«… non hai il portafogli?»
Nico non vuole crederci.
Non è la prima volta che succede, ma puntualmente quella situazione si ripete, come se Percy non aspettasse altro.
Lo stesso Percy che in questo momento sorride, mentre i capelli gli coprono gli occhi e un sorriso smagliante gli scopre i denti.
«No.»
E lo dice candidamente, con un tono che Nico non riesce a sopportare.
Stanno insieme da due anni e ancora non riesce a capacitarsi di quanto il suo ragazzo sia stupido.
L’uomo dietro il bancone, però, non ha tempo da perdere dietro la loro memorabile conversazione.
«Sono tre dollari» ripete, tendendo la mano verso il maggiore.
«A-abbiamo solo un dollaro e- cinquanta cent» risponde Percy, svuotando le tasche del giubbino. Nico non ha un soldo. Ottimo, ottimo. Possono permettersi un gelato solo. Ed è in momenti come questi che vorrebbe sparire.
Qualche secondo dopo sono seduti su una panchina, Nico in mezzo alle gambe di Percy. Ha le labbra schiuse e la lingua di fuori, come un gattino che cerca il latte.
«Gelato» mormora, in italiano. Alla fine hanno optato (anzi, hanno concordato. Nessuno dei due è davvero convinto di quella scelta) per la vaniglia. Insapore, ha deciso Percy. E’ decisamente la vaniglia peggiore che abbia mai assaggiato. Ma per Nico, questo è il minimo. Nico, che ha delle labbra così invitanti. Nico, che si è aggrappato alla sua felpa come se non avesse altro al mondo.
«… mio.»
Il gelato è praticamente finito. Nessuno dei due sembra essersene accorto, dal momento che è caduto sul selciato del parco.