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Autore: Valvonauta_    26/12/2013    0 recensioni
Due persone si incontrano per caso la vigilia di Natale, sotto la neve. Cosa succederà? Scopritelo insieme a me!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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Capitolo 2 - Aiuto!


Si voltò. Era QUEL ragazzo.
Capelli castani corti, occhi azzurri, naso "greco", viso d'angelo.
Si, si, proprio lui, quello che aveva scontrato quella stessa mattina al bar e che l’aveva aiutata a non cadere.
Si irrigidì all’istante e, con mille pensieri per la testa, come se niente fosse, iniziò a camminare in senso opposto.
Sperava che ignorandolo se ne andasse.
Di stalker e pazzi assassini ce n’era pieno il mondo. Roma era una grande città e la probabilità di essere stuprate rispetto ad una cittadina come Fidenza aumentavano esponenzialmente.
Non sarebbe stata di certo la prima ad essere ritrovata giù per un burrone, magari vicino la Appia, con i vestiti strappati.
Si, poi magari il delitto sarebbe stato risolto ma tanto lei sarebbe morta, punto e basta, fine della storia, capolinea.
Maledì di aver preso in giro la sua amica Graziella quando le aveva detto di essersi comprata lo spray al peperoncino.
Ora per averne uno avrebbe…
Si sentì presa per un braccio. Immediatamente, presa dal panico, si divincolò e senza guardarsi indietro iniziò a correre a perdifiato come se avesse un alano ringhiante alle calcagna pronto a sbranarla.
Corse, corse nonostante i tacchi alti per cui rischiò almeno quattro o cinque volte di finire sdraiata a terra. Svoltò a destra una volta e un’altra ancora, poi proseguì poi andò a sinistra e a destra. Non sapeva neanche dove si stava dirigendo ma poco le importava. L’unica cosa che aveva a cuore in quel momento era una: seminarlo.
Ad un certo punto si appoggiò ad un muro, stremata ma tranquilla al contempo in quanto era certa che di averlo seminato del tutto.
Alzò lo sguardo. Un cartello recitava: Via Alessando Poerio.
Non c’era mai capitata. Quella sembrava una zona tranquilla, forse anche troppo dato che non c’era praticamente nessuno in giro.
Che quel ragazzo, che prima di allora non aveva mai visto, l’avesse incontrata per caso due volte nel giro di poche ore era statisticamente improbabile, per non dire impossibile. Che invece l’avesse magari pedinata, beh, ci stava.
Perché lo avesse fatto non ne aveva idea e neanche voleva saperlo con tutta sincerità. Preferiva l’oblio alla dura verità in certe occasioni.
In giro tutto era tutto chiuso. Di negozi non ne vedeva. L'unica attività commerciale apparentemente esistente era un piccolo bar che faceva angolo ma anche quello era chiuso. In giro neanche un'anima. Possibile che non ci fosse nessuno per chiedere informazioni? Si, studiava a Roma da anni ma quella zona lì proprio non l’aveva mai battuta, ne era certa. Di cercare di ritrovare la via dell’amico non se ne parlava. E se avesse rincontrato il tipo? L’unica cosa, per recuperare i punti di riferimento, era cercare il Tevere. Una volta trovato era apposto.
Con senso dell’orientamento e un po’ di fortuna, dopo cinque o sei vie e un gruppo di bimbetti (avranno avuto quattordici, quindic’anni) su di giri per qualche birra, ritrovò l’amato fiume. E dopo mezz’oretta fu davanti al portone di casa.
Salì velocemente le scale ed arrivata al secondo piano aprì il portone e lo richiuse dietro di se con tre mandate.
Ecco conclusa una bellissima vigilia di Natale.
Peggio di così proprio non sarebbe potuta andare. Tirò un sospiro di sollievo e andò filata in cucina. Diede un occhiata all’orologio a muro sopra il tavolo: 23.25.
Sbuffò e, posati borsa e cappotto su una sedia, prima si prese una birra dal frigo e poi contro voglia chiamò i suoi.
Al terzo squillo rispose sua madre Angela.
Ne seguì un breve scambio di auguri e puntuale partì il predicozzo mischiato a vittimismo puro.
Continuò a sentire sua madre lamentarsi per una decina di minuti, nell'inutile tentativo di farla sentire in colpa di non aver passato le festività coi parenti, poi, al limite della sopportazione, quasi le buttò il telefono in faccia, bofonchiando un “salutami papà”.
Voleva bene a sua madre, davvero, però certe volte il suo lamentarsi di tutto, sempre, per qualunque cazzata, la irritava. Perché doveva far pesare i suoi problemi sugli altri? In quel senso, lei aveva preso molto di più dal padre che, burbero com’era, parlava a malapena dei propri problemi agli altri, tenendosi tutto dentro.
Era uno che rompeva il cazzo ma non si lamentava mai, mai. Se doveva fare turni estenuanti li faceva e stava zitto. Lo ammirava per quello. Sua madre bastava che si rompeva un'unghia che partiva il piagnisteo per almeno un'ora abbondante.
Si sedette su una sedia, si prese la testa tra le mani e sussurrò: “Buon Natale, Chiara”. Si addormentò sul tavolo, con la birra in mano.

Un capitolo corto. Mi spiace se vi aspettavate magari qualcosa di più. Volevo introdurre meglio il personaggio della protagonista. Spero di non deludervi coi prossimi.
Francisca
   
 
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