Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Bruli    21/12/2013    1 recensioni
Un temporale improvviso, e poi il gelo. Cinque ragazzi si svegliano improvvisamente in una spiaggia, un luogo che non ha nulla a che fare col paesino in cui vivono. Si conoscono, ma non sono amici, o almeno non più. In realtà non vogliono avere nulla a che fare l’uno con l’altro, ma ben presto saranno costretti a collaborare per poter tornare a casa, trovandosi a solcare i Sette Mari sulla stessa imbarcazione, e gustando quella libertà tanto agognata riprodotta tra le vignette di One Piece. Un viaggio cominciato per necessità, ma che li porterà a scoprirsi a vicenda e a trovare il luogo cui appartengono.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SOMEWHERE I BELONG

CAP. 5
 
Sara era sempre stata fin da bambina un’appassionata di racconti d’avventura, specialmente di quelli sui pirati. Aveva sempre trovato, in quel pazzesco mondo fatto di una vita al di fuori di ogni regola imposta e al sapore di salsedine e di sole, un qualcosa di estremamente magnetico, come un mistero da cui si è attratti ma si ha paura di svelare perché, in fin dei conti, il bello sta proprio nell’incapacità di comprendere a pieno la sua essenza. Pensava a come potesse far sentire liberi vivere in mezzo al mare, ogni giorno una nuova esperienza, senza quell’opprimente monotonia sedentaria tipica della società moderna, col sole che ti bacia la pelle, la sfiora, la fa sua, e gli occhi pieni di blu, quel blu infinito del cielo che in certi momenti sembra risucchiarti dentro, come se volesse attrarre a sé qualcosa che già gli appartiene, e quel blu inquieto e allo stesso tempo confortante del mare, con verdi riflessi che danzano davanti ai tuoi occhi, quasi a volerti invitare a scoprire quel mistero ancora irrisolto, un invito da sirena, ipnotico ed estremamente nocivo. Perché in fondo Sara aveva sempre avuto la convinzione che il mare fosse un’entità a sé stante, una specie di creatura mitologica che si pone su quella linea di confine tra la realtà e una verità eterea così apparentemente irraggiungibile da chiedersi se esista veramente.
Spesso i suoi pensieri avevano sfiorato l’idea in un'altra vita aveva vissuto per mare, a contatto ogni giorno con quella libertà e quella pace interiore che solo il solcare le onde può donare, perché sentiva fin troppo bene dentro di sé quell’amore che la collegava inesorabilmente ad esso, nonostante abitasse in un paesino dell’entroterra ben lontano dall’oceano. Era come se fosse sempre appartenuta al Mare, come se questo fosse la sua casa, il luogo a cui far ritorno. Le era sempre andata stretta la mentalità fin troppo stilizzata e i confort destabilizzanti tra cui aveva passato i suoi diciassette anni di vita. Era la società a dirle che doveva crescere educata in un certo modo, istruita su determinati argomenti, per poter diventare un giorno qualcuno specializzato in una certa materia per produrre un determinato prodotto. Ed era sempre la società ad inculcarle la paura del cambiamento, il terrore di uscire fuori da quegli schemi già delineati per lei da qualcun altro, l’abominio di vivere una vita che fosse diversa da quella che veniva definita “normale” dalla società stessa. E Sara era così perfettamente consapevole di quel circolo vizioso – consapevolezza che la stessa società dava la possibilità di ottenere – , che si rendeva conto che non avrebbe mai potuto cambiare – per così dire – binario del treno, perché ormai quella convinzione era tanto radicata in lei, da farle credere che non potesse amare nessun altro obbiettivo, se non quello che avevano già prefissato altri per lei.
Probabilmente fu questo il motivo per cui Sara, quando alzò gli occhi per seguire il punto indicatele da Marco, si sentì mancare la terra sotto i piedi: non tanto la paura data dal rischio che stava correndo, quanto il presentarsi reale di quella vita a cui lei aveva detto addio a priori, senza averla mai conosciuta per davvero.
Sbatté un paio di volte gli occhi, giusto per esser certa di non star sognando.
Sotto al cielo stellato, le sagome di tre enormi navi, rese facilmente riconoscibili grazie alla fioca luce della luna, si ergevano in tutta la loro imponenza poco distanti dalla costa. A prima vista gli scafi sembravano esser fatti unicamente di materiale legnoso, rivestito in alcuni punti da duro metallo che saldava le assi l'una all'altra, ricordando quei vecchi galeoni che erano utilizzati tra XVI e XVII secolo per la navigazione oceanica. Ben visibili erano le alte sovrastrutture di prua e di poppa che racchiudevano tre ordini di ponti, mentre i casseri di poppa erano ornati da diverse statue in legno, ma data la lontananza non era possibile distinguere cosa raffigurassero.
Un occhio allenato alla ricerca di particolari, però, che si fosse poggiato con maggiore attenzione su quelle strane imbarcazioni, si sarebbe facilmente reso conto che le assi di legno fungevano solo da rivestimento esterno, nascondendo sotto di esse un materiale assai più corposo e resistente, simile a quello usato oggi per le navi da guerra. Dalle fiancate spuntavano le canne di grossi cannoni, tra le quali alcune, ancora fumanti, lasciavano visibile traccia nell'aria notturna di sostanze grigie odorose di piombo.
Una strana atmosfera, fatta di un silenzio soprannaturale e completamente inadatto al momento, aleggiava nell'aria. Sembrava quasi che tutti stessero aspettando qualcosa, forse un segno, e nessun rumore proveniva dai tre galeoni, nonostante dovessero ospitare ognuno un equipaggio di almeno trecento uomini.
Rabbrividì per l'ennesima volta in quella giornata e non seppe dire se fosse più per la fredda brezza proveniente dal mare – forse sintomo di un imminente temporale - o per la paura.
Sentì uno strano peso sulla spalla destra e sobbalzò.
« Tranquilla … » le sussurrò Marco con quella sua voce leggermente roca che ormai aveva perso del tutto il timbro infantile a lei tanto familiare.
Voltò la testa giusto per notare che il peso non era nient’altro che la sua mano e fece poi scontrare i suoi occhi cioccolato con quelli pece di lui - contatto visivo che le infondeva più forza di quanto volesse ammettere a se stessa.
Tranquilla? Come poteva esser tranquilla in una situazione del genere? Aprì la bocca per ribattere, ma le parole le morirono in gola. Marco, però, parve comprendere il turbamento nel suo sguardo, perché rafforzò la presa sulla spalla accennando un sorriso grave.
Gustavo imprecò sonoramente mentre si guardava attorno, evidentemente cercando di fare il punto della situazione.
Angela alzò lo sguardo in direzione di Earl con espressione dolente, sperando vivamente che l’uomo avesse un’idea sul come uscire da quella situazione: per ora una grande roccia li nascondeva da sguardi indiscreti, ma non potevano rimanere bloccati lì per tutta la notte, poiché presto o tardi qualcuno avrebbe sicuramente fatto una ricognizione dell’isola per trovare eventuali superstiti dell’incendio. Inoltre la gamba era gonfia e le bruciava terribilmente e il pezzo di stoffa con cui Giacomo aveva fasciato la ferita era completamente impregnato di acqua e di sangue. Durante il tragitto aveva dovuto appoggiarsi al ragazzo più di quanto avrebbe voluto e non sapeva quanto ancora avrebbe retto. La stanchezza della giornata, infatti, cominciava a farsi sentire e temeva le stesse salendo anche un po’ di febbre, perché si sentiva molto più accaldata di quanto avrebbe dovuto dopo una corsa del genere.
« Siediti, stai tremando »le disse Giacomo gentile.
Per una volta la bionda obbedì senza protestare e si sedette sulla fine sabbia grigia, attenta a non sporcare la ferita.
Earl frugò nelle tasche dei pantaloni con urgenza e tirò fuori un foglio sgualcito e leggermente ingiallito. Si inginocchiò per terra e lo aprì, rilevando una cartina poco dettagliata dell’isola. Prese a seguire i contorni del disegno con l’indice della mano destra, studiando la figura con attenzione.
« Non sapevo avessimo cartine dell’isola » fece Gustavo, tormentandosi il pizzetto con le dita. Si inginocchiò accanto al suo capitano e osservò il pezzo di carta.
« L’ho trovata in un mercato di cose vecchie a Mani, credo fosse di qualche pirata inesperto. I disegni sono molto approssimativi, ma ho riconosciuto immediatamente la morfologia, e inoltre presenta molti passaggi che non conoscevo » rispose l’uomo.
« Quindi ci tirerà fuori da questa situazione? » chiese Giovanni.
« Dalla situazione ci dobbiamo tirar fuori da soli » ribatté Earl.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, ma non disse nulla.
« Andiamo! » fece Earl alzandosi. « Non fatemi pentire di avervi portati con me, invece di lasciarvi bruciare nell’incendio » intimò ai cinque.
Gustavo si avvicinò all’uomo con un’espressione indecifrabile sul volto.
« Capitano, muoverci in un gruppo tanto numeroso ci renderà facilmente visibili » disse.
Earl lo guardò di sbieco.
« Cosa vuoi dirmi? Sii chiaro, sai che odio i giri di parole »
« Non dovremmo portarli con noi. » si spiegò il pirata e Sara sobbalzò a quelle parole. « Ci rallentano, e inoltre non conosciamo nemmeno la loro vera identità. Non ho alcuna intenzione di mettere a repentaglio l’incolumità dei nostri compagni e i segreti della base soltanto perché cinque ragazzini hanno deciso di giocare agli esploratori su un’isola di pirati! »
« Non siamo dei ragazzini, e certo non siamo su quest’isola per divertimento! » protestò Marco indignato.
Gustavo lo ignorò bellamente e proseguì la propria arringa: « In trent’anni di attività nessuno ha mai osato attaccare la nostra base, un po’ per rispetto e un po’ per timore. Poi spuntano questi qui, » sputò quasi queste parole, facendo trasparire tutto il suo disprezzo, « e improvvisamente tre navi della flotta del Gallese, che mai ci hanno dato fastidio, nonostante la tacita ostilità che corre tra i nostri uomini, decidono di espugnare l’isola! Questa storia non mi convince, e non convince nemmeno te, Earl! »
« Non mi sembra il caso di far discorsi del genere, sono solo dei ragazzini impauriti, e questo lo vedi benissimo anche tu » rispose l’altro.
« Andiamo, Earl! Sei uno spietato pirata che non ha mai guardato in faccia a nessuno per raggiungere i propri obbiettivi, non mi sembra il caso di mettersi a fare i sentimentalisti proprio ora! »
L’ennesimo brivido freddo percorse la schiena di Sara. Avrebbe voluto intervenire nella discussione per potersi difendere dalle accuse infondate appena mosse, ma il suo cervello era come inceppato. Ogni parola era recepita come se fosse stata pronunciata dal fondo di un pozzo profondo, arrivando alle sue orecchie l’eco di un suono che doveva essere molto più forte e conciso. Si sentiva improvvisamente distante da quella spiaggia, da quelle persone, da quell’assurda argomentazione sostenuta da Gustavo. E un senso di nausea la colse, prendendo tutto a vorticarle attorno.
« Stai dicendo solo assurdità! » si infervorò Marco. « Come possiamo essere complici di altri pirati se fino a poco fa non sapevamo nemmeno esistessero i pirati?».
«Fare i finti tonti non vi aiuterà di certo!» ribatté Gustavo. «Vi abbiamo trovato a girovagare per la nostra base come se nulla fosse, sfuggendo chissà come alle nostre misure di sicurezza, e sostenete che siete capitati qui per caso! Andiamo, la vostra storia non è assolutamente credibile, fa acqua da tutte le parti!»
«Ma è vera!» esclamò Giacomo. «Non siamo complici di nessuno! Stamattina mi sono svegliato nel mio letto come ogni giorno, sono andato a scuola, c’è stato un temporale pazzesco e poi improvvisamente mi sono ritrovato qui! Non stiamo mentendo! »
« Non ci credo! Sono tutte menzogne! » disse ancora l’uomo.
« Silenzio! »
Gustavo si ammutolì e nessun altro osò intervenire ancora. Earl li guardò uno ad uno, soffermandosi pochi ma interminabili secondi sugli occhi di ognuno di loro, scrutandoli con quelle pupille nere come la pece che si fondevano con l’iride altrettanto scura, come se fosse capace di leggere i più oscuri segreti che si celano nell’ animo umano. I muscoli del viso, mantenendo la solita espressione imperscrutabile, non tradivano alcun pensiero, qualità tipica di chi è abituato a dover dissimulare ogni giorno le proprie emozioni.
« So cosa faccio, e non lascerò cinque ragazzini in balia della ciurma del Gallese » disse poi con tono neutro, aggiustandosi il cappello di paglia sul capo.
« Ma che stai dicendo? Stai diventando un vecchio sentimentalista infiacchito? » insinuò Gustavo .
« Taci! » esclamò Earl, ora furibondo. « Faresti bene a frenare quella lingua lunga che hai se non vuoi rischiare di ritrovarti senza! Fino a quando sono io il capitano i miei ordini non si discutono e, se non ti stanno bene, farai meglio a trovare un luogo sicuro in cui nasconderti per sfuggire alla mia ira! »
Gustavo deglutì rumorosamente e non osò ribattere.
« I ragazzi vengono con noi, e questo è quanto! » concluse Earl lanciando un ultimo sguardo severo al suo sottoposto.
Sara tirò un sospiro di sollievo per il fatto che il pirata avesse deciso di prendere – almeno per il momento – le loro parti. Era facilmente intuibile che quell’uomo faceva sul serio e aveva capito che bastava un solo passo falso per condurli a morte certa. Eppure, per un qualche motivo ancora sconosciuto, sapeva di potersi fidare di lui. L’aveva letto in quei pozzi scuri che aveva al posto degli occhi, l’aveva sentito sulla pelle, come un brivido di consapevolezza. Forse era solo la stanchezza di quella giornata senza fine che la portava ad essere tanto fiduciosa, ma improvvisamente aveva smesso di aver paura di Earl.
Earl tornò a scrutare la mappa sgualcita.
« Non so quanto sia attendibile questa cartina, » disse sovrappensiero « ma in qualche modo dobbiamo raggiungere la nostra nave, e in fretta. Gli ordini sono di salpare, con o senza di me, se la situazione lo richiede. »
Ripiegò la mappa e la infilò in tasca.
« Bene, seguitemi! Passeremo per l’interno, sulla spiaggia siamo troppo scoperti. »
« Ma il fuoco si sta espandendo per tutta la foresta! » esclamò Giacomo.
« Allora vorrà dire che saremo più veloci delle fiamme. È l’unica strada che possiamo prendere per avere una qualche possibilità di arrivare vivi alla nave. »
Giacomo deglutì sonoramente e Angela gli lanciò un’occhiata preoccupata, memore del terrore che aveva letto poco prima negli occhi del compagno, appena si era trovato davanti alle fiamme.
« Andrà tutto bene » sussurrò la ragazza. Per un qualche motivo si sentì in dovere di dirgli quelle parole.
« Lo so » rispose lui. Cercò quasi involontariamente la sua mano e la strinse. « Dovremo correre. L’orgoglio non ti salverà la vita, quindi se non ce la fai, aggrappati a me »
Angela annuì. Abituata a contare solo sulle sue forze e sempre sicura di sé, per la prima volta ebbe davvero paura di non farcela.
Earl fece loro cenno di alzarsi e seguirlo.
Si inoltrarono nella selva in fiamme. Il calore bruciava a contatto con la pelle e il fumo impediva di avere una completa visuale.
« Statemi vicini!» intimò loro Earl. «Se ci perdiamo, non potrò ritrovarvi in alcun modo! »
I cinque malcapitati seguirono i quattro pirati tra gli alberi in fiamme, cercando di scansare i rami che intralciavano il loro cammino.
Passare per il bosco si rilevò più difficile del previsto, ma in qualche modo giunsero ad una piccola spiaggia sul limitare della selva.
«Forza, ci siamo quasi! »li incitò il pirata, notando come i loro movimenti fossero sempre più lenti.
Ci siamo quasi?  In un primo momento Sara non capì come potevano esserci quasi dal momento che non vedeva niente attorno a lei, ma subito si accorse del rumore provocato dallo scontrarsi delle onde contro gli scogli. Una nuvola grigia scivolò nel cielo, liberando la fioca luce della luna. La mora si guardò attorno sforzando maggiormente gli occhi e per prima cosa notò che l’acqua del mare non era affatto agitata come immaginava, ma era priva delle increspature che avrebbe dovuto avere in base al rumore che sentiva. Notò, allora, che grossi scogli ricoperti di alberi frenavano la furia del mare aperto, contendo lo specchio d'acqua come un abbraccio materno e nascondendo l’insenatura a sguardi indiscreti. Uno stretto passaggio impediva alle due braccia rocciose di congiungersi, permettendo una via di fuga dalla morsa.
« Forza, non c'è tempo da perdere! Se si accorgono dell'esistenza di questa insenatura prima che riusciamo a lasciarla, siamo morti! » li incitò il pirata gettandosi in acqua.
Sara lo vide riemergere e cominciare a nuotare verso un punto indefinito, non capendo il suo intento. Poi sentì l’esclamazione estasiata del cugino. Seguì lo sguardo di Giovanni e scorse il profilo di un imponente veliero ormeggiato a diversi metri di distanza dalla riva.
Gustavo e i due carcerieri si gettarono in acqua senza remore, seguendo il loro capitano. Dopo essersi scambiati uno sguardo veloce, anche i cinque ragazzi li imitarono. Sara sentì i vestirsi farsi pesanti e le scarpe riempirsi di sabbia. Il contatto con l'acqua le mozzò il fiato non appena vi si immerse, non aspettandosi che fosse tanto fredda. Annaspò per qualche secondo, poi prese a nuotare nella direzione del veliero.
Bracciata dopo bracciata, Sara cominciava ad avvertire la stanchezza nei muscoli e pregò di raggiungere in fretta la nave. Gettò uno sguardo ad Angela, preoccupata a causa della sua gamba ferita, ma con sollievo vide che Giacomo la stava aiutando a tenersi a galla.
Finalmente, poi, arrivò al grosso galeone, e si rese conto che era, se possibile, ancora più imponente e maestoso dei tre che li aspettavano al di là della scogliera con i cannoni pronti a far fuoco.
Non ebbe il tempo di pensare altro perché fu subito invitata ad aggrapparsi alla scaletta di corda pendente dalla fiancata dell'imbarcazione, che afferrò più che volentieri. Una mano le tenne la schiena impedendole di cadere e la ragazza ringraziò mentalmente chiunque fosse, troppo stanca per proferir parola. Dopo diversi tentativi, finalmente riuscì ad issarsi sul galeone. Si accertò che tutti fossero saliti con lei, e solo allora si permise di tirare un sospiro di sollievo.
Sapeva, però, che le vere difficoltà avrebbero avuto inizio di lì a poco. La ciurma di Earl era davvero in grado di sfuggire alle grinfie del Gallese?
 
*************************

ANGOLINO DELL’AUTRICE
Salve gente! Sono tornata! So benissimo che il mio ritardo assurdo non è assolutamente giustificabile, ma spero che chi di voi scrive saprà capirmi quando dico che sentivo questa storia lontana e i personaggi non più miei. Credo di aver riscritto questo capitolo un centinaio di volte prima di abbandonarlo per qualche mese e non so per quale miracolo – forse per il bellissimo raffreddore che ha deciso di farmi visita – stamattina ho ripreso in mano questa storia. Francamente non so quanto mi soddisfi questo capitolo, ma lascio a voi che ancora mi seguite il giudizio. Spero che, nonostante i mesi di assenza e i miei alti e bassi, siate ancora disposti a seguirmi in questa avventura!
 
Vi rubo ancora qualche minuto per fare una precisazione circa i miei personaggi. Una di voi ( Vale spero mi continuerai a seguire, ho bisogno del tuo entusiasmo!) mi ha detto che Sara sembra una con cui è difficile rapportarsi, e questo è vero, ma solo in parte. Sara avrà anche un carattere non molto facile da gestire, ma in realtà nessuna persona è semplice. I rapporti interpersonali sono di quanto più complesso esista al mondo! Non sono un calcolo matematico, non c’è una regola scientifica dietro. Sara, Angela e Marco, ma anche Giovanni e Giacomo, sono la prova di quanto sia difficile avere a che fare con le persone. Spesso e volentieri le amicizie migliori si rovinano a causa di parole non dette e gesti fraintesi, oppure semplicemente per la nostra pigrizia. Ho imparato – e sto ancora imparando – che ci sono persone per cui vale la pena lottare ed esser franchi, per altre meno. E questa lezione la impareranno anche i miei personaggi ogni giorno, perché almeno loro possano non aver rimpianti e affrontare con coraggio la vita.
 
Ringrazio chiunque sia giunto fin qua e continui a seguire questa storia. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e spero di ricevere altre parole da parte vostra, non importa se belle o brutte!
Non so dirvi quando aggiornerò ma, se non è chiedere troppo, abbiate pazienza con me e aiutatemi a portare avanti questa avventura!
A presto,
Bruli

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Bruli