in cui viveva insieme a delle semi divinità.
Verrà a contatto con uno studente di nome Frank, ed inizierà ad infatuarsene nonostante sia consapevole delle difficoltà di questo amore impossibile.
Inizialmente il rating sarà arancione, poi verrà successivamente scambiato con il rosso, poiché includerò scene abbastanza esplicite.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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You took my soul and wiped it clean.

Era davvero strano e allo stesso tempo straordinario il mondo in cui Gerard viveva, tanto che quasi gli sembrava stupido avere voglia di evadere.

Il problema è che, se fosse rimasto anche solo un secondo il più, sarebbe come minimo impazzito.

La sua casa aveva la struttura simile a quella di un tempio greco, aveva statue che ritraevano il suo viso, unicamente in cera, effigi su ogni parete, e pergamene levigate in pietra pomice, ormai ingiallite e rovinate dall'età, appese dove capitava, con sopra incisioni di preghiere oscure e malvage di qualche villano o stregone del tempo.

Gerard non era una divintà del bene, suo padre era conosciuto come messaggero in persona di Ades, difensore del male, che conobbe e si innamorò di una semi dea, figlia di Mnemosine, una musa.

La figura di suo padre aveva da sempre sporcato la sua fama, ma sua madre aveva deciso di tenerlo con sé, e di farlo crescere in un luogo che non gli apparteneva.

questo poteva sentirlo sulla sua pelle, dagli sguardi che gli altri gli rivolgevano, persino quando si rispecchiava nei fiumi, o nei suoi stessi quadri, odiava quella figura tanto oscura che gli si poneva davanti: la sua pelle candida, i capelli corvini, pagliosi, i suoi lineamenti delicati, femminei, e le occhiaie che gli calcavano la parte inferiore dell'occhio, distraendo l'attenzione delle sue pupille verdi e chiare, del tutto angeliche.

Non vi era nessun altro motivo, se non questo, che convincesse di più Gerard a scappare, infatti credeva che scendendo in terra, in una razza inferiore a quella che popolava il suo regno, sarebbe riuscito a sentirsi alla pari per una volta nella sua lunga ed eterna vita.

Ma non era la stessa causa per cui molti dei suoi concittadini si recavano in una parte qualsiasi del mondo, loro erano semplicemente annoiati, delusi, vogliosi di prendersi gioco della razza umana.

Persino il suo amico Wallor una volta era sceso sulla terra per sbalordire l'uomo.

Nel 1930, in Francia, dove conobbe la corrente letteraria e artistica più nota del secolo, e divenne pura ispirazione per molti artisti, conobbe e conquistò migliaia di donne in pochissimo tempo, capovolgendo il pensiero di molte menti deboli.

Gerard non avrebbe fatto questo -oh no-, lui aveva voglia di farsi coinvolgere dagli umani, non di realizzare l'esatto contrario, non voleva portare altri esseri a soffrire, ma voleva, per una volta, essere normale.

____________________________

Quelli che gli umani chiamavano boxer, per il chimero erano una vera e propria tortura.

Rimpiangeva i suoi cari pantaloncini in pelle, comodi e delicati, ma era un sacrificio che avrebbe dovuto fare.

Anche i jeans chiari che Wallor gli aveva procurato soffocavano la sua pelle, ma soprattutto le scarpe.

Quando il suo amico gliele mise davanti agli occhi, lui scoppiò a ridere, non credendo ai suoi occhi. Ebbene sì, gli uomini proteggevano i loro piedi.

Erano scarpe nere le sue, in stoffa, dalla punta in gomma bianca e i lacci dello stesso colore.

Si era dovuto preparare a dovere per sembrare il più possibile come loro, aveva tagliato gli artigli che aveva come unghie, e aveva coperto le sue piccole corna ossute con un cappuccio, che gli schiacciava le ciocche di capelli contro le guance pallide.

L'unica cosa che gli piaceva, di cui faceva fatica ad ammettere, era il maglione.

Un grosso e largo maglione nero, che copriva ogni sua piccola imperfezione, e lo faceva sentire protetto, tanto che lo definiva come "un abbraccio materno".

Wallor lo aveva stretto contro il proprio petto, e con uno schiocco di dita, si erano ritrovati entrambi in un vicoletto della città meno nota e famosa nella zona di New Jork: Belleville. In realtà Belleville si trovava molto lontana dalla grande mela, a circa un paio d'ore, però era situata nel New Jersey, il che era a loro favore, volendo restare in zona.

Gerard era lì da qualche secondo, ma già stava guardando tutto con forte ammirazione, nonostante non ci fosse nulla da guardare tra le mura di quel vicolo cieco.

Il freddo era forte e pungente, le foglie degli alberi arrivavano sotto i loro piedi emettendo degli scricchiolii poco fastidiosi, ma subito captabili dalle sue orecchie dalla struttura appuntita. Camminarono per qualche passo giusto per uscire da quel posto poco accogliente, e si ritrovarono di faccia contro una strada deserta, con giusto un'auto che sfrecciava a velocità massima sull'asfalto, lasciando Gerard interdetto.

Wallor gli spiegò cosa fosse quell'oggetto appena passato, ridendo alla sua espressione sbalordita.

Non era nulla di ciò che avrebbe visto e ciò che avrebbe sentito sulla propria pelle, ma questo lui non poteva saperlo.



Salve!
Grazie a tutti coloro che hanno messo questa FF come preferita, che l'hanno recensita, o anche solo letta.
Questo capitolo è una specie di seconda introduzione, infatti come avete potuto notare, non ci sono molti dialoghi in prima persona.
Vi preannuncio che il prossimo capitolo non sarà più incentrato su Gerard, bensì su Frank, e molto probabilmente prevederà un loro primo incontro, o qualcosa di simile.
P.s. Recensite, fatemi sapere se vi piace come storia, così da avere un motivo in più per continuarla ;) un bacio, -S.

  
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