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Autore: emotjon    23/12/2013    15 recensioni
Un angelo. Capelli ricci, occhi smeraldo.
Un demone. Pelle ambrata, occhi cioccolato fuso.
E lei. La ragazza da cui dipende il destino di... tutto.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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*sì, so di essere in ritardo.
eppure, aggiorno prima di Natale, nonostante siano calate le recensioni.
in fondo non mi interessa. quindi, grazie a chi continua ad esserci c:
vi lascio direttamente al capitolo.
e se non ci sentiamo, buon Natale e buon anno meraviglie.
alla prossima, xx Fede.*






6. You’re weird.
 

I am, the future you lost in the past”.

 
 
Ehi, sono Harry… ho chiesto il tuo numero a Cas, per domattina… va bene se ci vediamo davanti a Starbucks alle otto? Notte bellissima. – Harry.
Perfetto alle otto, a domani… Notte Harry. – Mad.
 
Sarei dovuta essere io a darti il mio numero, non tu… è imbarazzante, pffff. – Mad.
Non mi sembravi tanto imbarazzata quando ti stringevi a me, Madeleine. A domani principessa, buonanotte. Mi faccio sentire io. – Zayn.
 
Così Madeleine quella sera era arrossita due volte. La prima, al messaggio di Harry. E la seconda, alla risposta di Zayn. Bellissima. Principessa. Stava passando dall’essere la ragazza meno considerata dall’intero genere umano maschile, all’ottenere due appuntamenti in un giorno e ricevere messaggi del genere.
E aveva sorriso per tutta la durata dell’interrogatorio della madre. Chi fosse Zayn, cosa avesse fatto alla caviglia. Perché non la smettesse di sorridere. Ma quello a dire il vero non lo sapeva nemmeno lei. Sorrideva e basta, come non aveva mai fatto. Ma solo perché non aveva mai avuto motivo.
Ora di motivi ne aveva addirittura due, in un colpo solo.
Aveva sorriso prima di cena, durante la cena, e dopo cena. Col ghiaccio sulla caviglia, in modo da sgonfiarla, e sotto la doccia fredda, in modo da spegnere i bollenti spiriti. In modo da spegnere il sorriso. Ma no, non era servito a niente. Aveva sorriso fino al momento in cui le si erano finalmente chiusi gli occhi ed era entrata nel mondo dei sogni.
«Piccina, sei già sveglia?», le chiese la madre la mattina dopo, mentre lei saltellava allegramente giù per le scale. Niente dolore alla caviglia. Era solo un po’ gonfia, ma niente di preoccupante. Inarcò elegantemente un sopracciglio, come a chiederle che ci facesse lì. Quella era casa sua, l’appartamento che si pagava da sola per non pesare sui suoi genitori tristemente divorziati. «Faccio colazione e vado, te lo giuro… vuoi qualcosa?».
Madeleine scosse la testa sorridendo, lasciandole poi un bacio su una guancia.
«Faccio colazione con Harry», fu la sua scusa, che la fece arrossire appena. Persino il suo nome, detto dalle sue stesse labbra, la faceva avvampare. Com’era possibile? E la madre se ne accorse, mandando poi di traverso un sorso di caffè. No, quella non era sua figlia, dovevano averla rapita gli alieni.
«Che non è il ragazzo di ieri…».
Mad rise, scuotendo poi la testa e recuperando la borsa e le chiavi di casa, che tanto avrebbe sicuramente perso nei meandri della borsa stessa. Poco ma sicuro. Camminò lungo il vialetto legandosi i capelli in una coda alta, per poi bloccarsi all’improvviso, trovandosi di fronte un Range Rover nero, coi vetri oscurati.
Moto nera. Auto nera.
Ma non era chi si sarebbe aspettata. Era il suo opposto.
Sollevò entrambe le sopracciglia, mentre il finestrino veniva abbassato più che lentamente, a rivelare un paio di fossette, due occhi verde prato e un ciuffo di capelli ricci tirati indietro. E si ritrovò a scuotere la testa divertita. Era strana come situazione, ma decisamente divertente.
«Che ci fai qui?», gli chiese incrociando le braccia sotto al seno e restando ferma a poco più di un paio di metri dall’auto. Ogni pensiero positivo che potesse fare la sua mente, stava urlando, a caratteri cubitali, la parola “stalker”. Perché quasi nessuno sapeva dove abitasse. «Ti ha detto Cas dove abito…», mormorò imbarazzata rendendosi conto.
E Harry annuì, ridacchiando. Era proprio divertente vederla arrossire. Anche se non gli piaceva mentirle in quel modo. Non gli piaceva tenerle nascosto tutto un mondo, che probabilmente non avrebbe mai scoperto.
«Se non vuoi un passaggio ti aspetto davanti a Starbucks…», buttò lì con un sorriso, mentre Madeleine spostava il peso del corpo da un piede all’altro, fingendosi indecisa. Ma poi annuì con un sospiro, come se sentisse di dover salire in macchina e andare con lui. Come se Harry la calamitasse a sé. «Buongiorno», aggiunse continuando a sorridere e sporgendosi per darle un bacio su una guancia.
Lei arrossì violentemente a quel contatto, e borbottò quello che doveva essere un “buongiorno”, ma che sembrava tutto tranne che quello. Borbottio che fece ridere Harry, di gusto. «Non mi prendere in giro, non è divertente…», gli disse a voce appena più alta mettendo il broncio, mentre lui metteva in moto l’auto e guidava verso il centro. «Perché mi hai chiesto di uscire?».
A quel punto Madeleine era voltata verso di lui. Aveva sbollito l’imbarazzo, e sentiva di doverglielo chiedere. Perché si era sentita inadatta agli appuntamenti per anni, e ora tutti le chiedevano di uscire. Era… strano.
«Per scusarmi… è stata mia l’idea di farti disegnare direttamente sulla pelle…», ammise con un mezzo sorriso, guardandola con la coda dell’occhio. Quindi, si stava prendendo la colpa… di tutto. Della sua reazione spropositata verso Cassiel, su tutto. «Ma ti avrei chiesto di uscire lo stesso, tranquilla», ammise voltandosi per stordirla con un sorriso.
E Madeleine si ritrovò a schiudere le labbra, sorpresa.
Non si aspettava una risposta del genere, proprio no.
«Sei serio?». Lo vide annuire, sorridendo, mentre si passava una mano tra i ricci. Perché Madeleine era la classica ragazza bella ma che non se ne rende conto. Una ragazza normale, ma in un contesto tutt’altro che normale. «Allora sei strano, è ufficiale», aggiunse quando una decina di minuti dopo Harry si precipitava ad aprirle la portiera.
La guardò con un sopracciglio inarcato, trattenendo una risata.
«Sicura che sia io quello strano?».
«Beh, stai uscendo con me, mi sei venuto a prendere, mi hai chiamata bellissima, e…». Harry alzò gli occhi al cielo, per poi voltarsi all’improvviso e posarle due dita sulle labbra, facendo scontrare i colori tanto differenti delle loro pupille. E facendole perdere un battito.
«Penso davvero che tu sia bellissima, Maddie», le fece notare chiamandola apposta con quel diminutivo, tanto per vedere la sua reazione. La vide sbattere velocemente le palpebre, come se non se l’aspettasse. Per poi… arrossire. Un po’ per il complimento in sé. Un po’ per come l’aveva appena chiamata. «Quindi, ora andiamo a fare colazione? Sto morendo di fame», mormorò staccando le dita dalle sue labbra e scostandole una ciocca di capelli dal viso.
E mentre Madeleine conosceva Harry, e lui la guardava estasiato come se non l’avesse mai guardata, Kismet non riusciva a smettere di ridere e saltellare. Zayn le stava raccontando del pomeriggio precedente, quando Storm era andato addosso a Mad e lui l’aveva “salvata”, se così si poteva dire.
Smise di agitare le braccia e di ridere solo quando sentì la presenza di Celestine. Vicino, tanto vicino. Tanto vicino da farle battere il cuore all’impazzata, e senza ancora averlo visto. Ma quando i suo occhi si intrecciarono con quelli scurissimi dell’angelo di cui era innamorata da sempre… perse un battito. E due, tre. Smise di respirare, fino a che Zayn non le si parò davanti, sorridente.
«Vai da lui… io me la cavo», le disse facendo spallucce.
Sapeva perfettamente che quando c’era Cel, per Kismet non esisteva nessun altro. Sapeva che quei due avevano occhi l’una per l’altro. Sapeva che erano tanto diversi per stare insieme, eppure stavano insieme lo stesso, fregandosene dei giudizi altrui.
Zayn ridacchiò, al vederla indecisa, allora le stampò un bacio su una guancia e si allontanò, anticipandola. In fondo – molto in fondo – Celestine gli stava simpatico. E poi, vedere la propria migliore amica sorridere in quel modo, era semplicemente una delle cose più belle che avesse mai visto.
«Sicuro, Zayn?», gli chiesero in coro Celestine e Kismet, facendolo ridere.
E voltandosi per rispondere, gli venne un’idea. Aveva davanti a sé il molo di Santa Monica. E gli venne da sorridere, mentre cadeva in un flashback. Lui, e Madeleine, sulla London Eye, un paio di vite prima.
Certo, la ruota panoramica non era la stessa, nemmeno lontanamente.
Ma era sempre lei. E sempre lui. Sempre loro, anche se in un’epoca diversa e in un luogo completamente differente. A Zayn venivano in mente i bei momenti passati con lei, prima che gliela portassero via.
«Forse mi serve una mano», ammise passandosi una mano tra i capelli. E forse stava vivendo nel passato, sperando che riportando a galla una delle loro vite insieme, Madeleine potesse ricordare. Forse era sciocco. Ma non poteva importargliene di meno, a dirla tutta.
Zayn odiava chiedere aiuto, se non in casi disperati. O in situazioni di vita o di morte. Se non quando si trattava di Madeleine, in sostanza. Harry invece se la cavava benissimo anche da solo, a quanto pareva.
«Ti prego, dimmi che stai scherzando», le disse Harry scoppiando a ridere. Piegato in due, e tenendosi addirittura la pancia, da quanto stava ridendo. Madeleine alzò gli occhi al cielo, continuando a camminare e superando l’auto del riccio. Gli aveva raccontato una cosa personale. Divertente, certo. Ma personale.
E lui non la smetteva di ridere. Insopportabile.
«Fottiti, Harry… vado a piedi», gli disse di rimando, mostrandogli il medio. Ma con un meraviglioso sorriso sulle labbra. Meraviglioso, anche se lui non lo poteva vedere, dato che lei gli dava le spalle. Non poteva vederlo, ma poteva pur sempre immaginarlo.
«Dai, Mad… era divertente», la bloccò correndole dietro e prendendola per un polso. Lei inarcò un sopracciglio, cercando di non ridere, mentre lui sporgeva il labbro in fuori. La faccia da cucciolo migliore della storia, bisogna ammetterlo. «Eri una ragazzina adorabile, ne sono sicuro», aggiunse ridacchiando, alludendo al racconto di poco prima.
Madeleine gli aveva raccontato del primo ragazzo che aveva avuto. Del primo bacio che gli aveva dato. E di come baciandosi, lei e il ragazzo avessero camminato fino ad arrivare ad un albero… e di come Madeleine fosse inciampata in una radice, facendo ridere il ragazzo, che nemmeno si degnò di tirarla su.
Situazione esilarante. A cui Harry aveva assistito, seppur da lontano.
«Non mi corromperai con quel bel faccino, te l’assicuro», gli disse puntandogli un dito contro, facendogli inclinare la testa da un lato. Compiaciuto, decisamente. E la ragazza arrossì, rendendosi conto di quello che gli aveva detto. Ma era più forte di lei, gli veniva naturale giocare in quel modo con Harry. «Io volevo dire…».
Harry scosse la testa, ridendo. Era incredibile. «Volevi dire che ti farai dare un passaggio da questo bel faccino, giusto?», scherzò indicandosi con un sorriso. Mad ridacchiò, dandogli una spinta e strappandogli le chiavi dell’auto di mano, per poi mettersi a correre, facendolo ridere.
Ma Madeleine non poteva immaginare di avere a che fare con un angelo.
Un angelo, che in meno di due secondi la raggiunse e la prese per i fianchi, sollevandola da terra. E sentirla ridere era davvero la fine del mondo. Fosse morta in quell’istante, Harry avrebbe avuto la forza di aspettarla, ancora e ancora, all’infinito. Come aveva sempre fatto.

***
 
Era pomeriggio inoltrato. E Zayn si stava rigirando il cellulare tra le mani da quella che poteva sembrare un’eternità. Soraya e Kismet svolazzavano ridendo. Su e giù. Dal suolo e qualche metro di altezza, e ritorno. E riuscirono a distrarre il moro dallo stato in cui si trovava solo quando Celestine prese al volo Kismet e la lanciò in aria, facendola ridere più forte e volare più in alto.
Zayn se la trovò davanti, a mezz’aria, che rideva felice, mentre lui combatteva contro la sua indecisione, seduto sulla cima della “H” della scritta di Hollywood. «Odio non sapere come comportarmi con lei», ammise mentre la sua migliore amica gli si sedeva accanto, ritirando le ali e prendendogli una mano.
«Hai sempre saputo come comportarti con lei, Zayn… e non è cambiato niente, siete sempre voi», gli disse intrecciando le dita delle loro mani e stringendo appena la presa. Gli voleva un bene inimmaginabile, immenso. E vederlo in quel modo faceva male, tanto. «Devi avere fede».
Sentirono entrambi la risata di Celestine, da terra. In effetti era un gran bel paradosso. E Kismet non si era nemmeno resa conto dell’ironia della cosa, all’inizio. Ma alla risata dell’angelo non poté far niente se non ridere con lui, trascinando con sé anche Zayn.
Chiedere di avere fede ad un demone. Molto, molto strano.
«Chiamala», gli disse poi Kismet, appena prima di buttarsi nel vuoto e atterrare in punta di piedi, senza nemmeno l’ombra di un graffio.
Così Zayn si fece coraggio e digitò il numero di Mad, mentre lei sfogliava la sua copia consunta di Cime Tempestose, lanciando di tanto in tanto un’occhiata al telefono, convinta che Zayn le stesse dando buca. Perché con Harry aveva passato una mattinata fantastica, certo. Ma la curiosità di conoscere Zayn la stava divorando, distruggendola dall’interno.
Quindi, immaginate la fine che fece il romanzo tra le mani della ragazza quando vide lo schermo del proprio cellulare illuminarsi, col nome del moro stampato sopra. Una manciata di istanti, e finì sul pavimento, senza quasi che Madeleine se ne accorgesse.
«Ehi», rispose semplicemente, sentendo sferragliare le chiavi nella serratura. Sua madre stava mettendo le tende a casa sua, a quel punto. Ma Zayn non poté far altro se non sorridere. Almeno gli aveva risposto. Era già un traguardo.
«Non sembri sorpresa».
Mad rise, chiudendo la porta della camera da letto a chiave, come faceva quando ancora viveva con i suoi e non voleva che la disturbassero quando era al telefono. «Tu invece sembri sorpreso che mi sia fidata quando mi hai detto che ti saresti fatto sentire», ribattè ridacchiando.
Zayn rise con lei, cercando di ignorare Soraya, che era comparsa al suo fianco, con le dita bellamente incrociate. «Fatti trovare pronta per le otto, va bene?», le disse con un sorriso passandosi una mano tra i capelli e tirandone le punte, nervoso. La sentì ridere, e borbottare qualcosa di non troppo comprensibile.
«Cos’hai in mente?».
«Preparati ad essere stupefatta… ah, e niente vestitini eleganti o cose del genere». Stavolta Madeleine rise più forte, per poi annuire, come se Zayn potesse vederla. «A dopo, principessa…», aggiunse il demone dopo una manciata di secondi, facendola arrossire violentemente.
E come se non bastasse quasi non le cedettero le gambe, quando portandosi una mano sul cuore lo sentì battere all’impazzata, come volesse uscirle dalla cassa toracica. Ma fu un attimo, prima che si rendesse che mancavano meno di due ore all’appuntamento con Zayn. Al che, imprecò, aprendo di scatto la porta di camera sua e quasi scontrandosi con sua madre.
«Non ora, mà… è tardi», borbottò superandola e spogliandosi, mentre camminava verso il bagno. E per una volta le diede ascolto, in modo che Madeleine potesse prepararsi senza essere disturbata. Non le importava dei problemi della madre, non quel giorno. Era come se sentisse che per una volta dovesse preoccuparsi per sé, e per nessun altro.
E non era una brutta sensazione.
Ma evidentemente arricciando i capelli doveva averci messo più del dovuto. Oppure a forza di pensare non si era accorta della scorrere del tempo, perché quando alle otto precise Zayn suonò alla porta lei era ancora mezza nuda. «Oh bene…», si lamentò infilando in fretta un paio di pantaloncini a vita alta e una canottiera, con sopra un cardigan blu notte. Un paio di scarpe dello stesso colore del cardigan, borsa e cellulare, e si mise a correre per l’appartamento, scoprendo poi che la madre aveva già aperto a… «Cazzo», le scappò vedendo Zayn. Un paio di jeans aderenti e una canottiera, con sopra una felpa.
Uno spettacolo.
«Anche tu non sei niente male, sai?», ribattè il moro prendendole una mano e facendole fare una giravolta, che la fece ridere. La paura di avere esagerato col trucco o coi capelli arricciati svanì, nell’istante esatto in cui si guardarono negli occhi. «Sei bellissima», aggiunse in un soffio, leggermente malinconico.
Ma Madeleine non ebbe il tempo di ribattere, o di chiedere il motivo di quell’improvviso cambio d’umore, che Zayn l’aveva già trascinata fuori casa, fatta salire sulla sua moto ed erano partiti. Schiena contro seno, mani contro addominali, cosce contro cosce. Capelli svolazzanti nella notte.
E buio, tanto buio. Quel buio tipico della periferia di Los Angeles. Il buio tipico dell’autostrada semi deserta. Il buio intervallato dalle luci delle poche case intorno a loro, o dai pochissimi lampioni funzionanti. Finché Zayn non fermò la moto, nel buio più totale, se non fosse stato per le luci delle bancarelle e delle giostre che abitavano il molo di Santa Monica.
Completamente deserto, per l’occasione.
Zayn non avrebbe mai ringraziato Kis e Cel abbastanza.
Madeleine invece era completamente a bocca aperta, completamente senza parole. E decisamente stupefatta. Adorava il molo di Santa Monica, ma non l’aveva mai vissuto veramente. C’era sempre stata troppa gente, troppa confusione. Non c’era mai stato spazio per i pensieri.
Ma non quella sera. Erano solo loro due, nel buio. Lui, ad osservare il sorriso di lei mentre passavano da un chiosco all’altro. E lei, a chiedersi come avesse fatto a far aprire il molo solo per loro due.
«Zayn, non so cosa…».
«Ti piace?», la zittì all’improvviso mentre salivano sulla ruota panoramica. Madeleine si limitò ad annuire, non fidandosi della propria voce. Perché nessuno era mai stato in grado di stupirla. Nessuno aveva mai fatto così tanto per lei.
«Lo adoro, grazie», mormorò con un filo di voce mentre la ruota saliva, fino a fermarsi sulla cima. Scostò lo sguardo dal panorama fenomenale di Los Angeles solo per voltarsi verso Zayn e stampargli un bacio sulla guancia. Molto, molto vicino alle labbra. «Sei un angelo», aggiunse accoccolandosi contro di lui e posando la testa sulla sua spalla.
E Zayn sorrise, scuotendo leggermente la testa. Un angelo. Buona questa.


 
 
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