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Autore: LiamHart    18/12/2013    1 recensioni
"- Quante possibilità ci sono che una persona venga colpita da un fulmine? -
- Mi faccia controllare... Beh... Una su circa cinquecentosettantasei mila! -
- E quante possibilità ci sono che una persona venga colpita da un fulmine mentre tiene in mano un manufatto asgardiano? -
- Oh signore, io non... -
- Simmons, era una domanda retorica! -
- Oh, certo! Che stupida! Mi perdoni agente Coulson... -"
Un forte mal di testa, dolori in tutto il corpo. E' questo che prova William Hart, una volta risvegliatosi sull'aereo dello Shield. La sua memoria è andata cancellata, ma adesso potrebbe riuscire a manipolare l'elettricità. Al centro di tutto vi è un manufatto Asgardiano.
Come è arrivato fra le mani del giovane Hart? Che effetti avrà su di lui? Cosa nasconde William?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz, Nuovo personaggio, Skye, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo lentamente, sotto la pioggia battente.
Sembrava non darmi fastidio il fatto che piovesse, nonostante non avessi nulla per ripararmi. I fulmini squarciavano l'oscurità della notte, ed i boati che da essi scaturivano erano, insieme alla pioggia che raggiungeva il suolo, l'unico suono che potevo percepire intorno a me.
Sotto i miei piedi un soffice manto d'erba verde e soffice, lunga quasi fino alle mie caviglie. Era una radura, o qualcosa di simile.
- WILLIAM. - Ed eccola quella voce, chiamarmi dal nulla. Mi guardai intorno, non ero spaventato, ma curioso. Chi mi aveva chiamato? E dove si trovava costui?
Nei secondi successivi non accadde nulla, tanto che decisi di sedermi sull'erbetta, incurante di bagnarmi.
Sapevo che sarebbe successo qualcosa, che stavo aspettando qualcosa, ma non mi era dato sapere di cosa si trattasse.
Ed ecco un altro fulmine a squarciare l'aria, per abbattersi al suolo proprio di fronte a me. L'istante dopo vi era un uomo al suo posto.
Indossava una pesante armatura dorata dalle sembianze medievali, e stringeva nella mano destra una spada che aveva la forma di un fulmine. Soltanto in seguito mi saltarono all'occhio la sua barba lunga barba nera, intrecciata, e la sua capigliatura notevolmente curata. Sembrava avere mezzo secolo di vita, o giù di lì.
- Chi sei..? - Tutto quello avrebbe dovuto intimorirmi, ma non era riuscito a farlo. Ero tranquillo, a discapito di quella situazione.
- Davvero non mi riconosci? - Mi domandò stupito, correggendosi subito dopo: - Effettivamente... Come potresti? - Abbozzò un sorriso tranquillo, e in quel momento riuscii a leggere nei suoi lineamenti qualcosa di familiare, che avevo già visto... Ma dove?
- Allora..? -
- Ogni cosa al suo tempo! Sai perchè sei qui? - Scossi il capo, e lui riprese: - E' tempo che tu venga a conoscenza della missione che ti è stata assegnata. -
- Missione? - Domandai perplesso - Non ricordo nulla, solo il mio nome adesso. Sono ancora in pessimo stato, e al momento sono praticamente prigioniero su un areo. -
- E' lì che devi essere, William. - Adesso il mio sguardo si fece scettico - Ma anche questo ti sarà chiaro al momento giusto. - Incrociai le braccia e lo guardai corrucciato.
- Sei qui per dirmi qualcosa di concreto? O per mettermi di fronte a qualche enigma che non saprei come risolvere?
- La terra è in grave pericolo, William! E questa volta gli eroi che il tuo pianeta conosce non potranno fare nulla per proteggerla, se le cose continueranno a peggiorare! - 
- Devo... Fare... Cosa di preciso? - Balbettai confuso.
- Devi combattere! Fermarli prima che diventino troppo forti! -
- Fermare chi..? -


Mi svegliai di soprassalto, qualcuno mi stava smuovendo per un braccio, benchè i suoi modi erano particolarmente dolci. Aprii gli occhi di scatto, e questa volta fu la ragazza, Skye, a sobbalzare.
Cadde all'indietro, finendo a terra in maniera quasi rovinosa, e la sentii imprecare.
- Stai bene? - Le chiesi.
- Si... Credo! Tu... Piuttosto? - Indicò il mio braccio destro, e scoprii che era completamente circondato dall'elettricità. Deglutii, confuso, e lo osservai per qualche secondo, il tempo che si placasse completamente.
- Sono confuso... - Mi misi seduto sul materasso e mi portai le mani alle tempie, lei invece restò seduta a terra, di fronte a me.
- Davvero non ricordi nulla? - Domandò con un pizzico di scetticismo.
- Davvero. - Quella mia risposta sembrò ferirla sulle prime, ma poi mi parve quasi sollevata - Hai intenzione di dirmi cos'hai? -
- Ogni cosa al suo tempo! - A quella sua risposta decisi di distendermi sul materasso, dopo averle regalato un sorriso ironico. Lei non poteva capire quanto quelle sue parole in quel momento mi suonassero irritanti.
- Allora perchè sei qui? - Cercai di capire.
- Volevo vedere come stavi, mi dispiace di aver reagito in quel modo, prima... -
- Skye... Cosa mi stai nascondendo? - Le chiesi in un mormorio.
- Perchè credi che ti stia nascondendo qualcosa? -
- Sei un libro aperto, non te ne rendi conto? Mi vedi e fuggi via... Poi torni, ti dico che non ricordo nulla e prima sembri soffrirne, ma poi appari completamente sollevata! Ed il modo in cui mi stai guardando adesso... - Lei abbassò lo sguardo, arrossì, ma cercò di non darlo a vedere.
- Cos'ha che non va il modo in cui ti sto guardando? -
- Sembri... Preoccupata! Per me... -
- Forse lo sono davvero! - Mi voltai a guardarla, ma lei evitò il mio sguardo.
- Perchè? - Resto in silenzio, così da permettermi di porle quell'altra domanda: - Skye... Noi due ci conoscevamo? -
La ragazza si alzò in piedi, lentamente, e mi rivolse l'ennesimo sguardo carico di premura, questa volta mista ad incertezza.
- Se ti dicessi di si, ti mentirei, ma farei lo stesso dicendoti di no... -
- Smettetela di parlarmi tutti per enigmi! - Esclamai nervoso, guadagnandomi un'occhiata interrogativa.
- Cosa? -
- Lascia perdere... E' meglio! -
Qualcuno bussò alla porta, ma ancora prima che potessi dire qualcosa l'agente Coulson entrò, facendo subito dopo cenno a Skye di uscire. Restammo soli.
- Come stai? -
- Mi fa male la testa, sono confuso, ma per il resto sto bene... - L'uomo annuì, e decise di fermarsi proprio di fronte a me, in piedi.
- Fitz e Simmons hanno scoperto diverse alterazioni genetiche nel tuo corpo, dicono che siano in evoluzione, il che vuol dire che... -
- Sto subendo dei cambiamenti? -
- Esatto! -
- C'entra il manufatto Asgardiano? -
- Non credo si tratti di una coincidenza, quindi si... -
- Cosa mi sta succedendo? - Domandai, speranzoso di poter ottenere una risposta.
- Non lo sappiamo ancora con certezza, per cui non voglio dirti niente per il momento! Ma il fatto che l'elettricità si sia manifestata nuovamente mi fa pensare che non si sia trattata di una casualità la prima volta. -
- Sono io a produrla? -
- Forse. - Era serio, mi guardava negli occhi come nel tentativo di poterli oltrepassare per capire cosa stavo pensando.
- Posso andare adesso? -
- Hai due possibilità... Puoi andare via, tornare a casa, ma non ti mentirò... Continueremo a tenerti sotto controllo fino a quando non ci saremo accertati che tu non possa diventare pericoloso... -
Mi alzai in piedi, incrociai le braccia e mi posi proprio di fronte a lui.
- L'altra possibilità qual'è? -
- Resti! Collabori con noi, mentre scopriamo cosa ti sta succedendo! E poi... Si vedrà! - Aprii la bocca per dirgli che sarei voluto tornare a casa, qualunque essa fosse, ma un istante prima che lo facessi mi tornarono alla mente le parole di quell'uomo che avevo incontrato nei miei sogni: "E' lì che devi essere."
- Resto. - Decisi con tono fermo.
- Ottimo! Allora riposati, più tardi ti faremo altri esami, e domani potremmo avere bisogno di te per una missione! -
- Che genere di missione? -
Coulson sorrise, e aperta la porta della stanza mi rispose con semplicità: - Ogni cosa al suo tempo! -
  
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