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Autore: Raya_Cap_Fee    10/12/2013    6 recensioni
Mi chiamo Sarah Jane Donough e nell’Agosto del 1980 sono morta in un incidente a soli vent’anni. Trovate che sia triste? Non datevene pena. Non sono andata verso la luce, sono stata trattenuta qui sulla terra nelle vesti invisibili della Morte. Beh, una delle tante Morti in realtà. Ho il compito di prelevare le anime da questo mondo e guidarle verso la luce. Ora è giunto il momento di passare la falce, simbolicamente parlando, al mio successore. Daniel Duroy. Finalmente potrò essere libera.
Mi chiamo Sarah Jane e sono la Morte.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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COME FOSSI NIENTE, COME FOSSI ACQUA DENTRO ACQUA




 La risposta di Gabriele alla mia domanda mi aveva lasciato ancora perplessa. Oltre ad aver risolto un problema a Daniel Duroy che cosa era successo in quei due mesi? Non mi sembrava fosse cambiato, forse appena migliorato nei miei confronti ma nient’altro.
Temevo che Gabriele non mi avesse detto che ero io quella che stava sbagliando, che non si stava sforzando. All’inizio aveva detto che era un prova anche per me e non avevo capito. Forse intendeva dire che anche io dovevo cambiare?

Socchiusi gli occhi e mi lasciai accarezzare dal leggero soffio di aria gelida sulla terrazza. Era il giorno del Rigraziamento, Tommy e Ross sarebbero stati fuori città per una settimana e quindi il Fire Cracker era chiuso. Poco male, un po’ di vacanza anche per me. Sentii le chiacchere provenire dal piano superiore e provai a ricordare i giorni del Rigraziamento che avevo passato in vita.
Trenta persone tra irlandesi e americani incastrati in tutti gli angoli della mia casa a San Francisco. Schiamazzi, chiacchere e puntualmente, un rumore di stoviglie fracassate. Era una specie di tradizione della famiglia Donough. Sorrisi al pensiero e mi chiesi cosa stesse facendo il mio fratellino ora.
Ormai doveva essere un uomo.

Mi ero rifiutata di assistere al mio funerale, e l’ultima volta che avevo visto i membri della mia famiglia ero ancora viva. Provai il desiderio di andare a trovare Jamie, di vederlo da lontano. Ero sicura che avrei potuto chiedere a Gabriele quel favore prima di andarmene.
Il suono del campanello mi distrasse da quei pensieri e subito tornai dentro per andare ad aprire. Avevo ordinato una pizza. Quando aprii tuttavia non era il fattorino quello che mi ritrovai di fronte.

Daniel stirò le labbra in un sorriso quasi forzato e io inarcai le sopracciglia verso l’alto appoggiandomi con una spalla allo stipite “Non mi sembra di averti dato il mio indirizzo affinché tu tornassi a darmi fastidio” dissi ironica.
“Sono qui perché mi ci hanno mandato Folletto?”
“Mi chiamerai mai per nome Daniel?” sottolineai il suo fingendomi offesa. Lui scosse lievemente la testa e andò al punto “Mio nonno vuole che tu venga a cena da noi”.

Non potei fare a meno di mostrarmi sorpresa “Perché Henry dovrebbe volermi a cena a casa tua?” chiesi stranita. Okay, l’avevo aiutato un po’ di tempo fa e mi ero presentata un paio di volte alla sua porta ma era tutto.
Daniel sospirò e cominciò a tamburellare un piede per terra, mi accorsi che non l’avevo nemmeno invitato ad entrare ma non me ne curai preferendo a quel punto che se ne stesse lì.

“Quando Ross è venuto a salutarmi l’altro giorno ha accennato al fatto che saresti rimastà in città per il ringraziamento e ha anche aggiunto che è probabilmente perché non sei in buoni rapporti con la tua famiglia.” Il suo sguardo andò oltre le mie spalle “Anche se non si direbbe. Insomma mi ha detto che te ne saresti stata da sola e mio nonno che ha ascoltato tutto…”
“…ha pensato bene che mi sarebbe piaciuto stare da voi” conclusi. Henry Duroy era decisamente un tipo curioso “ E se io avessi altri piani?” aggiunsi.
“Quali altri piani avresti con un pigiama addosso Folletto?” replicò lui ironico, fissandomi da capo a piedi.

Improvvisamente imbarazzata per essere stata colta sul fatto sospirai. Daniel mi guardò ancora per un attimo “Allora vieni o no? Anche Maddie vuoe vederti. E’ curiosa di conoscere la pazza che bussa a casa delle persone a mezzanotte.”
Sollevai gli occhi al cielo e aprii di più la porta per lasciarlo entrare “Mi preparo genio.Accomodati pure” mormorai.
Mi sembrava una situazione assurda ma dopotutto quello era il giorno del Ringraziamento. Mi piaceva il tacchino.

 
Indossai un vestito semplice e nero lungo appena sopra al ginocchio, stretto sul busto e che si allarava appena in una gonna all’altezza dei fianchi. Per i capelli non sapevo che fare. Li avevo lavati e acconciati in un treccia perciò era tutti ondulati. Di fare una coda non se ne parlava perciò li pettinai alla bell’ e meglio e li lasciai sciolti.

 Dal salotto sentivo il vociare della tv. “La mia fantastica tv” sussurrai.

Ero brava a prepararmi all’ultimo minuto per cui, nel giro di un quarto d’ora fui pronta. Arrivai in salotto mentre mi sistemavo ai piedi i tacchi di velluto nero senza strappare le calze con le unghie “ Senti Duroy…” borbottai mentre, appoggiata con una spalla all’arco del salotto infilavo la scarpa “…siamo in macchina vero? Perché giuro di non essere più abituata a camminare con i tacchi nemmeno dalla mia camera a qui”
Mi misi in equilibrio allargando appena le braccia poi soddisfatta mi raddrizzai. Avevo dimenticato la sensazione, una volta tanto di sentirsi alti.

Quando puntai lo sguardo su Daniel lo trovai a fissarmi quasi sbalordito. “Mbeh? Che cos’è quella faccia? Ho delle gambe anch’io che ti credi?” sbottai leggermente acida. Camminai verso il tavolino e afferrando il telecomando spensi la mia splendida tecnologia al led, o quello che era insomma.
Quasi ero alla stessa altezza di Daniel. Era una soddisfazione. Sorrisi sfrontata e lui se ne accorse “ Rimani comunque più bassa anche se più carina” disse con un pizzico d’ironia.

“Io sono molto più che carina”.

No, non ero mai stata nemmeno modesta.
Lui sorrise brevemente poi finalmente, riuscimmo ad uscire dall’appartamento. Abbottonai la giacca nera, lunga quanto il vestito mentre scendevamo le scale.

“E tu sei contento di avermi a cena Daniel?” chiesi mentre aprivo la portiera del passeggero e mi infilavo in macchina dove lui era già seduto.
“Non ti ho invitato io”

Che risposta era?

Rinunciai a parlare oltre e scrollai le spalle. Pazienza, almeno sarebbe stata una serata diversa.
“Tu non hai una macchina?” chiese lui d’un tratto.
Ah, la mia cara Mustang rossa.
“Non più” dissi.
“E come sei arrivata qui a Caldwell?”
“Teletrasportandomi”.
Probabilmente lo trovò divertente perché accennò un sorriso ma era la verità. Probabilmente credeva che ogni mia parola fosse uno scherzo. Poco male per lui.
 
Arrivammo a casa Duroy poco dopo. La neve si era sciola e il vialetto senz’altro era più sicuro per i miei piedi armati di tacchi.
“Ho visto dinosauri camminare meglio” mi provocò ancora una volta Daniel sotto la veranda. Mi morsi la lingua per non rispondere qualcosa di molto, molto scortese.

All’interno della casa non c’era nessuno schiamazzo né chiacchere se non un lieve parlottare dalla cucina.
“Maddie! E’ arrivata Cenerentola” gridò Daniel dal corridoio.
“Eh?” domandai confusa. Cenerentola a chi?
 
Dalla cucina sbucò la figura piccola e sorridente di Madison Duroy. Il corpo sottile era fasciato da un vestitino blu scuro, come i suoi enormi occhi e sulla testa portava un cappello di morbida lana turchese.
Ci guardammo per un lungo istante. Io imbarazzata, lei incuriosita. “Non dovevi chiamarla così. L’hai messa a disagio non vedi?” sussurrò poi lei diretta al fratello.
Parlava molto bene per un bambina della sua età.

Si nascose uovamente in cucina mentre io rimasi impalata sulla porta “Perché mi hai dato della Cenerentola?” domandai sottovoce al ragazzo mentre mi toglievo la giacca. Lui ridacchiò e ancora una volta dovetti placare il mio sistema nervoso.

“Quando sono tornato a casa dopo la questione di Huey mi ha chiesto chi era la ragazza che aveva bussato alla porta a mezzanotte e ha cominciato a chiamarti così.”
“Ma Cenerentola torna a casa a mezzanotte…”ribattei confusa.
“Beh, non devi chiederlo a me questo”.
 
In cucina Henry Duroy aveva apparecchiato e imbandito il tavolo per quattro persone. Non mi ero aspettata un Ringraziamento in grande stile ma possibile che non vi fosse qualche altro parente tanto da invitare me, una semi-sconosciuta?

Henry sembrava più tranquillo rispetto a qualche settimana prima “Salve signore” esordii porgendogli la mano.

Sperai che non mi chiedesse di aiutarlo in cucina perché io non ero affatto una grande cuoca. Per mia fortuna non lo fece. Daniel piuttosto affiancò il nonno sul piano lavoro mentre io ero seduta al tavolo di fronte a Madison, intente a fissarci l’un l’altra.

“Cenerentola era bionda” disse d’un tratto e sentii i due Duroy alle mie spalle ridacchiare sommessamente. Quante volte avevano parlato di me in quella casa?
“Allora non posso essere Cenerentola” risposi nel modo più affabile che avevo in repertorio.

“Però vai in giro di notte” ribattè prontamente lei. Perché collegava proprio Cenerentola a me?

Feci spallucce. Avevo visto Maddie due volte e tutte e due in serata tardi.

“Cenerentola a mezzanotte torna a casa” risposi ancora una volta. Madison fece labbruccio, come accortasi dell’errore.

“Potrei essere una befana più che una Cenerentola” continuai sicura a quel punto di farla ridere. Così fu.

Scorsi una finestrella aperta sugli incisivi bianchi della bambina “La befana è vecchia”.

“Oh lo sono anche io” sorrisi incrociando le braccia sul tavolo di legno. “Madison lei si chiama Sarah Jane, non è Cenerentola e nemmeno la befana” disse nonno Duroy, con calma e quasi divertito mentre metteva in tavola il tacchino.

 
“Mi piace Sarah Jane, lui ti chiama sempre Folletto” indicò suo fratello che prese posto alla mia destra al tavolo rotondo.
Lanciai un’occhiata  a Daniel inarcando le sopracciglia “Non sapevo di essere motivo di tante chiacchere qui” dissi incuriosita.

Sciolsi l’incrocio delle braccia quando Henry mi porse una mano. Tesi mancina che come sempre tenevo al sicuro in un guanto a mezze dita di pelle mentre la destra andò verso Daniel.
Chiudemmo un cerchio con le mani e Henry parlò “Ti ringraziamo per questa giornata e il cibo di cui ci hai fatto dono questa sera e della compagnia” cennò a me con un leggero sorriso “Ti chiediamo di prenderti cura di noi.Amen”

Lanciai un’occhiata a Daniel nel mentre che tutti ribattevamo un “Amen”.

Prima di cominciare a mangiare lo sguardo mi cadde appena sulla foto appesa alla parete. Sentii la gola chiudersi ancora una volta.
Il prossimo Ringraziamento sarebbe mancato anche Daniel?



Angolo Autrice
Eccomi qui con un giorno d'anticipo :) Non so se domani potrò connettermi perciò ho deciso di postare oggi ^^ Spero vi piaccia questo capitolo! Ringrazio Chey che ha inserito la storia tra le seguite! Un bacione a tutti voi lettori e...fatemi sapere cosa ne pensate è ancora importante per me! :)

RayaFee

  
   
 
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