Bacioni,
Alessa.
Family
Forse è questo il peccato originale,
essere incapaci di amare e di essere felici, di vivere a fondo il tempo,
l'istante, senza smania di bruciarlo, di farlo finire presto.
Heather - o meglio, Cheryl - era tornata a casa. Sempre se adesso poteva definirla così. Come avrebbe potuto definirla tale, se suo padre non era più lì?
Fece scorrere lo sguardo lungo la stanza, in cui poche ore prima aveva scoperto il cadavere di suo padre. Sembrava essere passato almeno un secolo, da allora.
La poltrona era ancora lì, giaceva abbandonata.
Si chiese come avrebbe fatto, adesso. Non c'era più nulla per cui valesse davvero la pena vivere, era rimasta solo l'ombra di un sorriso allegro e rassicurante e una macchia di sangue, rossa come il suo passato.
Ma dal passato non poteva scappare. Questo lo aveva imparato lei stessa, a sue spese.
Si avvicinò un po' di più. La stanza aveva ancora l'odore ferroso del sangue, ma lei non ci faceva più caso. Quando vivi l'inferno non ti accorgi più di simili dettagli.
Si accorse che lo specchio del soggiorno non aveva più il telo che di solito lo copriva. Chissà che fine aveva fatto.
Si osservò. Dall'altro lato dello specchio, Alessa continuava a sorriderle, come a schernirla.
Fu un attimo. Poi, più nulla.
Continuò a scrutare la superficie riflettente, quasi a cercare prove della sua pazzia. Era il dolore che l'aveva resa tale, no? Prima come Alessa, poi come se stessa.
Nella pistola c'era ancora un proiettile. L'ultimo di un'avventura durata una vita. Impugnò l'arma e sparò.
Ora Alessa non sorrideva più.