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Autore: shanna_b    26/05/2008    2 recensioni
La vita a volte prende pieghe non prevedibili... e se Jared, durante un concerto, si rompesse una gamba? Cosa succederebbe al suo ego, alla sua vita e alle sue vicende lavorative e personali?
In questa storia è contenuto anche il sequel della mia ff precedente "Shannonite acuta", in cui compaiono i personaggi di Shannon e Stella.
Soliti avvertimenti: non conosco i 30STM e questi "Leto" sono come me li immagino io (e qualche mia amica...), non scrivo a scopo di lucro e mi sono inventata TUTTO MA TUTTO MA TUTTO MA TUTTO...
La dedico a Tannaca e Folleria che mi fanno da Beta-Readers, amiche e psicologhe...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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HE CAN NEVER GET ENOUGH

 

Kate entrò nella stanza di Jared come una furia, aprendo la porta di scatto e lasciandola sbattere. Era inviperita e gli si rivolse con un’aggressività che raramente dimostrava con i pazienti: “Chi sarebbe quel ciarlatano, Jared?”

Jared, in piedi in stampelle vicino al letto mentre raggruppava le sue cose per andarsene, si appoggiò su una e si girò verso di lei: “Il dottor Smiths, dici?” Se era rimasto sorpreso dell’intrusione o del fatto che improvvisamente Kate si prendesse tutta quella confidenza non chiamandolo ‘Signor Leto’, non lo diede a vedere.

“Sì, proprio lui. Dove cazzo l’hai pescato?” Stranamente a Kate veniva bene anche il turpiloquio.

“Mi ha trovato lui. Sa benissimo che noi celebrità non abbiamo tempo da perdere e…”

“Soprattutto avete tanti soldi da buttare, voi celebrità.” Kate ormai era piantata davanti a Jared con le mani sui fianchi, battagliera più che mai, decisa a non lasciare andare via Jared, il quale si era messo in testa che un tale Dottor Smiths, con una cura a base di erbe ed esercizi yoga, sarebbe stato in grado di rimetterlo in piedi nel giro di poche settimane.

L’uomo sogghignò: “Anche.”

“Non vorrai ascoltare quello che ti propone, spero. E’ assurdo che…”

“Certo che sì.” Jared si sedette sul bordo del letto, appoggiando le stampelle e mettendosi a fissare Kate. “Nel giro di due mesi sono in piedi, completamente riabilitato, e posso riprendere tutte le mie numerose attività.”

Kate scosse la testa: “Sono assurdità. Non è possibile. Non puoi toglierti il tutore adesso. E’ troppo presto, sono passati solo venti giorni, le ossa non si possono essere ancora saldate e…”

“E’ un dottore anche lui, no? Vuoi che non lo sappia?”

“No, non è un ortopedico, accidenti! E’ un venditore di fumo, un imbroglione, come fai a fidarti e… ”

Jared la interruppe, con aria canzonatoria: “Ma perché ti scaldi tanto? Tu il tuo lavoro l’hai fatto, no?”

“Ma io non voglio che…”

“Cosa?”

Kate avrebbe avuto voglia di legarlo sul letto con le lenzuola per non farlo andare via. Strinse gli occhi e con rabbia gli disse: “Non guarirai, Jared. La situazione è delicata. E il mio lavoro è vanificato se il tutore viene tolto adesso. Capisci?”

Ma nemmeno Jared sapeva rinunciare alle sue convinzioni: “Tu sai tutto vero? Hai la verità in tasca.”

“Cosa?” La voce di Kate cominciava a salire di tono. “Questo è il mio lavoro e sono certa che sono in grado di farlo bene.”

“Passi la tua vita qui dentro, non sai fare altro che questo.”

Kate sbarrò gli occhi, incredula. Jared la stava forse deridendo? “Ma cosa stai dicendo? Sto parlando seriamente.”

“Non sai vedere al di là di quello che c’è qui dentro, tu? Quanto tempo passi qui? Venti ore al giorno? Hai un’altra vita là fuori? Un uomo?”

“Ma… cosa c’entra?”

Jared continuò: “Scopi qualche volta? O ti fai qualche bell’infermiere muscoloso qui in clinica?”

Kate non credeva ai propri orecchi: aveva pensato di riuscire a spiegare seriamente la gravità della situazione, ma Jared aveva oltrepassato il limite e l’aveva deliberatamente offesa. Lei ricambiò immediatamente: “Tu… Tu sei uno stronzo presuntuoso. Io non ti permetto di mettere in dubbio la mia professionalità e…” Gli disse, a denti stretti, rossa in volto.

Jared non batté ciglio: “Sai cosa penso? Che tu sia una vecchia zitella inacidita, invidiosa del fatto che io possa riprendermi in fretta e ritornare alla mia meravigliosa vita. Una vita che tu non puoi nemmeno immaginare.”

Kate deglutì e represse il suo istinto di tirargli uno schiaffone, buttandolo a traverso del letto.

I suoi occhi erano particolarmente cattivi quando gli sibilò: “Fottiti, Jared Leto, fottiti. Tornerai quanto prima da me. Nel giro di una settimana, vedrai. Lo farai strisciando perché in piedi non ti reggerai.”

Poi girò le spalle e se ne andò, seguita da una risata di Jared. Sulla porta incrociò Shannon ma non lo degnò di uno sguardo, né rispose al suo saluto.

Shannon la guardò uscire a passo di marcia, sbigottito: “Che cazzo è successo, qui?”

“Cosa?”

“Che cosa hai fatto a Kate?”

“Ma niente… non vuole che  me ne vada. Abbiamo avuto una discussione un po’ accesa. Ma non cambio idea.”

Jared cominciò nuovamente a fare la valigia, girando le spalle a Shannon. Stava pensando che nessuna donna, con gli ormoni al posto giusto, l’aveva mai trattato così: tutte erano immediatamente succubi del suo fascino, tanto da dargli sempre ragione, senza controbattere alle sue affermazioni. Ed invece quella dottoressa gli teneva testa e non si faceva sopraffare facilmente. E lui l’aveva deliberatamente offesa perché sapeva che poteva avere ragione.

Dopo un po’ Shannon gli si avvicinò e gli mise una mano su una spalla.

“Jay, sei sicuro di quello che fai?”

Jared si girò, sospirando: “Sì. Devo esserlo.”

“Sei sicuro che Kate non abbia ragione?”

“No, non sono sicuro. Ma devo rischiare.”

Quello Smiths era davvero probabile che fosse un ciarlatano, ma lui non poteva fermarsi tutto quel tempo: a stare fermo aveva troppo da perdere. Doveva rischiare, nel modo più assoluto. Doveva confidare nella sua buona stella che più volte l’aveva sostenuto.

“OK. Come vuoi. Speriamo bene…” Shannon, non proprio convintissimo, prese le borse di Jared e si avviò verso la porta, aprendola, con il testardo di suo fratello che, con aria risoluta, gli caracollava lentamente dietro sulle stampelle.

 

rrrrr

 

Kate era sconvolta dalle parole ingrate di Jared. Si chiuse immediatamente in ufficio con il desiderio acuto di piangere per l’irritazione.

Perché si sentiva così male? Era il suo orgoglio ferito dalle parole di Jared o le faceva proprio pena la situazione del paziente?

Si mise ad esaminare sul PC i files dell’operazione di Jared, le lastre, la cura, come aveva fissato il tutore: aveva fatto tutto da manuale e ora lui la trattava così, insultandola pesantemente? Era proprio uno stronzo, che si meritava qualsiasi cosa potesse capitargli, perché Kate sapeva di avere ragione.

Bastardo.

Spense tutto, incazzata come una biscia, e guardò l’orologio: il suo turno era finito da un pezzo e lei era ancora lì, proprio come aveva detto Jared. Con rabbia prese la borsa e il cappotto e se ne andò, quasi correndo. Arrivata a casa, si accorse di essere sola, proprio come aveva detto Jared.

Ti odio Jared Leto, pensò.

   
 
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