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Autore: Matzuia    01/01/2014    0 recensioni
Questa storia narra le vicende di Ryuji Nakajima, un giovane che vive allo sbando nella Soul Society senza avere una casa, una famiglia e uno scopo nella sua vita.
Tuttavia egli è nato con un dono, un dono che lui considera la sua maledizione: un reiatsu straordinario.
Un giorno, preso dalla solitudine e dalla disperazione, Ryuiji rilascia un'eccessiva quantità di reiatsu mettendo in allarme la Sezione Scientifica del Gotei 13.
Viene convocata prontamente una riunione dei capitani nella quale Tetsuji Yuikimura, Capitano della Quinta Brigata, verrà incaricato di scoprire cosa si cela dietro questa tremenda emissione di reiatsu.
Da questi fatti comincerà l'avventura di Ryuji, il quale troverà in Yukimura un amico e un maestro che lo guiderà sulla strada per diventare uno Shinigami.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La grotta era buia e silenziosa, al suo interno si udiva solo il suono del vento e delle gocce d'acqua che cadevano dal soffitto ricco di stalattiti.
Gli occhi del "giovane" si erano ormai abituati a quell'ambiente, dove viveva ormai da un centinaio d'anni o forse più.
Era stato respinto dal mondo esterno, dalla società, dalle persone. I suoi ricordi erano perlopiù ricchi di rancore verso coloro che lo avevano sempre schernito e deriso sia per il suo aspetto che per la sua "maledizione".
Il suo cuore, un tempo leggero, era ormai carico di tristezza e risentimento.
Aveva provato a vivere in pace con gli abitanti del suo distretto, ma non ne aveva ricavato niente di buono; trovata la grotta, decise di stabilirvisi permanentemente.
La rassegnazione all'isolamento si faceva pian piano strada nel suo animo.
Ormai si muoveva solo per inerzia: dormiva, si svegliava, usciva per il tempo necessario a procacciarsi del cibo, tornava nella grotta per mangiare e vi rimaneva fino al giorno dopo, il tutto in una ciclica e meccanica routine.
Nonostante stesse conducendo un'esistenza patetica e priva di significato, si trovava nel luogo in cui tutte le anime buone si ritrovano e a cui tutte le anime aspirano: la Soul Society.

La giornata era trascorsa con la solita routine. A caccia conclusa, il giovane faceva ritorno alla sua grotta per mangiare e per immergersi nei suoi tristi ricordi. Paradossalmente aveva scelto l'isolamento nonostante non fosse predisposto alla solitudine, aveva sempre sognato di avere degli amici fidati con cui condividere gioie e dolori e con cui poter trascorrere il tempo.
Così, come un predatore notturno attacca senza che la preda abbia alcun preavviso, la disperazione si impadronì improvvisamente di lui. "Perché? Perché sono solo? Cosa ho fatto di male per meritare questo?" si chiese con le lacrime che già iniziavano a solcargli il viso come cicatrici argentate.
Ovviamente non aveva risposte ai suoi dubbi, e come avrebbe potuto averle?!
La frustrazione, il rancore e tutti i sentimenti negativi covati nel suo cuore strariparono; strinse i pugni ed urlò con tutte le sue forze dando libero sfogo al suo potere, quello che lui chiamava "la mia maledizione". Non sapeva ancora che quel giorno la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

"Capitano! Capitano Yukimura! Presto si svegli c'è un'emergenza!"
"Mmh, che succede? Spero che sia qualcosa di importante."
"La Dodicesima Brigata ha dato un allarme di livello massimo! È stata convocata una riunione di tutti i Capitani, immediatamente!"
"Cosa?!"
Il capitano scattò in piedi e corse subito ad indossare il suo Aori bianco, uscì dall'edificio della sua brigata e, usando lo Shunpo, si diresse a tutta velocità verso il luogo d'incontro, la sede della Prima Brigata.
Al suo arrivo mancavano solo due dei tredici capitani, probabilmente erano impegnati altrove in qualche missione speciale. Il capitano si mise immediatamente al proprio posto, attendendo che il Comandante Generale aprisse ufficialmente la riunione.
"Capitano Mochizuki, ci esponga i fatti." Disse il Capitano Comandante facendo un cenno al Capitano della Dodicesima Brigata.
"Sissignore!" Rispose prontamente lei facendo un passo avanti.
"Circa un'ora fa i miei sottoposti dell'Istituto di Ricerca e Sviluppo hanno rilevato un'imponente emissione di reiatsu appena fuori i nostri confini."
"Imponente? Non potresti essere più precisa?" Disse il Capitano della Seconda Brigata.
"Avreste dovuto avvisare semplicemente noi dei Servizi Speciali, avremmo risparmiato tempo."
"La situazione è un po' più complicata di quanto si possa pensare. Continui pure, Capitano Mochizuki." Disse il Capitano Comandante.
"Abbiamo ricontrollato i nostri rilevamenti più e più volte. Il risultato è inequivocabile: la quantità di reiatsu rilevata è quasi equivalente a quella del Capitano Comandante." L'aria si caricò immediatamente di tensione, i capitani iniziarono a borbottare tra loro generando un brusio che divenne ben presto una discussione.
"I tuoi strumenti sono fuori uso!" Diceva uno.
"Andiamo a controllare tutti noi di persona!" Suggeriva un altro.
"Ora calmatevi tutti!" Ordinò il Capitano Comandante.
"I rilevamenti della Dodicesima Brigata sono sempre stati attendibili sino ad oggi e non ho motivo per pensare altrimenti. Se avete in mente un piano d'azione, esponetelo uno per volta e valuteremo il da farsi."
"Andrò io a controllare." Disse il Capitano della Quinta Brigata.
"Yukimura, cosa diavolo ti passa per la testa? Se i rilevamenti sono corretti potresti ritrovarti come avversario un vero e proprio mostro!" Sbottò il Capitano della Seconda Brigata.
"Questa è una missione esplorativa che va eseguita mantenendo un basso profilo. Solo i Servizi Speciali possono svolgerla con successo."
"Mi duole contraddirti Capitano Fujikawa, ma senza dati più precisi, anche un'operazione di quel genere si potrebbe rivelare pericolosa. Vogliamo tutti scoprire chi o cosa ha emesso una tale quantità di reiatsu, sbaglio? Il modo migliore sarebbe recarsi sul posto e "prelevare" il soggetto in questione. Sapete benissimo che le mie abilità sono le più adatte a riportare qui un avversario vivo, nel caso si dimostri ostile. E poi, Capitano Fujikawa, non vorrei che questo misterioso individuo rovinasse il tuo bel faccino."
Qualche risata si udì tra le file dei capitani.
"Come ti permetti brutto bast.."
"BASTA!" Il Capitano della Seconda Brigata fu bruscamente interrotto dal Capitano Comandante.
"La proposta del Capitano Yukimura è la più convincente. Il Capitano della Quinta Brigata partirà immediatamente; chiedo a tutti i gli altri capitani di rimanere all'erta. Specialmente al capitano della Dodicesima Brigata, monitorate costantemente la zona per riferire eventuali sviluppi. La riunione è conclusa, buona fortuna Capitano. Cerchi di tornare vivo e con qualcosa di buono per le mani."
Detto questo, tutti i capitani tornarono alle proprie mansioni. Tutti tranne il Capitano Fujikawa, il Capitano Yukimura e il Capitano Mochizuki.
"Capitano Yukimura, faccia attenzione. Terrò costantemente i suoi segni vitali sotto monitoraggio per assicurarmi che non corra pericoli. Queste sono le coordinate." Disse il Capitano della Dodicesima Brigata porgendo un piccolo foglio al Capitano Yukimura.
"Io spero che quella cosa ti prenda sonoramente a calci nel culo." Disse invece il Capitano della Seconda Brigata che si girò e sparì usando lo Shunpo.
"Ah, non credevo che avrei dato tante preoccupazioni! Tranquilla Mochizuki, tornerò tutto intero e ti porterò un bel campione da analizzare!"
Il Capitano Mochizuki sorrise, fece un cenno col capo e andò via.
Ora il Capitano Yukimura era rimasto solo coi suoi pensieri e le sue considerazioni. La verità era che moriva dalla voglia di scoprire di chi o cosa si trattasse; non capitava spesso un'emergenza di quel calibro e lui sentiva il disperato bisogno di un po' di azione.
Uscì dall'edificio della Prima Brigata, controllò le coordinate consegnate dal Capitano Mochizuki e partì. Con lo Shunpo avrebbe impiegato relativamente poco ad arrivare sul posto e sperava di trovare ancora il suo obbiettivo ad attenderlo.

Silenzio.
Da quando il ragazzo si era lasciato travolgere dai ricordi e dai sentimenti negativi, non si era più udito nulla se non il suo singhiozzare.
Capitava sempre quando rilasciava il suo potere, qualsiasi essere vivente intorno a lui si sentiva soffocare e veniva letteralmente schiacciato da una forza invisibile.
Lui non la comprendeva né desiderava comprenderla, ma aveva provato più e più volte a controllarla, con scarsi risultati. Ogni volta che la faceva uscire, questa forza causava problemi.
Si detestava per questo.
Ad un tratto ci fu un cambiamento, il ragazzo percepì una sorta di "interferenza" nel flusso del suo potere, come se si fosse scontrato con una forza simile alla sua. Proveniva dall'esterno della grotta, non sapeva come, ma ne era sicuro.
"Hey! C'é qualcuno lì dentro?"
Una voce.
A giudicare dalla cadenza doveva trattarsi di un uomo. Chi poteva essere venuto a cercarlo? No, sicuramente non stava cercando lui.
Doveva essere un viandante imbattutosi per caso nella su grotta. Decise di non rispondere; chiunque fosse, se ne sarebbe andato non sentendo alcuna risposta.
"Lo so che ci sei! Hai scatenato un putiferio qui fuori! Fatti vedere!"
Cosa? Cosa stava dicendo quello sconosciuto?
Come poteva LUI causare un putiferio stando in quella grotta?
La curiosità prese il sopravvento. Si alzò, e decise di andare a parlare con il suo misterioso visitatore, aveva delle domande a cui solo lui avrebbe potuto rispondere.

Il Capitano Yukimura cominciava a spazientirsi.
Era arrivato nel luogo giusto, poteva distintamente percepire quell'immenso reiatsu provenire dalla grotta di fronte a lui. Eppure non aveva ricevuto risposta, né era stato attaccato.
"Avrei dovuto lasciare a qualcun altro questa seccatura." Si disse.
All'improvviso l'emissione di reiatsu diminuì considerevolmente; scrutò con più attenzione di fronte a se scorse un movimento all'imboccatura della grotta; mise subito mano all'impugnatura della sua Zanpakuto, pronto a reagire.
Piano piano e senza fretta, una figura usciva dalla grotta, lasciandosi alle spalle quelle ombre impenetrabili. Quando fu completamente esposta alla luce, il Capitano Yukimura sgranò gli occhi. Era un ragazzino!
Era alto almeno la metà di lui, con lunghissimi capelli argentati che gli coprivano il volto. Erano talmente lunghi che arrivavano al suolo, formando una sorta di mantello dietro il ragazzo. Era scalzo, sporco e vestito di stracci, non poteva essere lui il motivo di tanto trambusto.
Yukimura si rilassò, abbassò la guardia e si avvicinò con calma a quello strano ragazzino.
"Scusa se ti ho fatto spaventare! In tutta onestà mi aspettavo di trovare altro una volta arrivato qui. Dimmi, ragazzo, chi altro si nasconde in quella grotta?"
"Io." Rispose fermamente il giovane.
"Credo che tu abbia frainteso." Disse il capitano. "Voglio sapere chi altro vive lì dentro oltre a te."
"Nessuno, lì dentro vivo soltanto io. Tu chi sei? E perché sei venuto qui?"
Impossibile. 'Un ragazzino qualsiasi, che vive in una grotta dimenticata dal mondo, dovrebbe avere un reiatsu pari a quello del Capitano Comandante?' Pensò il Capitano Yukimura.
'Non è possibile. Deve per forza nascondere qualcun altro là dentro. Starò al suo gioco, per adesso'
"Piacere di conoscerti, io sono Tetsuji. Tetsuji Yukimura, Capitano della Quinta Brigata. Tu come ti chiami? Gradirei sapere con chi sto parlando."
"Non do il mio nome ad un guerriero nero. Anche se tu indossi quell'abito bianco sopra il resto, riconosco la tua arma. Ne ho trovata una tempo fa. Il proprietario era morto, così l'ho tenuta per me." Rispose il giovane.
"Guerriero nero? Ci chiamiamo Shinigami, ragazzo. E così tu avresti una Zanpakuto, dovresti consegnarmela prima di farti male." Ribatté il capitano, divertito dall'ignoranza del giovane.
"Smettila di chiamarmi ragazzo! Ho più di 300 anni io!"
300 anni? Yukimura era sbalordito, lui aveva 613 anni e aveva l'aspetto di un uomo sui 35/36 anni, ma quel ragazzino...sarebbe dovuto apparire come un ragazzo sulla ventina.
Che diavolo stava succedendo? Possibile che fosse davvero lui il suo obbiettivo?
"Dimmi, da quanto vivi lì dentro?" Chiese Il capitano.
"Non ha alcuna importanza; ora rispondi tu alle mie domande se permetti. Cosa sei venuto a cercare qui? Che putiferio avrei potuto combinare standomene tranquillo nella mia grotta?"
"Difficile a credersi ma, a quanto pare, cercavo proprio te. La quantità di reiatsu che hai emanato poco fa ha messo in allarme persone più importanti di me. Io sono semplicemente venuto a prenderti."
Adesso il ragazzo era confuso e teso.
'Reiatsu...quindi è questo il nome di quella forza che sento scorrermi in corpo e che mi ha allontanato da tutto e tutti.'
La sua mente si riempi di pensieri. Cosa volevano da lui gli Shinigami? Era un crimine avere il reiatsu? Cosa gli avrebbero fatto?
Nei suoi 305 anni di esistenza non si era mai preoccupato di chi o cosa fossero gli Shinigami, la sua ignoranza lo rendeva cieco e impaurito.
Aveva iniziato la giornata nel solito, patetico modo e adesso era apparso di fronte a lui uno sconosciuto che aveva intenzione di portarlo chissà dove. Lo studiò attentamente.
Era alto quasi il doppio di lui, aveva dei lunghi capelli scuri raccolti in una coda di cavallo che gli ricadevano dietro la schiena, la barba incolta, da qualche settimana probabilmente, e dei lineamenti spigolosi e severi. Gli occhi dell'uomo avevano un colore misto tra il grigio e l'azzurro, una combinazione ipnotica; ma il ragazzo non rimase incantato a lungo, arretrò di qualche passo.
"Vattene via e lasciami in pace." Intimò.
"Ascolta, nemmeno a me piace questa storia. Ma se non mi segui con le buone, dovrò ricorrere a metodi non molto piacevoli per portarti con me." La risposta dell'uomo non lasciava spazio ad interpretazioni.
Inconsciamente, il ragazzo rilasciò il suo potere.
"Provaci." Disse lanciandosi contro l'uomo.
Il Capitano Yukimura rimase di stucco sentendo l'immensa pressione spirituale del ragazzo.
'Allora è davvero lui!' Pensò.
Appena il ragazzo gli si gettò contro, schivò il suo pugno con uno spostamento laterale. Ma il ragazzo appoggiò la mano a terra e ruotò su se stesso assestando un calcio allo stomaco del capitano, il quale anticipò la mossa e afferrò la gamba del ragazzo utilizzando lo slancio di quest'ultimo per scaraventarlo in aria.
Il ragazzo finì contro un albero ma si rimise in piedi quasi immediatamente.
"Mi dispiace ragazzo, avrai anche un reiatsu superiore al mio, te lo concedo, ma in quanto a tecnica lasci piuttosto a desiderare. Non puoi competere in un corpo a corpo con me!"
Ma le sue parole non sembravano sfiorare minimamente il suo avversario.
'Maledizione, la pressione spirituale che sta esercitando è soffocante. Si renderà conto di avere un simile potere?'
All'improvviso il ragazzo si voltò e corse a perdifiato dentro la grotta. Il Capitano Yukimura non dovette aspettare molto per rivedere il suo avversario uscire dalla sua dimora, stavolta però non era a mani vuote, aveva preso la Zanpakuto.
"Dici che il corpo a corpo è inutile contro di te, vediamo se con questa le cose andranno diversamente!" Esordì il giovane estraendo la spada dal fodero.
Il capitano si fece scuro in volto.
"Hey, pivello, credi di poter competere nella scherma con uno spadaccino addestrato da secoli? Sei più ingenuo di quel che pensassi."
Quindi estrasse anche lui la sua Zanpakuto.
'Adesso devo fare attenzione, se mi impegno troppo potrei ucciderlo.'
Il ragazzo fece un balzo e tirò un fendente proprio sulla testa dell'uomo che, prontamente, parò il colpo col piatto della lama.
'Non male, utilizza la sua pressione spirituale per aumentare peso e forza dell'attacco. Non è proprio un pivello'
Il capitano deviò la lama dell'avversario facendolo scivolare verso destra, si girò e lo colpì allo stomaco con un diretto sinistro facendolo volare per qualche metro prima che si schiantasse contro un altro albero.
"Arrenditi. Non sei ancora pronto ad affrontare un avversario del mio livello. Sei forte, sveglio, reagisci prontamente, ma manchi di tecnica ed esperienza, due cose fondamentali per affrontare un capitano."
"Io voglio solo essere lasciato in pace, vattene via!" Il ragazzo non capiva o non voleva capire, per il capitano era la stessa cosa.
Decise quindi di chiudere la questione, sfilò il fodero dalla cintura e fece ruotare la spada rivolgendo la lama verso il terreno.
"Suona in alto nel cielo, Rakuen no kane naru (Rintocco di campana del paradiso)."
La spada e il fodero si illuminarono istantaneamente e presero a cambiare forma. Quando la luce svanì, il capitano era armato con due tonfa argentati.
"Ma che?! Come hai fatto?" Chiese il ragazzo sbalordito.
Il Capitano Yukimura sorrise. "Lo imparerai." Disse. "Sei ancora deciso a combattere?"
"Fino alla fine!" Gridò il ragazzo scagliandosi nuovamente contro l'uomo.
Stavolta il fendente arrivò da sinistra, il capitano lo parò prontamente con la sua nuova arma producendo un suono molto simile a quello di una campana.
"Sai di cos'è fatto principalmente il nostro corpo?" Chiese al ragazzo.
"Di carne!" Rispose quest'ultimo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Acqua. Noi siamo composti principalmente da acqua. E dimmi, sai cosa conduce l'acqua?" Colpì in pieno petto il ragazzo col tonfa nella mano destra.
Un'onda d'urto scaturì dall'arma scaraventando via il ragazzo per diversi metri.
Nel momento in cui l'onda d'urto colpì, i capelli si scostarono dal volto del ragazzo e il capitano poté vedere i suoi occhi per un istante. Era come se dell'oro liquido vi scorresse dentro; erano due stupendi, tristi occhi dorati.
Quando il ragazzo atterrò non si mosse più, doveva essere svenuto. Il capitano gli si avvicinò.
"Il suono. Il suono prodotto dalla mia Zanpakuto rilasciata e amplificato dal mio reiatsu scorre attraverso l'acqua del tuo corpo e ti danneggia. Te lo spiegherò meglio la prossima volta, se sopravviverai ad oggi." Concluse.
Fece tornare la sua Zanpakuto alla forma di normale katana e la ripose nel fodero, poi prese in spalla il ragazzo e la sua Zanpakuto e partì usando lo Shunpo verso la Camera dei 46.

Quando il ragazzo riprese conoscenza, si trovava in una stanza completamente buia tranne che per un piccolo fascio di luce che proveniva dal soffitto proprio sopra di lui. Aveva le mani e i piedi incatenati.
'Dove...dove mi trovo?'
L'ultima cosa che ricordava era la sonora batosta che aveva ricevuto da quello strano individuo.
"Accidenti!" Imprecò.
Ad un tratto il resto della sala si fece più chiaro, era come trovarsi al centro di un grande anfiteatro.
Sugli "spalti" si trovavano delle tavole bianche, ognuna con su scritto un numero dall'uno al quarantasei.
"Come ti chiami ragazzo?" Chiese il numero due.
"Cosa? Chi siete voi? Perché mi avete portato qui?"
"Giovane impudente, siamo noi a fare le domande qui. Dicci chi sei e perché avevi con te una Zanpakuto." Affermò il numero diciassette.
"Non sono un ragazzo! Ho 305 anni!" Urlò lui.
Un mormorio nervoso si fece largo nella sala.
"Tu menti." Affermò il numero uno. "Gli spiriti con 300 anni di esistenza dovrebbero avere un aspetto totalmente diverso dal tuo. Dicci chi sei e come fai ad avere un reiatsu simile, allora decideremo del tuo destino." Concluse.
Il ragazzo era esausto e confuso; alla fine cedette.
"Io..io non so chi sono. Sono nato in un distretto povero del Rukongai, non ho ricordi della mia casa, della mia famiglia o di persone che si possano chiamare parenti. Sono fuggito dal distretto circa 200 anni fa. Da allora vivo in quella grotta; ho trovato quella spada per caso mentre cacciavo." Disse, e concluse dicendo: "Se dovete uccidermi, fatelo pure. Non ho motivo di parlare con voi."
Nuovamente i membri del consiglio dei quarantasei presero a mormorare.
"Tu menti!" Gridò il numero trentadue. "Hai mentito sin dall'inizio su tutto! Le tue origini, la tua età, il possesso di quella Zanpakuto! Chiedo che venga messa ai voti l'esecuzione immediata!"
"Ha detto la verità." Disse una voce nell'ombra.
Un altro fascio di luce si illuminò e apparve il Capitano Yukimura.
"Capitano, lei non era stato convocato. Se ne vada immediatamente!" Disse il numero uno.
"Se mi ascoltaste per un momento, potrei rispondere alla maggior parte dei vostri quesiti sul ragazzo. Dopotutto sono io che l'ho portato qui."
Un mormorio d'assenso si udì nella sala.
"Parli pure."
"Grazie infinite, onorevoli signori. In primo luogo analizziamo i fatti: questo ragazzo sostiene di avere 300 anni, eppure ha l'aspetto di un adolescente, se si escludono i capelli. Vedete, la risposta equivale al motivo per cui sono stato incaricato di portarlo qui. Il suo reiatsu."
"Come fa ad affermarlo con certezza? Ha delle prove a sostegno della sua tesi?" Chiese il numero diciassette.
"Naturalmente." Riprese il capitano. "Poco dopo aver lasciato il ragazzo nelle vostre mani ho parlato di lui sia al capitano della Dodicesima Brigata sia a quello della Quarta ed è emersa una teoria interessante: il reiatsu del ragazzo è così imponente da impedirgli di crescere. La sua stessa pressione spirituale lo costringe a rimanere "piccolo" se volete, essa non gli consente di crescere .Allo stesso tempo però il suo reiatsu funziona come energia vitale, basta guardare la lunghezza dei suoi capelli e il suo aspetto giovane per capirlo. Per quanto riguarda la Zanpakuto, posso ricordarvi dei fatti di qualche decina d'anni fa, quando il gruppo ribelle si distaccò dal Gotei 13.
Molti Shinigami persero la vita in quell'occasione. Il ragazzo potrebbe aver trovato una Zanpakuto appartenuta ad uno dei caduti di quell'occasione." Concluse.
"I pareri dei due capitani da te consultati sono indubbiamente attendibili, Yukimura." Disse il numero cinque.
"Tuttavia." Riprese il numero trentadue. "Le sue origini sono tutt'ora oscure. Chi ci dice che non sia un altro esperimento dei ribelli inviato qui a distruggerci?"
"Ho combattuto con questo ragazzo." Replicò Yukimura. "Se fosse come dite voi, avrei dovuto trovarmi dinnanzi ad un degno avversario. Invece si tratta di un principiante ignaro di come si possa rilasciare una Zanpakuto o di come si possa usare lo Shunpo. Credetemi, se fosse stato un ribelle, avrei dovuto faticare molto di più per vincere." Anche se il capitano aveva preso le sue difese, il ragazzo si sentiva in qualche modo offeso dall'essere definito un pivello.
Tuttavia decise di rimanere in silenzio, ad osservare gli sviluppi della situazione.
Alla fine, Yukimura disse una cosa veramente inaspettata. "Chiedo ufficialmente che venga ammesso all'accademia degli Shinigami, che venga poi assegnato alla mia brigata e che diventi mio allievo!"
Silenzio.
Tutti erano rimasti attoniti nell'udire quelle parole, il ragazzo più di chiunque altro.
La calma fu seguita da un fragore di proteste che si abbatterono sul Capitano Yukimura come le onde sullo scoglio.
"È impazzito? Si rende conto del potenziale pericolo che rappresenta quest'individuo? Con un simile reiatsu non possiamo prevedere cosa potrebbe diventare. Senza parlare dell'ultima volta che ha deciso di allenare uno Shinigami. Si è per caso dimenticato di come è andata a finire quella storia, capitano?"
Di cosa stavano parlando?
Il ragazzo guardò l'uomo accanto a lui e nei suoi occhi vide l'ira. Adesso il capitano emanava un intento omicida spaventoso.
Era davvero la stessa persona che aveva incontrato poco prima?
"Garantisco io per lui."
Un'altra voce risuonò nella sala. Nuovamente un fascio di luce illuminò la persona che aveva appena parlato.
Si trovava poco più avanti del ragazzo e del capitano. Indossava anch'egli un vestito bianco, simile a quello di Yukimura ma, a differenza del numero cinque, si poteva scorgere distintamente il numero uno.
"Capitano Yoshioka! Cosa la porta a questa riunione?" Il numero venti pose la domanda con un tono di voce che traspariva riverenza ma anche nervosismo.
"Sono venuto a controllare di persona l'entità della "minaccia"."
Disse volgendo lo sguardo verso il ragazzo che lo guardò a sua volta.
Era uno Shinigami dall'aspetto giovane, non dimostrava più di 18 anni, aveva dei lunghi capelli neri acconciati in modo da farlo apparire un nobile giapponese dell'epoca Sengoku. La carnagione chiara e i lineamenti del volto accentuavano questo aspetto di lui; per non parlare degli occhi, azzurri e profondi come l'oceano.
"Ho avuto anche io un'interessante conversazione col Capitano della Dodicesima Brigata. Ha già iniziato a progettare un dispositivo in grado di frenare il reiatsu del giovane, cosicché possa imparare a controllarlo gradualmente. In questa maniera l'Accademia non correrà rischi durante il suo addestramento."
"Non saprei.." I membri della Camera dei 46 erano inquieti.
Il Capitano Comandante aveva già preso la sua decisione e tutti sapevano che ci sarebbe stato poco da obbiettare.
"Capisco le vostre preoccupazioni, signori, ma vi posso garantire che le cose andranno in modo diverso stavolta. Inoltre vi do la mia parola, se il ragazzo dovesse rappresentare un pericolo per la Soul Society lo ucciderò con le mie mani. Qualche obiezione?"
Le parole del Capitano Comandante non lasciavano trasparire alcuna esitazione o insicurezza.
Avrebbe fatto ciò che diceva.
"Molto bene allora." Riprese il numero dieci.
"Che al ragazzo siano consegnati gli abiti da cadetto, gli venga inoltre assegnata una stanza nell'alloggio del Capitano Yukimura. Terremo d'occhio il suo sviluppo passo dopo passo, spero che non ci pentiremo di questa scelta, Capitano Yoshioka."
Detto ciò, le luci che illuminavano i numeri di ciascun membro si spensero.
"Vogliamo andare?" Chiese il Capitano Yukimura al ragazzo.
"S..si." Risposte lui imbarazzato. "Grazie per quello che avete fatto per me."
Yukimura sorrise.
"Quando inizieremo ad addestrarci non mi sarai più tanto grato, fidati di me."
Detto questo, estrasse la Zanpakuto e tagliò di netto le catene del ragazzo.
"Questa è tua, giusto?" Gli chiese porgendogli la sua spada.
Il ragazzo la prese immediatamente. In qualche modo aveva sentito la mancanza di quell'oggetto.
I tre si avviarono verso l'uscita con passo calmo, alleggeriti dal peso che quell'udienza aveva messo nei loro animi.
I due capitani camminavano davanti al ragazzo, che li seguiva cautamente.
"Seigi, grazie per quello che hai fatto. Ti devo un favore."
Il Capitano Comandante sorrise.
"Uno? Non tieni nemmeno il conto dei tuoi debiti, amico mio."
Entrambi risero di gusto.
"Dimmi piuttosto. Come mai hai deciso di prendere un nuovo allievo? Non è da te Tetsuji."
Il Capitano Yukimura si fermò, si girò a guardare il ragazzo e gli fece cenno di fermarsi.
Camminò per qualche metro insieme al Capitano Comandante e, quando fu ad una certa distanza dal ragazzo, si chinò verso di lui sussurrando: "Ho visto i suoi occhi, Seigi. Non ho mai visto occhi tristi come quelli. Quel ragazzo ha vissuto in solitudine per chissà quanto tempo, ha scelto quella vita. Ma i suoi occhi gridavano disperatamente aiuto, non è fatto per stare da solo. Quel ragazzo è destinato a diventare uno dei migliori Shinigami mai visti. Potrebbe persino sostituirti un giorno."
Il Capitano Yoshioka accennò un sorriso.
"Amico mio, fortunatamente non cambi mai. Coraggio, diamo un senso a questa storia. Dai una ripulita a quel marmocchio e comincia ad addestrarlo non appena il dispositivo sarà ultimato."
Detto questo se ne andò senza voltarsi.
Il ragazzo, che aveva osservato la scena da lontano, non era minimamente curioso di sapere cosa si fossero detti i due individui, aveva assimilato abbastanza informazioni per i suoi gusti. Il Capitano Yukimura si voltò a guardarlo.
"Non mi hai ancora detto il tuo nome." Disse.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi il giovane riprese a camminare verso il suo futuro maestro. Si fermò a qualche passo di distanza da lui, scostò i capelli dal viso in modo da farsi vedere in faccia e guardò l'uomo dritto negli occhi.
"Mi chiamo Ryuji, Ryuji Nakajima."
Il capitano sorrise. "Bene Ryuji, ora possiamo cominciare."
 
   
 
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