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Autore: Lilith of The Thirsty    06/01/2014    1 recensioni
Una ragazza approderà al liceo Dolce Amoris. Si creeranno nuove amicizie, si formeranno nuovi amori e scelte dolorose dovranno essere fatte da molti studenti.
Ma questa storia non finisce qui.
Djibril, la nuova alunna, non è esattamente una normale adolescente di 16 anni.
Che cosa troverai nella sua vita?
Un passato oscuro da nascondere. Una vita disumana da vivere. Un amore negato.
Riuscirà ad essere salvata prima che sia troppo tardi? Chi meriterà il suo amore?
[Nathaniel x Djibril x Lysandre]
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 3
 
Gattino

 
 

Ormai era una settimana che frequentavo il liceo Dolce Amoris e mi stavo ambientando molto bene.
Avevo fatto la conoscenza di altre persone: Castiel, Melody, Kim, Peggy e Kentin ma non avevo idea che sarebbe sorta un’amicizia così spontanea e bella con Alexy, il fratello gemello di Armin.
Dopo essere entrata nel circolo di Rosalya, avevo conosciuto i due gemelli che frequentavano il mio stesso liceo.
Armin – quello con i capelli neri –, era sempre impegnato a giocare con i videogiochi ed era molto difficile parlargli ma, a modo suo, era simpatico e se avessi avuto qualche problema in un qualche tipo di videogame, ero sicura di poter contare su di lui per risolverlo.
Alexy – il gemello dai capelli azzurri – invece, si era inserito senza problemi nel nostro terzetto.
Era solare ed estroverso e mi aveva subito preso in simpatia, senza nessun apparente motivo, così si era aggiunto a noi e ora formavamo proprio un bel gruppetto.
Rosa mi aveva detto che a Violet piaceva moltissimo quel ragazzo e quando le chiesi come mai la nostra compagna non si fosse mai confessata, lei mi rispose, con un sorrisetto malizioso: «Diciamo che il genere preferito da Alexy non sono le ragazze».
Avevo capito subito a cosa si riferiva ma il fatto non mi sorprese più di tanto. Non ero intenzionata a farmi condizionare dai pregiudizi e volevo giudicare le persone per come si comportavano nei miei confronti e non certo per il loro stile di vita.
Forse fu questa rivelazione oppure il fatto di sentirmi finalmente al sicuro con un “uomo” a farmi avvicinare ad Alexy ancora di più.
Il fatto di essere così calma e a mio agio con un ragazzo mi faceva ben sperare che presto avrei riacquistato la fiducia nella gente.
In meno di tre giorni, avevamo raggiunto una complicità e una sintonia quasi magica e me ne compiacevo molto.
Persino Violet e Rosalya faticavano a metabolizzare la questione perché nessuno aveva saputo avvicinarsi così velocemente ad Alexy come avevo fatto io.
Quella mattina di Marzo faceva così caldo che optai per una maglietta blu leggera e dei jeans strappati corti. Avevo le braccia scoperte e, come il primo giorno che ero entrata a scuola, presi due braccialetti, fatti in stoffa, dal mio comodino e li usai per coprire i miei polsi.
Non andavo fiera di quello che mi ero fatta in passato e non volevo che la gente lo scoprisse  e quello era l’unico modo per coprire le cicatrici della mia pelle.
Raccolsi i capelli in una coda di cavallo, mi rinfrescai il viso un paio di volte e uscii dal mio appartamento.
Vivevo da sola in quel condominio perché anche se mia zia abitava di fronte, era quasi sempre impegnata con il suo lavoro e poche volte avevamo avuto l’occasione di rimanere insieme.
Non me ne dispiacevo, in fondo mi piaceva restare da sola.
Feci la strada di ogni giorno: passai nel parco, costeggiai il bar all’esterno delle mura scolastiche ed entrai nel cortile alle 7.50.
Incontrai subito Rosa che mi aspettava seduta nella panchina insieme a Violet e ci avviammo verso la classe dove ci raggiunse, pochi minuti dopo, anche Alexy.
Le tre ore prima della ricreazione passarono lente ed inesorabili come al solito e i miei pensieri fluttuarono verso il misterioso ragazzo che mi aveva salvata dalla caduta dalle scale una settimana prima.
Stranamente non lo avevo incontrato a scuola e quindi avevo concluso che non fosse un alunno del liceo così ero riuscita a rasserenarmi visto che non potevo ferire quel misterioso ragazzo.
D’altro canto, però, c’era il problema di Nathaniel.
Ci scontravamo spesso nei corridoi e capitava che ci scambiassimo qualche frase ma scappavo sempre prima di poter iniziare a fare qualsiasi tipo di conversazione o rimanere da sola, con lui, troppo a lungo.
Sapevo che nella nuova scuola tutto doveva essere diverso ma proprio non riuscivo a comportarmi normalmente con i ragazzi visto che la paura del mio passato mi tormentava ogni giorno.
Quando suonò la campanella che annunciava la ricreazione, sospirai di sollievo e mi diressi verso il cortile con i miei amici.
Alexy si sedette sullo schienale della panchina in modo da lasciare il posto a me, Rosa e Violet così da non stare troppo stretti.
La mia amica dai capelli color viola cominciò a mangiare un’arancia e a chiacchierare del corso di disegno con Rosa che tuffava ripetutamente la mano in un sacchetto di patatine.
Io ascoltavo discreta, sgranocchiando un paio di crekers con la mano di Alexy che costantemente ne prendeva un pezzo dal mio pacchetto.
Decimata la mia merenda, aprii un succo di frutta e cominciai a berlo ed ogni volta che le mie labbra si staccavano dalla cannuccia, le dita del mio amico mi afferravano il polso e portavano la cannuccia colorata alle sue labbra.
Alla fine, prima che il gemello potesse bere l’ultimo sorso del mio succo, feci finta di morsicargli le dita mentre lui arretrava la mano divertito e le mie amiche ridevano alle mie spalle.
«Ascolta Alexy, lo so che noi ragazze dobbiamo stare attente alla linea ma non ti sembra di esagerare mangiando praticamente tutta la mia merenda?» lo ammonii sorridendo.
«Ma io ho fame!» brontolò deciso.
«Comprati qualcosa, santo cielo!».
«Però la tua merenda ha un gusto migliore».
Alzai un sopracciglio divertita. «Il mio stomaco però non apprezza che gli si porti via il suo nutrimento. Potrebbe arrivare a mangiarti, un giorno, per vendicarsi».
«Mi sacrificherò per la patria se questo placherà la tua ira» disse, tentando di afferrare il mio succo di frutta senza successo.
Rosalya rideva forte per la scena comica a cui aveva appena assistito mentre Violet chiese: «Secondo voi, se Djibril fosse un animale, che cosa sarebbe?».
Ci fermammo tutti e guardammo la nostra compagna con aria interrogativa e lei arrossì a dismisura.
«C-cioè, vi ho visti lottare così e mi è venuto spontaneo pensare che foste degli a-animali» balbettò confusa.
La ragazza di Leigh sgranocchiò la sua ultima patatina e infine disse: «Mmm… Secondo me, Djibril potrebbe essere un coniglio».
«I-io me la immagino come un uccellino» intervenne Violet ancora rossa in viso.
Le fissai perplessa: come erano arrivate a quella domanda e perché dovevo essere io al centro della loro attenzione?
Non mi ero accorta che, intanto, Alexy mi aveva sottratto il mio succo di frutta e se l’era bevuto tutto d’un fiato e, quando me ne resi conto, lo fulminai con lo sguardo mentre mi rimetteva la custodia tra le mani.
«Vi sbagliate entrambe» esordì il ragazzo con aria seria, portandosi le mani dietro la schiena. «Mi sembra evidente che non siano animali adatti a lei. Se Djibril dovesse diventare un animale sarebbe…».
Alexy lasciò il discorso in sospeso e, con uno scatto fulmineo, mi posò sopra la testa un cerchietto nero con delle orecchie da gatto abbinate.
«Il mio personalissimo micetto!» esclamò vittorioso.
«O mio Dio, come sei carina! Aspetta che ti faccio una foto» disse Rosa, estraendo il cellulare per tentare d’immortalarmi.
«Adesso vieni qui che ti abbraccio e ti sbaciucchio alla follia» mi provocò Alexy.
Stetti al suo gioco e lo graffiai, soffiando come se fossi un gatto.
«Ahia!».
«Lo sai che ad alcuni gatti non piacciono gli esseri umani?».
Il ragazzo sorrise. «Me lo ricorderò. Ma adesso, ti prendo!».
Saltai indietro ed evitai l’abbraccio del mio amico che finì a faccia in giù sulla panchina, facendo ridere Violet e Rosalya ancora di più.
Cominciai a camminare all’indietro, sorridendo, mentre Alexy si alzava e si avvicinava con fare giocoso verso di me.
Mi stavo allontanando dal mio avversario sempre più velocemente.
«Attenta, Djibril!» esclamò all’improvviso il gemello che mi inseguiva, indicando qualcosa dietro di me.
Non feci in tempo né a voltarmi, né a vedere contro cosa stessi andando, perché rovinai a terra trascinando con me altre due persone.
«Ahi» esclamai, toccandomi il fondoschiena per l’atterraggio non proprio morbido.
Quando mi girai, vidi le uniche due persone che non avrei mai voluto incontrare.
Alla mia sinistra, inginocchiato per la caduta, c’era Nathaniel che mi guardava confuso e sorpreso mentre a destra c’era il ragazzo che avevo incontrato una settimana prima, con gli occhi eterocromatici che mi fissavano curiosi, inginocchiato a terra.
«Tu sei la ragazza delle scale!» esclamò lui sorpreso, provocandomi una forte vertigine e una scossa profonda nel petto.
«Djibril, stai bene?» mi chiese Nath, facendomi spostare lo sguardo su di lui.
«Sì, non ho nulla di rotto» risposi con un filo di voce mentre le mie guance prendevano colore e il cuore cominciava a battere all’impazzata.
«Meno male» sospirò contento.
«Scusatemi. Non stavo guardando dove andavo e vi sono venuta addosso, perdonatemi!».
«Tranquilla, nessuno di noi si è fatto male. Giusto, Lysandre?».
Ah, quindi era così che si chiamava quel misterioso ragazzo che mi aveva salvata dalla rovinosa caduta dalle scale.
«Sì» rispose educato.
I due si alzarono e si spolverarono i vestiti mentre io rimasi ad osservarli assorta.
Mi tesero entrambi le mani per aiutarmi ad alzarmi e le accettai per non fare un torto a nessuno dei due.
Quando le nostre pelli si toccarono, le mie emozioni si scatenarono all’interno del mio corpo come un uragano e il mio cuore perse qualche battito mentre il respiro si faceva affannoso e le guance andavano in fiamme.
«Grazie» sussurrai, ritirando le mie dita dalle loro, distogliendo lo sguardo da entrambi.
Poi, sentii lo sguardo dei due ragazzi pesare su di me e mi mossi indietro, leggermente a disagio.
Quando rialzai il viso, vidi un sorriso leggero sulle labbra di Lysandre e le guance rosse di Nathaniel mentre entrambi fissavano un punto in alto sulla mia testa.
Poi mi ricordai: le orecchie da gatto!
Prima che potessi compiere un qualsiasi gesto, delle braccia mi cinsero la vita e un viso si accostò al mio.
«Scusate, lo so che non avrei dovuto portare animali a scuola ma mi dispiaceva molto lasciarla a casa. Non è una micetta bellissima?» disse Alexy, toccando il cerchietto sui miei capelli.
Mi voltai inferocita e gli diedi un pizzicotto in pieno viso, allontanandomi come una furia per correre in bagno.
Sentii chiaramente alcune perone ridere alle mie spalle mentre mi barricavo nella toilette e mi toglievo quelle orecchie di gatto dalla testa.
Non ero arrabbiata con il mio amico che mi aveva messa in quella situazione ma, più che altro, ero confusa.
Il mio cuore non smetteva di accelerare i battiti un solo istante e la mia mente continuava a ripropormi le immagini dei due ragazzi che poco prima mi avevano aiutata.
Cosa mi stava succedendo?
Possibile che mi stessi innamorando di nuovo?
No, no, no! Non potevo permettermelo. Io non meritavo di amare nessuno.
Lo avevo giurato tempo fa che non avrei mai ceduto di nuovo all’amore e invece, adesso, ero in preda alla frenesia tipica degli innamorati.
La campanella che scandiva la fine della ricreazione suonò ma io rimasi in bagno. Mi calmai e respirai a dovere, uscii dalla toilette e mi diressi verso l’infermeria della scuola.
L’infermiera mi accolse con un viso preoccupato quando le dissi che non stavo bene, visto che il rossore non accennava a diminuire dal mio viso, così mi misurò la pressione e la febbre.
Mi disse che non avevo nulla di cui preoccuparmi e che tutto era a posto ma che, per precauzione, potevo riposare lì se volevo.
Filai dritta sotto le coperte e cercai di non pensare a quello che era appena successo (anche se era impossibile).
Riuscii ad addormentarmi e a dormire per una buona mezzoretta; tornai in classe più rilassata e lasciai che le mie amiche mi facessero un sacco di domande sul dove fossi stata mentre ascoltavo le scuse di Alexy.
Una volta finite le lezioni, uscii da scuola e rientrai in casa con il morale risollevato.
Presi dallo zaino i miei quaderni per mettermi a fare i compiti quando, all’improvviso, il cerchietto con le orecchie da gatto scivolò fuori e atterrò sul pavimento.
Lo presi e me lo rigirai tra le mani, sorridendo di tanto in tanto.
Il pensiero dei due ragazzi tornò a tormentarmi di nuovo ma, questa volta, lo accolsi con più favore. Una parte di me mi diceva che potevo cambiare e dovevo farlo quindi, accettare il fatto che potessi innamorarmi di nuovo poteva essermi utile.
Poi, il mio sguardo si fermò sui braccialetti di stoffa che coprivano i polsi e li rimossi con cura.
Tagli trasversali mi segnavano la carne rosea mentre l’altra parte di me risorse, ammonendomi solamente di non causare altro dolore alle persone intorno a me.
Quella notte andai a dormire presto sperando di scoprire se potevo riavere una vita normale oppure no.

 
NdA
Ciao a tutti, sono tornata! ^^ Perdonate la lunga assenza ma ora sono tornata. Ecco a voi il terso capitolo, che ne pensate? J
Spero tanto che vi piaccia!
Un particolare ringraziamento va a: DarkViolet92. Grazie per aver commentato la mia piccola FF!!! J
Bene, ringrazio cmq chiunque passerà per leggerla e chi l’ha messa tra le storie preferite, seguite e chi eventualmente commenterà.
Grazie anche a coloro che mi seguono sempre e che non mi hanno mai abbandonata!
Buone feste (anche se in ritardo)!!!!
Baci
Lilith
   
 
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