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Autore: Dark life    27/12/2013    3 recensioni
Sun. Giovane, bella e terribilmente triste.
Mike. Il suo idolo, l'unica persona che potrebbe salvarla.
Chester. Idolo e persona a cui pensa per superare le giornate.
Tutto cambierà una mattina, e Sun non sarà mai più la stessa. Ma nemmeno Mike..
(La mia PRIMA fanfiction...siate buoni ♥)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ritardo, come al solito. Scusate. Però ho una buona scusa: i cenoni in famiglia. Ahahahah

Comunque, ecco il capitolo (sempre corto) più emozionante, secondo me. Come sempre io non ci vedo niente di che quindi lascio a voi il giudizio ;)

Doveva essere un "regalo" per Natale..uffi

Colgo l'occasione per ringraziare chi legge questa storia, chi la mette nelle seguite :)

Ringrazio in particolar modo Kebabbara e Alessia_ni <3

Come sapete le recensioni aiutano a continuare e magari a tirar fuori il meglio di sé.

Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia, mi scuso in anticipo per eventuali errori e alla prossima (in teoria fine gennaio) :)

Dark life

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SUN

Silenzio. Non uscì una singola parola dalle nostre bocche e lui ancora mi dava le spalle.

Ero in bilico, non sapevo che fare. "Parlo o non parlo?" pensavo. Cazzo, perché non potevo essere un po' più istintiva? Le cose sarebbero andate per il verso giusto, e invece mi toccava restare lì, immobile a chiedermi cosa fare.Il cuore mi scoppiava nel petto e l'ansia mi stava consumando viva, come se tutto ciò fosse colpa mia e avessi dovuto porvi rimedio. Accidenti, se davvero voleva sistemare tutto, perché non iniziava? Perché non si girava e non muoveva quella cazzo di bocca? Dovevo essere io? Sempre e solo io? Come al solito dovevo chiedere io scusa anche se la colpa non era mia? Si?

No, basta.

Ma era davvero giusto così? Lasciare che sia lui a chiedere scusa? Magari si stava facendo questi ragionamenti pure lui... Incredibile. No, impossibile. Come poteva? Insomma, spettava a lui voltarsi e parlare! Non dovevo essere io a richiamare la sua fottuta attenzione, solo perché sei debole quanto me. No.

Ma nella testa avevo due vocine: una urlava "Aspetta che sia lui." e l'altra "CHIAMALO! Reagisci, fa qualcosa!". Chi ascoltare? Mi scoppiava la testa a furia di ragionamenti simili e il cuore se ne stava andando per i cazzi suoi, assieme al respiro. Tutto a puttane. Eppure mi sentivo ancora così in colpa...di cosa, poi? Di essere nata?

-Sun.-  improvviso. Probabilmente morii per qualche secondo, o forse minuto. Aveva parlato, finalmente.

-Sun...-  ripetè, ma sembrava più un singhiozzo. Piangeva? No, non poteva. Non così, non ora.

-Mike, io non..-  cercai in fretta una scusa per farlo smettere e per provare a discolparmi. Perché? Mi sentivo ancora in colpa, per tutto quello che ha passato. Che abbiamo passato tutti.

-No, Sun. Fammi parlare...-  rispose secco, voltandosi. Pensai "Bene, ora posso morire." Gli occhi rossi, le lacrime che scorrevano lungo le sue guance, i suoi singhiozzi e il respiro affannato. Il vuoto, dentro me, proprio all'altezza del petto, mi stava risucchiando. Non riuscivo a vedere altro che una cosa: mio padre in lacrime.

Non risposi più delle mie azioni, la mia mente era distaccata da tutto ciò che facevo e il mio povero cuoricino sembrava aver preso il comando della situazione. Mossi pochi passi veloci e lo abbrcciai.

Diamine. Da anni sognavo questo fottuto abbraccio, da quando ero piccolina, da quando potevo ricordare. E fu subito elettricità.

Sentivo il sorriso, la gioia rinascermi dentro, come mai avevo provato prima. Mai sentii un calore simile, mai.

Subito strinse le braccia attorno al mio corpo e sentii il suo cuore battere forte, fortissimo, e il suo respiro calmarsi così come il mio. Le sue braccia, il suo corpo, il suo respiro mi trasmettevano tutto: sicurezza, amore, paura, dolcezza, debolezza, protezione, fiducia, sincerità e calore.

Fu l'abbraccio migliore di tutta la mia vita. Era come se non fossi mai stata abbracciata prima, come se nessuno mi avesse mai trasmesso quelle emozioni e paure. Era un miscuglio disordinato di emozioni contrastanti fra loro e non mi sarei mai più voluta staccare da quel rifugio, trovato fra le sue braccia.

Iniziai a piangere, ma sorridevo. Erano lacrime di gioia, di amore, e finalmente mi sentii a casa dopo tanto vagare.

Mi baciò il capo mentre i suoi singhiozzi facevano sussultare il suo torace. E avrebbe dovuto parlarmi?

-Sun, ormai tu hai sentito tutto e sembrerebbe inutile ripetere che io ci sarò da ora in poi, per te e tua madre, ma mi sento un dovere, mi sento qualcosa che mi opprime e dirti tutto ancora una volta mi libererebbe.-  iniziò a parlare a macchinetta, come suo solito in certe situazioni. Decisi allora di restarmene zitta zitta ad ascoltare e basta, anche perché non mi sarebbe uscito niente di costruttivo da quella boccaccia.

-Permettimelo, per favore...-   sussultò ancora e sentii vibrare il suo petto. Riprese.

-Mi vergogno di tutto quello che ho combinato, perché se tu e tua madre siete in queste condizioni è solo colpa mia. Mi dispiace per quello che hai passato tu fino ad ora e di certo non te lo meritavi, e probabilmente le cicatrici ti resteranno per un bel po', forse alcune nemmeno scompariranno del tutto...ma una cosa ora è certa: io ti aiuterò. Vi aiuterò. Mi sono comportato da bastardo per troppo tempo e, anche se tardi, ho capito che persona schifosa sono...-   Gli tremava la voce, come a me tremava il cuore per le sue parole. Se solo sapesse il bene che mi ha fatto in tutti quegli anni solo con la sua voce.   -e io voglio fare qualcosa per voi, perché non mi piace sentirmi così. Non sopportrei un singolo giorno con questa sensazione di sporco addosso e...e so anche che non se ne andrà mai via totalmente, perché mi resterà per sempre la coscienza sporca. Ma sono pronto ad accettare i miei errori e provare a rimediare, fosse l'ultima cosa che faccio. Non potrò mai chiedervi perdono abbastanza, e io mai mi sentirò perdonato abbastanza, se mai lo vorrete fare. Anzi, lo capirei.. Però sono qui, pronto a tornare indietro sui miei passi, a cercare di riparare il riparabile. So pure io che alcuni tagli sono troppo profondi per essere chiusi, ma proverò a cucire pure quelli. Se me lo permetterete. Mi starai prendendo per un cretino, lo so, ma cosa posso farci? Sono un cretino, uno stupido...vedi? Non mi accorgo di quello che faccio, delle conseguenze. E specialmente di quello che dico, perché le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa...-   Alcune sue lacrime caddero sulla mia fronte, arrivando vicino ai miei occhi, a congiungersi con le mie per poi scendere lungo il mio viso e bagnare la sua maglia.

-Sun..ho detto delle cose terribili su te e su tua madre e se non le dicessi ora non potrei sentirmi davvero libero del peso che ho dentro, ma devi capire che non le pensavo davvero. Non potrei mai.-  fece una pausa per riprendere fiato e io mi preparai al peggio. Sapevo già che le parole che stavano per uscire da quelle labbra non sarebbero state una passeggiata.

-Sun..tua madre mi ha detto di averla lasciata sola nel momento peggiore, penso tu lo sappia già, solo perché non mi volevo prendere una responsabilità così importante a quell'età. In effetti non ha tutti i torti, anzi..ma la verità è che io ero solo un vigliacco, avevo paura e non pensavo davvero a cosa significava avere un bambino. Tu per me eri solo uno stupido errore. Un errore che non avrei mai dovuto commettere, un errore che mi avrebbe solo rovinato la vita, un errore fatale. Pensavo che anche tua madre fosse spaventata e quando le ho proposto di...-  Sentii il suo torace contrarsi addosso a me, mentre io mi sentivo le gambe inutili, inesistenti. Era lui a tenermi in piedi, altrimenti sarei caduta, morta forse.  -quando le ho proposto di abortire mi ha chiesto se fossi pazzo e in quel momento ho visto anche in lei un errore terribile. Insomma, ero piccolo, impaurito e non sapevo ancora niente del mondo. E non sapevo niente nemmeno dei bambini. Dai, come si può chiamare "errore" un bambino? Non si può, non si deve. E ora che ci penso, chiedere di abortire a una ragazza che con le lacrime di gioia è venuta a dirmi che aspettava un bambino da me...come cazzo ho potuto? Come?!-

Si appoggiò al muro senza lasciarmi, si lasciò scivolare a terra preso da sussulti e singhiozzi che non lo lasciavano più respirare. Mi lasciò andare non appena toccò terra e io restai in piedi, probabilmente per via di un miracolo.

Avevo smesso di piangere ma lo stesso non respiravo, ero in apnea, lo sguardo perso davanti a me e ogni tanto avvertivo il battito del mio cuore mentre il resto intorno a me era tutto così ovattato e spento.

Puntai lo sguardo verso Mike che aveva le mani davanti al viso per coprirsi la faccia e mi chiesi se davvero valesse la pena di soffrire così tanto per me. Lo ha detto anche lui, infondo sono solo uno stupido e fastidioso errore come ho sempre pensato. Sorrisi e allungai le braccia davanti a me, presi le mani di Mike bagnate dalle lacrime e le strinsi. Notò incredulo che stavo sorridendo ma non smise di piangere.

Ancora una volta avevo ragione, ancora una volta mi era stato dimostrato che non posso essere che inutile. E allora perché Chester aveva fatto tutta quella fatica per farmi pensare il contrario? Perché darsi tanta pena per una persona come me? Perché vedeva qualcosa di giusto in me?

-Mike non devi pensare di essere una persona disgustosa per aver detto delle cose giuste. Io l'ho sempre saputo, sai? Si, me lo sentivo nel profondo di essere un errore, uno scherzo della natura, un disastro, qualcosa che porta solo dolore e nient'altro. E guarda un po', non è così? Guarda come sei ridotto a causa mia. Non devi stare in pena per avermi detto cose che sapevo già.-

-No, no, no tu non devi dire queste cose. No! Merda, io non le penso queste cose, non lo farei mai!-  Mi strinse ancora più forte le mani sussurrando quelle parole con voce tremante, incerta e disperata.

-Mike, ti prego. Lo sai anche tu che è così e basta. Io non ce l'ho con te, non ce l'ho più con nessuno perché il problema sono solo io.-  Mi guardava negli occhi mentre gli sorridevo, mi sembrava di essere in pace. In realtà era solo confusione, non sapevo più quello che provavo, che sentivo. Ero totalmente persa.

-No, Sun...Per favore, smettila. Non devi nemmeno pensarlo, ok? Non sei un errore, non sei tu il problema. No.-  si mise in ginocchio e i suoi occhi erano all'altezza dei miei.  -Hai capito? Tu non sei un errore, sei una delle cose più belle che potessero accadermi. Se solo fossi rimasto, ora tu non saresti qui a dire queste scemenze, non avresti quei tagli sulle gambe, non saresti in lacrime, non saresti con quel sorriso di finta pace interiore. Non penseresti che probabilmente sarebbe meglio finirla e smettere di dare fastidio a tutti, non avresti mai pensato a morire, non saresti mai tornata a casa con lividi o senza sorriso, non saresti così fredda. Perché è così che ti sento. Sei fredda dentro, non capisci più cosa provi. Ora ho capito e giuro su Dio che farò di tutto, anche morire, pur di scaldarti. Perché sei mia figlia, cazzo.-

Il mio sorriso stava mutando in qualcosa di incerto, le lacrime scendevano copiose e tutto quello che volevo era solo sparire di nuovo in quel maledettissimo rifugio. E aprì le braccia, attirandomi a sè. Caddi fra le sue braccia in un pianto terribilmente rilassante. Di quelli che ti sfiniscono, quelli che solitamente si fanno di notte fra le coperte e che ti fanno addormentare sopo averti sfinita.

Ora nella mia mente, libera, piatta, vagava solo una parola che valeva per più di mille altri pensieri, però: papà.

-Mike..- dissi fra una convulsione e l'altra.

-Dimmi, piccola.- rispose affettuosamente mentre mi coccolava.

-Io...- Dai Sun, pensavo. "Dai devi dirglielo o non la finirete mai" una voce gridava dentro me e, in qualche modo riuscii a seguirla. Balbettai qualcosa di insensato e Mike aspettava che ripetessi in silenzio.

-Mike, io...- ripetei ancora. Dai cazzo.  -Papà.-  sospirai prima di lasciarmi cadere totalmente addosso a lui, che incredulo, mi tenne continuando a coccolarmi.

Le ultime cose che sentii prima di addormentarmi furono delle parole, "amore mio", e un bacio sulla fronte.

  
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