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Autore: emmax5    19/12/2013    1 recensioni
Alla fine della quarta serie Phoebe aspetta un bambino che poi le viene sottratto dalla sorgente.
In un universo parallelo però quel bambino, anzi quella bambina è nata e decide di tornare indietro nel tempo per risolvere un problema. Quello che ignora è che è arrivata nel tempo giusto ma nella dimensione sbagliata, in una dimensione dove lei non è mai nata...come reagiranno le sorelle? Dakota riuscirà a trovare quello che cerca?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dakota fissava i suoi occhi color ambra, osservava le sue labbra muoversi incorniciate in un pizzetto perfetto.
Percepiva il suo profumo e lo ispirava a pieni polmoni.
Tendeva una mano verso di lei, la guardava come solo lui sapeva fare, come se al mondo non esistesse nient’altro tranne lei.
Riusciva a ritrovarla nonostante la nube dei suoi poteri oscuri la avvolgesse creando una rete quasi impenetrabile.
-Tesoro, adesso devi calmarti. Puoi farcela, lo hai già fatto decine di volte. Respira.-
Senza neanche accorgersene Dakota eseguì l’ordine ricevuto.
Respirò più volte cercando di riprendere il controllo, doveva sopprimere la sua parte demoniaca, ma una volta uscita fuori era difficile da controllare.
Mosse un passo verso di lei, poi un altro, lentamente, con estrema calma.
Le sorelle seguivano con il fiato sospeso ogni mossa del ragazzo, non avevano la più pallida idea di chi fosse, o da dove fosse arrivato, ma sembrava sapere quello che stava facendo e sicuramente, Dakota lo conosceva.
Non osavano muoversi, riuscivano a malapena a respirare.
Phoebe non riusciva a smettere di tremare, sentì una mano cercare e  stringere la sua e fu sorpresa di scoprire che apparteneva a Paige.
Forse sua sorella non aveva tutti i torti, quella che avevano davanti non  era Dakota.
Era la sorgente.
Avevano sconfitto quel mostro tre volte, e credevano di averlo annientato per sempre, ma aveva viaggiato tra le dimensioni ed ora era nuovamente in mezzo a loro.
Leo aveva preso Chris e Wyatt ed era orbitato al piano di sotto, i bambini erano la priorità, confidava nel fatto che le sorelle, forse anche con l’aiuto dello sconosciuto, sarebbero in qualche modo riuscite a gestire la situazione.
Dakota sentiva il sangue scorrere nelle vene come lava incandescente, si sentiva onnipotente e spaventata a morte allo stesso tempo.
-Kota, guardami. Sono qui amore, sono con te. Torna da me.-
Il suono della sua voce era dolce come il miele caldo.
Era l’unico in quella stanza a conoscerla davvero, a non avere paura di quello che aveva davanti, era la sua ancora di salvataggio, lo era sempre stato, doveva solo riuscire ad afferrarla.
-Marcus…-
-Torna da me piccola.-
Dakota deglutì e chiuse gli occhi nel tentativo di spegnere il fuoco che le ardeva dentro e che rischiava di distruggere tutto quello che aveva intorno.
Allungò il braccio in direzione della mano ancora protesa verso di lei, e quando finalmente riuscì a stringerla, si sentì leggera, mentre il fuoco si affievoliva lentamente.
Quando Dakota riaprì gli occhi, questi avevano riacquistato la loro naturale tonalità di marrone.  
La tensione abbandonò di colpo il corpo di Phoebe, lo fece tanto in fretta da farla quasi svenire.
Lo sconosciuto, era riuscito in qualche modo a lavare via la pece da sua figlia.
Le sorelle guardarono confuse e sconcertate Dakota volare tra le braccia del ragazzo.
Marcus la stringeva a sé cullandola dolcemente, le sussurrò qualcosa prima di baciarla sulla fronte, sulle tempie, sulle guancie.
Phoebe sussultò quando li vide sciogliersi in una serie di baci dolci e passionali  allo stesso tempo.
Quei due dovevano essere davvero molto affiatati, inequivocabilmente innamorati, schiavi di una passione travolgente, esattamente come lo erano stati lei e Cole.
La sorella maggiore si riscosse velocemente e fu la prima ad intervenire.
-Ehi! Voi due! Vedete di andarci piano.-
Piper aveva capito che il ragazzo non rappresentava una minaccia, anzi sembrava che conoscesse Dakota fin troppo bene.
-Direi che possiamo anche spostarci al piano di sotto, credo che abbiamo tutti bisogno di una camomilla.-
Marcus le sorrise acconsentendo tacitamente alla sua richiesta, ma senza smettere di stringere Dakota.
La ragazza aveva smesso di piangere, per smettere anche di tremare ci sarebbe voluto un po’ più di tempo e sicuramente una camomilla le avrebbe fatto bene.
Prima di seguire Marcus verso il soggiorno Dakota si fermò davanti a sua madre, un nodo le stringeva la gola e le lacrime minacciavano nuovamente di inondare il suo viso.
-Mi dispiace Phoebe. Non volevo che tu mi vedessi in quel modo. Vorrei essere diversa, davvero.-
Phoebe sentiva il suo cuore stritolato da una miriadi di emozioni contrastanti, e il solo modo che trovò di esprimerle fu passare dolcemente una mano sul viso mortificato di sua figlia.
-Andiamo di sotto, credo di aver proprio bisogno di quella camomilla.-
Guardò Dakota scendere le scale e quando sparì dalla sua visuale, si voltò verso Paige che le stringeva ancora la mano.
Non sembrava arrabbiata, neanche troppo spaventata.
Paige le rivolse un sorriso incerto e le indicò le scale.
- Questa casa comincia ad essere decisamente affollata, e mai una volta che lo sia per una festa, o da persone normali. Dal modo in cui tua figlia si stringeva a lui direi che abbiamo appena conosciuto tuo genero.-
Si guadarono perplesse, poi scoppiarono in una fragorosa e insensata risata.
-Anche a te è sembrato che avessero una certa confidenza?-
-Una certa confidenza? Quello era un bacio da “vietato ai minori”.
Credo che se non avessimo ucciso Cole, sarebbe morto dopo aver visto sua figlia baciarlo in quel modo.-
-Paige, non conoscevi affatto Cole: prima avrebbe ucciso quel ragazzo e poi sarebbe morto e risorto, come suo solito.-
Scoppiarono nuovamente a ridere.
Dopo essersi sfogate, e avere nuovamente stabilito un equilibrio nel loro rapporto, si decisero a raggiungere gli altri in salotto.
Dovevano indubbiamente risolvere alcune questioni che avevano in sospeso, ma erano nuovamente insieme, e questo per il momento bastava ad entrambe.

  
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