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Autore: Stilistire    15/12/2013    0 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Fernando_Torres]
Silvia Trussardi. Fernando Torres. Lei lo odia, lui la odia. Si incontrano in aeroporto e si ritrovano nello stesso hotel. Lui la chiama belle curve, lei lo chiama carciofo. Entrambi famosi, lei figlia d'arte, lui calciatore. Sono diversi, ma entrambi sanno cos vuol dire essere snob. Loro lo sono.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cosa si odia di più di una sveglia che squilla quando hai sonno? Un telefono che squilla in borsa sperso tra i suoi meandri. Ma il problema è quando aspetti una telefonata importante del tuo capo, in più se il Boss in questione è tua madre. Trovai finalmente il mio telefono sparso in borsa, lo estrassi e notai il numero, era mia madre. - Pronto, mamma!- risposi. - ehi tesoro, ti ho mandato alcuni modelli in negozio, spero che riuscirai a rinnovarli un po'! Non so se conosci le sarte e gli assistenti, ma comunque ti adatterai bene, ne sono sicura- disse lei tutto d'un fiato. Sentii suonare alla porta. - un attimo mamma, suonano alla porta- dissi mettendo la telefonata in attesa. Andai ad aprire e Voilà... Era il carciofo! - Torres, o mio Dio, mi stai più sopra di uno Stalker- dissi vedendolo. - belle curve, ma cosa stai dicendo? Io sono un galantuomo!- disse accennando il suo sorriso da prendere il sedere e appoggiandosi alla porta nella posizione tipica da Playboy. - mi sembri un fidanzato geloso- accennai con la mia faccia da schifiltosa. - Si giusto. Lo vorresti.- rispose con il suo solito tono da Mr. antipatia. Ci fu una lunga pausa di silenzio fra le nostra battutine a ripetizione. - no, tu lo vorresti- ribattei io. - ti prego, dimentichi con chi stai parlando- continuò lui imperterrito. - anche tu. Io....io ti piaccio!?- dissi affermante. Stavo esponendo la mia tesi che non era del tutto sbagliato. Insomma pensiamoci. Mi suona sempre a casa, mi dice che sono carina, mi chiama belle curve. È chiaro, il tenebroso Fernando Torres, chiamato da me Carciofo, si è innamorato. - definisci " piacere" - ribattee. -Ah! Tu... tu vuoi prendermi in giro. Io non ci posso credere che...- non mi fece finire la frase che continuò con le sue solite scuse. - Che cosa credi che senta ora? Non ho dormito, ho la nausea come se avessi qualcosa nello stomaco. Che svolazza.- rispose. - Le farfalle? Oh, no no no no, no, questo non sta succedendo, no.- dissi io sventolandomi con la mano. In quel momento sembrava che la leggere arietta che proveniva dalla finestra semiaperta, si fosse fermata. Il tempo si era fermato. - ma perchè ti illudi? Fernando Torres non amerà mai nessuno come ama se stesso. - continuò lui sbuffando. - almeno che ...la persona che ti tormenta il cuore, non sia peggio di te. E credimi, non c'è nessuno che ama di più se stesso che io. Caro Torres, amare se stessi non è essere egoisti, è solo avere buoni gusti, nel mio caso, intendo.- dissi io. La mia parlantina feticista era riuscito a farlo azzittire. " Oh Caro Torres, hai trovato pane per i tuoi denti" pensai. Si prese la totale libertà di girare per "casa" mia, o per meglio dire, suite. Vagabondò intorno al tavolo finché non scorse il catalogo di moda Trussardi. - eh, no! Buono, buono, quello non si tocca!- dissi io prelevandogli il catalogo dalle mani come farebbe un bambino geloso di suoi giocattoli. - nascondi dei segreti lì dentro eh!- ribattee imperterrito lui. Si avvicinò sempre più vicino a me , sembrava proprio che quel catalogo gli attizzasse, anche se non sapeva cosa ci fosse dentro. - solo lavoro- continuai io, ma lui non sembrava convinto. -allora fammi vedere- disse lui, avvicinandosi sempre di più a me, finché non sbattei la schiena contro il muro e il mio petto aderì perfettamente con i suoi addominali. - dovrai passare su questo corpo- dissi io tenebrosa. L'aria di sfida mi aveva sempre attirato! - se è necessario...ti accontento..ma ho una strategia migliore- disse lui poggiando le sue mani sopra i miei fianchi e iniziando a muoverellare quelle dita. Maledetto Torres e il tuo solletico. Sono una che lo soffre se fatto nei punti giusti. Stavo soffrendo come mai fatto prima. Mi accasciai a terra per implorarlo mentalmente di smettere , ma non servii. Il wi-fi della mia testa non riusciva ad essere criptato dal suo dispositivo chiamato " cervello". Quella fu una delle scene più imbarazzanti di tutta la mia vita. Torres che si ritrovava a cavalcioni sopra di me a farmi il solletico , ed io, schiacciata sotto il suo massiccio corpo a cercare di non dargliela vinta. A volte rimpiango il mio coraggio e la mia volontà di vincere in ogni situazione. - ok, Fernando, hai vinto. Ti dirò chi sono- mi lamentai io. - sono tutti orecchi- disse lui smettendo di farmi il solletico, ma non lasciò la presa dei miei polsi. - sono Silvia. Silvia Trussardi. Sono famosa. Faccio parte della moda italiana. Il mil cognome in realtà ne fa parte.- spiegai io. - e questo è il catalogo con alcuni modello della nostra linea- continuai indicando il catalogo che aveva cercato di sfilarmi dalle mani. - perché non volevi che sapessi chi fossi?- domandò lasciando la presa e accasciandosi a terra anche lui, distendendosi e incrociando le braccia sotto la testa. -non l'ho detto a nessuno. La gente mi considera solo come Trussardi. Alcuni non sanno nemmeno il mio nome- risposi. - non volevi farti riconoscere, insomma- approvò lui. - a volte mi manca la semplicità delle persone normali. Tu dovresti saperlo meglio di me- continuai. - mi fa strano parlare con te senza ricevere insulti- disse lui rivolgendo lo sguardo verso di me, ancora sdraiati. - questo non vuol dire che diventeremo amici- dissi io. - ma quando avrò bisogno di una chiacchierata tra persone famose che si fingono normali, ti chiamerò- continuai. - a tua disposizione belle curve! Per tutto...intendo proprio per tutto! Incluse anche cose vietate ai minori- enfatizzò lui alzandosi e porgendomi la mano per farmi rialzare dal marmo freddo del pavimento. - si ma ora vaporizzati!- dissi aprendogli la porta per farlo uscire. " Oh porca..mamma al telefono!" pensai. " L'ho lasciata in attesa per mezz'ora". Richiamai mia madre che si era leggermente spazientita. - scusa per l'attesa , mamma- dissi. - ma chi era alla porta che mi hai lasciato in attesa per mezz'ora?- chiese lei . Non potevo raccontagli tutta la storia, così arrancai una scusa. - era il servizio in camera, aveva sbagliato ordire, un casino- dissi. - che servizio di scarsa qualità! Eppure ha cinque stelle- continuò lei. - lasciamo stare, má- continuai. - ciao tesoro, ci si sente i prossimi giorni- salutò, e io feci altrettanto. Me ne andai a dormire e ripensai alla giornata che si stava concludendo con l'addormentarmi. Ripensai alle parole di Fernando, al suo sorriso e anche alla nostra chiacchierata. Per un minimo secondo mi uscì da ridere, ma poi l'attimo dopo lo ritirai. Se mi ero aperta così tanto con quel carciofo, forse stavo diventando troppo debole. " Non può essere" pensai prima di chiudere gli occhi ed addormentarmi.
  
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