È odore di sangue, quello che sento?
Si installa nelle mie narici, fa compagnia al rancore ed alla tragedia che albergano ogni giorno nel mio cuore.
La tua mano è fredda, non ha più vita. Mi vedi, oltre le tue palpebre sigillate? Lo vedi, il mio dolore? L'angoscia del mio silenzio, del mio gracchiare su vetro smerigliato, delle mie lacrime che graffiano e spezzano.
Spezzano anche il mio respiro, mentre chino il volto su quello che ormai è il nostro passato. Tu non parli più, io non ho più orecchie per ascoltare.
Il vento è gelido, ferroso; cavalca le onde di una luna senza ombra e di un cielo senza più stelle. Accarezza la mia pelle sudata, lucida. Il sollievo è impalpabile, trasparente. Impercettibile.
C'è silenzio.
Nelle mie orecchie. Nel corpo straziato che stringo fra le mie spine.
Silenzio d'angoscia.
Fra i miei muscoli irrigiditi, scorre nelle mie vene vuote.
Silenzio di morte.
Il mio sangue arrugginito scorre insieme al tuo sulle piastrelle impolverate ed usurate dal tempo.
Quanto tempo è passato? Anni interi solcano neonate rughe; ere geologiche e il moto dei continenti, scorrono accanto a questo glaciale istante di respiri spezzati.
Il rosso e il blu vorticano senza meta nel buio della notte. L'aria gelida dell'inverno penetra i muri e mi accarezza la pelle, senza penetrarla. Il gelo che ho dentro è ben più profondo e già radicato. Parte dalle mani, addormentate sulla morte nel tuo volto. Risale il braccio saziando la mia carne e affamando il mio spirito.
Dov'è finita la vita che conoscevo, che anelavo, che inseguivo? Mi è scivolata dalle dita febbricitanti, lasciandomi agonizzante nel vuoto che l'ha sostituita.
È tutto qui. È tutto quello che mi resta. L' agonia di un futuro che non voglio, il presente di una ferita che non riuscirà a cicatrizzarsi.
Ora vivo dove tu non esisti, ed è questa la mia nuova tragedia.
Si alzi il sipario.