Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: JoiningJoice    13/12/2013    6 recensioni
Venezia, 1577. Un orfano di nome Jean guarda il corpo del suo migliore amico bruciare tra decine di altri corpi, mutilati e deformati dagli effetti della Morte Nera.
Venezia, 1582. Mentre la città ormai guarita si prepara a festeggiare il Carnevale, Jean viene avvicinato da un misterioso ragazzo dalla maschera nera. Qualcosa di grande sta per succedere, qualcosa per cui Venezia non è neanche lontanamente preparata...
Davanti agli occhi di Jean si formò l'immagine delle pire che avevano illuminato a giorno il sestiere anche nelle ore più buie della notte, fino a qualche settimana prima. La cenere cadeva ancora, più lenta e rada in quel momento, ma cadeva. Fu assalito da un pensiero improvviso, malato.
(Stiamo respirando cadaveri.)
Genere: Angst, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Vita e Morte a Venezia



A poche centinaia di metri di distanza, Marco iniziò a tossire.

'Tutto a posto?' si fece avanti Christa, preoccupata. Marco alzò una mano.

'Tutto bene.' la assicurò, asciugandosi furtivamente il muso. 'Torno subito.'

Si sistemò la Maschera sul volto, alzò il cappuccio e si incamminò verso il palazzo lì vicino; da quando si era mostrato a Jean, la notte prima, era come se portare la maschera che tanto gli era stata cara e familiare fosse più un peso che un sollievo, un modo per nascondersi al mondo.

Guardandosi intorno per accertarsi che nessuno lo stesse osservando, si infilò in un vicolo e saltò agile tra una finestra e l'altra, fino ad arrivare al tetto.

Ymir era in piedi sul ciglio del tetto, pronta a scattare, la personificazione del proprio soprannome; Sasha era poco dietro di lei, l'arco incoccato. Un moto di orgoglio aveva invaso Marco, vedendo come Sasha e Connie erano cresciuti, maturati e migliorati in ciò che da bambini erano a malapena in grado di fare.

'Notizie?' chiese, abbassando il cappuccio.

'Ancora nulla.' Ymir scosse la testa. 'Non mi piace questa situazione. L'idea di dividerci mi pareva pessima fin dall'inizio.'

Neanche a volerle dare ragione, in quel momento videro arrivare Connie di corsa; raggiunse Christa e le riferì qualcosa, agitato. Discretamente, Christa fece cenno a Ymir di scendere.


'Jean!', esclamò Connie, quando furono abbastanza vicini da sentirlo. 'Lo ha preso il Francese, insieme a una donna coi capelli castani e a un uomo alto e biondo! Lo stanno portando via! Era una trappola!'

'...una donna coi capelli castani e un uomo alto e biondo?' Ymir si voltò verso Marco. 'Hanji Zoe e il Comandante?'

'Probabile.' concordò Marco, pensieroso. 'Non capisco... perchè il Comandante dovrebbe prendere in custodia Jean? È a me che puntano.'

'Ed è te che avranno, Fantasma. Non pensarci nemmeno, di andare a buttarti lì in mezzo.' esclamò Ymir irritata. Marco rimase in silenzio, incupendosi dietro la maschera.

'Armin è andato con loro.' continuò Connie. 'Parlava di Eren. Possibile che lo abbiano preso? Per cosa, poi?'

'Per attirare Jaeger in trappola. E per mettere Armin in una posizione scomoda. Non può abbandonare Eren, no? Sono amici.' riflettè Christa. 'Il comandante gioca sporco. Tiene tra le mani carte che possono servire ad altri giocatori. Che facciamo?'

Marco tossì nuovamente. Seguirono infiniti attimi di silenzio, poi Sasha parlò.

'Scusate...' mormorò. 'Ma se Eren è in mano alla guardia cittadina e Armin è con Jean, Mikasa dov'è?'


*


Mikasa Ackermann sentiva di essere nata per la caccia. Al diavolo i costumi e le buone maniere; se era per la giusta causa, non si sarebbe tirata indietro nel menare le mani. Nemmeno contro un individuo inquietante come il Francese.

Abbiamo un conto in sospeso io e te, pigmeo, pensò, lanciandosi tra un tetto e l'altro e ricordando il modo in cui il Francese aveva malmenato Eren, quel giorno in piazza, dopo la rissa con Jean. Non era presente la sera prima, quando il comandante Erwin Smith aveva dichiarato lei ed Eren in arresto per cospirazione contro la Repubblica, ma sapeva che se anche il Francese fosse stato lì in quel momento sarebbe comunque riuscita a sfuggirgli.

(fottuto nano)


E ora seguiva Armin e Jean dritto dritto da Eren, ripensando alle parole del comandante, alle sue spiegazioni in merito ai crimini di cui Grisha Jaeger era colpevole.

Mikasa non si era mai affezionata troppo al patrigno; le era grata per essersi preso cura di lei, ma nulla di più. C'era sempre stato un alone di misteriosa superiorità attorno a Grisha Jaeger, e i suoi sorrisi le davano il voltastomaco. Senza contare che, se non fosse stato per portare a Grisha ciò di cui aveva avuto bisogno cinque anni prima, i suoi genitori non si sarebbero mai ammalati di peste, né sarebbero mai morti.

Ma Eren...Eren era sconvolto, paralizzato dall'idea che l'uomo che era stato il suo universo dopo la morte della madre potesse essere un cospiratore e un assassino. Si era messo a urlare, erano quasi arrivati alle mani quando aveva chiesto – no, ordinato a lei e Armin di scappare. Lo avevano fatto a malincuore, voltandosi e rivoltandosi, pregando che nulla di male potesse succedergli, come il comandante aveva promesso loro. Mikasa aveva pianto per la prima volta dalla morte di sua madre.

Stava andando a riprenderselo, consapevole che il proprio patrigno li aveva in qualche modo ingannati tutti, curiosa di conoscere la reale posizione della guardia cittadina e del Senato in merito agli esperimenti di Grisha Jaeger.

Con la coda dell'occhio vide il drappello composto dal comandante Erwin e i suoi svoltare verso il sestiere di San Marco.

Portò lo sguardo davanti al drappello, in tempo per vedere, fermo su un ponte che il comandante e i suoi sarebbero stati costretti a oltrepassare, un ragazzo alto, coi capelli scuri.

Aveva l'impressione di averlo già visto; ma dove? E perchè se ne stava fermo in mezzo al ponte?

Il comandante Erwin urlò qualcosa nella sua direzione, chiedendogli di spostarsi.

Il ragazzo alzò un piede.

Mikasa si fermò all'improvviso; ricordava quel volto. Lo aveva già visto prima, da qualche parte, in piedi dietro a Grisha Jaeger. Molto tempo prima.


'ARMIN! JEAN! ANDATEVENE!'


Il ragazzo abbassò il piede a terra; crepe si dipanarono nel punto in cui si era appoggiato, e la terra iniziò a tremare. Mikasa perse l'equilibrio e rotolò giù dal tetto, riuscendo ad aggrapparsi alla grondaia per un soffio. Si lasciò scappare una bestemmia quando vide lo spadino che impugnava poco prima cadere fuori dalla sua portata.

Ebbe la fugace visione del ponte su cui il ragazzo stazionava a pezzi, di pezzi di marmo immersi nel canale, di soldati che annaspavano, cercando di tornare in superficie. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere, pregando sottovoce.

Atterrò di schiena. Aprì gli occhi, ringraziando il cielo che la caduta non fosse stata fatale, né l'avesse ferita. Si rimise in piedi e si guardò attorno alla ricerca di Armin e Jean, e di un'arma. La gente iniziava a riversarsi nelle strade, spaventata.

Individuò una spada abbandonata a qualche metro di distanza; si precipitò a raggiungerla.

La sua mano e quella di qualcun altro si posarono contemporaneamente sull'elsa della spada; alzò lo sguardo, ritrovandosi faccia a faccia con l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

...beh, quasi l'ultima.


'Vous! Diable d'une petite fille!' esclamò il Francese. 'Ne prenez pas cette épée, fuir, c'est dangereux!'


Mikasa ebbe l'impressione che il Francese le stesse suggerendo di scappare. Gli rivolse una smorfia di diniego e strappò la spada da terra, correndo via. Il Francese la raggiunse in fretta, afferrandola per un braccio e strattonandola indietro.

'Dico sul serio, ragazza, fermati ! Là dentro è l'inferno, dammi quella spada !'

Mikasa lo guardò qualche secondo, gli occhi sbarrati dall'orrore. Lentamente, gli porse la spada. 'Armin e Jean sono lì dentro.'

'Lo so.' rispose il Francese, afferrando la spada e sistemandosi il cravattino al collo. 'Fermare questo abominio e trovare la Maschera è comunque la mia priorità. Se proprio vuoi renderti utile, allontana i civili dalla zona.'

Mikasa annuì fermamente. Si guardarono un'ultima volta, poi ognuno di loro andò ad eseguire il compito che si era prefissato.


*

*

*


'Mi dispiace.' gli aveva sussurrato Armin, avvicinandosi. Jean aveva scosso la testa.

'Tutto a posto. Ma se sperano che gli dica dove'è Marco si sbagliano di grosso.'

'Marco ? Che stai dicendo ?'

Jean aveva guardato Armin con gli occhi spalancati, portandosi un indice alla bocca a fatica – le mani erano legate da un nodo stretto - e facendogli cenno di avvicinarsi.

'La Maschera. L'uomo che cercano. Ricordi Marco ?

'Marco è mor...'

'Armin, concentrati. Ricordi Marco ?

E Armin si era concentrato, pensando per la prima volta al ragazzino chiamato Marco Bodt dopo anni ; era stato come essere colpiti in pieno da una trave : frammenti di ricordi, preoccupazioni e idee erano affiorati nella sua mente. Si era voltato verso Jean.


'Marco...' aveva mormorato. 'Che fine ha fatto ? Perchè è scomparso ?'

'Grisha Jaeger lo ha ucciso. Il padre di Eren.' Jean aveva evitato di proseguire il discorso, in parte perchè la sola idea di parlare di Grisha lo disgustava, in parte perchè la donna con la balestra aveva iniziato a fissarli in maniera inquietante.

'Chi è la tizia stramba con la mira scarsa?'

Armin aveva dato un'occhiata alla direzione indicata da Jean. 'Caporale Hanji Zoe. Ieri sera, quando il comandante ci ha preso in disparte per parlarci, lei era lì.'

'Una donna nella guardia cittadina ?'

'Pare che il Francese le debba un favore in particolare, e che si sia fatta valere per le sue doti mediche.'aveva spiegato Armin. 'Credono che il dottor Jaeger abbia inventato una formula per mantenere le persone in vita e cose così. Lei intende studiarlo.' Armin aveva guardato Jean, che era impallidito visibilmente. 'Jean, è così ? È davvero di questo che si tratta ?'

Jean si era guardato attorno, poi aveva rivolto ad Armin un breve cenno d'assenso. Armin si era portato e mani alla bocca.

'Biondino, guarda avanti. Rischi di inciampare.' aveva esclamato Hanji Zoe. Jean si era voltato completamente, rivolgendole un sorriso spavaldo.

'E se anche fosse, cosa potresti farmi ? Spararmi con quella bella balestrina ?'

'Non tentarmi. Ci servi vivo, anche se...'

Jean aveva aggrottato le sopracciglia. 'Anche se ?'

L'espressione di Hanji Zoe era mutata rapidamente, passando dal cordiale all'inquietante. 'Ho passato la vita a studiare ciò che hai in corpo in questo momento, ragazzo. Raccogliere il tuo sangue e analizzarlo, quella sì che sarebbe una bella idea.'

Brividi avevano scosso la sua spina dorsale. 'Non so di cosa parli ?

Il volto di Hanji Zoe era tornato ad essere quello di una donna cordiale e pacifica. 'Ma il tuo amico Maschera sì, vero ? Oh, Jean, non ingannarmi. So riconoscere il portatore di una sostanza chimica tanto letale, quando lo vedo.'

Col senno di poi, Jean si sarebbe maledetto per aver intrattenuto il Caporale Hanji Zoe in quella discussione ; se non si fosse fermata a parlare con lui, Hanji Zoe avrebbe visto il ragazzo sul ponte. Avrebbe compreso, preso in considerazione l'idea di essere caduta in trappola. Forse la vista che vantava di avere avrebbe fatto centro, e avrebbe ordinato la ritirata.

Forse il mondo intero non sarebbe crollato.

Accadde in un attimo. Il secondo prima, il comandante Smith urlava a qualcuno sul ponte davanti a loro di spostasi ; l'attimo dopo tutti loro erano caduti a terra sotto la forza del terremoto. Jean aveva avuto il tempo di vedere Armin e il caporale Zoe cadere a terra prima che il frammento di qualcosa lo colpisse alla testa, stendendolo.

(cazzo, fa male)


Aprì gli occhi su un mondo in rovina ; calcinacci riempivano le strade, tegole e mattoni sparsi ovunque. E le persone che spingevano, lo calpestavano, urlavano...


'Aaaaarmueeein.' urlò, ingoiando il sangue che era sul punto di sputare. 'AAAAARMIIIIN !'

'Jean ! Sono qui !'

Armin era a pochi metri di distanza da lui, incolume. Jean ringraziò mentalmente qualsiasi dio ci fosse da ringraziare e corse verso di lui, barcollando e inciampando ogni tanto.


'È ferita !' spiegò Armin una volta che Jean gli fu vicino, indicando il corpo inerme di Hanji Zoe. 'Jean, dobbiamo aiutarla !'

'Sì. Dobbiamo aiutarla.' mormorò Jean, non del tutto convinto. Non aveva detto di volerlo praticamente dissanguare ?

Si abbassò comunque per aiutare Armin ; ci volle un po' per mettersi in una posizione abbastanza comoda da consentire a entrambi di trasportarla, specie considerata la differenza d'altezza che c'era tra i due, ma riuscirono a sfuggire al caos in un tempo relativamente breve. Jean non ebbe il tempo di accasciarsi a terra : una mano lo afferrò per la camicia, prepotente e in qualche modo perfino familiare.

'Dov'è il comandante ?' chiese inquisitorio il Francese, spada alla mano. Jean scosse la testa, incapace di formulare una frase di senso compiuto, figuriamoci una risposta sarcastica. Ansimando, indicò il corpo di Zoe, di cui Armin si stava minuziosamente prendendo cura, tastandone le pulsazioni. Il Francese sbuffò.

'Ve ne devo una. Un seul.' fece per correre verso il ponte, completamente distrutto, ma si fermò un momento. 'Una ragazza ha chiesto di voi. Capelli corti, neri. Orientale.'

Mikasa è qui, pensò Jean. 'Come sta ?'

Il Francese si voltò un'ultima volta. 'Cette fille ne pouvait pas être tué, même par le diable. Cela me rappelle de moi.'

Jean lo guardò interrogativo, ma il Francese se n'era già andato. Scosse la testa e si alzò per raggiungere Armin. Si voltò.

Davanti a lui era fermo un ragazzo alto, con corti capelli neri e un'espressione terribilmente addolorata in volto. Pensieri affollarono la mente di Jean.

(Il ragazzo della locanda dello Zudeo)

(Conosce Ymir)

(E' UNO DI LORO)


Cercò di allontanarsi, ma era troppo tardi ; il braccio forte, allenato e disumanamente potente si strinse attorno al suo collo come un cappio. Jean sentì l'aria mancargli ed iniziò ad annaspare, agitandosi nella stretta dello sconosciuto.


'Il comandante Smith è morto. Del Francese si occuperà Annie. Raggiungiamo gli altri tuoi amici, ti va ?'


Stava sorridendo, il bastardo ? Jean smise di agitarsi, senza forze. Sentiva l'odio montargli dentro.

Odio per Grisha Jaeger.

Odio per se stesso, la sua debolezza.

Odio per Marco.

No, quello mai.

Chiuse lentamente gli occhi.

(Marco...)


Ebbe l'impressione che la stretta attorno al suo collo si fosse allentata di colpo ; ma non ebbe la possibilità di controllare. Quando successe, i suoi occhi erano già chiusi, la sua mente già distante.


*

*

*


Marco iniziò a tossire sempre più forte, con maggiore frequenza. Christa lanciava ad Ymir occhiate di sincera preoccupazione, e si fermava ad assisterlo nonostante lui le ripetesse di non aver bisogno d'aiuto.

'Davvero...cough ! È tutto a posto.' le disse per l'ennesima volta. Christa alzò lo sguardo da Marco a Ymir.

'Yyyym...' mormorò. Ymir alzò gli occhi al cielo, fece cenno agli altri di fermarsi e tornò indietro, verso Christa e Marco. Alzò la gamba e tirò a Marco un calcio dritto sul petto, sotto lo sguardo orripilato di tutti gli altri. Marco non si mosse di un millimetro. Ymir lo afferrò per il bavero della cappa.

'Se ti faccio quello è tutto a posto, ma un po' di tosse ti rallenta addirittura ? Avanti, Fantasma, non siamo tutti idioti qui. Che diavolo sta succedendo ?'


Lo sguardo che Marco le rivolse le fece quasi venire voglia di ritirare il tutto e farsi indietro, e non era una sensazione che Ymir fosse abituata a provare ; ma l'unico occhio che Marco possedesse era tanto pregno di paura e orrore che Ymir lasciò andare istintivamente la presa.

Un attimo prima che Marco tossisse nuovamente, sputando una consistente quantità di sangue.


'Ma che cazzo... ?!' sentì esclamare a Connie. Marco tornò a tossire, sempre più debolmente. Si accasciò contro il muro.

'È inutile.' mormorò. 'Non posso...andate. Vi prego. Andate..'

'Noi non andiamo da nessuna cazzo di parte, Marco, almeno finchè non spieghi cosa sta succe...'

La terra tremò sotto i loro piedi ; Ymir cadde e sbattè le ginocchia contro la strada. Una fitta di dolore le percorse la spina dorsale, mozzandole il fiato.


'Historiaaa...' urlò, poggiando i gomiti a terra e cercando di rialzarsi. 'His...Historia...'


Mani delicate e forti si posarono sotto le sue braccia ; alzò il volto a fatica. Christa era di fronte a lei, il volto ricoperto di sangue.


(la mia Christa, la mia Historia, la mia principessa)


'Ymir... Marco...'

Non fece in tempo a terminare la frase. Accanto a loro, qualcuno urlò, un urlo che non aveva nulla di umano, che lacerava i sensi. Voltandosi, Ymir sapeva che ciò che avrebbe visto avrebbe messo in secondo piano la presenza di gente che correva verso l'epicentro, sapeva che l'avrebbe messa in posizione di dover proteggere Historia, Connie e Sasha e chiunque altro. Ma sapeva anche di doverlo all'uomo chiamato la Maschera, l'uomo che per primo l'aveva avvicinata chiedendole se desiderasse rivedere il suo angelo e che l'aveva ricondotta da lei.

Non c'era nulla che ricordasse Marco nell'espressione di folle terrore che sfigurava il suo volto ; nulla, nella bocca aperta e congelata nell'attimo in cui aveva urlato di dolore, nè nell'occhio sbarrato, che andava arrossandosi sempre più rapidamente. Ymir sentì Historia tirarla indietro, implorarla di andarsene, ma non riusciva a muoversi, nè a parlare.

E poi Sasha si avvicinò a Marco, la faccia sconvolta dalla paura, e provò a sfiorarlo. E lui si voltò.

I nervi del collo erano tesi, i movimenti simili a quelli di un animale pronto a cacciare. L'unico occhio sano era rosso, e venuzze grigie attraversavano l'intero volto.

Per un secondo, un lungo, infinito secondo, Ymir fu certa che Sasha sarebbe morta lì, uccisa dall'essere che Marco era diventato – l'esperimento finale di Grisha Jaeger, la sua più grande ambizione.

Fu sul punto di alzarsi e correre verso Sasha,


(stupida ragazzina)


poi però accadde qualcosa di inaspettato. Marco si alzò in piedi e allontanò Sasha con la mano buona, spingendola cautamente via dalla propria strada. Si voltò verso Ymir e la fissò. Gocce di sangue cadevano dai suoi occhi, simili a lacrime. Ymir vide che tremava visibilmente, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.

(Dall'ammazzarci tutti, probabilmente)


'Ymir...sei lì ?'

'...sì.' sussurrò.

'Io... sto morendo, Ymir. L'ho già provato una volta, so come ci si sente.', una pausa. I muscoli sembrarono sul punto di esplodere. 'C'è una cosa che devo fare finchè ho ancora controllo del mio corpo. Promettimi che cercherai di scappare da Venezia. Porta tutti via con te. Ora so quali siano le intenzioni di Grisha Jaeger.'

Ymir annuì. Non era spaventata ; più sconvolta dalla capacità con cui Marco stava governando il proprio istinto da assassino, ciò per cui Jaeger lo aveva fatto rinascere.

'Lo farò.' promise, alzandosi in piedi ; Historia fu subito accanto a lei, pronta a sostenerla. 'Ma devi dirmi cosa Jaeger intende fare.'

Il colorito di Marco era pallido, emaciato ; sembra quasi fondersi con la parte del suo volto che era stata la Maschera. 'Farla affondare. Vuole far affondare Venezia. Distruggerne le fondamenta. Cancellarla dalla superficie. Ucciderne gli abitanti...'

Le dita di Historia si erano strette attorno alla sua. Marco aveva portato la mano tremante alla spada al suo fianco e l'aveva estratta.


'Devo...proteggerlo.'

Lo sguardo di Ymir si era posata sul capo di Historia. 'Sì. Lo capisco.'

'Scappa.'

'Lo farò, l'ho già detto una volta. Non farmelo ripetere.'

Per un attimo, Ymir ebbe l'impressione che Marco avesse sorriso. Righe di sangue gli macchiavano il volto, rendendolo una visione più che inquietante, ma sì, c'era stato un sorriso. 'Ci vediamo all'inferno, Volpe.'

'All'inferno, Fantasma.'

Marco era corso via, a una velocità che rasentava l'impossibile ; Ymir si era voltata verso Connie e Sasha. Entrambi erano sconvolti, sporchi, sanguinanti. Il cielo sopra di loro aveva assunto una colorazione rossastra, come a voler sottolineare ulteriormente il dramma in cui si trovavano.

'Andiamocene.' mormorò. Le tremavano le ginocchia, ma mosse i primi passi sicura, motivata.

Fu allora che qualcosa la colpì allo stomaco con la forza di una decina di mattoni, togliendole il fiato e sbalzandola indietro. Ymir cadde di nuovo sulla schiena e rotolò per qualche metro, nelle orecchie l'urlo di Historia. Alzò lo sguardo in tempo per vedere qualcuno, qualcuno di grosso, correrle incontro. Fece ricorso a tutta la propria buona volontà per girare sul proprio fianco, allontanandosi dalla direzione presa dall'energumeno, che la attraversò e la superò di qualche metro prima di fermarsi.

Ymir si alzò e tirò fuori la daga che aveva al fianco, arricciando il naso.


'Adesso mi avete veramente rotto il cazzo.', borbottò, sputando sangue.


Di fronte a lei, il suo assalitore alzò la testa. Due grandi occhi ciechi, fin troppo simili a quelli di Marco, la fissavano. I corti capelli biondi che Ymir ricordava di aver visto erano quasi bianchi, ora, e il corpo era straordinariamente tozzo e grosso per un essere umano. Anche un essere umano dalla prestanza fisica di Reiner Braun.


'Fatti sotto, scimmione.' mormorò Ymir, sorridendo.

*

*

*


Stava implodendo. Pensieri, volti, formule, urla, verità : tutto nella sua testa. E davanti ai suoi occhi, un mondo colorato di rosso, rosso sangue.

(Jean)


Era l'unico pensiero che valesse la pena avere, si disse, l'unico pensiero che valesse la pena tenere saldo. Vi si aggrappò come aveva fatto in passato.

Marco non c'era più. Non c'era più da anni. Non potevano ordinargli di uccidere. Non più.


(Jean)


La gente scappava, spaventata. Come poteva dargli torto ? Si sarebbe fermato ad aiutare ognuno di loro nonostante ogni centimetro del suo corpo gli ordinasse il contrario, nonostante ogni suo senso gli imponesse di uccidere.

C'era un fattore che Grisha Jaeger non aveva considerato ; il titanio modificato era un elemento malleabile, un simbionte, un parassita in grado di donare forza e agilità...e di adattarsi ai mutamenti emotivi della persona ospite.

C'era un fattore che Grisha Jaeger non aveva considerato, e Marco stava correndo dritto dritto nella sua direzione.

Non si sentiva così libero e forte da anni.

Lo vide in lontananza calciare per sfuggire alla presa di Bertholdt ; si avvicinò rapido, più rapido di quanto avrebbe creduto possibile, e calò la spada sul braccio di Bertholdt prima di concedere a se stesso il beneficio del dubbio.

Lo aveva già fatto una volta, ma questa volta sarebbe andata diversamente.

Bertholdt urlava di dolore, ma il suo braccio stava già ricrescendo. La peculiarità donatogli dal titanio modificato, pensò Marco.

Raccolse Jean da terra e lo guardò. Aveva gli occhi chiusi, il volto sereno dei sognatori.

(Sarai la mia morte, ma morirò felice)


Rivolse a Bertholdt il sorriso più candido e aperto che gli riuscisse ; del sangue gli scivolò tra i denti.

Era un mostro, ed era libero.







Ho come l'impressione che dovrei alzare il rating a rosso ma, ehi...giudicate voi. X°

E, sì, Armin è ESATTAMENTE dove state pensando che sia. Povero cucciolo, mi occuperò di te nell'undici. Anche se forse questa frase è più preoccupante di 'lasciamolo lì dov'è' x°D

Ragazzi, che dire ? Non avrò l'occasione di aggiornare domani, probabilmente, quindi ecco a voi un buon vecchio capitolo notturno. Che se lo leggete ora addio sonno.

Tremavo, scrivendo questo capitolo ; tremo tutt'ora. Ma tutto avrà una fine. Nulla verrà lasciato al caso, credetemi. NULLA.

Nel bene e nel male.

C'è bisogno che lo ripeta ? Sì, perchè ve lo meritate, tutti voi e cinque recensori fidati che ogni tanto cambiate o vi scambiate ; tutti voi fantastici ragazzi che mi aggiungete per chiacchierare, di VeMaV, di SNK, di tutto in generale. Grazie, grazie, mille volte grazie. Per le parole. Per i disegni. Per le sensazioni.

Vi amo.

Questo capitolo è per Giulia, dolce artefice su carta delle mie fantasie, e Monica, folle e geniale come sei, e adorabile. Vi voglio bene, ve ne voglio davvero. A tutti voi.

Anzi, sapete che vi dico ? Questo capitolo è per tutti VEMAV E' PER TUTTI.

Siete meravigliosi e non finirò mai di pensarlo.

Al prossimo capitolo, ragazzi.

Manca poco ormai.

Già mi piange il cuore.

  • Joice


P.S. : Scusate i feels pesanti. <3

   
 
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