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Autore: voiceOFsoul    01/01/2014    1 recensioni
Tommaso e il suo gruppo coltivano la loro passione girando per locali una sera ogni tanto. Niente di eccezionale, pochi spettatori e qualche soldo per la benzina. La sua vita sembra perfetta: musica, amici, una bella compagna e una figlia stupenda. Ma questa vita inizia a stargli stretta. Sta per cambiare tutto, solo che lui ancora non lo sa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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La conversazione con gli, ormai ex, datori di lavoro, era stata meno traumatica di ciò che pensava. Tommaso non si spiegava bene il perché ma, forse per la giornata schifosa che aveva affrontato o forse perché il papillon giallo a pois verdi del suo capo aveva concentrato tutta la sua attenzione, il tutto gli era sembrato tragicomico ed aveva dovuto lottare contro la voglia di iniziare a ridere. Il modo in cui quel vecchio cercava di fargli credere che ciò fosse per il suo bene perché era un ragazzo d'oro e meritava di meglio che prendere polvere dietro ad un bancone, la proposta di presentargli l'amico di un amico che aveva un amico che poteva presentargli un amico, le lacrime che quasi riuscì a far uscire a comando per sostenere la sua scenata da cuore straziato: ogni cosa in lui aveva del grottesco. Dirgli semplicemente che non doveva più presentarsi avrebbe dato una impressione migliore. 
Uscito di lì, si era recato allo spogliatoio per posare la felpa del negozio all'interno dell'armadietto ed era andato via. Uscendo aveva incrociato lo sguardo di Mattia, pieno di vergogna e dispiacere, che chiamava Alberto a rapporto dai Friedman dentro lo stanzino. Gli fece cenno di attenderlo, così Tommaso si fermò ad aspettarlo appena fuori dal negozio.
- Ehi, ragazzo. Come è andata? -
- Beh sai, siamo tutti dispiaciuti, ma io sono troppo un bravo ed intelligente ragazzo! - iniziò Tommaso facendo il verso al vecchio. - Poverino il Friedman! Aveva la pena al cuore ogni volta che  passando di qui mi vedeva perdere tempo dietro a qualcosa troppo piccolo per me. - 
Mattia rise. - Che stronzo! -
- Paraculo più che altro. - 
- Ma anche stronzo. Questo discorsetto l'avevo fatto io a lui parlando di te un po' di tempo fa. - 
- Allora il paraculo sei tu! - Tommaso sorrise mentre gli dava un leggero pugno alla spalla.
- Sarò anche un paraculo ma sono quello che ti aiuterà a salvare il tuo, ricordalo. - 
Mattia uscì dalla tasca dei jeans un piccolo foglietto e iniziò a sventolarlo di fronte agli occhi di Tommaso.
- È quello che penso che sia? - glielo strappò di mano.
Un biglietto da visita. Antonio De Blasi, Talent Manager. A seguire tutti i recapiti, telefonici e telematici, dell'amico di Mattia che sarebbe stato il loro trampolino di lancio ed un'aggiunta a penna con una calligrafia decisa e sicura di sé: "Lunedì 24 ore 14 in sede".
- Ti ...ti ha dato l'appuntamento? -
-  E prima del previsto! Mancano circa quindici giorni, in tempo per liberarsi di questo merdoso negozio. Ci vuole  nella sua sede per conoscervi. Tu hai qualche vostra registrazione, vero? -
- Veramente... -
- Sei serio? Vuoi farmi credere che non vi siete mai registrati? -
- Ci abbiamo provato ma non abbiamo l'attrezzatura adatta ed è venuto fuori un risultato inascoltabile! -
- E la sala prove che avete usato? Non hanno anche una sala registrazione? Dopo tutto voi non dovete incidere un disco da mandare in distribuzione ma una demo. Credo che cambi il lavoro che si deve fare, no? -
Tommaso restò in silenzio. Gli era sempre piaciuto suonare dal vivo, salire su un palco e vivere di adrenalina. L'idea di incidere un disco, cantare a comando, chiuso in uno studio, senza il potere di decidere quale sia il prossimo pezzo, improvvisamente lo bloccava.
- Per tutti i diavoli, Tommaso! Io sto cercando di darvi una mano ma non posso fare tutto da solo. Posso credere che non hai mai pensato che qualcuno prima di scritturarvi o iniziare a lavorare per voi potesse chiedere di ascoltare qualcosa? Il passaparola va bene tra i gestori dei locali ma qui siamo ad un altro livello. Porca balena, mi sarei aspettata una superficialità del genere se il leader del gruppo fosse stato tuo fratello, ma tu mi stupisci. - non poté frenare un sospiro.
Tommaso restò qualche altro attimo in silenzio. Fece scivolare il biglietto da visita di De Blasi dentro il taschino del giubbotto. 
- Grazie dell'interessamento, Mattia. Ti farò sapere come va. - 
- Ho fatto quello che potevo e l'ho fatto di cuore. Credo davvero che abbiate del talento! In bocca al lupo. -
- Crepi. E crepi presto. -

- Rose è ancora da tua madre. Io sto ancora lavorando al tuo regalo. -
- Da sola? - la domanda gli sorse spontanea e gli lasciò l'amaro in bocca.
- Si, infatti non so quando cavolo sarà pronta! Hai spaventato tanto il povero Davide che non si è presentato oggi. - 
- Ormai che non è più una sorpresa, posso lavorare io per finirla, non credi? - 
- Oh beh, sì, certo. -
- Comunque, passo a prendere Rose da mia madre prima di tornare a casa. -
- Puoi fare un salto al supermarket prima? Abbiamo finito il caffè in polvere e i pannolini per la piccola. Ti vedi di nuovo coi ragazzi oggi? - 
- No, ci vediamo domani per provare. Oggi dobbiamo parlare io e te. -
- Io e te? E di cosa? - un tono troppo nervoso si tradì nella voce di Simona.
- Non posso avere qualcosa da dire alla mia compagna? -
- Sì, certo. Solo che non vedo perché proprio oggi. -
- Cosa ha di strano oggi? -
- Nulla, assolutamente nulla. Solo che ...niente, in effetti non c'è niente di strano. Sono solo stanca. Sai che poi arrivo a un punto in cui non capisco niente. - rise, ancora nervosamente.

Quando Tommaso arrivò a casa con la piccola Rose che giocherellava con il suo sonaglio, nonostante fossero solo le diciotto, trovò Simona intenta a preparare la cena. La cosa sembrò molto strana a Tommaso in quanto, solitamente, non si mettevano mai in tavola prima delle ventuno. Si avvicinò alla compagna che lo salutò raggiante e baciò la figlia. Quando le chiese come mai fosse già ai fornelli, lei rispose soltanto che aveva voglia di cenare presto quella sera.
- Ti credevo ancora a lavorare alla sala prove. -
- Quando ho saputo che saresti tornato presto, ho deciso di smettere di lavorare, ripulire tutto e preparare qualcosa di speciale per questa sera. Tanto penserai anche tu a lavorarci da ora in poi, non hai detto così? -
- Sì ho detto così in effetti, ma non credevo che ti saresti scaricata subito! - rise poggiando Rose dentro il suo box. 
- Dato che quella sorpresa mi è stata rovinata, volevo fartene una che riuscisse bene. - 
- Cucinare? - 
- Vuoi forse dire che non cucino? Comunque, non posso dirti qual è la sorpresa , altrimenti la rovinerei io stessa. -
Con quella frase, Simona non volle più tornare sull'argomento. Gli chiese informazioni su ciò che la madre gli aveva detto circa la giornata della piccola, gli raccontò della sua giornata lavorativa e di che cosa aveva fatto nella sala prove che voleva regalargli. Fece tutto mentre continuava a spignattare e lui giocava con Rose. Quando gli chiese come era andata la sua giornata, Tommaso non accennò minimamente al licenziamento. Voleva aspettare il momento adatto per farla sedere e spiegarle con calma tutto. Volle però preparare il terreno per continuare la conversazione dopo cena, limitandosi ad accennare alla visita dei Friedman. 
Era passata circa un'ora e tutto era pronto per la cena.

- Ti è piaciuto tutto? -
- Molto, davvero. -
La cena era stata molto al di sopra degli standard della cucina di Simona. Rose era stata allattata, lavata e messa a dormire. I piatti erano stati riposti tutti nella lavastoviglie e il pavimento era stato spazzato. Tutto era stato fatto e per Tommaso era arrivato il momento di dare la notizia.
- Simo, è arrivato il momento di parlare. - 
- No, aspetta. - 
Simona gli chiuse la bocca poggiandovi l'indice. Lo guardò languidamente, mentre faceva scivolare il polpastrello lungo il mento rasato di Tommaso.
- Prima è il turno della mia sorpresa. - 
Gli prese la mano e lo condusse verso il bagno, mentre si mordeva la labbra provocante. Quando aprì la porta, Tommaso stentò a riconoscere l'ambiente. La stanza era illuminata solo con moltissime candele e la vasca era riempita di schiuma. Sul ripiano accanto alla vasca, due flute riempiti di spumante, la cui bottiglia era dolcemente appoggiata a fianco.
- Ma che significa? - furono le sole parole che Tommaso riuscì a esprimere.
Simona gli lasciò la mano e si avvicinò al centro della stanza. In silenzio, si tolse l'ingombrante tuta che aveva avuto addosso per l'intera sera e rivelò un intimo mozzafiato. Tommaso la osservò ancora senza parole. Nonostante i sentimenti che lo avevano invaso nell'ultimo periodo, si sentiva infiammato di passione. Il corpo di Simona, per niente danneggiato dalla gravidanza, veniva esaltato dal pizzo nero che indossava, non risultando volgare ma solo dannatamente sexy.
Simona tornò ad avvicinarsi a lui, gli slacciò piano la camicia e la gettò in terra. Lo abbracciò, stringendo forte la sua pelle calda contro il suo seno prosperoso. Accarezzò la schiena di Tommaso sentendola frmere sotto il passaggio delle sue dita. Si aggrappò forte alla sua nuca, saltandogli in braccio e cingendogli i fianchi con le gambe nude.
- Sorpresa. - sospirò con voce sensuale.

   
 
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