Gli
incubi non se ne vanno mai. Restano sempre gli stessi, sei solo tu
che t'illudi. Solo tu credi che per quando torneranno sarai diverso.
Più grande, più uomo, più responsabile.
Ma
cosa te ne fai, quando ti accorgi che son solo una manciata di
parole? Quando intasi tutto il cielo con le tue lamentele/preghiere,
che non arrivano mai?
Cosa
cazzo te ne fai, quando la reazione s'innesca da sola e non bastano
passiflora e meditazione per tenerla a freno?
Sono
ancora quel cazzo di bambino.
Da
qualche parte c'è ancora quell'imbecille che non vale niente. Che
non voleva nascere.
C'è
troppo rumore, è il mio respiro...
-Brian,
apri la porta!
Grida
Stef, è un eco lontano. Mai come questa volta ho pensato di farla
finita. Quell'infante senza diritto alla vita preme ancora per
uscire. E sono stanco. Stavolta sono stanco davvero.
Potrebbe
finire come doveva tempo fa: come ultima visione le piastrelle di un
cesso. E se l'avessi fatto in tempo, non ci sarebbe stato nemmeno un
figlio che mi disconosce come padre.
Il
mio ultimo respiro doveva essere troppo tempo fa...
-Brian,
ho detto apri la porta!
-Piantala
Stef! Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare!
Gli
altri mi guardano sempre come se fossi un animale. Una fottuta
scimmia dall'altra parte della gabbia. Chissà se qualcuno mi ha mai
visto come una persona. Se qualcuno si è mai accorto che non sono
patetici spettacolini da circo, ma dolore puro. Che non è una
stupida scena per attirare l'attenzione; sono io. Sono proprio io,
che piango e ansimo in un bagno come un malato di mente. Dall'altra
parte c'è il sangue del mio sangue, che pensa stia facendo il
coglione. Se davvero lo stessi facendo, sarei troppo bravo.
Qualcuno
mi fulmini qui, ora. Non ce la faccio a sostenere quello sguardo.
Fuori
litigano, gente che bisbiglia. Corvi sopra un cadavere abbandonato a
cielo aperto.
Non
cercatemi, voglio solo sprofondare.
Cody
grida qualcosa, inveisce contro qualcuno in un modo che sembra il
mio. Lo scansa di rabbia, lo manda a quel paese. Il mio pianto, per
un attimo rotto da una risatina. Poi m'assale l'ansia, di nuovo.
Riprendo a soffocare...
-Vuoi
aprire questa stupida porta o no, papà?!
Si
arrampica con violenza inaudita su quella parola, quasi potessero
cambiare qualcosa.
-Sparisci
Cody, non ti voglio qui.
Urlo
di rimando, cercando di non rantolare.
C'è
un “vieni con me” di qualcuno. Presumibilmente di Steve, che lo
porta via. Passi di gente che si allontana.
E
fuori come sempre resta il respiro cadenzato di Stef “non mi sposto
di qui”, ad aspettarmi.
L'ennesimo
teatrino patetico della mia esistenza. Sono calibrato male.
Scivolo
sconfitto su quella serratura, che ogni volta che la apro perdo pezzi
di me. Mi consumo.
Quella
ferita di luce che m'investe, fa troppo male.
Non
perde un secondo a penetrare nella fenditura, teme che ci possa
ripensare. Sbatte di nuovo la porta alle spalle.
Chiuso
a riccio, sprofondo con la testa tra le ginocchia, per non vedere.
Per non farmi vedere.
Lui
si è già piegato verso di me. Come si fa con i bambini. Non lo
guardo, sento solo il suo fiato addosso.
-Cody
ti ha insultato.
-Già...
a dire il vero me ne ha dette di tutti i colori. Poi mi ha mandato a
quel paese, lanciandosi con tutta la sua furia sulla porta.
Dice
con leggerezza.
-Mi
dispiace...
-Come
se fosse vero. Lo so che in fondo ti piace, quando si comporta come
te.
Sghignazzo
un secondo, lo dissimulo con tosse convulsa. Lui continua.
-E
comunque ho fatto una cosa che non dovevo fare: l'ho guardato come se
fosse davvero colpa sua. Meritavo peggio di ciò che ha fatto. Ma va
bene così; quell'occhiata mi è uscita. Non siamo mica perfetti.
-Non
credere che dire cazzate mi faccia stare meglio.
Lo
accuso, rabbioso.
-Sto
dicendo la verità, mi è uscito. Ero preoccupato e ho agito senza
pensare a lui. Ma quel ragazzo ha la scorza dura, mi perdonerà.
-Almeno
uno in famiglia...
-Andiamo,
Brian! Ogni volta lo stesso discorso. Se fossi così debole come
credi, saresti morto da un pezzo. Invece sei ancora qui.
-Per
vostra sfortuna...
-Brian,
non stiamoci a prendere in giro. Nulla sarebbe lo stesso, senza di
te.
Piango
più forte. Il freddo mi dilania la pelle. Ho i brividi. Non mi sento
padrone: mi prendono e fanno ciò che gli pare del mio corpo. Di me.
Sussulto
forte.
-Non
ce la faccio! Non so come si fa...
-In
qualche modo farai...faremo.
-Ho
fatto troppe cazzate. Non merito perdono.
-Tutti
fanno cazzate. Sarebbe più cazzata dire che gli altri fanno tutto
alla perfezione.
-Non
ho il coraggio di sostenerne lo sguardo.
-Non
sei mica obbligato. Se non ce la facessi, io non lo farei.
-Certo,
bella figura di merda. Come minimo glielo devo.
-Vedi?!
Sei già migliore di me.
S'insinua
nel mio buio, cerca la mia mano. Resiste, ma poi si fa trovare.
Mi
aggiro insieme a lui come uno spettro negli studi.
C'è
solo Steve seduto nel buio. Il volto serio, le gambe a sorreggere i
gomiti e le mani a sorreggere la testa. Ci fissa e non dice niente.
Nessun commento sulla mia faccia stirata, color cenere, nessuna
parola sulla scenata nella sala dei computer. Niente di niente.
Magari mi odia, ma l'unica cosa che mi rifila è uno sbuffo
esasperato. Si alza e si avvicina, quasi non sa come toccarmi senza
farmi male. Infine mi stringe con un braccio, come farebbe sempre.
Con forza.
Quando
si comporta così bene, alimenta solo il mio senso di colpa.
L'intero
edificio è vuoto. Chi lavora con noi lo sa, che in caso mi accada se
ne deve andare. Non deve vedere.
Mentre
Stef è con me, l'altro spegne le luci, le apparecchiature. Poi
attende.
È
la prima volta dopo tanti anni, che tocca a Steve.
E
tace. Poi chiude il portone.
-Sei
proprio uno schifo di persona!
Esclama
ridendo.
-Grazie.
Replico
quasi sussurrando.
Lui
strizza l'occhio.
-Di
niente! A questo servono gli amici...
Non
lo ammetterei mai, ma sentirmi prendere per il culo da lui come suo
solito, mi risolleva il morale.
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*C'è
un unica pagina al presente. Perché il dolore non va affrontato
ieri, o domani. Il giorno migliore per guardare i mostri in faccia è
sempre e comunque l'oggi. Il momento giusto è sempre il presente. Ma
soprattutto perché questo grido, espresso al passato sarebbe
sembrato troppo lontano.
Ah sì, ho rubato qualcosa: il titolo del film "Ragazze Interrotte". Un film fantastico.
E' il mio capitolo preferito, spero vi sia piaciuto.
Ah sì, ho rubato qualcosa: il titolo del film "Ragazze Interrotte". Un film fantastico.
E' il mio capitolo preferito, spero vi sia piaciuto.