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Autore: Chiaraeiou    09/12/2013    0 recensioni
Io invece sono James, ho 19 anni, alto 1.82, di sangue freddo, ateo, credo che le donne siano guidate troppo dal sentimento dal semplice fatto che sono un “burlone a cui piace soltanto sedurre ragazze per divertimento” dice sempre Paul, indignato, quindi diciamo che a forza di “sedurre ragazze per solo divertimento” un po’ ne saprò, non credo infatti che ci siano ragazze diverse perché non ne ho mai trovate. Nonostante questo però trovo che le donne debbano esser trattate lo stesso con il dovuto rispetto, ma non devono entrare a far parte in cose che non le riguardano. Il mio potenziale è l’astuzia. Certo non sono intelligente come Peter, ma se è per questo sono più astuto addirittura di lui. Lo so per certo perché me lo ha detto il capo. Per astuzia intendo che se entriamo in guai grossi, il più delle volte so risolverli. Infatti mentre Peter sa risolvere gli enigmi con la sua incredibile intelligenza, io so uscire dai guai con la mia incredibile astuzia. Questo è quello che c’è scritto sul mio documento d’identità della setta, non sono mica io che dico ste cose. Comunque il mio motto personale è “Devi sempre avere un piano di
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo mi svegliai abbastanza presto. La guardai. Durante la notte dev’essere successo qualcosa perché io ero nell’altro lato del letto e l’abbracciavo stretta a me. All’improvviso lei alzò il viso e mi sorrise. Senza dire niente mi tolsi dall’abbraccio e mi alzai. Mentre mi cambiavo la fissavo. Lei invece era seduta sul letto e guardava la finestra. Ad un certo punto i suoi occhi si puntarono sul mio fisico. “Begli addominali.” Disse semplicemente, prima di una lunga risata isterica. “Non capisco proprio cosa ti possa far ridere. E soprattutto non capisco se mi stai prendendo in giro o se trovi davvero i miei addominali belli. Bah, con te è impossibile capirci qualcosa..” ammisi, confuso. “Trovo davvero che tu abbia dei bei addominali. Mi faceva semplicemente ridere l’avertelo detto. Ora mi hai vietato di ridere per caso?” e ride di nuovo. “Magari avessi questo potere su di te. Ma tu non ti fai mettere facilmente i piedi in testa vero?” chiesi. Per me era una cosa troppo strana da chiedere. Era come ammettere che è diversa dalle altre, che invece i piedi in testa se li facevano mettere volentieri da me. “Certo che no.” Il suo sorriso in quel momento arrivò di sicuro a trentadue denti. Probabilmente se fosse durato di più, li avrei pure contati uno ad uno. In quel momento entrò George piano piano, quasi fosse un ladro. Quando vide che eravamo lontani e che non era successo proprio niente di niente, fece una faccia sconvolta che non dimenticherò così facilmente. Ho goduto così tanto di quella faccia, e ci godo ancora. Subito dopo fu seguito da Sam, molto più rilassato e per niente sconvolto alla vista che andava tutto bene. Senza dire niente siamo usciti tutti per svegliare gli altri. Prima di entrare nella stanza di Harry e Paul, Sam mi spinse da una parte per parlare. Stranamente ne’ George ne’ Gwen se ne accorsero. “Alla fine è andata bene sta notte. Io ne ero sicuro. Mi fido di te. Pensa che ieri sera George continuava a rompere che voleva andare a vedere se andava tutto apposto. Io li ho fatto capire che volevo dormire insomma. Mi ha confidato che non lo voleva fare solo per Gwen, ma anche per te. È stata una cosa stranissima. Dice sempre che non ti sopporta ma a quanto pare non è vero. Anzi ha detto che è preoccupato per te perché pensa che ti stai rovinando. Continuava a ripetere ‘Basta che ascolti quando parla di donne. Pensa che siano tutte uguali e che non siano tanto importanti all’umanità.’ Io lo so perché lo dici, ma questo non vuol dire che è vero. E mi ha detto che secondo lui il capo ha deciso di farti andare nella sua stessa classe per fartelo capire. E conoscendo il capo lo credo anche io..” e continuò a parlarmi delle idee folli del capo. Ad un certo punto si ferma e mi guarda per qualche secondo serio, cosa stranissima per lui. “Nonostante tutto credo che tu sia l’unico che abbia capito il vero potenziale di Gwen. Anche se non lo ammetti, tu la rispetti e credi che sia davvero forte e che la determinazione non è il suo unico vantaggio. Te lo leggo negli occhi. Nonostante sia una donna, credi addirittura che potrebbe essere la più forte del gruppo, vero?” mi chiese. Ecco, l’unica cosa che odiavo di Sam era che doveva sempre leggermi nel pensiero e poi rifermi proprio le cose che non voglio ammettere neanche a me stesso. Ma era vero tutto. Così mi limitai a fare un piccolo cenno con il capo. Lui mi sorrise. “Quindi secondo te qual è il suo vero potenziale? Legge nella mente, può diventare invisibile, lancia fiamme dalla bocca..” e continuò a dire altre cazzate a cui neanche davo retta. La sua immaginazione era come sempre troppo elevata. “Ma che cosa ne so io. Sei tu che leggi nella mente degli altri, vero? E allora scoprilo da solo..” dissi, anche se volevo saperlo quanto lui. “È questo il problema. Non riesco a leggere niente. Solo i sentimenti del tipo: mi sto per arrabbiare, sono felice, sono pensierosa ecc.. ma non riesco a vedere nient’altro. È molto strano per me, non mi era mai capitato..” ammise Sam, confuso. Incominciai ad agitarmi. E se non fosse umana la ragazzina? Noi non sappiamo niente di lei, in effetti, e il fatto che Sam non riesca a leggerla, mi preoccupa tantissimo. “Eccovi qua, non vi trovavamo più.” Disse Harry. Harry fu seguito subito dopo da Paul, George e infine Gwen. La guardai per un po’, cercando di farle capire che io e Sam stavamo proprio parlando di lei e che la mia fiducia verso di lei si stava gradualmente abbassando. Ma lei sembrò non accorgersene neanche. Allora andammo a svegliare Peter e Robert. Per tutta la mattina pensammo ad un piano e alla fine decidemmo di passare il pomeriggio ad indagare di più sulla ragazzina, i familiari e gli amici. Per pranzo Gwen si offrì di portarci lei la pizza e quindi rimanemmo solo noi ragazzi in salotto ad aspettarla. Capii che era il momento giusto per parlare un po’. Così gli raccontai del discorso avvenuto quella mattina tra me e Sam. Gli altri rimasero sconvolti e chiesero conferma a Sam, essendo che come sempre non mi credevano. “Secondo me dovremmo parlarne al capo. Magari lui sa qualcosa che noi non sappiamo.” Suggerì Robert. Allora prendemmo il Wailk (oggetto inventato dalla nostra setta, una specie di telefono-webcam) e chiamiamo il capo. “Pronto?” risponde il capo. Dal telefono si vedeva che era impegnato in mille documenti. “Buongiorno. Volevamo chiederle una cosa..” iniziò George. E gli raccontò tutto. Il capo non fu ne’ all’armato ne’ spaventato. Il suo volto era neutro. “Quindi avete scoperto una parte del suo potenziale. E ora ne avete scoperto quello principale, ma non sapete come scoprirlo. Beh, c’è solo una parola per descrivere tutto. Mente. Ora provate a ragionare con me. Lei ha una determinazione pari a nessuno, che proviene dalla mente, tutte le sue emozioni diventano anche le vostre –quando lei è felice, lo siete anche voi, quando è preoccupata anche voi lo siete.-, questo grazie alla mente. E infine Sam non riesce a leggerli nel pensiero. Ma i pensieri da dove arrivano? Dalla mente. È questo il suo grande potenziale.” Dagli occhi del capo scintillava una luce strana. Sembrava quasi fosse entusiasta di questa sorta di forza sovraumana. “Ma come è possibile? A me non è sembrata tutta sta intelligenza e astuzia. Poi una donna non può avere tutta questa.. intelligenza.” Ero sconvolto. “No ma che cosa c’entra l’intelligenza. La mente non è solo intelligenza e astuzia, mio caro ragazzo. E le donne a cui ti riferisci tu, non sono vere donne. Quelle che conosci te hanno lasciato da un pezzo la mente. Ormai non sono nient’altro che ragazzine che cercano l’amore o chissà quali sciocchezze. Quelle non sono donne, ma solo ragazzine, ricordatelo. È questo che volevo farti capire, ma a quanto vedo non lo accetti. Ed è per questo che andrai in classe con lei. Capirai tante cose delle donne che in questi anni non sapevi neanche avessero. Qualche domanda?” chiese il capo con tutta la tranquillità del mondo. Gli altri fecero di no con la testa, il capo ci salutò e la chiamata si chiuse. Ci fu un lungo silenzio. In effetti il capo aveva ragione: io proprio non ci credevo. Gli altri sì, a quanto pare. Cioè credevo magari che questo fosse il suo potenziale, ma non che le donne sono così. Quello è un potenziale che ha lei come Peter ha quello della forza. Sì, insomma, dalla nascita. Ma questo non vuol dire che come ragazza la credevo diversa. Aveva un potenziale che altre non avevano, ma senza di quello, beh, l’una vale l’altra. “Se il capo ha ragione, allora è più forte di quanto immaginiamo questa ragazzina.. aveva ragione: ci serve. E sì, lei potrebbe essere anche l’anello mancante. Pensateci un po’, se qualcuno ha lo stesso il potenziale di Sam potrebbe leggerci nella mente e scoprire tutto di noi. Tranne di lei. È molto utile per informazioni riservate e segreti. Ma soprattutto se qualcuno ha la capacità di manipolare la mente altrui, potrebbe manipolare noi ma non lei. Non mi sarei mai aspettato che Gwen avesse queste capacità.” Ammise Peter. “Se è per questo nessuno se l’aspettava..” aggiunse George, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. Ci fu un altro lungo silenzio. “Per ora direi di far finta di niente. In fondo lei fa parte del nostro gruppo ormai e farle domande o stare in silenzio non mi sembra la cosa più giusta da fare.. faremo come se noi non lo avessimo mai saputo. Alla fine è pur sempre un potenziale come i nostri. Che sia più o meno forte non importa a noi.” Disse George. Gli altri annuirono. Anche a me sembrava la scelta più giusta. Incominciammo a preparare la tavola e quando lei arrivò la accogliemmo con un sorriso, come se non fosse accaduto nulla come stabilito. Mangiammo e iniziammo subito ad indagare. “Direi di iniziare dai familiari. La ragazzina abitava nella via parallela a questa. Si tratta di una villa abbastanza grande. Ci divideremo in due squadre sta volta: una parte andrà dai parenti più lontani e l’altra dai genitori. Così faremo più in fretta. Allora: Gwen, Harry, Sam e James andranno dai genitori. Io, Peter, Robert e Paul andremo invece dai parenti più lontani.” Concluse George, mentre camminavamo per strada. Suonammo il campanello. Ci aprirono una coppia, il padre e la madre della vittima, che ci accolsero con entusiasmo, ma anche un filo di tristezza e nostalgia. Di sicuro gli vennero in mente i momenti prima della morte della figlia, glielo si leggeva in faccia senza avere i poteri di Sam. Come detto, George, Robert, Peter e Paul andarono dai parenti più lontani. Infatti vivevano tutti lì in quella villa, i rimasti. Io, Harry, Sam e la ragazzina rimanemmo con i genitori invece. “Volete una cioccolata calda?” chiese la madre sorridendo gentilmente. “Sì per me grazie!” risposi. “Anche per me!” aggiunse Harry, inchinandosi. Il solito gentlemen insomma. Gwen e Sam invece fecero segno di no. Ci sedemmo in salotto. Entro 5 minuti la cioccolata era già pronta. Dopo avercela data, la signora si sedette vicino a suo marito. “Allora, sapete già il motivo della nostra visita..” iniziai. Alla signora le vennero le lacrime agli occhi e al signore tremavano le labbra. Tutti e due annuirono. “Bene. Vogliamo delle informazioni dettagliate su vostra figlia. Serve tutto per vendicarla, ricordate.” continuò al posto mio Harry. “Abbiamo già detto TUTTO otto anni fa alla polizia..” disse il padre. “Sì, questo lo sappiamo. Ma ci sono troppi pochi dati, alcuni superflui. Per esempio, non ci può interessare che era una ragazzina molto solare e coraggiosa.. cioè, fa parte del carattere ma non centra niente con la sua morte.” Aggiunsi per farli capire il problema. La madre è scoppiata a piangere, mentre il padre si alzò e urlò: “Ci avevano chiesto com’era e noi glielo abbiamo detto. Ora andatevene, non voglio sentire un ragazzino che neanche capisce il valore della morte di una ragazzina.” “Il nostro collega voleva solo cercare di farvi capire..” cercò di aggiustare la situazione, Sam. “Non mi interessa cosa voleva farci capire. Non lo vogliamo sentire. E ora andatevene subito! Tanto non abbiamo altri dati da aggiungere..” disse l’uomo andando verso la porta per buttarci fuori. La madre piangeva ancora. “Davvero? Anche a me, che non sono molto astuta e capisco le cose un po’ in ritardo, sembra che ci sia qualcosa di incompleto.” Aggiunse Gwen con tutta calma. Il padre si fermò e la guardò perplesso. Probabilmente neanche l’aveva notata. “Le posso assicurare signorina che noi sapevamo solo questo.” Ribatté, un po’ incerto stavolta. “Ne è sicuro? Dai dati qui sembra che non abbiate dei nemici. E allora perché avrebbero preso proprio sua figlia? Sì, insomma, lei è molto ricco, qualche nemico deve averlo. Qualcuno che voleva i suoi soldi o voleva vendicarsi..” aggiunse ancora Gwen. Rimasi colpito. Non ci avevo ancora pensato. Mi ero basato sulla ragazzina, non sul lavoro del padre. Strano però, di solito è la prima cosa che mi viene in mente. Forse ho troppe cose nella testa che neanche riesco a pensare bene. “Ma a me avevano chiesto solo di mia figlia.. non avevano fatto domande sui miei nemici.” Ammise il padre, sconvolto. “Strano, di solito nei film è la prima cosa che chiedono..” disse Gwen, confusa. “In effetti neanche io ci avevo pensato.. però avrei comunque risposto che non avevo nemici. O almeno credo. In effetti sono ricco, ma ci sono persone molto più ricche di me. Potrei avere un nemico.. ma chi? Per me sono tutti amici o conoscenti e nessuno mi ha mai minacciato o confessato di odiarmi.” Rispose l’uomo. La donna annuì. “Forse qualcuno dei vostri amici sta facendo il doppio gioco, signore. O forse semplicemente le mie supposizioni sono sbagliate. Non saprei dirle. L’unica cosa che vi posso assicurare è che troveremo il criminale, a qualsiasi costo. Perché una persona così spregevole merita solo la prigione, ne siate certi.” E con questo Gwen concluse le sue teorie. Nella sua faccia si leggeva la rabbia e il disprezzo. Allora anche il padre scoppiò a piangere. La moglie lo abbracciò e cercò in tutti i modi di confortarlo, ma non ce la fece e scoppiò pure lei. Io, Sam e Harry ci guardammo. E ora che facciamo? Alla fine non facemmo niente, perché fu Gwen ad avvicinarsi a loro e metterli a tutti e due una mano sulla spalla. “Ripeto: vi promettiamo che troveremo il criminale, a qualsiasi costo. Avete pianto anche troppo e nonostante siano passati otto anni piangete ancora. Sono sicura che siete stati dei bravi genitori. Il vostro ruolo l’avete svolto nei migliori dei modi e vostra figlia ne è di sicuro grata. Ora tocca a noi svolgere al meglio il nostro. Permettetecelo, vi prego!” Rimanemmo tutti a bocca aperta. I genitori annuirono. Gwen sorrise con gratitudine, salutò ed uscì dalla porta. Anche noi salutammo un po’ impacciati e uscimmo. “Ora aspettiamo qui gli altri..” disse Sam. Silenzio. “Come ti salta in mente di darli delle speranze? E se poi non riusciamo a trovarlo questo criminale eh? A volte capita, sai. Ci odieranno per questo…” dissi, irato. Ma lei fece semplice spallucce e disse: “Vorrà dire che lo troveremo.” Le presi un braccio, ormai in collera e le urlai: “Ma chi credi che siamo eh? I fantastici quattro? Nonostante i nostri potenziali che ci rendono diversi, siamo comunque umani. Abbiamo dei limiti. Ma tu manco sai cosa vuol dire quella parola vero?” “James calmati.” Disse semplicemente Sam. “Come faccio a calmarmi? È un completo disastro questa ragazza: non riesce a farne una giusta!” esclamai. Intanto le lasciai il braccio. “Secondo me invece ha fatto bene. Adesso, almeno, si fidano di noi. Se non fosse stato per lei, ora ci odierebbe grazie al tuo casino..” si intromise Harry. Questo voleva litigare, ne ero sicuro. “Ora calmatevi tutti. Smettiamo sempre di odiarci e litigare.. perché non possiamo essere una vera squadra nel vero senso della parola?” chiese Sam, pur sapendo di aver fatto una domanda senza una risposta certa. Guardai Gwen. Lei mi fissava.. terrorizzata? Facevo davvero così paura? Cercai di calmarmi. Litigare non faceva che dividerci sempre di più, aveva ragione Sam. Ma non potevamo farci niente, non eravamo per il gioco di squadra e non lo saremmo mai stati. In quel momento arrivarono anche gli altri. Di sicuro avevano capito che qui c’era stato un litigio, soprattutto grazie alle nostre facce rivelatorie, ma sembrava che non ne volevano sapere. Così ci chiesero come era andato il nostro colloquio e cosa avevamo scoperto. Raccontammo un po’, tralasciando il casino che avevo combinato e la promessa fatta. Poi toccò a loro, ma neanche loro avevano scoperto più di tanto. Tornammo tristemente a casa. Non ce la facevo più e così mi sdraiai sul letto. “James..” chiamò Gwen. “Voglio dormire..” cercai di farle capire, ma come tutte le donne era insistente. “Volevo solo chiederti.. tu non sei così come eri prima vero? Cioè, prima sembravi più che altro controllato dal diavolo, non so se mi spiego..” chiese, cauta. Mi girai e la guardai dritto negli occhi. Sembrava agitata e molto, troppo, spaventata. “Se ti dicessi che io sono così e che non ti sopporto più, che sono l’unico che non ti vuole nella squadra, che ti odio anche solo perché sei una donna come tante e che ora voglio soltanto che te ne vai via da questa stanza e, possibilmente, anche dalla mia vita?” dissi tutto d’un fiato, cercando di sembrare più tranquillo possibile. Subito mi guardò allibita, poi mi sorrise e rispose: “Non ci crederei..” Mi sdraiai di nuovo. “E allora non ci credere. Però devi sapere che è esattamente così.” Conclusi. Ci fu un lungo silenzio, a me sembrò non finire mai. “Capito.. emm.. allora ti lascio riposare. Ciao.” Non l’avevo ancora mai sentita così.. distaccata? Sì credo che fosse così. Distaccata. Aveva capito che non la sopportavo e ora voleva solo lasciarmi stare.. Che cos’è questo adesso? Senso di colpa? Ma che colpa e colpa, James. Non ti deve fregare se quella ci sta male dai. Anzi sei stato troppo bravo con lei. Non riuscivo ad addormentarmi. Non mi ero mai sentito così tanto uno… schifo. Esatto mi sentivo il ragazzo più cattivo, egoista e senza cuore di tutto il mondo. Eppure non mi era mai importato delle emozioni altrui. Basta! Sono esausto e ora devo solo dormire. Poi penserò se è giusto o sbagliato il mio comportamento. Di sicuro deve esser colpa del suo potenziale: lei si sente in colpa e allora anche io mi sento così. Di sicuro è quello. Stranamente mi addormentai all’istante.
  
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