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Autore: Miss Fayriteil    28/12/2013    1 recensioni
Questa storia è nata un po' per caso, volevo provare a scrivere un romanzo rosa, nello stile di Lauren Weisberger o Sophie Kinsella, che mi piacciono molto. Mi sono ispirata un po' anche alla coppia che amo di più in Grey's Anatomy. Capirete perchè. La trama... è un romanzo, una storia d'amore. La donna single che trova l'amore della sua vita. Spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Un punto di arrivo. Un punto di partenza
 
 




 
Erano passate due settimane da quando Dana era diventata capo-chef e in quel periodo alcune cose erano cambiate. Improvvisamente aveva molto meno tempo libero, perciò dopo alcuni giorni  Taylor si ritrovò a fare da baby-sitter a Erica. Però, presto, Ali riuscì a iscriverla all’asilo aziendale che si trovava nello stesso edificio in cui lavorava anche lei. Quel lunedì avrebbe cominciato a portarcela, e sperava con tutta se stessa che non ci sarebbero stati problemi. Dana si era detta un po’ gelosa, perchè con il suo nuovo lavoro poteva vedere la bambina molto meno tempo. Fu questo pensiero che le fece venire un’idea assolutamente inaspettata.
  «Sai» disse ad Ali una sera di quelle, mentre cenavano, «mi piace fare la capo-chef, non sono mai stata il capo di nessuno, però... non pensavo che fosse così».
  «Così come?» le chiese Ali con sguardo interrogativo. Dana sospirò.
  «A parte che non riesco quasi più a vedere Erica... ma poi è stressante, non me l’aspettavo... Perciò, ho pensato a una cosa. Mi sembra una grande soluzione!»
  «Cioè, che cosa?» fece Ali incredula. «Vuoi tipo... andartene?! Lasciare il lavoro? Sei pazza?»
  «No! Cioè sì» rispose Dana. «Ma ascoltami. Mi è venuta questa idea. Lascio il ristorante, ma per aprirne uno tutto mio! Non è una pazzia. Senti il ristorante dove lavoro adesso è incasinato. Non lavora più, già da prima che sapessi della promozione e qualcuno aveva parlato di andarsene. Quindi, se io apro un ristorante tutto mio avrei anche già degli impiegati! Che ne dici?»
  «Dana, questa è assolutamente una follia!» esclamò Ali. Era davvero sconcertata dalla decisione di sua moglie. Aveva paura che Dana restasse senza lavoro, e lei non era pronta a quella evenienza. «Non... non puoi decidere di aprire un ristorante così, dalla sera alla mattina! Non è così semplice!»
  «Ali io potrei restare senza lavoro domani» disse Dana prendendole una mano. Ali sospirò e la guardò negli occhi. Aveva capito perfettamente quello che stava pensando. «E non è una cosa che ho deciso ieri. È da quando mi sono resa conto che ero brava a cucinare, tipo a dieci anni, che desidero aprire un ristorante, ma sai... non è semplice, quindi fin’ora non l’ho mai fatto. Ma questo è il momento adatto! Il mio posto di lavoro potrebbe sparire domani o fra una settimana, perciò ho pensato: ehi, ora posso realizzare il mio sogno!»
  «Non lo so Dana...» disse Ali preoccupata. «Mi sembra una cosa talmente grande... Ho paura che magari possa non andare bene come vorresti e poi chissà cosa potrebbe succedere. Io voglio solo sapere che tu sei sicura di quello che stai per fare».
  «Lo sono, tesoro» le rispose Dana, stringendole la mano. «Devi solo fidarti di me». Ali annuì, anche se non era molto convinta.
  Però l’idea di Dana non era così malvagia in fondo. Anzi, Ali stava cominciando a pensare che forse anche a lei serviva un punto di svolta. Era da tanto che cercava un modo di lasciare il suo lavoro e trovarne uno con un capo più umano, ma non aveva mai trovato il coraggio. Doveva cominciare a guardarsi intorno, perchè in quel modo quando avrebbe detto a Tina che se ne andava, non sarebbe rimasta disoccupata. Ma le tornò in mente una discussione avuta con Dana tempo prima: sua moglie, allora fidanzata, le aveva chiesto perchè non lasciava quel lavoro. Ali le aveva risposto che era per i soldi. Ed era ancora lo stesso, ma era sicura che avrebbe potuto trovare di meglio e con uno stipendio magari non così alto, ma comunque dignitoso. Decise che ci avrebbe pensato seriamente e più avanti ne avrebbe discusso con Dana e avrebbe saputo cosa ne pensava anche lei.
  Poco dopo si alzarono da tavola e guardarono per un po’ la televisione, tenendosi vicina Erica che non si era ancora addormentata. Stava diventando grande a poco a poco, e alle sue mamme sembrava ogni giorno più bella. Ali era ancora vagamente persa in quella dimensione in cui non esiste quasi nient’altro a parte il proprio figlio e Dana la imitava in tutto. Rimasero lì per un po’, poi più tardi decisero di andare a dormire. Erica si era addormentata da poco e la portarono nella sua stanza in silenzio, perchè non si svegliasse.
  Continuarono a pensare entrambe al discorso che avevano avuto durante la cena, ma nessuna delle due ne parlò più. Ali decise che avrebbe lasciato passare qualche giorno e poi avrebbe parlato della sua idea a Dana. Intanto continuò a rifletterci su,  a pianificare le prossime mosse, in modo da non rischiare di avere brutte sorprese quando fosse arrivato il momento. Guardò Dana dormire per un po’, sperando che non si svegliasse perchè le piaceva guardarla dormire. Alla fine si sdraiò e passò un braccio attorno alla vita della moglie, chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò.
 
 
Il mattino dopo erano tutte di fretta. Ali voleva arrivare per tempo al lavoro perchè doveva lasciare Erica all’asilo e voleva essere sicura che non ci sarebbero stati problemi. Voleva arrivare presto in modo da avere tempo di discutere con le maestre se fosse stato necessario. Non era sicura del perchè fosse convinta che avrebbe dovuto discutere, ma non voleva correre rischi. Sicuramente un motivo avrebbe potuto essere che a volte sarebbe capitato che Dana avrebbe dovuto andare a prenderla per conto suo e non sapeva quanto questo fosse in accordo con la politica dell’azienda. Entrò nell’edificio e si diresse subito all’asilo che si trovava a piano terra, in modo che fosse comodo per gli eventuali passeggini. Lei infatti posteggiò la carrozzina di Erica fuori dalla porta ed entrò con la bambina in braccio. Una donna con la camicia rosa chiaro le andò incontro.
  «Aliana Donnell?» disse. Ali annuì. «E questa è Erica, giusto?». La prese in braccio e la mise a dormire nella culla da viaggio che aveva portato Ali. Fatto questo ritornò da lei.
  «Allora lei può stare qui fino alla fine del suo turno o fino a quando qualcuno non la viene a prendere. Naturalmente se lei non riesce, può delegarlo a qualcuno della famiglia. Io le chiederò ogni giorno chi la porterà a casa e lei o la persona in                 questione dovrete firmare un registro. Per esempio oggi la prende lei?» le chiese.
  «Non credo proprio» rispose Ali. «Ci provo comunque, ma al novanta per cento viene mia moglie. Esce dal lavoro prima di me e riesce a passare di qua». La donna annuì e scrisse qualcosa su un libro, ma Ali notò che l’espressione le si era leggermente irrigidita. Sperò che non facesse commenti e fu accontentata; la cosa la tranquillizzò. Alla fine andò da Erica e la salutò con un bacio sulla guancia, poi uscì dall’asilo. Andò a prendere l’ascensore e si mise a pensare a quello che sarebbe successo se davvero avesse deciso di lasciare quel lavoro. Non osava pensare alla reazione di Tina quando gliel’avrebbe detto. Comunque per ora passava le sue giornate come sempre, lavorava e allo stesso tempo cercava di non impazzire. Entrò nel suo ufficio e Tina era lì che l’aspettava con le braccia incrociate. «Sei in ritardo» le disse non appena la vide. Ali guardò l’orologio: il suo orario di ingresso era passato da un minuto. Non avendo nè la forza nè la voglia di discutere, non disse niente.
  «Hai ragione Tina, scusami» rispose invece. «È che oggi ho portato mia figlia all’asilo qua sotto per la prima volta e quindi ho dovuto firmare un sacco di roba e...»
  «Non mi interessano i tuoi problemi personali, Aliana» le disse Tina seccamente. «Mi interessa solo che sei arrivata in ritardo. Fa che non si ripeta più, va bene? E ora vai alla tua scrivania». Detto questo le voltò le spalle e tornò velocemente nel suo ufficio, sbattendosi la porta alle spalle. Ali si sedette e accese il computer. Poi telefonò a Dana, sperando che non fosse troppo occupata per rispondere. Per fortuna non lo era.
  «Pronto?» Ali sentì la voce di sua moglie e sorrise. Aveva deciso di parlarle della sua decisione.
  «Ciao Dana, sono io» le disse. «Volevo dirti una cosa... mmm... hai presente ieri sera a cena che tu mi parlavi del fatto che vuoi aprire un ristorante tutto tuo, eccetera?»
  «Certo che mi ricordo» rispose Dana. «Perchè?»
  «Perchè ho deciso una cosa. Cioè non l’ho proprio decisa, più che altro ci ho pensato, ma prima volevo parlarne con te. Insomma voglio... voglio lasciare questo lavoro e cercarne un altro. Uno che non abbia un capo come Tina perchè altrimenti rischio di impazzire. Cosa ne pensi?» le chiese Ali alla fine.
  «Cosa ne penso?» le fece eco Dana. «Penso che finalmente ti sei decisa! Io da quanto è che ti dico di mollare quella pazza furiosa? Brava Ali, sono fiera di te». Ali la ringraziò e poco dopo riattaccò, per evitare che Tina facesse irruzione e la vedesse fare telefonate private. Però le mandò un SMS dicendole che l’avrebbe richiamata durante la pausa pranzo. Per la prima volta da quando lavorava lì non avrebbe trascorso la pausa pranzo in mensa, ma avrebbe comprato un sandwich e sarebbe andata a trovare Erica all’asilo. Sarebbe stato un grande cambiamento dopo tutti quegli anni. Era contenta che sua figlia fosse lì. Come promesso telefonò di nuovo a Dana, che rispose subito. «Ciao! Allora, come va?» le chiese.
  «Bene! Sto andando a trovare Erica. Senti, amore... allora oggi pomeriggio vieni a prenderla tu? Io non ci riesco. Già pensavo di non riuscirci in partenza, ma poi quando sono arrivata Tina mi ha detto che ero in ritardo, di un minuto ma vabè, e quindi di sicuro mi terrà qua di più. Riesci a venire?»
  «Sì. Sì arrivo io, non preoccuparti. Okay, devi sbrigarti a lasciare quel posto, te ne rendi conto, vero?» osservò Dana. Ali sospirò, sapeva che aveva ragione. Doveva sul serio cominciare a guardarsi in giro e trovare un altro posto in modo da essere pronta, quando se ne fosse andata. Salutò Dana e si diresse all’asilo. Quando entrò salutò la donna con cui aveva parlato alla mattina e si diresse subito dove c’era la culla di Erica. In quel momento lei era sveglia, perciò la prese in braccio e sedette a un tavolino con lei. Rimase il più tempo possibile, finchè non si rese conto che se non fosse partita in quello stesso istante, Tina le avrebbe segnato due ritardi nella stessa giornata e non era il caso. Perciò rimise Erica nella sua culla e la salutò con un bacio sulla fronte. «Ciao tesoro, ci vediamo stasera» le disse. «Oggi viene la mamma a prenderti».
  Detto questo uscì di corsa dall’asilo e si precipitò al nono piano. Per fortuna Tina non si era accorta di niente e la sua assenza era passata inosservata. Non credeva che fosse appropriato fare qualcosa di diverso da mangiare, durante la pausa pranzo. Di nuovo Ali cercò di immaginarsi la faccia del suo capo quando le avrebbe detto che se ne andava. Sarebbe stata da fotografare, ne era sicura.
 
 
Come pensava, quel pomeriggio Tina la fece uscire solo alle sei e mezza, con la scusa del ritardo e di lavoro arretrato che probabilmente si era appena inventata. Perciò quando fu finalmente libera, Ali si precipitò a casa, dopo aver controllato all’asilo che in effetti Dana fosse passata a prendere Erica. Karen, la donna con la camicia rosa chiaro, le mostrò che sul registro c’era la firma di sua moglie. Finalmente tranquilla, Ali annuì e tornò a casa: non vedeva l’ora di rivedere le sue donne. Soprattutto Dana che non vedeva dalla sera prima.
  Quando arrivò a casa e aprì la porta, Dana era seduta sul divano con in braccio Erica e le stava dando da mangiare, mentre guardava la televisione. Sorrise a quell’immagine ed entrò in soggiorno facendo il meno rumore possibile per non disturbarle. Sua moglie però aveva comunque captato la sua presenza e si voltò di scatto, poi le sorrise. «Ciao!» le disse. «Perchè stavi entrando in casa come un ladro?»
  «Non volevo disturbarvi, eravate così carine» si giustificò Ali con un sorrisetto. Dana vide che Erica aveva svuotato tutto il biberon, perciò spense la televisione e si alzò tenendola in braccio. Si avvicinò ad Ali e le diede un bacio sulle labbra, dopodichè le voltò le spalle e se ne andò in cucina, sempre tenendo in braccio la bambina e battendole gentilmente sulla schiena per farla digerire. Alla fine la mise nella culla e si voltò a fronteggiare Ali, che nel frattempo era entrata in casa e si era spogliata. Aveva un’espressione strana, che la moglie notò con appena una punta di preoccupazione. «Dana... che cos’hai in mente?»
  «Stasera ti insegno!» le annunciò l’altra con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Ali le lanciò uno sguardo interrogativo.
  «Mi insegni... cosa?» chiese Ali perplessa. Per tutta risposta Dana le si avvicinò con un grembiule in mano. Ali cominciò a capire. «Sul serio? Vuoi insegnarmi... a cucinare?»
  «Esattamente!» esclamò Dana, sempre più entusiasta. «Visto che è presto, stasera ci mettiamo qua e la cena la cucini tu! Iniziamo con qualcosa di semplice, faremo solo un po’ di pasta, ma vedrai che grazie al mio aiuto riuscirai a preparare un pasto completo in pochissimo tempo!»
  «Sei sicura di fidarti?» le chiese Ali appena un po’ più preoccupata. Lei per prima non si fidava molto di se stessa in cucina, visti i suoi tentativi precedenti. Nonostante questo prese il grembiule dalle mani di Dana e se lo infilò, legandolo stretto attorno alla vita. L’altra battè le mani una volta e annunciò: «Bene! Cominciamo! Come prima cosa, riempi la pentola di acqua e mettila sul fornello. Poi accendi il fuoco, con attenzione... no, non così! Così rischi di incendiare tutto! Guarda, fai come me». Le si avvicinò e le fece vedere come accendere il fornello e alla fine Ali riuscì a imitarla. Fu un’esperienza davvero bellissima per Ali, per la prima volta in vita sua provò a cucinare qualcosa e quel qualcosa le uscì alla perfezione. Guardare quel piatto fumante, pieno di cibo, cibo vero e sapere che l’aveva fatto lei, le fece venire quasi da piangere. «Ho fatto da mangiare...» mormorò stupefatta.
  «Sì Ali» le disse Dana abbracciandola. «Hai fatto da mangiare». Sedette al tavolo e afferrò la forchetta. Prese una forchettata di spaghetti e se la portò alla bocca, con gli occhi chiusi. Ali lo sapeva: Dana stava lavorando in quel momento. Finì di masticare e riaprì gli occhi, sorridendo. «Ottima» sentenziò. «Davvero ottima».
  «Dici davvero?» fece Ali sorpresa e felice. «Davvero è buona?». Dana annuì convinta.
  Perciò anche Ali si sedette e cominciò a mangiare. Sua moglie aveva ragione, era davvero buona. E l’aveva davvero cucinata lei. Se gliel’avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto, ne era sicura. Nel frattempo chiacchieravano della loro giornata. «Ti hanno fatto qualche problema all’asilo?» chiese Ali a un certo punto.
  «No, non particolarmente» rispose Dana stringendosi nelle spalle. «La tipa all’ingresso ha fatto una faccia strana quando le ho detto chi ero, ma no. Non ha fatto problemi. Ho preso Erica e ho firmato un registro, poi basta».
  «Sì ho visto il registro. Me l’ha fatto vedere Karen, la tipa all’ingresso». Continuarono a parlare per un po’ e Dana raccontò ad Ali del suo lavoro. Poi Ali le parlò ancora della sua decisione di lasciare il lavoro e Tina. Dana le disse di nuovo quanto fosse fiera di lei.
  Fu particolarmente piacevole quella sera, forse perchè c’era stata quella grossa novità in cucina. Erica intanto dormiva. Aveva mangiato e si era addormentata serenamente. Dopo cena si misero sul divano insieme a guardare la televisione, con Erica vicino a loro, in modo da non perderla d’occhio. In realtà sapevano che non si sarebbe svegliata, e ovviamente che non sarebbe andata da nessuna parte, però volevano tenerla vicino a loro il più possibile. Erano sedute tranquille e abbracciate e intanto guardavano un film. Ali a un certo punto sorrise e si tirò le ginocchia al petto, avvicinandosi ancora di più a Dana. Lei per tutta risposta le mise il braccio attorno alla schiena e alle braccia e l’abbracciò anche con l’altro. «Che bell’atmosfera» commentò Ali a un certo punto. Dana si voltò verso di lei, sorrise e la baciò.
  «Hai ragione» le disse accarezzandole un braccio. «Davvero una bellissima atmosfera».
  Ali si sentiva felice. Era stata una bellissima giornata, nonostante il lavoro e la serata era stata anche meglio. Lei e Dana rimasero sedute sul divano ancora per circa dieci minuti, fino a quando decisero di andare a dormire. O meglio a letto. Poi non era affatto detto che avrebbero dormito.
 
 
Due settimane dopo Ali aveva un colloquio di lavoro. Sembrava incredibile, ma era davvero così. Aveva cominciato a cercare un nuovo lavoro e forse l’aveva trovato. Il giorno seguente sarebbe stato il suo compleanno tra l’altro, perciò lei era incline a considerarlo un bellissimo regalo.  Non voleva illudersi, ma aveva un buon presentimento. L’uomo che le aveva parlato al telefono le aveva fatto una bella impressione, cosa che non aveva mai provato con Tina. Ripensò al momento in cui aveva parlato con lei la prima volta. Ricordava di averla trovata molto antipatica, ma di non aver dato troppo peso alla cosa, sicura che una volta cominciato a lavorare lì davvero la situazione sarebbe cambiata. Ovviamente si era sbagliata, ma aveva tenuto duro per tutti quegli anni, sperando in qualche avvenimento che non sapeva neanche quale potesse essere.
  Invece il signor Hayes, che lavorava nel suo stesso campo si era dimostrato molto cordiale e comprensivo, quando Ali gli disse per chi stava lavorando al momento. Tina Brewer non aveva una buona fama neanche tra i suoi pari. Avevano fissato il colloquio per il lunedì seguente alle dieci e Ali non vedeva l’ora. Si era presa una mattinata di permesso al lavoro, anche se Tina si era lamentata  a lungo, ma alla fine aveva acconsentito quando Ali le aveva detto che era una questione urgente. Finchè non fosse stata sicura di essere assunta preferiva non dirle niente. Il vero problema sarebbe stato dirle che se ne andava.
  Dana invece era decisa a organizzare una cena in suo onore nel suo ristorante, che quella sera avrebbe aperto apposta per loro due, nonostante fosse giorno di chiusura. Ma voleva che fosse una sorpresa, quindi non aveva detto niente alla moglie. Era grata che Erica fosse troppo piccola per parlare perchè se l’era portata dietro dopo averla presa all’asilo quando era andata al ristorante. Ed era stata contenta della sua decisione dopo aver visto quanto Ali fosse nervosa per il colloquio e quanto ci tenesse. L’idea di una cena celebrativa non l’avrebbe di sicuro aiutata a rilassarsi.
  In effetti Ali la mattina del colloquio era tesa come una corda di violino. Il minimo rumore improvviso la faceva scattare come una molla e anche Dana doveva fare attenzione a come le parlava perchè rischiava di prendersi un insulto o una scarpata in fronte. Ma lei non se la prendeva, sapeva che sotto quell’ammasso di nervi c’era ancora sua moglie. Perciò sorrideva e faceva finta di niente.
  «Io sarò qui ad aspettarti, succeda quel che succeda» disse ad Ali. La baciò e aggiunse: «Vai e stendili».
  Ali tentò di sorridere, prese la borsa e uscì di casa. Prese il taxi perchè era sicura di non essere in grado di guidare e mentre viaggiavano ripetè mentalmente quello che avrebbe dovuto dire e ripassò i documenti che si era portata. Sperava che sarebbe andata bene, ci sperava con tutta se stessa. Sarebbe stato davvero meraviglioso poter finalmente lasciare quel lavoro per un altro simile, ma migliore. In circa un quarto d’ora erano arrivati alla sede dell’azienda e Ali scese di corsa dopo aver fatto cadere alcune banconote sul sedile del passeggero accanto al tassista. «Tenga il resto!» esclamò sbattendosi la portiera alle spalle.
  Spinse le porte a vetri e si ritrovò in una grande sala d’ingresso. Varie persone andavano e venivano, ma lei si diresse senza esitare al banco informazioni. «Buongiorno, sono Aliana Donnell» disse alla donna con l’auricolare. «Ho un appuntamento con Jeremy Hayes della società Hayes & Johnson. Cioè, a dire la verità ho un colloquio di lavoro».
  «Certo» rispose l’impiegata con voce indifferente. «Donnell... Donnell... sì, alle dieci giusto? Deve salire al sesto piano, gli ascensori sono lì a destra». Ali la ringraziò e andò a prendere l’ascensore. Ora forse si era un po’ calmata, ma non ne era del tutto sicura. Arrivò al piano giusto e si diresse subito all’ufficio di Hayes. Bussò alla porta e le aprì un uomo non molto alto e con i capelli chiari. «Aliana Donnell?» chiese con un sorriso cordiale.
  «Sì sono io» rispose lei ricambiando. L’uomo si fece da parte per lasciarla entrare e chiuse la porta. Si sedette dietro alla sua scrivania, poi fece cenno ad Ali. «Sì accomodi!»
  «Grazie» disse Ali. «La ringrazio moltissimo per avermi ricevuta, è stato davvero gentile. Stavo cercando un modo per andarmene dal posto in cui sono adesso e... è arrivato lei!»
  «Già» rispose Hayes. «Tina Brewer. E ha resistito otto anni! Davvero congratulazioni! Conosco Tina Brewer e so che non è la persona più facile del mondo con cui lavorare. Ma penso che questa esperienza la renderà adatta a lavorare con noi. Devo farle solo un paio di domande di natura personale se me lo permette, ha delle ottime referenze. Lei per caso è sposata? Ha figli?»
  «Sì, sono sposata e... sì ho una figlia piccola. Dove lavoro adesso c’è l’asilo nido e la lascio lì, mentre lavoro. Quindi se la sua domanda era se ho problemi a lavorare tutto il giorno la risposta è no. Credo di riuscire a trovare un asilo nido qui vicino».
  «Molto bene» rispose Hayes. «E... se posso chiederglielo... che lavoro fa suo marito? Sempre per chiarire la faccenda del suo orario. Potrebbe essere lui a occuparsi della bambina, o... i nonni?»
  «Moglie...» lo corresse Ali a bassa voce. Hayes le lanciò uno sguardo interrogativo.
  «Mi scusi?» le chiese. Lei fece un sorrisetto.
  «Mia moglie... sono sposata con una donna». Negli occhi di Hayes passò un lampo di comprensione e annuì. Ali aggiunse: «Comunque sì, lavora. È capo-chef in un ristorante. Di solito va lei a prendere la bambina all’asilo quando io non riesco». L’uomo annuì ancora una volta.
  «D’accordo, abbiamo tutte le informazioni. Le farò sapere in settimana, d’accordo?»
  «D’accordo, grazie mille signor Hayes» rispose Ali. Si alzarono entrambi e lui tese la mano che Ali strinse, sentendosi molto sollevata. Uscì dall’ufficio resistendo all’impulso di mettersi a ballare per la gioia. Non riuscendo ad aspettare chiamò Dana al cellulare. «Ali!» rispose lei al primo squillo. «Allora com’è andata?»
  «Non voglio dire niente per scaramanzia, ma credo davvero bene! Il signor Hayes è molto gentile e mi ha anche fatto i complimenti per aver resistito tanto tempo con Tina. Quando torno ti racconto meglio. Ti amo!» disse Ali.
  «Ti amo anch’io!» esclamò Dana e riagganciò. Ali uscì dall’edificio e tornò a casa in taxi. Si sentiva leggera e soddisfatta. Molto probabilmente se ne sarebbe andata davvero, non riusciva a crederci.
  Quando arrivò Dana la stava aspettando sulla porta. Come la vide arrivare la abbracciò stretta e le disse: «Sei stata fantastica, ero sicura che saresti riuscita a impressionarli. Per stasera ho pronta una sorpresa per te che ti farà impazzire. Lasciamo Erica dai Rogers e noi due andiamo a cena. Sarà fantastico vedrai!»
  «Non vedo l’ora!» sospirò Ali lasciandosi cadere sul divano. Era stata una mattina frenetica, ma piena di soddisfazioni. Però lei quel pomeriggio doveva tornare al lavoro. L’idea la fece sentire meno rilassata. Dopo pranzo salutò Dana e Erica e scappò in ufficio. Per fortuna Tina non le fece domande su quella mattina, perciò aveva ancora un po’ di tempo per darle la notizia. Dopo quello che le aveva detto la moglie non vedeva l’ora che arrivasse la sera e quando alle sei Tina le disse che poteva andare a casa non se lo fece ripetere e si precipitò fuori. Dana l’aspettava nell’auto davanti al marciapiede e quando la vide suonò il clacson per attirare la sua attenzione. Ali si voltò di scatto e la salutò agitando il braccio poi entrò in macchina. Sua moglie la salutò con un bacio poi mise in moto. Erica era al suo posto, nel seggiolino sul sedile posteriore, e dormiva.
  «Adesso passiamo da casa dei miei, gli lasciamo la bambina e poi andiamo a cena. E non hai idea di dove ti porterò. Però ti piacerà di sicuro, vedrai».
  «Aspetto con ansia» disse Ali con un sorriso. Dopo circa dieci minuti di viaggio arrivarono a casa Rogers, con l’idea di rimanerci poco. E Tracy le avrebbe volentieri rapite se non avesse saputo che loro due avevano un impegno urgente. Quindi alla fine rimasero da loro solo mezz’ora e, quando riuscirono ad andarsene, ritornarono in auto e si diressero verso la loro meta. Dana aveva deciso di arrivare dal retro, dove Ali non era mai stata, in modo che non potesse capire. Disse alla moglie di aspettare in macchina e andò in cucina passando da una porta che quasi non si vedeva. Una volta sicura che fosse tutto pronto uscì di nuovo e fece scendere Ali, dopodichè le disse di chiudere gli occhi e le fece fare il giro dell’edificio. Quando si trovarono all’ingresso le disse di guardare.
  «Perchè siamo venute al ristorante?» le chiese Ali con aria perplessa. Dana le prese una mano e la portò dentro. Ali si guardò intorno meravigliata. «Credevo che oggi fosse giorno di chiusura!» esclamò.
  «Lo è, in effetti...» rispose Dana con un gran sorriso. «Ma ha aperto solo per noi, per festeggiare il tuo colloquio. Ho fatto preparare il tavolo migliore e le candele. Vedrai sarà una serata speciale».
  «Non ci credo...» mormorò Ali, mentre Dana la portava al loro tavolo e la faceva sedere. «Tu hai fatto tutto questo per me? Hai aperto apposta il ristorante solo per noi due? È fantastico...»
  «Questo e altro per te, amore mio» replicò Dana sporgendosi sul tavolo per baciarla. Ali sorrise.
 
 
Fu una bellissima serata. Finalmente riuscirono a passare un po’ di tempo da sole, in assoluta privacy. Ali si era emozionata quando aveva saputo cosa Dana avesse organizzato per lei. Durante la cena quasi non fecero altro che guardarsi negli occhi senza un gran bisogno di parlare. In cuor suo era sicura che il colloquio fosse andato bene e il pensiero la rendeva ancora più euforica. Poco prima di tornare a casa Dana chiamò la madre per chiedere se potevano tenere Erica tutta la notte. Tracy disse che non c’era problema, perciò le due donne tornarono a casa pronte a concludere degnamente la loro serata. Fu strano non avere la bambina in giro per casa, ma poterono rilassarsi veramente dopo quello che era sembrato un tempo infinito. Ancora una volta Ali ripensò a quanto era stata fortunata a trovare una donna come quella che aveva sposato. Avevano deciso di fare l’amore come conclusione, ma non riuscirono ad aspettare di arrivare a letto. Ali ebbe il tempo solo di chiudere a chiave la porta, prima che Dana la prendesse e cominciasse a toglierle i vestiti.
  «Ti amo, Dana» le disse Ali mentre entrambe si stavano spogliando nel soggiorno spargendo i vestiti sul pavimento. Caddero sul divano, una sull’altra, poi Dana si fermò per una frazione di secondo, la baciò e rispose: «Ti amo anch’io».
 

 
 
 
 
NdA: Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo! Come sempre chiedo scusa per il ritardo, ci sono state le feste ed è periodo di esami, perciò non ce l’ho fatta prima. Ringrazio chi ha letto, seguito e recensito (tu sai chi sei XD)! Have fun!
 
 
 
 
 
  
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