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Autore: GingerHair_    27/12/2013    5 recensioni
Emma Gant è una liceale diciassettenne che vive a Londra con la sua famiglia.
È una normalissima ragazza come tutti gli altri, odia andare a scuola, litiga con i propri genitori, ha una migliore amica, una cotta per un ragazzo e non ha acnora un'idea precisa di ciò che farà in futuro.
Il suo penultimo anno di scuola, Emma rischia di essere bocciata, per cui dovrà impegnarsi più che potrà, dovrà coordinare il suo studio con le amicizie, l'amore e la famiglia.
Come se tutto ciò non bastasse, il suo cuore si troverà a battere per due ragazzi, così diversi fra loro ma che le piacciono tanto.
Ripensai un momento a quanto mi piacevano i contrasti.
Forse era per quello che amavo due ragazzi così diversi fra loro.
Uno dagli occhi color miele, mi trasmettevano calma e tranquillità, potevo perdermici per ore.
L'altro dagli occhi azzurri come due schegge di vetro, si muovevano rapidi e mi incutevano terrore, a volte.
Erano così diversi, ma li amavo così tanto entrambi.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Il lunedì a scuola c’era una gita a cui partecipava tutta la classe, ma io non ci sarei andata. Avevo detto ai miei di sì, avevo perfino fatto firmare loro l’autorizzazione… ma avevo altro da fare.
Io e Louis avevamo un appuntamento in una città poco fuori da Londra e mi sarei persa tutte le gite del mondo per poter stare con lui liberamente, senza che ci riconoscessero come alunna e professore.
Durante tutto il fine settimana, Nina mi aveva chiamato e cercato di rintracciarmi con ogni mezzo possibile, ma ero ancora arrabbiata con lei, per cui non le scrissi più nulla, se non un messaggio quella mattina per dirle che ero malata e che non sarei potuta venire.
Lei mi rispose di rimettermi in fretta perché le mancavo e non le risposi nemmeno con un “grazie”: avevo scoperto che era più facile tenere dei segreti con lei quando anche lei li teneva con me, mi faceva sentire un po’ meno colpevole.
« Sei arrivata in ritardo » mi fece notare Louis quando fui sotto casa sua, il luogo del nostro appuntamento.
« È colpa di mio padre » mi giustificai « Mi ha voluto accompagnare a scuola in auto, per cui vengo da lì ».
Louis divenne serio.
« Sospetta qualcosa? »
« No, è solo che a volte l’orario in cui entra al lavoro coincide con il nostro, per cui accompagna me e i miei fratelli ».
« Sapevo che avevi un fratello, non pensavo ne avessi di più » commentò divertito.
« Ne ho due più piccoli, Dereck e Brianne » gli risposi.
« Io ne ho quattro » per un momento sembrò volersi abbandonare ai ricordi.
« Wow…» commentai.
« Anche se in realtà sono tutte mie sorellastre, perché mia madre e mio padre hanno divorziato quand’ero piccolo. Non che questo fosse importante, ho sempre considerato il mio patrigno molto più padre naturale rispetto a quello vero ».
« È triste » gli feci notare.
« Lo so, ma è la verità, non deve essere per forza felice. Poi ho passato cose peggiori nella vita » concluse scrollando le spalle.
« Come il tuo matrimonio? ».
Mi aspettavo che scrollasse di nuovo le spalle, che mi rispondesse dicendomi che non erano affari miei, che mi guardasse male, invece, sorprendendomi, mi diede ragione.
« Come il mio matrimonio » ripeté.
Non gli feci altre domande sulla sua famiglia perché mi ero resa conto che aveva bisogno di tempo per aprirsi, perché l’argomento lo faceva ancora soffrire.
Non potevo di certo biasimarlo: anche io non amavo particolarmente la mia famiglia e spesso ci litigavo, ma almeno avevo la convinzione che nessuno mi avrebbe mai spinta a sposare un uomo che non amavo e che, anche se un giorno i miei avessero divorziato e si fossero risposati con qualcun altro, non avrei mai amato questa persona più dei miei genitori.
Salimmo in macchina e Louis mi lasciò scegliere la musica che volevo, così misi il cd di Adam, quello che avevo fatto ascoltare anche a Nina.
Fra le canzoni presenti ce n’era una che amavo particolarmente; il titolo era ‘Outlaws of love’ e parlava di un amore che tutti ostacolavano, credendo di fare il bene per i due innamorati che invece non facevano altro che soffrire sempre di più per la loro separazione.
 
They say we’ll rot in hell,
but I don’t think we will,
they’ve branded us enough
outlaws of love

Nel ritornello io e Louis ci guardammo, come se entrambi avessimo pensato che quella canzone fosse fatta proprio per noi: il nostro amore veniva condannato, dicendo che fosse sbagliato che un’alunna e un professore stessero insieme, ma alla fine l’amore poteva essere sbagliato?
Non si decideva di chi innamorarsi, non era possibile fermare il processo una volta che era in corso, per quanto sbagliato potesse sembrare. E sì, per quanto lui non volesse io lo amavo, ne ero certa. Non m’importava sapere cosa fossimo per lui perché avevo la netta sensazione che anche lui amasse me e che ciò che aveva iniziato per gioco lo stesse coinvolgendo in qualcosa più grande di lui.
Eravamo fuori dalle leggi dell’amore, non rispettavamo schemi, cercavamo di non innamorarci, di evadere dalla nostra realtà, non sapendo che questo ci portava ad aprirci, a confortarci e lentamente, ad essere innamorati. Non si poteva controllare, da quando avevamo accettato di amarci la prima volta, ci saremmo amati per sempre, perché l’amore era fatto così, non importava ciò che dicevano gli altri.
In quel momento una palla mi colpì in testa; mi girai pronta ad urlare contro chi me l’avesse lanciata, quando scoprii che era un bambino piccolo. Imbarazzato, mi chiese scusa, riprese la palla e poi corse a giocare insieme agli altri bambini.
« Louis, voglio un figlio » sussurrai senza riflettere.
Lui non disse nulla ma scoppiò a ridere. Dopo che mi resi conto di ciò che avevo detto arrossii leggermente e risi anche io.
« Non mi sembravi il tipo di persona a cui piacciono i bambini » mi fece notare, senza smettere di ridere.
« No, forse no. Quando i miei fratelli sono nati ero già grande, ma… hai visto quanto era dolce quel bambino? Anche io ne voglio uno così! ».
Lui tornò a ridere più forte di prima e mi diede un bacio leggero sul naso. Era starno che Louis si comportasse così, di solito, a meno che non fossimo soli, lui era molto freddo e distante. Forse era rilassato perché lì non conoscevamo nessuno, perché potevamo essere finalmente due ragazzi che si amavano, non il professor Tomlinson e la sua alunna.
Sapevamo che quando saremmo ritornati a Londra sarebbe tornato tutto come prima, ma per ora ci godevamo il momento. Probabilmente noi non avremmo avuto futuro, non avremmo avuto figli, nulla di nulla, se non la nostra piccola storia d’amore. Sapevamo già dall’inizio a cosa andavamo incontro, nonostante questo ci abbiamo voluto provare lo stesso, forse con il fatto che se ce ne andassimo ora rimarremmo troppo feriti. Perché mi ero innamorata di Louis ed ero sicura che, per quanto lui si ostinasse a nasconderlo, era così anche per lui.
 
Tornammo a scuola nel pomeriggio, dopo aver passato una giornata bellissima, senza ansie né preoccupazioni. Purtroppo per me, c’era qualcun altro che si era invece preoccupato troppo: Harry. Non mi aveva vista in gita e, dopo aver telefonato ai miei con una scusa, aveva capito che io non stavo male e che ero andata da qualche parte.
Se lo avessi incontrato, sarei magari riuscita a pensare a qualcosa, avrei potuto dirgli che ero arrivata in ritardo e il pullman era già partito, che ero stata male, oppure gli avrei detto di non preoccuparsi per me e che non potevo dirgli cos’era successo.
Invece, grazie alla mia consueta fortuna, me lo vidi arrivare davanti proprio nel momento in cui io e Louis ci stavamo baciando. Non potevo inventare scuse, non potevo dire nulla, perché lui ormai ci aveva visti. Aveva capito il motivo per cui io e Louis non fossimo andati in gita. Non appena ci vide si stupì così tanto che rimase fermo a fissarci con la bocca spalancata.
« Ma cosa…? » tentò di dire mentre si riprendeva dallo shock.
« Ascolta, Harry, non…» iniziai a dire, ma lui mi interruppe.
« Non è come sembra? » terminò la frase in tono cattivo.
« No, Harry, non voglio mentirti, ci stavamo baciando, non voglio mentirti. Ma non devi dirlo  nessuno ».
Mentre io e Harry parlavamo, Louis teneva d’occhio il corridoio per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Era piuttosto seccato all’idea che lui l’avesse scoperto: non gli andava a genio quel ragazzo.
« Gentile da parte tua non mentirmi, scommetto che avresti continuato a farlo se io non vi avessi scoperti » Harry era arrabbiato e mi fece paura, perché non l’avevo mai visto in quello stato.
Io mi limitai a mordermi un labbro e a fissare il pavimento.
« Che stupido che sono stato a pensare che tu fossi diversa, che avevi qualcosa di speciale rispetto a tutte le altre, che magari avresti anche potuto ricambiare ciò che sentivo! ».
« Cosa intendi dire? » gli chiesi piuttosto stupita.
« Ancora non l’hai capito Emma Gant? Io ti amo ».
Quelle parole furono come uno schiaffo in pieno viso per me: mi ricordai di quella volta che l’avevo sentito parlare con un nostro compagno di me, di come mi definisse una sua “cotta”. Mi ricordai di come mi aveva fatto il compito, senza esitazioni, di tutto quello che mi diceva Nina e che io non credevo, o non volevo, che fosse vero.
« Ti amo e sono uno stupido, lo so » ora Harry aveva abbassato il suo tono di voce, non urlava più. « Però dovevo dirtelo. Sapevo già di avere poche possibilità ma… non avrei mai creduto che tu ti mettessi con lui » disse la parola “lui” con profondo disprezzo.
Sarei voluta andare da lui e abbracciarlo, consolarlo e dirgli che un giorno avrebbe trovato una ragazza che avrebbe fatto per lui, ma non riuscivo a muovermi. Ero immobile e con la bocca spalancata perché mai avrei pensato di sentirmi dire una cosa del genere da lui.
« Mi dispiace » fu l’unica cosa che riuscii a dire.
« E di che? Mica è colpa tua se non ricambi ciò che provo ».
Il dolore nella sua voce era palpabile e questo mi faceva paura. Preferivo l’Harry di prima, quello che si arrabbiava, che urlava, piuttosto che questo così… con il cuore spezzato. Mi chiesi se lui avesse mai pianto per me. Era una cosa che non sarei riuscita a sopportare.
« No, Harry, mi dispiace davvero. Mi dispiace di non averti detto di Louis, di non aver capito quello che provi per me e per essere una pessima migliore amica. Spero potrai perdonarmi ».
« Vedi, quello che tu non capisci è che io non potrei mai essere arrabbiato con te. Forse potrei alzare un po’ la voce ma… io ti amo lo stesso. Non riesco a far cambiare le cose ».
Lo guardai in viso: era la seconda volta che me lo diceva e mi sentivo sempre più in colpa. Come se avessi avuto qualcosa che mi stringeva lo stomaco e non riuscivo a parlare. Se l’avessi fatto probabilmente gli avrei vomitato sui piedi per la tensione.
Anche Harry ora era silenzioso, continuava a guardarmi leggermente imbarazzato senza parlare.
« Abbracciami » disse infine.
Io mi precipitai verso di lui e lo strinsi fra le sue braccia. Non era la prima volta che lo facevo, ma era come se lo fosse. Era un sensazione splendida e mi venne anche da piangere.
« Ti prometto che ti racconterò tutta la storia, non avremmo più segreti io e te, va bene? » gli dissi singhiozzando.
« Ehi, va bene, ma non piangere » mi rispose sorridendo.
Mise una mano sul mio viso e iniziò ad asciugarmi le lacrime. Più lui me le asciugava, più io ridevo e piangevo contemporaneamente.
Finalmente eravamo di nuovo insieme e, nonostante le nostre difficoltà, ero sicura di poter aggiustare tutto. Ora che anche qualcun altro sapeva di Louis, era come se il peso che avevo portato per tutto quel tempo sullo stomaco si fosse dimezzato: mi sentivo molto più leggera.
« Ma che scena commovente » disse Louis entrando in quel momento. La sua voce era gelida e i suoi occhi fissavano Harry in maniera per niente amichevole.
« Che c’è? » gli chiesi, con un tono piuttosto arrabbiato.
« Beh, non ho potuto fare a meno di sentire ciò che Harry ti ha detto ».
Si era appoggiato allo stipite della porta e teneva le braccia incrociate sul petto. Ora il suo tono non era freddo, ma indifferente.
« Quindi? » chiesi di nuovo, alzando un sopracciglio.
« Trovo che sia davvero bellissimo ».
A quelle parole Harry si staccò dal nostro abbraccio e andò verso di lui.
« Senta, può essere anche il nostro professore, ma non la permetto di prendermi in giro su ciò che sento » lo minacciò.
« Oh, ma io non ti stavo prendendo in giro: trovo che sia davvero bellissimo ».
« Louis, smettila » intervenni io. Harry non si meritava tutto questo.
« Emma, ascoltami. Lui è innamorato di te e questo è proprio quello che ci serviva » ora Louis era serio.
« Cosa intendi? » io e Harry eravamo ancora confusi.
« Intendo che lui è innamorato di te e tu dovrai fare finta di essere innamorata di lui: Harry sarà la tua copertura ».


 

 
Ehilà, ho aggiornato, avete visto? So che probabilmente non lo ritenevate più possibile, anche io a volte ho temuto di non farcela. La verità è che ho avuto un casino da fare con la scuola e quando finalmente sono iniziate le vacanze ho iniziato a scrivere, poi mi sono ammalata. Sì, ho una sfiga immensa. Comunque posso dire di aver trascorso un buon Natale, a voi com'è andato? Spero bene e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ho modificato (per l'ennesima volta) il numero dei capitoli presenti e... beh, saranno in tutto quattordici. Da adesso in poi la trama sarà densa di avvenimenti, spero di non deludervi e di riuscire presto ad aggiornare... ci sentiamo al prossimo capitolo :*
Il titolo del capitolo è la canzone, come penso abbiate capito, Outlaws of love, di Adam Lambert.

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