I professori mi chiedevano il motivo di questo mio peggioramento scolastico e di questa mia mancata concentrazione. Alcuni giorni rispondevo scuotendo la testa e scusandomi, altri scoppiavo a piangere e mormoravo un “problema in famiglia” – quando in realtà andava tutto bene con i parenti. Mamma e papà erano sempre a lavoro, Rafe era diventato come uno sconosciuto e mi andava bene perché era quello che volevo. Sapevo che avevo bisogno di avere qualcuno al mio fianco in quel momento ma non volevo nessuno – se quella persone non era Justin, non volevo nessuno. Lo stesso valeva anche per la ragazza che mi aveva consolato alle quattro di notte del 3 Febbraio quando realizzai che non sarebbe mai più tornato a scuola. Cacciai la migliore amica che avessi mai avuto fuori dalla mia vita quando alla mia affermazione “Mi sento sola” ricevetti come risposta un “Non sei sola, hai miliardi di cellule che ti proteggono”
La solitudine che avevo sempre letto nei libri, nei volti delle persone, ora riuscivo a leggerla nei miei occhi ogni mattina quando mi guardavo allo specchio. Disgustata cercavo di fare un sorriso e qualche volta ci riuscivo a portarlo avanti fino a sera. Ma fino alla sera riuscivo a portare anche un dolore lancinante al petto, gli urli soppressi, i nodi allo stomaco, i pugni chiusi.
Ecco un pezzo dell'anteprima di Life out of Control -- sequel di 6 Days.
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