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Autore: Valvonauta_    24/12/2013    1 recensioni
Due persone si incontrano per caso la vigilia di Natale, sotto la neve. Cosa succederà? Scopritelo insieme a me!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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Capitolo 1 - Una vigilia imprevista


Roma. Vigilia di Natale. Ore 7.30.
La sveglia del cellulare suonò emettendo squilli brevi sempre più acuti. Si rigirò un po’ nel letto poi, rassegnatasi, aprì gli occhi e allungò il braccio alla fredda aria della casa di almeno 10 gradi più bassa di quella che c’era sotto le coperte. Avrebbe tranquillamente buttato quell’aggeggio contro il muro ma quel “coso”, come amava chiamarlo, era un Samsung S4 e le era costato un occhio della testa.
Infreddolita ed irritata, si alzò inciampando nelle coperte in cui si era avvolta durante la notte. Cadde a terra malamente ed imprecò.
Si alzò digrignando i denti dal nervoso. Se questo Natale iniziava così, beh, sarebbe stato bene che finisse al più presto.
Già odiava quella stupida festività di per se poi se ci si metteva anche la sfiga di mezzo.
Chiara Ferrari. 27 anni. Ultimo anno di Medicina. Fidentina di origine.
Quest’anno aveva deciso di non andare a casa per Natale ma di rimanere nel monolocale che aveva in affitto a Roma.
Motivo? Odiava i genitori, o per meglio dire suo padre, che ogni volta che la vedeva non faceva altro che rinfacciarle di quanti soldi spendeva per mantenerla a non far niente (così catalogava lo studiare) a Roma. Non faceva che chiedere quando avrebbe trovato un lavoro e avrebbe fatto qualcosa nella vita.
Le solite cose, i soliti battibecchi. Non era l’unica a sopportarli: molti suoi colleghi d’università dovevano sorbirsi i rimproveri insensati dei genitori ma lei proprio non riusciva a tollerarli e dopo pochissimi minuti di monologo paterno, si ritrovava ad urlargli contro. Non era una tipa alla quale piaceva subire.
Alla fine aveva deciso di stare a Roma per le vacanza natalizie. Meglio da sola che con le urla di un cinquantenne frustrato nelle orecchie. Inoltre avrebbe avuto modo di studiare per bene per rimettersi in pari con gli esami.
Si alzò. Prese il "coso" tra le mani e andò su Facebook.
Mirko, il suo migliore amico/ex-fidanzato, le aveva scritto un messaggio privato decisamente inquietante.
“Heyy, beleza! Stasera te va de venire da tu amigo? Facciamo fiesta!”
Doveva essere sotto l’effetto di qualche strana sostanza o era lo scherzo di un amico.
Mirko, un suo compagno di facoltà, era un ragazzo di 1.80 con un bel visetto d’angelo, magrissimo ma decisamente simpatico. Un burlone, a differenza di quanto si potesse pensare vedendolo. Non a caso, il suo motto preferito era: l’apparenza inganna.
Con lui aveva avuto una brevissima storia, niente di che. Più che altro soli si erano ritrovati a scopare ma poi avevano smetto dato che la loro amicizia sembrava risentirne parecchio e prima di rovinare tutto irrimediabilmente si erano fermati.
Lei era stata sempre molto scettica verso l’altro sesso ed evitava accuratamente ogni contatto al di fuori di alcuni casi eccezionali, tra cui Mirko. Infatti non era mai stata ufficialmente fidanzata.
Scuotendo la testa gli rispose: “Va bene, a che ora?”
L’idea di passare la vigilia da sola non la allettava granché.
Lui, a differenza sua, era romano quindi non aveva alcun problema di residenza. Inoltre i genitori, ricchi avvocati, erano sempre in giro per il mondo e se ne fregavano abbastanza del figlio. Se da un lato ciò poteva essere fonte di disagio emotivo, dall’altro c’era il vantaggio che la sua enorme casa era sempre a disposizione per feste e festini di qualunque genere.
“22” rispose istantaneamente.
“Ok, bellizzzzzzimo. A stasera.”
Si alzò e preparatasi ed imbaccucatasi a fondo, uscì di casa. Il gelo invernale le sferzò la faccia senza tanti complimenti. E con proprio stupore si ritrovò fiocchi di neve nei capelli. 
Stava nevicando. A Roma. Era qualcosa di rarissimo, che succedeva una volta ogni vent'anni se andava bene.
Non doveva essere iniziata da molto perchè le strade erano bagnate ma per niente ricolme di neve.
Lei, decisamente non amante del freddo e di annessi e connessi, non si fece molto stupire da questo grande avvenimento e 
Frettolosamente, si rifugiò nel bar sotto casa ed ordinò una cioccolata calda con panna, mentre si spogliava degli strati di sciarpa che si era avvolta accuratamente intorno al collo.
La padrona, che, dopo tre anni, ormai la conosceva, le fece gli auguri e le portò una bellissima cioccolata ben pannosa, decorata con una foglia di cioccolato e, da parte, un piattino ricolmo di biscottini al limone, i suoi preferiti.
Consumò il tutto con grande calma, godendosi il calore bollente alla trachea che la cioccolata le donava.
Passata un mezz’ora, guardò l’orologio. Si accorse solo in quel momento di quanto fosse tardi. Si mise il giubbotto alla bell’e’meglio e arraffò la sua roba a casaccio. Lasciati i soldi sul tavolino, quasi correndo, uscì dal locale climatizzato.
Non si era accorta di quanto tempo c'aveva messo a consumare quella stupida cioccolata ed ancor meno si era accorta della persona che stava entrando mentre lei si lanciava giù per i gradini. Così fu inevitabile uno scontro tra i due.
Per poco non cadde per terra di culo ma l'uomo la prese al volo, serrando le mani sui suoi avambracci.
Lei lo guardò velocemente e non poté non notare che fosse un bel ragazzo. Avrà avuto su per giù la sua età.
Si guardarono vicendevolmente. Lui le sorrise comprensivo.
Aveva dei bei denti, bianchi come il latte e splendenti. Lei si rimise in piedi e fece un passo indietro liberandosi dalla sua stretta alle braccia.
“Ops, scusa!” gli disse rossa in volto.
“Scusa a te” rispose per niente irritato.
“Ok, grazie” e si affrettò ad uscire superandolo.
 
Correndo come una forsennata, riuscì ad arrivare in tempo al colloquio di lavoro per cameriera in un ristorantino alla Garbatella.
Il suo probabile datore di lavoro sembrava aver apprezzato la sua volontà ad arrivare in tempo e il modo in cui si era scusata ma, dopo il colloquio, sinceramente non serbava chissà quali aspettative.
Anche perché uscendo vide almeno venti persone dopo di lei.
Sarebbe stato un bel lavoretto, tanto per arrotondare un po’. Antonio, così si chiamava l’uomo che l’aveva esaminata, le aveva detto che era a chiamata, tanto per coprire i buchi di una ragazza che si era rotta un piede e che era quindi in malattia.
Inoltre, il compenso non era niente male per un lavoretto come quello e il locale era davvero carino.
Scoraggiata dalla concorrenza, ritornò a casa. Entrando osservò il piccolo e triste albero di Natale, primo di addobbi, e disperata, si buttò vestita sul letto a faccia in giù ed iniziò a battere i pugni sulle coperte sfatte dalla mattina.
Dormì tutto il pomeriggio. Alle 20, intontita, si svegliò ed iniziò a prepararsi.
Si mise un bel tubino scuro che conservava per le occasioni speciali. Trucco a tema et voilà, era pronta!
La sera, puntuale, si presentò a casa di Mirko. Suonò il campanello ma non rispose nessuno.
Citofonò varie volte ma nulla. Dopo cinque minuti, decise di chiamarlo al cellulare.
Uno, due, …, dieci squilli. Scattò la segreteria.
Ci provò almeno sei volte ma nulla, morto.
Si rassegnò all’idea che quel marpione del suo amico le avesse dato clamorosamente buca o che quello fosse davvero uno stupido scherzo.
Sbuffò e batté un tacco per terra, seccata.
“Tutto ok?” Una voce vagamente conosciuta le sfiorò l’orecchio, da lontano.
Si girò e guardò la figura ad una decina di metri da lei.
Era lui.
 
 
Salve! Buon natale a tutti!
Oggi per augurarvelo per bene ho scritto di getto questa ff. Vorrei che mi diceste se vi piace e se, secondo voi, vale la pena continuarla.
Buona vigilia a tutti. Vi auguro di mangiarvi tanto buon torrone e tanto pandoro zuccheroso ;)
Baciiiii
Francisca
   
 
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