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Autore: JulieTeller    12/12/2013    0 recensioni
"Perdonami, Tara. Ti amo da quando avevo 16 anni. Non posso permettermi di lasciarti andare. Sono un coglione."
La mia storia parla di una storia d'amore fatta di equivoci, colpi di scena, tradimenti, nascita di nuovi amori. Spero che vi appassioni come questi due individui hanno appassionato me.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2: Una mossa azzardata può essere fatale. Stretti l’uno all’altra si avviarono verso casa dove i Sons li stavano aspettando, erano rimasti lì. “Quel cazzo di irlandese!” Gemma uscì dal bagno furiosa, avendo appena appreso la notizia del rapimento da Clay. “Di che cazzo parli?” disse Jax, rivolgendosi alla madre. “Quello che ha medicato Tara 2 mesi fa. I Mayas gli hanno ucciso il figlio e allora ha pensato bene di colpire te, Jackson. Sapeva bene della vostra alleanza con loro e, dato che né lui, né suo figlio avevano le palle di attaccarli, hanno attaccato te in questo modo. Sapevano di Abel, sapevano molte cose.” Si bloccò per un momento guardando Tara, per poi rivolgersi nuovamente al figlio. “Mi sorprende vederla ancora viva, poteva uccidere lei e farti tanto male.” Non voleva pensarci. Abel e Tara erano le persone che amava di più al mondo. “Dobbiamo scoprire dove cazzo si trova quel figlio di puttana e infine farlo a pezzi.” “Calma, Jax. Ha Abel, dobbiamo stare cauti. Non dobbiamo attaccare subito, potrebbe anche ucciderlo.” “Cauti? E’ mio figlio, non si può stare né calmi, né cauti! Tu non puoi capire Clay, non hai figli.” Clay sorrise, uno di quei suoi soliti sorrisi infastiditi che a Jax davano ai nervi. C’erano stati diversi scontri tra Jax e Clay ultimamente. Non si sopportavano. “Chiama Tig, fagli fare qualche telefonata. E’ nostro compito trovare quel bastardo” Dopodichè prese Tara per mano e si avviarono insieme in bagno. Lui aveva voglia di una doccia calda e rilassante, tra le braccia della donna che amava. Si spogliò del tutto e in pochi secondi era già nudo, quindi si infilò dentro il box doccia e aprì il rubinetto, attendendo la sua donna. Lei si spogliò lentamente, mostrando oltre che la sua nudità candida che Jax amava, anche i lividi che quel mostro le aveva procurato per afferrare e portare via il piccolo. Ormai nuda, entrò anche lei e gli si avvinghiò addosso. “Andrà tutto bene, piccolo. Lo troveremo, te lo prometto.” Gli sussurrò Tara all’orecchio, accarezzandogli la schiena. Jax sorrise, uno di quei sorrisi tristi e dolci che Tara conosceva bene. Erano entrambi consapevoli di essere necessari l’uno per l’altra, erano innamorati da quando erano ragazzini. Un amore così non si poteva uccidere facilmente. Le prese il viso tra le mani e la baciò con passione, godendosi le sue labbra di nuovo. I loro corpi erano come un’unica cosa e se non fosse entrata Gemma in quel momento, molto probabilmente avrebbero fatto l’amore. “Mamma!” la guardò Jax furioso, attraverso il vetro del box mentre teneva ancora tra le braccia Tara. “Tig ha trovato un contatto. Hanno avvistato quel bastardo in Svizzera, ma non ne sono sicuri al cento per cento.” Jax sgranò gli occhi incredulo, baciò Tara scusandosi e uscì dalla doccia, avvolgendosi con un asciugamano. Raggiunge i Sons nella camera da letto di Tara, e mentre lui si rivestiva e borbottava piani il più possibile realizzabili, Tara finiva la doccia calda, sola e inerme. Avrebbe voluto di più da Jax, ma non voleva rendersi monotona. Dopo una decina di minuti si avvolse con un accappatoio bianco e soffice e raggiunse la sua camera. Proprio lì si stava svolgendo una discussione accesa, ultima goccia che fece traboccare il vaso. Tara lanciò un urlo che fece voltare di scatto tutti i partecipanti, lasciandoli senza parole. “Questa è casa mia, tutti fuori!” le facce dei presenti erano all’inizio allibite, poi il disgusto fece parte di loro. Stavano discutendo di qualcosa di importante, di Abel. Clay senza dire una parola si alzò e uscì dalla stanza, con il capo basso. A turno tutti seguirono il capo, tranne Jax e Gemma. “Cosa cazzo ti prende? Discutiamo di Abel, è importante Tara! Lo riesci a capire?” le grida di Gemma non sfiorarono minimamente Tara. Lei lo capiva, Abel era come un figlio per lei. Ma per lei la situazione stava via via diventando insostenibile. A causa del silenzio e della non risposta di Tara, che si era solo limitata a guardare Gemma con strafottenza, ricevette da parte di quest’ultima un ceffone sonoro in piena guancia. Jax non poteva prevederlo, per questo non era intervenuto. Tara aveva lo sguardo basso, la mano sul viso arrossato a causa dello schiaffo. Improvvisamente le salì una rabbia tale da spingere la donna che aveva davanti, purtroppo non facendole nulla a causa dei suoi riflessi, abbastanza pronti grazie all’esperienza. Tara quindi le urlò in faccia, non le importava se era presente Jax. “Jax è la mia vita, Gemma! Come anche lo è Abel, loro sono tutto per me! Devi stare al tuo posto e non devi permetterti di toccarmi!” le parole le uscirono dalle labbra come un treno in corsa e Gemma si era ritrovata in mezzo alle rotaie. Senza proferire parola, esce dalla stanza disgustata, quella piccola ragazza era sveglia e ci sapeva fare. Era perfetta per suo figlio. Non appena uscì di casa, sbattè forte la porta. Jax rimase a lungo in silenzio, incapace di trovare parole sensate da pronunciare. “E’ abbastanza per essere la tua signora?” si rivolge a lui con un tono di voce abbastanza alto. Mentre stava facendo la doccia da sola, nonostante i baci e le carezze, aveva ricordato quello che Jax le aveva detto qualche settimana prima, dopo il rapimento di Abel. “Vuoi essere la mia donna? Allora fai come le altre! Fa come ti ho detto!” lei non aveva avuto nemmeno la forza di parlare. Si sentiva piccola piccola, si era tenuto tutto dentro fino ad ora. Poi dal rapimento, si parlavano praticamente di rado e quella, per Tara, era l’occasione buona per uscire fuori da quel muro di indifferenza per qualcosa che, in realtà, era importante per lei. Non riusciva più a sopportare tutta quella tensione. E poi, portava un segreto troppo importante dentro di sé. Jax si avvicinò a lei comprendendo finalmente ciò che aveva urlato con rabbia. “Ho detto che ti amo, Tara. Capisco che è un momento difficile. Ma riusciremo a superarlo. Il club mi sta solo dando una mano, combatteremo con tutte le nostre forze per riportarlo a casa, sano e salvo. Il mio bambino. Il nostro bambino.” La guardò intensamente negli occhi, attirandola a sé, facendo scontrare il petto con il suo. Tara si rilassò alle sue carezze, era così nervosa che non riusciva mai a stare tranquilla. “Ti amo Jax, tanto. Ma c’è una cosa che devo dirti. Tua madre già lo sa. Io..” Stava proprio per scrollarsi di dosso quel peso meraviglioso quando qualcuno buttò giù la porta con un calcio. Aveva il viso coperto e una pistola in mano. Jax osservò la scena cercando di rimanere lucido, l’unica cosa fondamentale da fare era proteggere Tara, a tutti i costi. Ma l’uomo, purtroppo, lo precedette: era più furbo. Corse contro Jax molto velocemente e cadde a terra. Tara urlò come mai aveva fatto e si avventò contro l’uomo per proteggere il suo amore, era una donna estremamente coraggiosa. Ma, inaspettatamente, entrò un altro uomo all’interno dell’abitazione, pure lui incappucciato. Corse per afferrare Tara e portarla via, urlante e piena di paura. Jax riuscì ad alzarsi, usando tutte le proprie forze per far cadere l’altro bastardo a terra. Gli fece battere la testa con un sonoro pugno allo stomaco che gli procurò la caduta. Corse a gran velocità per raggiungerla, sentiva le sue grida terribili e disperate. Non poteva e non doveva perderla. Era la sua famiglia. Estrasse la pistola e prese la mira per colpire le gomme del furgoncino che stava partendo con la sua donna dentro. Grazie alla sua preparazione riuscì a bucare la gomma posteriore, correndo come una furia verso il veicolo. Trovò Tara sanguinante, avevano cercato di violentarla, non aveva più addosso il suo accappatoio, anch’esso sporco di sangue. Colpì con uno sparo quel figlio di puttana che si era permesso di toccarla e, dopo aver chiamato in fretta un’ambulanza, prese Tara tra le braccia. Piangeva, disperato. Non doveva inseguirla, doveva semplicemente lasciarla andare. L’ambulanza arrivò dopo pochi minuti e Tara, incosciente e apparentemente senza vita, viene trasportata dentro il veicolo. Jax dovette lasciarla agli infermieri, che gli assicurarono che sarebbe andato tutto bene. Nel frattempo si sentì da lontano il rombo delle Harley da lontano, Jax aveva avvertito sua madre che a sua volta chiamò Clay, chiamando nuovamente a raccolta tutto il club che ritornò nel luogo dell’accaduto. Quando l’ambulanza partì, Jax si inginocchiò per terra e cominciò a piangere disperato, urlando al cielo. Gemma raggiunse il figlio con aria preoccupata, stringendolo immediatamente tra le braccia. “Che è successo? Chi cazzo ha potuto fare una cosa del genere, figliolo?” sussurrò Clay ad un Jax profondamente angosciato, bianco come un lenzuolo. “L’hanno attaccata. Erano grossi come armadi, erano in due. Quei figli di puttana!” si dibattè sulle braccia della madre piangendo, per poi alzarsi ed asciugarsi gli occhi, doveva essere forte. Non guardò nessuno, era troppo sconvolto. Afferrò dalla tasca le chiavi della sua Harley e vi montò sopra, passandosi una mano tra i capelli biondi. Mise in moto e si diresse verso il St. Thomas Hospital, non aveva nemmeno il casco. Gemma saltò immediatamente sull’Harley di Clay e tutti i Sons lo seguirono a ruota.
  
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