HE CAN
NEVER GET ENOUGH
Kate entrò nella stanza
di
Jared come una furia, aprendo la porta di scatto e lasciandola
sbattere. Era
inviperita e gli si rivolse con un’aggressività
che raramente dimostrava con i
pazienti: “Chi sarebbe quel ciarlatano, Jared?”
Jared, in piedi in stampelle
vicino al letto mentre raggruppava le sue cose per andarsene, si
appoggiò su
una e si girò verso di lei: “Il dottor Smiths,
dici?” Se era rimasto sorpreso
dell’intrusione o del fatto che improvvisamente Kate si
prendesse tutta quella
confidenza non chiamandolo ‘Signor Leto’, non lo
diede a vedere.
“Sì, proprio
lui. Dove cazzo
l’hai pescato?” Stranamente a Kate veniva bene
anche il turpiloquio.
“Mi ha trovato lui. Sa
benissimo che noi celebrità non abbiamo tempo da perdere
e…”
“Soprattutto avete tanti
soldi da buttare, voi celebrità.” Kate ormai era
piantata davanti a Jared con
le mani sui fianchi, battagliera più che mai, decisa a non
lasciare andare via
Jared, il quale si era messo in testa che un tale Dottor Smiths, con
una cura a
base di erbe ed esercizi yoga, sarebbe stato in grado di rimetterlo in
piedi
nel giro di poche settimane.
L’uomo
sogghignò: “Anche.”
“Non vorrai ascoltare
quello
che ti propone, spero. E’ assurdo che…”
“Certo che
sì.” Jared si
sedette sul bordo del letto, appoggiando le stampelle e mettendosi a
fissare
Kate. “Nel giro di due mesi sono in piedi, completamente
riabilitato, e posso
riprendere tutte le mie numerose attività.”
Kate scosse la testa:
“Sono
assurdità. Non è possibile. Non puoi toglierti il
tutore adesso. E’ troppo
presto, sono passati solo venti giorni, le ossa non si possono essere
ancora
saldate e…”
“E’ un dottore
anche lui,
no? Vuoi che non lo sappia?”
“No, non è un
ortopedico,
accidenti! E’ un venditore di fumo, un imbroglione, come fai
a fidarti e… ”
Jared la interruppe, con
aria canzonatoria: “Ma perché ti scaldi tanto? Tu
il tuo lavoro l’hai fatto,
no?”
“Ma io non voglio
che…”
“Cosa?”
Kate avrebbe avuto voglia di
legarlo sul letto con le lenzuola per non farlo andare via. Strinse gli
occhi e
con rabbia gli disse: “Non guarirai, Jared. La situazione
è delicata. E il mio
lavoro è vanificato se il tutore viene tolto adesso.
Capisci?”
Ma nemmeno Jared sapeva
rinunciare alle sue convinzioni: “Tu sai tutto vero? Hai la
verità in tasca.”
“Cosa?” La voce
di Kate
cominciava a salire di tono. “Questo è il mio
lavoro e sono certa che sono in
grado di farlo bene.”
“Passi la tua vita qui
dentro, non sai fare altro che questo.”
Kate sbarrò gli occhi,
incredula. Jared la stava forse deridendo? “Ma cosa stai
dicendo? Sto parlando
seriamente.”
“Non sai vedere al di
là di
quello che c’è qui dentro, tu? Quanto tempo passi
qui? Venti ore al giorno? Hai
un’altra vita là fuori? Un uomo?”
“Ma… cosa
c’entra?”
Jared continuò:
“Scopi
qualche volta? O ti fai qualche bell’infermiere muscoloso qui
in clinica?”
Kate non credeva ai propri
orecchi: aveva pensato di riuscire a spiegare seriamente la
gravità della
situazione, ma Jared aveva oltrepassato il limite e l’aveva
deliberatamente
offesa. Lei ricambiò immediatamente:
“Tu… Tu sei uno stronzo presuntuoso. Io
non ti permetto di mettere in dubbio la mia professionalità
e…” Gli disse, a
denti stretti, rossa in volto.
Jared non batté ciglio:
“Sai
cosa penso? Che tu sia una vecchia zitella inacidita, invidiosa del
fatto che
io possa riprendermi in fretta e ritornare alla mia meravigliosa vita.
Una vita
che tu non puoi nemmeno immaginare.”
Kate deglutì e represse
il
suo istinto di tirargli uno schiaffone, buttandolo a traverso del
letto.
I suoi occhi erano
particolarmente cattivi quando gli sibilò:
“Fottiti, Jared Leto, fottiti.
Tornerai quanto prima da me. Nel giro di una settimana, vedrai. Lo
farai
strisciando perché in piedi non ti reggerai.”
Poi girò le spalle e se
ne
andò, seguita da una risata di Jared. Sulla porta
incrociò Shannon ma non lo
degnò di uno sguardo, né rispose al suo saluto.
Shannon la guardò uscire
a
passo di marcia, sbigottito: “Che cazzo è
successo, qui?”
“Cosa?”
“Che cosa hai fatto a
Kate?”
“Ma niente…
non vuole
che me ne vada.
Abbiamo avuto una
discussione un po’ accesa. Ma non cambio idea.”
Jared cominciò
nuovamente a
fare la valigia, girando le spalle a Shannon. Stava pensando che
nessuna donna,
con gli ormoni al posto giusto, l’aveva mai trattato
così: tutte erano
immediatamente succubi del suo fascino, tanto da dargli sempre ragione,
senza
controbattere alle sue affermazioni. Ed invece quella dottoressa gli
teneva
testa e non si faceva sopraffare facilmente. E lui l’aveva
deliberatamente
offesa perché sapeva che poteva avere ragione.
Dopo un po’ Shannon gli
si
avvicinò e gli mise una mano su una spalla.
“Jay, sei sicuro di
quello
che fai?”
Jared si girò,
sospirando:
“Sì. Devo esserlo.”
“Sei sicuro che Kate non
abbia ragione?”
“No, non sono sicuro. Ma
devo rischiare.”
Quello Smiths era davvero
probabile che fosse un ciarlatano, ma lui non poteva fermarsi tutto
quel tempo:
a stare fermo aveva troppo da perdere. Doveva rischiare, nel modo
più assoluto.
Doveva confidare nella sua buona stella che più volte
l’aveva sostenuto.
“OK. Come vuoi. Speriamo
bene…” Shannon, non proprio convintissimo, prese
le borse di Jared e si avviò
verso la porta, aprendola, con il testardo di suo fratello che, con
aria
risoluta, gli caracollava lentamente dietro sulle stampelle.
rrrrr
Kate era sconvolta dalle
parole ingrate di Jared. Si chiuse immediatamente in ufficio con il
desiderio
acuto di piangere per l’irritazione.
Perché si sentiva
così male?
Era il suo orgoglio ferito dalle parole di Jared o le faceva proprio
pena la
situazione del paziente?
Si mise ad esaminare sul PC
i files dell’operazione di Jared, le lastre, la cura, come
aveva fissato il
tutore: aveva fatto tutto da manuale e ora lui la trattava
così, insultandola
pesantemente? Era proprio uno stronzo, che si meritava qualsiasi cosa
potesse
capitargli, perché Kate sapeva di avere ragione.
Bastardo.
Spense tutto, incazzata come
una biscia, e guardò l’orologio: il suo turno era
finito da un pezzo e lei era
ancora lì, proprio come aveva detto Jared. Con rabbia prese
la borsa e il
cappotto e se ne andò, quasi correndo. Arrivata a casa, si
accorse di essere
sola, proprio come aveva detto Jared.
Ti odio Jared Leto,
pensò.