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Autore: greenapples    15/12/2013    6 recensioni
«Sei sicuro di volerla trovare?» chiese Josh, in attesa di una risposta.
«Sì, Josh, non capisci. Lei è diversa, quella giusta. Devo assolutamente ritrovarla.»
«Allora c'è solo un modo: devi baciare le tredici ragazze sulla lista e capire qual è quella che cerchi.»
«E' un'idea stupida, ridicola e senza senso... ma è pur sempre un'idea.»

-
Se Hallie non avesse deciso di uscire per la prima volta e di baciare uno sconosciuto proprio quella sera, forse l'introverso George non avrebbe mai trovato un pretesto per cui alzarsi ogni mattina.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Shelley, Jaymi Hensley, JJ Hamblett, Josh Cuthbert, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hallie non si era mai sentita così dolorante fino a quel momento. Il suo letto e le sue lenzuola le sembravano qualcosa di irraggiungibile e inesistente, comparati al duro materassino su cui aveva passato le precedenti sei ore con gli occhi sbarrati. Non era riuscita a chiudere occhio, un po’ per il freddo che le penetrava nelle ossa, e un po’ per il russare fastidioso di Bonnie, ma soprattutto per i pensieri che le avevano ronzato in giro per la testa. Per esempio, non sapeva se avrebbe mai più parlato a Laine. Insomma, non avevano letteralmente litigato, eppure la bionda non sembrava aver intenzione di parlarle molto presto. La stessa cosa valeva per June, che alla cena della sera prima aveva palesemente evitato lo sguardo di Hallie, quasi avesse paura che se l’avesse incrociato sarebbe dovuta andare per forza a parlarle. Per non parlare di come avessero continuato a lanciare occhiatacce a Bonnie per tutta la serata, come se la detestassero solo perché stava rivolgendo la parola alla mora. Per quanto riguardava George, non l’aveva più visto dopo il bacio con la Callie bionda e la stessa cosa valeva per Laine e Josh, che dopo essersi scambiati alcune effusioni in pubblico non erano più stati avvistati da nessuno. Dylan aveva seguito la scena con lo sguardo e poi aveva fatto una faccia disgustata, probabilmente più per gelosia che per altro. In fondo, chi poteva dargli torto? Laine era proprio carina, ed era esattamente il tipo di ragazza che aveva la coda di ammiratori; a questo Hallie era abituata. Eppure, non si capacitava del fatto che la sua amica trattasse tutti i ragazzi – a eccezione di Josh, era sottointeso – come degli oggetti, stracci da cui ricavare affetto per poi lascarli in mezzo alla strada come se non ne avesse mai fatto uso, ed essere comunque desiderata dalla maggior parte di essi. Sbuffò, infastidita. Lei ci metteva tutto il suo impegno eppure non attirava l’attenzione nemmeno di un babbuino sottaceto.
Cercò di autoconvincersi che alla fine tutti ricevevano il loro momento di gloria, eppure le sembrava che quel momento non sarebbe mai arrivato per lei.
Dylan le aveva confidato che lui aveva avuto una cotta per Laine dal primo giorno di liceo, ma non aveva mai avuto il coraggio di parlarle. D’altronde, non era proprio come George.
Quest’ultimo aveva appena baciato un’altra ragazza, e dire che l’aveva conosciuta solo la sera prima. Ne aveva baciate cinque in tre settimane, una cifra piuttosto elevata, e se poi si conta che poi non aveva più voluto rivederne nemmeno una di loro, era proprio un comportamento scorretto e immorale, quello che violava tutti i princìpi di Hallie.
La ragazza si alzò, cercando di non fare rumore per non svegliare Bonnie e Dylan, che dormivano nei loro sacchi a pelo dall’altro lato della grossa tenda scura. Quel mini-appartamento di tela verde militare era davvero enorme e aveva ospitato altri due amici di Dylan la sera precedente.
Hallie uscì dalla tenda e una ventata gelida la colpì in piena faccia. «Perfetto.» sussurrò irritata sottovoce. Era giugno, e non si capacitava del fatto che nonostante ciò facesse un freddo polare. La ragazza si strinse nella sua felpa, la quale teneva ben poco caldo. Aveva smesso di piovere, ma le pozzanghere non erano ancora sparite dal terreno, e i suoi stivali da pioggia sprofondavano nel fango come se fossero sabbie mobili. Mosse qualche passo incerto, avvolta dal silenzio e dalla sottile nebbiolina che si era formata durante la notte.
Essendo solo le sei e trenta, stavano ancora dormendo tutti, e Hallie pensò per un secondo che sarebbe potuta tranquillamente tornare a casa, lasciando un messaggio o qualcosa del genere per non spaventare Bonnie. Prese il telefono nell’intento di farlo, quando vide un massaggio di suo padre che chiedeva se tutto stesse andando bene. Rispose velocemente di sì, e poi sobbalzò, sentendo un rumore alle sue spalle. Si voltò di scatto, sol per vedere George uscire da una tenda nera, stiracchiandosi.
«Ehi.», disse con voce assonnata lui, stropicciandosi gli occhi. «Che freddo.» commentò poi, non ricevendo una risposta dalla mora.
«Già.» si limitò a dire Hallie, non prestando particolare attenzione a George, trafficando con il suo telefono.
«Tutto a posto?», chiese lui, avvicinandosi alla ragazza e assumendo uno sguardo preoccupato. «Cosa ci fai fuori a quest’ora?»
«Non riuscivo a dormire.» rispose semplicemente, senza guardarlo negli occhi. Avrebbe forse dovuto dirgli che provava quasi ribrezzo per aver baciato così tante ragazze in così poco tempo e poi averle abbandonate tutte a se stesse? O forse era solo lei che si attaccava alle persone così in fretta. Bastava pensare a quello che era successo in discoteca: lei ci era ancora attaccata mentre probabilmente l’altro ragazzo se n’era già ampiamente dimenticato. Si diede della stupida per l’ennesima volta e scosse la testa. «George, era quella giusta?» chiese, sapendo di non dover spiegare nulla di più e sicura che lui avrebbe subito capito a chi si stesse riferendo.
«No.» disse semplicemente.
Hallie tirò un sospiro di sollievo, ma senza farsi notare dal ragazzo. Non riusciva a immaginarsi George vicino a una biondina tutta pepe e niente cervello.
«Vuoi mangiare qualcosa?» gli chiese lei, cambiando completamente argomento.
George annuì, muovendo qualche passo verso di lei e stringendosi anche lui nella sua felpa blu con il cappuccio. «Io voglio tornare a casa.» dichiarò Hallie, spostandosi una ciocca di capelli da davanti al viso.
«Anche io. Prendiamo la roba e andiamo.» concordò il castano.
Hallie rimase molto colpita dalla decisione improvvisa di George, e soprattutto per il fatto che per una volta non avesse nulla da ridire sulla proposta della ragazza.
«Come facciamo con tutti gli altri?» chiese poi Hallie, che non aveva nemmeno considerato l’idea che George potesse mai essere d’accordo con lei.
«I telefoni li hanno inventati per una ragione. Sono sicuro che l’inventore dei telefoni si trovasse in una situazione del genere quando ha deciso che qualcosa dovesse essere fatto per facilitare le cose alle persone come noi.»
Hallie ridacchiò. «Potremmo semplicemente lasciare un biglietto.»
«E se non lo trovassero? È esattamente questo quello di cui sto parlando, il messaggio è il sistema migliore. Lo leggeranno quando noi siamo già a casa, mentre il biglietto dove glielo lascio? Appeso a un albero?»
«Sei ridicolo.» ribadì la mora, sorridendo e prendendo in mano lo zaino che le stava passando George.
«Ho voglia di cioccolata.» affermò lui, infilandosi il giubbotto.
«Ma siamo a giugno.» osservò Hallie.
«Devi smetterla di pensare così tanto.» disse George, superandola e raccogliendo le ultime sue cose. Hallie fece la stessa cosa, prima di scrivere un breve messaggio a Bonnie e uno a Dylan, spiegando la situazione a entrambe. Lei e Dylan si sarebbero sicuramente rivisti, lei voleva sapere ancora molte cose sulla sua vita e sui suoi sentimenti, le sembrava un ragazzo davvero a modo e forse sarebbe riuscita a raccontargli qualcosa anche su Laine e dirgli che non si perdeva niente in quanto a cuori spezzati.
Hallie venne distratta da George che le disse che se volevano filarsela senza essere visti avrebbero dovuto andarsene in fretta.
Cominciarono a camminare in fila indiana, mettendo un piede dietro l’altro e cercando di non inciampare nelle radici umide che si nascondevano ovunque nel terreno. Hallie rischiò di cadere un paio di volte, mentre George si destreggiava abbastanza bene con il coordinamento delle gambe.
«Possiamo prima andare a casa e poi andare a prendere questa benedetta cioccolata?» chiese Hallie, quasi implorando il ragazzo e guardandolo come se si trattasse di una questione di vita o di morte. Più o meno in fin dei conti lo era. La mora era fradicia dalla testa ai piedi a causa un po’ dell’umidità e un po’ del sudore, e una fastidiosissima brina si era posata sui suoi indumenti, aumentando la percentuale di acqua che aleggiava intorno a lei. Non c’era niente di più che Hallie odiasse che sentire la sensazione di appiccicaticcio dietro al collo.
George annuì, «Posso cambiarmi da te?»
«Certo.»
Arrivarono a casa di Hallie prima del previsto, muovendosi spediti e senza voltarsi indietro. Per fortuna suo padre era andato a dormire dalla sua compagna e non era in casa, lasciandola quindi sola con un ragazzo. Non che si sentisse troppo in imbarazzo, solo che avrebbe preferito affrontare una situazione del genere con qualcun altro nelle vicinanze.
«Io vado a cambiarmi, se vuoi il bagno è di là. Fai pure con comodo.» disse Hallie, cercando di sembrare il più naturale possibile, come se si trovasse in situazioni simili tutti i giorni. Doveva solo calmarsi un attimo.
George annuì e poi si voltò, avviandosi verso il bagno. La ragazza tirò un sospiro di sollievo, salendo le scale e chiudendo la porta della sua stanza. Tirò fuori dei vestiti puliti e in due minuti era pronta per uscire. Pensò per qualche secondo ai suoi amici che aveva lasciato al campeggio, distogliendo poi la mente da quello non appena si accorse che si stava rattristando. Non voleva sfogarsi con George, anche se avrebbe volentieri parlato con qualcuno di tutte le cose che erano successe. Si sentiva come se non potesse pronunciare una parola di troppo con nessuno che subito le si sarebbe ritorta contro.
«Sei pronta?», le urlò George, affacciandosi sul corridoio. «Bella casa comunque.»
«Eccomi. Oh, grazie.» gli rispose la mora, facendo capolino dalla sua stanza, afferrando solo il suo telefono e alcune monete e infilandosele distrattamente nella tasca della felpa.
«Andiamo al bar che devo parlarti di alcune cose.»
Hallie rimase basita dalle parole del castano, perché, per prima cosa, lui non sembrava esattamente il tipo che diceva “devo parlarti” – come aveva infatti precedentemente dimostrato – e secondo, se mai l’avesse mai detto, Hallie era convinto che potesse essere solo per la troppa vodka.
Si incamminarono velocemente verso il bar dove Hallie ricordava di aver visto Josh per la prima volta, con quel cappellino grigio topo e la sua aria spersa. La ragazza non ne poteva davvero più di camminare ma per ascoltare quello che George aveva da dirle forse ne sarebbe valsa la pena. Insomma, doveva ammetterlo, una minuscola parte di lei era affascinata dall’atteggiamento contorto del ragazzo, anche se avrebbe potuto farne a meno, e non poteva dirsi non attratta da lui, anche se solo in una minima percentuale. E poi non riusciva a togliersi dalla testa il bacio che le aveva dato nella cantina. All’inizio aveva cercato di rimuoverlo, catalogandolo come “errore assoluto da non ripetersi” ma poi, ripensandoci e vedendo che George si mostrava sempre più disponibile con lei e non portava avanti quella sua facciata da duro, Hallie aveva cominciato a pensare al bacio come a un qualcosa di giusto – affrettato, certo – ma comunque giusto. Forse di paranoie se n’era fatte veramente troppe ma in fondo non aveva analizzato la situazione e non aveva mai guardato positivamente tutta la storia. Aveva sempre escluso George dalla sua lista dei possibili ragazzi senza dargli nemmeno la possibilità di guadagnarsi la sua fiducia. George non era il ragazzo perfetto secondo Hallie, la quale avrebbe preferito molto di più un ragazzo in stile gentleman che non si sarebbe mai permesso di trattare male la sua ragazza. Un ragazzo gentile, sostanzialmente. O un’ameba, come l’avrebbe definito Laine.
Quindi, pensò Hallie, forse avrebbe dovuto cominciare a vedere George sotto un’altra luce, cercando di dimenticare il fatto che avesse baciato fin troppe ragazze e che probabilmente lui aveva ben altre idee in testa.
Per farla breve, era un casino. Hallie decise quindi – in quei cinque minuti di cammino che la separavano dal bar – che lei sarebbe stata gentile e senza pregiudizi verso George, ma che non avrebbe ostacolato i suoi futuri piani con le ragazze, poi, al momento opportuno, avrebbe cercato di conoscerlo meglio e vedere cosa pensava veramente lui. Si sentiva un genio per la pensata “furba”, ma allo stesso tempo un po’ triste perché George poteva cambiare idea da un momento all’altro lunatico com’era e non era possibile predire le sue azioni.
«Cosa vuoi prendere?» chiese il castano, sventolando la carta dei dolci sotto il naso di Hallie.
«Ehm…», pensò lei, riscuotendosi dai suoi pensieri. «Solo dell’acqua e una brioche.» rispose poi, abbassando con la mano i fogli che agitava George.
«Vado e torno.» disse lui, alzandosi e affrettandosi dentro il bar, dove non era presente anima viva, se non per il solito barista con i capelli neri che sedeva annoiato dietro il bancone con un giornale fra le mani.
Hallie si guardò intorno, ascoltando in silenzio tutto i sottili rumori di Bristol e cercando di captarne la provenienza. Scoprì ben presto di essere negata a quel gioco e non vedeva l’ora che George tornasse con la sua brioche. Si pentì di non aver preso anche qualcos’altro, ma si stava impegnando a non mangiare troppo e aveva cominciato a sostituire qualunque bibita con l’acqua.
«Grazie mille.» disse Hallie, quando George le porse le sue cose. Gli sorrise, ringraziandolo per aver pagato anche la sua parte.
«Volevo parlarti delle cose che stanno succedendo a scuola.», cominciò lui. «Secondo me siamo finiti in una specie di film d’azione e non ce ne siamo accorti.»
«Può darsi.» gli rispose Hallie, che in realtà con la sua testa stava pensando a tutt’altro. Quindi George voleva solo parlare di quello che era avvenuto a scuola? Il ragazzo cominciava a guardarla storto poiché Hallie stava strappando in maniera compulsiva l’etichetta della bottiglietta d’acqua.
«Dimmi tutto.» lo spronò la ragazza, alzando lo sguardo e tornando a concentrare tutta la sua attenzione su George.
«Allora. Stavo pensando di far scrivere un articolo alla tua amica giornalista, Bonnie.»
«Beh, aspetta.», lo interruppe Hallie. «Sai che non è una vera giornalista, vero? Cioè non lavora per un giornale o niente del genere.»
«Io non ha mai detto che lo deve pubblicare lei. Ho semplicemente detto che dovrebbe scrivere un articolo su questo fatto e poi ci penseremo noi.» disse George, con un sorriso che di rassicurante aveva ben poco.
«Non finiremo nei guai, vero? Ti ho coperto ben troppe volte. A partire da quando ho mentito e ho detto che non eri nel seminterrato con me.»
«No, per niente! Insomma, che male c’è a scrivere i fatti in maniera obbiettiva?» chiese lui, in maniera quasi retorica.
«Tralasciando qualche dettaglio?»
«Qualche dettaglio insignificante.» rispose George, cercando di convincerla.
«Va bene. Scrivile un messaggio.» concesse lei, allungandogli il suo telefono.
Lui sorrise, gratificante. Hallie pensò che erano poche le volte in cui l’aveva visto sorridere, e diamine, era proprio bello. Era ovvio che tutte quelle ragazze gli cadessero ai piedi.
«George, ma perché gli altri ce l’hanno con me?» chiese lei, senza apparente motivo.
«Beh, in realtà non c’è un vero motivo.», cominciò lui, alzando la testa . «Josh e Laine sono semplicemente troppo presi l’uno dall’altro per accorgersi del mondo che li circonda. JJ e June non credo ce l’abbiano con te e Jaymi… beh Jaymi è sempre troppo fatto per capire qualcosa.»
«Ah, odio le persone.» affermò Hallie, gettando la testa all’indietro.
George rise di nuovo, tornando a scrivere il messaggio a Bonnie. «Tu lo dici a me?»
«Cosa intendi dire?» chiese lei, che era convinta che vivere nei panni del castano fosse una pacchia.
«Voglio dire che la gente è complicata, litiga ma non sa nemmeno il motivo per cui lo fa, sparla di altra senza sapere assolutamente niente e crede di essere superiore a tutto e tutti. Pensano di conoscermi e mi odiano senza un apparente motivo. Meno male che tu non sei così.» le rispose, senza staccare gli occhi dal telefono della ragazza.
Hallie, dal canto suo, rimase senza parole. Riuscì semplicemente a ricominciare a prendersela con l’etichetta della bottiglia d’acqua. «Oh, non credo…»
«No, te lo dico io invece. tu sei sempre gentile e disponibile con tutti, e affronti le situazioni in maniera matura. A volte sono geloso, vorrei avere il tuo carattere.»
Se prima Hallie non sapeva cosa dire, adesso si sarebbe volentieri sotterrata due metri sottoterra. Non era abituata ai complimenti, men che meno da parte di George, con cui aveva un rapporto più che strambo.
«Grazie, non è vero, ma grazie.» riuscì semplicemente a sussurrare.
«Di nulla.» rispose lui, sorridendole.
«Quindi secondo te cosa dovrei fare con gli altri?» chiese Hallie, che moriva dalla voglia di spostare l’attenzione da lei a qualunque altra cosa.
«Come ho detto prima, sei tu l’esperta. Non sono la persona adatta per questo tipo di consigli.»
Hallie sospirò, cominciando a pensare. Poteva optare per un semplice “mi dispiace” e avrebbe risolto tutto in poco tempo. La sua migliore amica le mancava più di quanto avrebbe sospettato e le dispiaceva veramente non essere in buoni rapporti con Josh, che era sicura l’avrebbe perdonata se solo avesse chiesto scusa. Per quanto riguardava Jaymi, George aveva completamente ragione, era sempre troppo fumato per accorgersi di lei. Si chiese se sua madre e suo padre avessero mai notato la quantità di erba che nascondeva sotto la giacca. Probabilmente sì, dato che ovunque andasse si trascinava dietro una puzza inconfondibile di fumo.
Con JJ e June non aveva mai propriamente discusso e la tensione non era palpabile la metà di quanto lo fosse con Laine, quindi se avesse chiarito con quest’ultima avrebbe probabilmente risolto tutto anche con gli altri due. Si disse che avrebbe chiesto a Laine di uscire la sera stessa, prima si risolvevano i problemi, meglio era.
«Gli chiederò scusa per tutto, anche se non so cosa ho fatto davvero. ma lo farò.» decretò infine Hallie.
«Mi sembra la scelta giusta.», le disse George, toccando un paio di volte la mano di Hallie in segno di approvazione. «L’ho sempre detto che sei la migliore a dare consigli. Comunque, adesso devo andare. Ci vediamo presto, vorrei uscire altre volte con te. Ciao.» e con queste parole si alzò, lasciando il telefono di Hallie davanti a lei, e si allontanò come se si fosse ricordato che doveva fare qualcosa di estremamente urgente.
«Ciao.» disse Hallie, rimanendo imbambolata come solo una ragazza che aveva ricevuto ben troppi complimenti dal ragazzo sbagliato riusciva a fare.
Dopo alcuni istanti prese in mano il telefono e scrisse un messaggio a Laine che aveva ben poche parole, ma che ne lasciava intendere molte altre.
“Dobbiamo parlare.”



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Melinde,
notizia flash: non sono morta, ma solo il mio wi-fi. Sto aggiornando da casa di una mia amica perchè il mio non dona segni di ripresa purtroppo.
Volevate un momento Gallie, e anche se non era pianificato, in tutto questo tempo ho avuto il tempo di dedicarvene uno degno di essere chiamato tale. Mi sta piacendo un sacco il modo in cui si relazionano questi due e quindi volevo farvelo piacere anche a voi. 
Nnniente, spero non siate troppo arrabbiate con me e per farmi perdonare verrò a casa della mia amica più spesso per aggiornare :)
Grazie mille a tutte le bellissime recensioni a cui spero di rispondere prestissimo, ai messaggi privati pieni d'amore verso la storia e i bellissimi tweet (su twitter sono @tayrdrops) che mi scrivete. Love you all, e continuate a dirmi cosa ne pensate.
Un bacio,



Apple.

 
 
   
 
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