Capitolo 10: Dolce risveglio…?
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dice che, dopo una buona dormita, la giornataccia peggiore lasciata alle
proprie spalle venga notevolmente ridimensionata. Il corpo è riposato, lo
spirito più sereno, la mente più lucida… e tutto ciò favorisce una migliore
condizione per affrontare i problemi più spinosi. Si dice…
Alan
Daiki Asuka, quindici anni e otto mesi, stava lentamente assaporando le
sensazioni che accompagnavano il diradarsi delle nebbie del sonno… la
morbidezza del materasso, in contrasto con la durezza del terreno davanti casa
sul quale si era accasciato, distrutto, la sera precedente… la rilassante
penombra della sua camera da letto, a differenza del fastidioso contrasto fra
le tenebre della notte e il bagliore dei lampioni stradali che avevano
rischiarato il suo doloroso cammino di ritorno dalla casa degli Haneoka… e, dulcis in fundo, il confortante tepore
delle coltri che ripagava le sue provate membra dopo il freddo che le aveva
tormentate durante tutta quella stramaledetta sera.
Eh,
sì… era proprio delizioso, quel calduccio… specialmente la sensazione più
accentuata che avvertiva sul proprio fianco destro, come se avesse indossato
una pancera…
Gli
ultimi strascichi del sonno si stavano dileguando…
Una
pancera…? E quando mai aveva
posseduto una pancera? Nessuno, in famiglia, soffriva di reumatismi: nemmeno
suo padre, che pure passava diverse nottate in bianco e aveva pur sempre
vent’anni più di lui!
E
poi, una pancera avvolge completamente i fianchi, mentre quel calore,
decisamente più accentuato, lui lo avvertiva in un solo punto del fianco destro!
Ormai,
Alan era sveglio quasi del tutto, anche se ancora leggermente intontito…
*Si
vede che nel sonno mi sono agitato e ho messo le mani un po’ qua e un po’ là!*
pensò.
Se
non che, dovette poi prendere coscienza del fatto che la sua mano sinistra si
trovava sotto il cuscino (in corrispondenza del punto dove appoggiava la testa)
e la mano destra si trovava invece sopra lo stesso guanciale… eppure era inequivocabilmente
una mano, quella che avvertiva sul suo fianco destro! Non c’erano dubbi!
Una
sorta di vago tremore prese a scuotere il suo corpo. Per sbarazzarsi d’ogni
dubbio gli sarebbe bastato fare la cosa più semplice del mondo: voltarsi!
Doveva però fare i conti con la paura di quello che avrebbe potuto vedere… e,
dopo la non proprio “allegra” scoperta della sera precedente, non era affatto
sicuro di poter incassare altre sorprese del genere!
D’altra
parte non poteva rimanere in quella posizione tanto a lungo. La sveglia sul
comodino lo avvertiva che mancavano solo cinque minuti alle otto e, anche
ricordandosi con sollievo che era domenica, avrebbe comunque dovuto alzarsi, di
lì a poco, per preparare la colazione per sé e per il padre, che aveva fatto il
turno di guardia alla centrale. Per di più, la sua sezione Cerebrale gli diceva
quant’era opportuno che fosse lui il primo a prendere coscienza della
situazione, qualunque essa fosse!
Fece
due bei respiri profondi e prese a ruotare su sé stesso, il più lentamente possibile:
chiunque ci fosse stato, nel suo letto, era bene
che continuasse a dormire ancora per un po’…!
***
Una
delle cose più antipatiche che possano succedere è subire il passaggio
istantaneo dal caldo al freddo, quando non si riesce a regolare in maniera
decente l’acqua della doccia! Avete presente lo shock? Moltiplicate per tre e
avrete l’esatta sensazione provata dal detective più giovane del mondo, non appena
poté rendersi conto che le sue peggiori previsioni si erano avverate.
La
sua compagna di classe Rina Takamya, forzata assistente nella lotta contro la
ladra Saint Tail, nonché nipote del sindaco (ahi, ahi!) gli giaceva
tranquillamente accanto, ancora immersa nel sonno, ma col grazioso visetto
illuminato dal più solare dei sorrisi. Ergo: avevano dormito assieme!
La
prima cosa che viene in mente a un individuo di sesso maschile, da pochi anni
entrato nella pubertà, dopo essersi risvegliato accanto a una bella ragazza, è ovviamente
la seguente domanda: Lo abbiamo fatto…?
L’acume
che ben lo rendeva famoso suggeriva al povero Alan di riuscire a capirlo da
solo, prima di doverlo chiedere a lei: non era infatti per nulla scontato che
Rina gli avrebbe detto la verità. Una verità da conoscere assolutamente, per poter
poi affrontare una situazione che, definire critica, era solo un fine
eufemismo!
La
mente di Asuka Jr. cominciò quindi a raccogliere tutti gli elementi necessari
per scoprire di essere ancora o meno in possesso della propria verginità…
Elemento
n° 1: sensazioni da post-rapporto (brividi di piacere, pelle d’oca, etc.)… non
avvertiva nulla!
Primo
respiro…
Elemento
n° 2: ricordi visivi-uditivi-tattili-olfattivi dell’eventuale notte d’amore…
nessuna traccia!
Secondo
respiro…
Elemento
n° 3: aveva il pigiama addosso. Questo era positivo, dal momento che, dopo
“certe attività”, ci si ritrova un po’ meno vestiti! A tal proposito, Alan
gettò un rapido sguardo intorno e vide subito la tuta verde-chiaro che Rina
portava di solito durante le loro missioni comuni, piegata diligentemente sulla
seggiola della scrivania. Indumenti femminili più intimi - almeno nei pressi - non
se ne vedevano!
Terzo
respiro… troncato però da una constatazione preoccupante: sullo schienale della
stessa seggiola, era piegata anche la sua nera livrea da “minibeccamorto” (nomignolo
acido affibbiatogli da uno dei suoi pochi invidiosi detrattori): giacca,
calzoni, camicia e cravatta. Ogni volta che rientrava da una fallita missione
di caccia alla “codina”, colmo di stanchezza e frustrazione, Alan non guardava certo
a tanto per il sottile e, quando poteva finalmente coricarsi, i suoi abiti finivano
regolarmente buttati a terra o sul letto, più o meno spiegazzati… dal che, la sezione
di James Watson non poteva evitare di dedurre che, questa volta, l’avversario
di Saint Tail non si era spogliato da solo!
Tale
Elemento n° 4 vanificava la sicurezza dell’Elemento n°
Cos’era
avvenuto, in quel frattempo? Occorrevano altri elementi…
Anche
se “speciale” Alan era chiaramente un ragazzino, ancora digiuno in fatto di
sesso, almeno nella pratica! Ma in teoria non era del tutto ignorante e sapeva
bene che sarebbe bastato un semplice controllo per conoscere la verità… ma dove
trovare il coraggio di farlo?
Basta:
era ora di svegliare quella furbacchiona, se non altro per non sentire più
quella mano che adesso si appoggiava sul suo stomaco e bruciava ormai come una
borsa d’acqua calda a 100 gradi!
“Ah-ehm…!!!”
esclamò il nostro amico, verso l’imprevista “compagna di letto”.
La
biondina aprì lentamente gli occhi (nemmeno la soddisfazione di un soprassalto,
gli dava!), lo guardò tranquillamente, fece mente locale per alcuni secondi e
gli fece poi un dolcissimo sorriso: “Buongiorno!”
L’amico
non ricambiò affatto quel sorriso, mantenendo invece il suo volto atteggiato a
nobile rigore: “È molto improbabile che sia un buon giorno! Ti dispiace se ti chiedo cosa ci fai nel mio
letto…??!”
Rina
assunse l’espressione della perfetta innocenza: “Stavo solo dormendo, accanto
al ragazzo che mi piace da impazzire!”
Disorientato
da quel contropiede, degno della Nazionale Italiana,[1] il
detective deglutì con fatica: “Semplicemente,
eh? E immagino che tu non abbia fatto altro, per tutta la notte!”
Il
sorriso della ragazza mutò sul malizioso: “Beh, se devo essere sincera… no!
Purtroppo, appena ti ho messo a letto, sei crollato immediatamente!”
“Ma…
mi hai messo a letto tu?” chiese Alan, con l’espressione cupa.
“Sì!”
*Ragazzina
forte, però!* non poté evitare di dirsi lui. Poi si afferrò il pigiama “E…
senti…”
“Dimmi!”
“Chi
è stato a svestirmi e a mettermi il pigiama?”
“Sono
stata io. E allora?”
La
faccia del “piccolo-detective” si fece ancor più cupa (oltre che paonazza).
*È
ancora peggio di quanto pensassi! E che bella domanda da idiota, che ho fatto!*
Dopo
questa riflessione, chiuse gli occhi e provò a fare mente locale. Non vi
riuscì. Comunque, adesso toccava a lui rispondere: “Ah, niente! Immagino che
dovrei ringraziarti, per esserti presa cura di me. Sempre che tu non lo abbia
fatto per secondi fini…!”
Rina
lo guardò con aria corrucciata: “Che vuoi dire, Alan?!”
Lui
si concesse il lusso di una risatina: “Mah… non so…! No, dico: ti trovo davanti
a casa mia e mi sottoponi a un terzo grado… e questo ci poteva anche stare, lo
ammetto! Poi vado in crisi e tu mi dai conforto… ok, ti sono riconoscente: avresti
anche avuto ragione di incazzarti!” in quel momento Alan maledisse il suo
congenito senso della giustizia “Infine, casco dal sonno… e, al mio risveglio,
ti trovo a letto, accanto a me! Considerate quali sono le tue mire, come faccio
a non sospettare che tu abbia approfittato della situazione per sedurmi??”
“Allora
è questo che pensi di me…?!”
La
guardò. Gli occhi di lei si erano fatti lucidi e la voce le stava leggermente
tremando. Alan pensò che, se Rina fingeva, lo stava facendo molto bene!
“Scusami”
si sorprese a risponderle “già sono diffidente per natura… e poi, dopo quel che
mi ha combinato Haneoka, temo che il mio maschilismo si sia leggermente
rinvigorito!”
La
ragazza si terse le lacrime e abbozzò un tenue sorriso: “Ti posso capire. Ma io
sono diversa da lei, Alan!”
“Ma
sei sempre una donna, porca miseria!” di nuovo il maschilista ferito. Rina lo avvertiva benissimo.
“Sì,
sono una donna” rispose, con voce calma, ma fiera “una donna testarda e
orgogliosa, lo ammetto! Che però, se non altro, ha avuto il coraggio di
dichiararsi al ragazzo che ama, senza cercare di comprometterlo con mezzi
codardi…!”
Stavolta
era una palla facile.
“Codardi,
eh? Come questo…?” ribatté Alan,
indicando il letto. Si pentì immediatamente di ciò che aveva detto e si morse
le labbra, in un gesto tardivo.
Rina
strinse i pugni, ma si impose la calma. Non era una stupida e non avrebbe rischiato
di sprecare la migliore cartuccia di cui disponeva per ottenere quello che
aveva sempre desiderato da quando si era trasferita in quella città!
“Alan,
te lo giuro: stanotte non è successo niente!”
“Dimostramelo!”
replicò lui, prima ancora di pensarlo. Stavolta, però, si prese paura: *Ma che
cavolo stai dicendo, stupido?!*
Troppo
tardi. Con un gesto secco e rapido, Rina Takamya afferrò la coperta e la
scaraventò per terra, mentre, nella sezione Sensitiva, il misuratore del
consumo di adrenalina andava a mille…
Per
quel po’ - quasi niente - che lui si intendeva di queste cose, Alan decise che
il baby doll indossato da Rina era veramente delizioso… e le sue gambe nulla
avevano da invidiare a quelle di Lisa (o di Seya)!
“MA
CHE DIAVOLO FAI…??!” le gridò.
“Guarda!!!”
replicò Rina, veemente, indicando il lenzuolo.
“Si
può sapere cosa devo guardare…??” ribatté lui, cercando di distogliere lo
sguardo dagli altri “punti critici”…
“Vedi
qualche macchia di sangue? Vedi qualche chiazza di umidità?”
Il
“ragazzo-speciale” rimase a bocca aperta, mentre il povero Phil Marlowe dovette
constatare che il misuratore di adrenalina era andato irrimediabilmente fuori
servizio, assieme alla metà dei circuiti ricettivi! Contemporaneamente, molto
più in basso, gli assistenti di Sam Spade[2] stavano
stringendo quanto più potevano i freni inibitori, così da prevenire qualche
spiacevole incidente!
Eccolo,
infine, l’Elemento n° 5, quello mancante: la completa assenza di testimonianze
fisiche dell’avvenuto rapporto C… e glielo aveva fornito proprio lei,
teoricamente contro i suoi stessi interessi!
Anche
senza i 500 punti del mancato amplesso,
Almeno
per il momento…!