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Autore: emotjon    02/01/2014    15 recensioni
Un angelo. Capelli ricci, occhi smeraldo.
Un demone. Pelle ambrata, occhi cioccolato fuso.
E lei. La ragazza da cui dipende il destino di... tutto.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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*sto aggiornando quasi in tempi decenti, yeeeeh.
allora... spero che abbiate passato delle feste migliori delle mie.
uno schifo e una tristezza che non vi dico.
ma non vi interessa, ovviamente. comunque, vi lascio alla lettura.
e spero vivamente che il capitolo vi piaccia.
perchè, strano ma vero, a me piace. anche se è stato un parto scriverlo.
poi? ah, sì. mi stavo dimenticando.
dovrei mettervi le foto dei prestavolto. solo che non riesco, ve le metto la prossima volta.
comunque, tanto per darvi un idea...
Soraya è Emma Watson, Storm è Tom Felton, Skylar è Trey Songz, e Remember è Jessica Lowndes.
le foto al prossimo capitolo, se mi ricordo, lol.
okay, evaporo. alla prossima bellezze c:
xx Fede.*






7. Decisions.
 

J’ai plus de souvenirs que si j’avais mille ans.
(Ho dentro più ricordi che se avessi mille anni.)
 

Un mese dopo.

Decisioni, su decisioni, su decisioni. Se ne prendono tutti i giorni, giorno dopo giorno, da sempre. E all’infinito. Tutti dobbiamo decidere, di qualsiasi cosa si tratti.
Ad esempio, Zayn e Harry avevano deciso – di comune accordo, stranamente – di andarci piano. Di permettere a Madeleine di conoscere entrambi. Con calma e senza fretta. Cassiel aveva deciso di fregarsene delle regole, stando con Louis come mai aveva fatto. Lo stesso per Celestine, che con Kismet si era trattenuto tante di quelle volte che ormai era finito per perderne il conto.
Tutti dobbiamo prendere decisioni, che esse ci piacciano oppure no.
E Madeleine? Oh, lei dal canto proprio ne aveva parecchie di cose da decidere. Se lasciare i capelli sciolti o legarli, quella mattina. Se fare colazione a casa o al bar. Se cacciare sua madre di casa oppure no. Doveva anche decidere cosa farsi tatuare da Cassiel.
E beh, se le fosse rimasto del tempo, magari anche scegliere tra Harry e Zayn.
Capelli castani e ricci o capelli neri come la notte e sempre perfettamente scompigliati? Occhi verde prato o color cioccolato? Auto o moto? Maglietta bianca o canottiera nera dei Nirvana? Sorriso con fossette o senza? Il modo di abbracciarla di Harry o quello di Zayn? E… stava meglio con il riccio o con il moro?
Angelo o demone?
Harry o Zayn?
«E’ difficile, vero?», le chiese Cherubiel quel pomeriggio sedendosi accanto a lei mentre ritoccava uno dei disegni del suo album. Si ritrovò ad arrossire, rendendosi conto di avere un ritratto di Zayn e uno di Harry. Uno accanto all’altro. «Immagino… sono entrambi due ragazzi favolosi», aggiunse facendola quasi strozzare con la saliva.
Mad si voltò velocemente verso la bionda, con gli occhi sgranati. Non sapeva che conoscesse anche Zayn. Non l’avrebbe nemmeno immaginato. Ma Cher si mise a ridere, scuotendo una mano come per minimizzare la cosa.
«Eh, no… non te ne vai così», le disse la castana, stranamente allegra, prendendola al volo per un polso. «Come conosci Zayn?». La sua era semplice curiosità, certo. Non poteva sapere tutto il mondo che c’era dietro. E dal canto proprio la bionda cercò di non far vedere quanto l’avesse turbata quella domanda.
«Cliente del negozio, vecchio amico… ed è il migliore amico di Kismet», aggiunse cercando disperatamente di cambiare argomento. Le era tornato a galla un ricordo, più doloroso degli altri. Lei, che sceglieva di stare dalla parte del Trono. E lui, che guardandola negli occhi si rifiutava di scegliere. E lei, che scoppiava in lacrime, un attimo prima che la caduta li prendesse tutti.
Ma per fortuna riuscì a far cambiare argomento a Mad. Per fortuna, o sarebbe scoppiata in lacrime, forse senza nemmeno accorgersene. «Kismet lo conosce? Oh, cazzo…», borbottò la castana, decisamente sorpresa dalla piega che stava prendendo quella conversazione. «Quindi Harry e Zayn si conoscono», aggiunse dopo un attimo, più tra sé che rivolta a Cherubiel. Dire che non ci poteva credere era dire poco.
«Chi conosce chi?». La voce di Harry, bassa e roca, a pochi centimetri dal suo orecchio, fece venire i brividi a Madeleine. Oltre che farle quasi venire un infarto. Ma ormai si stava abituando al fatto che comparissero tutti sempre praticamente dal nulla.
Poi lo sguardo di Harry di posò sui due disegni e realizzò quello che in realtà già sapeva. Che Madeleine stava uscendo anche con Zayn. Gli scappò una risata nervosa, quasi isterica. E lasciò che la ragazza di voltasse verso di lui e gli prendesse il viso tra le mani. «Ti prego, dimmi che non ho riacceso una vecchia faida o qualcosa del genere…», mormorò la ragazza, sinceramente dispiaciuta.
Ma Harry non ce la fece a sorridere, non in quella circostanza. Non in quel momento. Dimmi che non ho riacceso una vecchia faida. Cazzo, non avrebbe potuto dirlo in modo più azzeccato. Che avesse capito? La guardò negli occhi, che le erano appena diventati lucidi. E tentò un sorriso. Non poteva aver capito.
E odiava almeno quanto lui trovarsi in una situazione del genere.
«Diciamo che Zayn non è il mio migliore amico», ammise il riccio. Mad si era allontanata di mezzo passo, mordicchiandosi il labbro. Non riusciva a credere che due ragazzi tanto diversi si conoscessero. Come non riusciva a credere a tutta quella situazione. Era un gran casino, detta il più semplicemente possibile.
«Voi due… siete entrambi spettacolari… e lo so che devo scegliere, ma…».
«Io ti voglio bene, tienilo conto quando ti deciderai su chi scegliere con chi continuare a uscire, okay?», ribattè il riccio posandole due dita sulle labbra, prima che potesse continuare la frase. La vide sbattere velocemente le palpebre, come se non se l’aspettasse. Ma era proprio così che doveva andare.
Harry stava solo cercando di non spingerla alla scelta. Di non fare pressioni. Come se implicitamente le stesse dicendo di prendersi tutto il tempo che le serviva per scegliere. E le voleva bene, era la cosa più vera che le avesse detto in quel mese.
Solo che non era proprio tutta la verità.
Ad un occhio allenato era evidente quanto la amasse, si notava da chilometri di distanza.
«Okay», fu l’unica cosa che Madeleine riuscì a sussurrare, mentre Harry si allontanava da lei, per poi uscire dal negozio di Cassiel sbattendo la porta. Calma apparente. Si dice così, no? Quando una persona sembra totalmente calma e a suo agio, e poi esce di scena scatenando il putiferio. «Sto bene…», si costrinse ad aggiungere vedendo Cher ed Eve avvicinarsi.
«Tesoro…».
Madeleine si accorse appena della voce di Cherubiel, così soffice alle sue orecchie. Se ne accorse appena, tra le braccia di Eveline. Le ragazze dell’Angels Tattoo avevano legato parecchio con la castana. E non tanto perché la conoscevano già. Erano davvero diventate amiche.
«La mia vita non è mai stata tanto incasinata», borbottò Mad mentre Eve continuava a stringerla a sé, accarezzandole dolcemente i capelli. L’angelo sorrise, lasciandole un bacio sulla testa. Sapeva perfettamente come si sentiva. Eveline era particolarmente empatica, se così si può dire. Percepiva ogni singola sensazione di chiunque volesse.
«Lo so, Mad… io penso che tu debba parlare con entrambi… e magari baciarli, finalmente».
Eveline non aveva tutti i torti. Anzi, a dire il vero aveva perfettamente ragione. Solo che Madeleine non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura. Baciarli. Era terrorizzata. Insomma, non che non avesse mai baciato qualcuno, ma con Harry e Zayn era diverso. Erano amici. Voleva bene ad entrambi. Ed era attratta da entrambi, nella stessa misura in cui sentiva di volergli bene.
Ma baciarli. Non che non volesse. Sentiva come l’indecisione lasciarle una voragine al centro del petto. Chi avrebbe dovuto baciare per primo? E poi, baciando il secondo si sarebbe sentita come se stesse tradendo il primo.
Sbuffò, allontanandosi appena da Eve, che scoppiò a ridere.
«Non so… che casino, cazzo!».
«Baciali nell’ordine in cui li hai incontrati», buttò lì Cherubiel, prima di nascondere il viso dietro ad una rivista, per nascondere l’enorme sorriso sul suo volto. L’altro angelo ridacchiò, mentre Cassiel entrava nel negozio, mano nella mano con Louis.
«Quindi, prima Harry e poi Zayn… mi sembra di discriminarlo, poverino», aggiunse con un mezzo sorriso alludendo al moro. Aveva conosciuto Harry per primo. Ed era uscita con lui per primo. Come se Zayn venisse per secondo, come se fosse la seconda scelta.
«Prendo la macchina o no?». La voce della bionda interruppe prepotentemente il flusso dei suoi pensieri, facendole inarcare un sopracciglio. Eveline sorrise sardonica, prima di rimettersi al lavoro, mentre Cherubiel giocherellava con le chiavi della sua Mini giallo canarino. «So io dove trovare Harry… allora?», aggiunse dopo un attimo, vedendo l’indecisione prender possesso degli occhi della castana.
Andare o non andare?
Fare una pazzia del genere o no?

***

Harry e Skylar non erano mai stati migliori amici. Mai, nemmeno quando era cominciato tutto. Non si odiavano. Ma nemmeno morivano dalla voglia di stare insieme tutta la vita. Ma, ecco… Sky e Mad erano stati insieme. E la castana lo considerava come si considera un fratello, o qualcosa del genere.
«E’ strano che tu sia venuto da me», borbottò il ragazzo dalla pelle scura passando al riccio quello che aveva tutta l’aria di essere uno spinello. Ma non un semplice spinello. Arricchito di quella che gli umani chiamavano erba del diavolo. Una semplice erba medicinale, per gli esseri umani. Per gli angeli e i demoni alcune erbe erano come la cannabis. Come droga. E una di quelle era proprio l’erba del diavolo. E si dà il caso che Skylar fosse come un fornitore ufficiale, in un certo senso. Una specie di spacciatore.
«Ho bisogno di smettere di pensare…».
«Problemi con Mad?», gli chiese guardandolo prendere un tiro abbastanza profondo dalla sigaretta. Il riccio mugolò qualcosa di non troppo comprensibile, sdraiandosi sulla sabbia e chiudendo gli occhi. «Vacci piano con quella roba, Harold», aggiunse ridacchiando, al terzo tiro.
Ma ancora Harry non aveva risposto alla sua domanda.
«Ho bisogno di lei», mormorò il ragazzo dagli occhi verdi facendo spallucce, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo. Beh, in effetti per lui lo era. «Ho bisogno di stringerla, di baciarla, di… lo sai Sky».
«Sì, penso che lo sappiano tutti ormai… ciao ragazzi». Harry aprì gli occhi con una smorfia, trovandosi davanti l’ultima dei demoni che avrebbe voluto rivedere. Mora, capelli lunghi e mossi, occhi del colore del cielo più azzurro. Stronza di prima categoria. «Ti struggi ancora per quella, Harold?».
Harry si trattenne dall’alzarsi e tirarle un pugno. Ma solo per la presenza di Cherubiel e Madeleine nella vicinanze. O probabilmente l’avrebbe fatta a pezzi, senza alcuna pietà. «Remember, chiudi il becco», le disse acido, mettendosi a sedere e passando lo spinello alla mora, in modo da farla stare zitta.
La sua voce gli dava ai nervi. Tutto di lei, gli dava ai nervi, a dirla tutta. Anche se non era sempre stato così. Una volta Harry le voleva bene. Molto bene, forse troppo, considerando il fatto che era un demone. Poi lei rovinò tutto con una frase. Credi negli angeli, piccola Maddie? E Mad era morta, presa dai Nephilim nel giro di dieci minuti.
Harry non aveva mai capito perché l’avesse fatto.
Ma non poteva essere più semplice. In una parola: gelosia.
«Oh, guarda chi arriva…», borbottò la mora sbuffando fuori il fumo e sedendosi ridacchiando tra le gambe di Skylar. Il suo debole per lui era evidente. Ma mai evidente come il suo debole per l’angelo biondo che accompagnava Mad da Harry. «Le due santarelline».
«Mi pare che una volta fossi innamorata, di una delle due santarelline», ribattè Skylar, facendola zittire nel giro di un istante. Diventò pallida come un cencio, a pensare a Cherubiel, e fece ridacchiare Harry, ma una risata amara, più dovuta all’effetto dello spinello e ai ricordi che ad altro.
«Oh, zitto Skylar…».
«Porca puttana! Skylar!». Cher stava saltellando praticamente senza sosta da quando gli erano arrivate vicine, la mano ancora incollata a quella di Madeleine. Skylar era uno dei demoni con cui la bionda andava più d’accordo, nonostante fossero praticamente l’uno l’opposto dell’altra. «E’ una vita che non ti vedo». Letteralmente, una vita. O forse di più.
Ma Madeleine smise di ascoltare, quando qualche secondo dopo Harry si voltò verso di lei, sorpreso. L’aveva sentita arrivare, certo. Ma non si aspettava che gli corresse dietro. non l’aveva mai fatto. Si accorse appena degli altri che si allontanavano, così come Harry. A nessuno dei due importava.
«Posso?», gli chiese indicando la sabbia accanto a lui col mento. Senza staccare nemmeno per un momento gli occhi dai suoi. Sarebbe stato impossibile, anche se avesse voluto. Gli sedette accanto non appena lo vide sorridere. «Scusa per prima…».
«Davvero pensi sia stata colpa tua?». Madeleine annuì, facendolo ridacchiare. Poi te ne sei andato, e io volevo spiegarmi. Ma non lo disse, non ne ebbe la forza. Ebbe solo la forza di avvicinarsi e posare la testa sulla sua spalla. «Scusa se sono scappato in quel modo».
«Hai sbattuto la porta…».
Fu un attimo, prima che Harry intrecciasse le dita con le sue. Un attimo, prima che il cuore della ragazza perdesse un battito. O forse più di uno, non ha importanza. Un attimo, prima che Madeleine si voltasse verso di lui sorpresa da quel semplice gesto. Un attimo prima che i suoi occhi brillassero in quelli del riccio. Una manciata di secondi, e le loro labbra si sfiorarono.
Un brivido, lungo la schiena di entrambi. E come una forza sovrannaturale che li attrasse l’uno verso l’altra. Come fossero due calamite. Madeleine sentiva solo la mano libera di Harry sulla guancia, mentre i suoi occhi verde prato le scavavano un buco nel petto, facendole male, ma di un dolore nient’altro che piacevole.
Un respiro spezzato in due, e due paia di labbra, le une ad appena qualche millimetro dalle altre. E poi, nient’altro. Niente più distanza. Labbra contro labbra. E brividi, brividi a non finire. Quei brividi che quando arrivano riesci a distinguerli lungo la schiena, scivolare una vertebra dopo l’altra.
Labbra contro labbra. Labbra che si muovono insieme, all’unisono, come fossero nate proprio per restare attaccate, senza nemmeno il bisogno impellente di prendere fiato. Battiti di cuore impossibili da controllare, che sbattono contro le rispettive casse toraciche, a distruggere il silenzio.
E le mani di Harry che corrono lungo la schiena di Madeleine, fino a fermarsi sui suoi fianchi. Fino a fare pressione su di essi e sollevarla fino a farla sedere a cavalcioni su di sé. Fino a sentirla ridere nel bacio. Fino a staccarsi da lei con un sorriso enorme sul volto, completo di fossette.
Felice Harry. E felice Madeleine. Come mai era successo, almeno a lei.
«Ora devi andare da lui, vero?», le sussurrò scostandole delicatamente una ciocca di capelli castani dal viso. Mad si irrigidì, calmandosi subito dopo, sentendo le labbra di Harry sulla fronte. «Non ti sto accusando di niente… è giusto che tu conosca entrambi, prima di scegliere…».
Non pensava fosse giusto, ma l’espressione della ragazza ancora sedutagli sopra era contrita a tal punto che rassicurarla gli era venuto naturale. Intanto Cherubiel stava tornando verso di loro, con Skylar e Remember. E non fu nemmeno troppo sorpresa quando vide Madeleine baciare Harry a stampo, alzarsi da terra e arrancare nella sabbia verso di lei.
«Stai bene?».
La castana non le rispose. Solo, si sfiorò le labbra con la lingua, sentendo ancora su di esse il sapore dolce di quelle di Harry. E salì in macchina sospirando, sentendosi profondamente in colpa per quello che stava per fare.
Ma non rivolse nemmeno una parola all’amica, se non un “Augurami buona fortuna” appena sussurrato, al quale la bionda rispose con una risata allegra. Cherubiel aveva sentito ogni singolo pensiero di Harry e Madeleine mentre si baciavano. Ed era particolarmente fiduciosa quando sfrecciò via sulla sua Mini dal marciapiede davanti casa di Zayn.
«Fai un respiro profondo, Mad…», borbottò tra sé la castana chiamando l’ascensore e passandosi nervosamente una mano tra i capelli. E stava già per imprecare per la lentezza di quel dannato ascensore, quando si aprirono le porte e si trovò faccia a faccia con Zayn. «Stavi uscendo?». Ti prego, dimmi di no.
«Stavo venendo da te, veramente», ammise Zayn tenendo aperte le porte dell’ascensore. Lui dentro, e lei fuori. Ad un metro di distanza. Lui appena sorridente. Lei sorpresa da quello che le aveva appena detto. «Ma mi hai battuto sul tempo, principessa», aggiunse tendendole una mano, che lei prese dopo qualche secondo, non senza arrossire.
E fu il tempo di far partire l’ascensore, prima che Zayn schiacciasse il pulsante per fermare quel trabiccolo che si degnavano di chiamare ascensore. Madeleine soffocò un grido, sobbalzando al fermarsi improvviso della cabina, e guardò il moro, il dito ancora fermo sul pulsante di stop. «Sei impazzito?», sbottò cercando di respirare normalmente. Rimanere chiusi in ascensore e soffrire di claustrofobia. Un classico.
«C’è Kismet a casa… è l’unico posto dove poter parlare».
No, ma… un parco? Un bar? Qualsiasi altro posto?
«E dirmelo prima?».
«Guardami, Madeleine», le disse con voce roca avvicinandosi e prendendole delicatamente il viso tra le mani. Prese a respirare profondamente, facendole cenno di imitarlo. Occhi negli occhi, respirando all’unisono. E sempre più vicini. «So perché sei venuta, sai?».
«No…». La protesta più debole di sempre, col respiro affannato di chi ha appena corso la maratona. Zayn le sorrise, costringendola a guardarlo, nonostante lei volesse solo uscire di lì e scomparire. «Avrei dovuto dirti che uscivo anche con lui… sono orribile».
Ti amo troppo per pensare di odiarti.
La vide chiudere gli occhi, arrendendosi al fatto di dover parlare con lui. In fondo era a casa sua proprio per quello. «E io avrei dovuto dirti che lo conoscevo», mormorò lui di rimando, lasciandole un bacio sulla spalla. In un certo senso avevano sbagliato entrambi. E da un certo punto di vista era già molto che lo stessero ammettendo.
«Se dovessi scegliere lui mi odieresti?».
«Sono fatto per odiare lui… non potrei mai odiare te, Madeleine».
E forse fu il modo in cui pronunciò il suo nome. Un sussurro roco, direttamente dall’inferno. O il fatto che la chiamava sempre col suo nome intero, senza sminuirne la bellezza. O il fatto che guardando nei suoi occhi color cioccolato lo rivide come fosse la prima volta. Fatto sta che per la prima volta da quando aveva baciato Harry, non si sentì in colpa a sentire di dover baciare anche lui.
«Perché?», gli chiese sfiorando le sue labbra con le proprie, anche se solo per un attimo.
«Sarebbe folle se ti dicessi che muoio dalla voglia di baciarti?».
«Sarebbe folle se provassi lo stesso…».
«E lo provi?».
E quasi Zayn non fece in tempo a finire la frase, trovandosi labbra contro labbra con l’amore della sua vita. L’aveva aspettata, per anni e anni. E ora era di nuovo tra le sue braccia. Le mani di lei a giocare coi suoi capelli, tirandoli appena. Le sue labbra contro le proprie. Le loro lingue a giocare tra loro come si conoscessero da sempre.
Il suo odore a riempire la poca aria nell’ascensore. I loro respiri affannati che andavano all’unisono, così come i battiti dei loro cuori. La schiena di Madeleine contro una parete, e le sue gambe finite quasi automaticamente a stringere i fianchi di lui. Mentre, ancora in automatico, le mani di Zayn sparivano sotto la maglietta della ragazza.
E un sospiro, mentre il moro si staccava da lei, ma rimanendo nella stessa posizione, fronte contro fronte. Ancora labbra contro labbra, a rubarsi il respiro a vicenda. E le dita di Zayn a cercare il pulsante per far ripartire l’ascensore, ma senza staccare gli occhi da lei. «Se mi dai un secondo, prendo le chiavi della moto e ti riporto a casa…».
«Posso restare qui?», gli chiese sfiorandogli il naso con il suo e tentando un sorriso, che si allargò quando lo vide annuire, sorpreso.
Zayn. Harry. Madeleine.
Il primo, convinto di essere la scelta della ragazza. Il secondo, impietrito a pochi metri da loro, ad ascoltare ogni singola parola. E convinto di non avere più alcuna speranza. E lei, confusa più che mai.



 

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