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Autore: Flareon24    06/01/2014    1 recensioni
Tratto dal terzo capitolo:
"Qui mi dovetti veramente fermare un momento. Non stavo certo leggendo una filastrocca, bensì l’annunciazione della mia morte. In altre situazioni non avrei creduto ad una sola parola di ciò che stava scritto su quelle tavole. Ma non in quella situazione. Non dopo quello che Cecilia mi aveva predetto, dopo quello che era accaduto. Purtroppo ogni cosa sembrava collegata in modo tale da creare un quadro perfettamente delineato della situazione. Niente era di troppo, niente poteva far saltare o mettere in dubbio ciò che avevo appena letto. Ripresi fiato.
-Dice che lo scontro fra me e questo guerriero è destinato ad avvenire. E...così com’è destinato ad avvenire, io sono...destinata a morire. A meno che io non purifichi metà del il mio sangue-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davanti a noi si stagliava un grande castello vecchio stile, come quelli medievali. 4 grandi torri stavano ai vertici della forma quadrata, perdendo la loro vetta nell’oscurità. Svariate fiaccole ne illuminavano la lugubre facciata mentre a alcuni sprazzi luminosi uscivano sia dalle fenditure nel muro che dalle finestre. Alcuni figure scure si muovevano all’interno, passando in su ed in giù. Un grande portone in legno era chiuso ermeticamente ed apparentemente irremovibile. Il castello si ergeva su una grande prominenza sporgente della collina sul quale era stato costruito. Era raggiungibile tramite un sentiero stretto e sterrato che si inerpicava fra la vegetazione nella quale era immersa la costruzione, circondato da quell’incredibile luce colorata.
-E’ enorme. Ma perché sta così in alto?- osservai.
-Vedrai. Dai, avviamoci-
Aqua riparti a passo sostenuto verso la destinazione. Io le andai dietro, ma mi dovetti fermare quando Enydros cominciò a fluttuare lungo il fianco della montagna come se stesse volando.
-Aqua!- urlai. Lei mi guardò dall’alto e mi indicò con un dito l’imboccatura del sentiero. Annuii e alzai il pollice in segno di accordo.
-Andiamo- Incredibilmente il cervo andava esattamente dove volevo. Lo guidavo indirettamente con il pensiero, dicendogli quando partire e quando invece fermarsi, rallentare o accelerare. Lo accarezzai un po’ mentre al passo si avvicinava al sentiero scosceso. Appena arrivammo all’inizio della salita lo feci partire al trotto, alzando un po’ di polvere dietro di noi. La strada era piena di buche e grandi sassi. 2 o 3 volte sentii gli zoccoli scivolare su qualche ciottolo e ci mancò poco che non cadessimo tutti e due nella polvere. Le corna dello spirito si incastravano ogni tanto in qualche fronda più bassa. Dopo 5 minuti circa arrivammo ad uno spiazzo dove una piattaforma di legno faceva da pavimento su un baratro profondo e scuro. Il rumore degli zoccoli sul legno appoggiato nel vuoto mi fece accapponare la pelle. Aqua mi stava spettando a braccia conserte appoggiata con la spalla sinistra alla porta. Enydros faceva varie giravolte per aria, fischiando felice. Fermai il mio spirito e lo feci accucciare. Scavallai con le gambe sul fianco destro e scivolai giù fino a terra. Il legno non si mosse, rassicurandomi del fatto che quella piattaforma reggesse. Mi avvicinai ad Aqua fissando la porta esageratamente alta. La serratura era più o meno all’altezza delle nostre teste. Non c’era la toppa per inserire la chiave, solo disegni con lamine di ferro che decoravano un’ipotetica serratura.
-Bene, sei pronta?-
-Non so per cosa- risposi per poi tornare a guardarla
-A dire il vero non si è mai abbastanza pronti per affrontare Arìa- rispose grattandosi la testa. L’affermazione era uscita mista ad una risata quasi isterica, facendomi capire che questo “dialogo” imminente che avrei dovuto avere con questa Arìa la rendeva nervosa.
-Cos’ha di così spaventoso questa ragazza?-
-Emmm...te ne renderai conto quando ce l’avrai davanti. Vogliamo andare?- domandò con un gesto della mano.
-Suppongo che sia obbligatorio- Aqua mise la mano destra sulla porta, nello spacco dove si congiungevano le due ante di spesso legno. In tutta la fessura una luce azzurra dilagò come acqua sia verso l’alto che verso il basso fino a raggiungerne gli estremi. Qualcosa scattò all’altezza della serratura di ferro arrugginita e la porta si aprì lentamente verso l’interno. Ci comparve davanti un lungo corridoio dove un tappeto rosso aspettava gioiosamente di essere calpestato da noi. Delle torce infuocate correvano lungo entrambi i muri, distanti le une dalle altre a distanza regolare.
-Vieni- mi incitò Aqua. Si avviò nel lungo corridoio seguita a ruota da Enydros, improvvisamente serio e silenzioso. Io ed il mio spirito li seguimmo in silenzio. Studiai l’ambiente silenzioso e spoglio inondato di luci. C’erano alcune porte, tutte quante chiuse e apparentemente vuote. L’ambiente sarebbe potuto essere molto interessante se solo non fosse stato così dannatamente monotono e noioso! Sembrava di camminare in un corridoio copia-incolla. In più, non sapevo il perché, ma quel posto mi metteva addosso una certa soggezione. Come se ogni singolo mattone mi stesse osservando, trovando in me ogni difetto possibile ed immaginabile. Mi sentivo talmente inadeguata rispetto a quel luogo austero che avrei voluto girarmi ed andare via. Arrivammo in fondo al corridoio dove una grande rampa di scale portava ad un piano superiore. L’unica cosa che si sentiva erano i nostri passi, gli zoccoli del cervo e lo scialacquare del corpo del delfino di Aqua. I rumori rimbalzavano sul muro, ritornando a noi amplificati e più potenti.
-Ma non c’è nessuno oltre a noi?-
-Si, ma sono quasi tutti al piano di sopra- Cominciammo a salire la larga scalinata fino a giungere in un altro corridoio come quello al piano di sotto, però più luminoso, allegro e vivace. In fondo al corridoio c’era una porta di legno enorme che doveva dare accesso ad una stanza bella grande e maestosa. Altre porte di grandi dimensioni, anche se meno rispetto all’altra, erano incastrate nella parete sinistra. Da dietro ne uscivano vari rumori, suoni, voci, musica, animate discussioni. Ciò rendeva il tutto molto più umano, in un certo senso. Mi accostai ad una porta dalla quale proveniva un’allegra musica di violini.
-Gea!- mi richiamò Aqua sotto voce. La voce suono molto forte lo stesso. Mi voltai a guardarla.
-Vieni qui, non ficcare il naso!-
-Scusa- bisbigliai. Detti un’ultima occhiata alla porta e tornai a seguirla. C’erano delle grandi vetrate sulla parete destra dalle quali si vedeva tutta la pianura illuminata. Mi soffermai a guardare da una finestra che partiva dal pavimento e finiva a punta fino all’alto soffitto. C’erano ancora tutte quelle piccole sfere luminose che fluttuavano su tutto il prato. Sorrisi e appoggiai le mani al vetro.
-Bello, vero?- mormorai allo spirito che era dietro di me. Mugolò guardando dalla finestre come per acconsentire.
-Gea!- Mi voltai e vidi che la ragazza era già arrivata al grande portale.
-Ma insomma!Vieni qui, svelta!- Corsi verso di lei con il cervo che procedeva al piccolo trotto al mio fianco. La raggiunsi e mi misi accanto a lei. Mi squadro con faccia poco convinta.
-Non mi guardare così! Non mi sono portata il cambio-
-Fai qualcosa per renderti più presentabile. Una qualsiasi-
Presi l’elastico che mi ero messa al polso e mi legai i capelli in una delle mie consuete alte crocchie mal fatte. Alzai le mani all’altezza delle spalle e le voltai con i palmi verso l’alto come cenno conclusivo.
-Più di questo non posso fare-
Lei sbuffò, accidenti quanto sbuffava, e lasciò cadere le spalle.
-Mi raccomando: composta, seria, educata. Arìa non sopporta le persone maleducate. Rispondi solo quando sei interpellata, non fare battute, non sorride-
-Devo pure smettere di respirare?-
-Oddio, che il cielo ci aiuti-
 Mise le mani sulla porta di legno chiaro e la spinse, aprendo tutte e due le ante con gesto teatrale. Entrammo a passo deciso in una stanza molto ampia, con grandi vetrate sulla parete sinistra. Un grande lampadario di cristallo proiettava una luce soffusa in tutta la stanza tramite molte candele. 2 candelabri con 3 candele ciascuno stavano a destra e a sinistra di un alto piedistallo piramidale in cima al quale, una donna sulla quarantina, stava seduta su una specie di trono. I capelli erano tagliati corti come quelli di un uomo, di un colore bianco platino. Era vestita con un completo bianco e stava con le gambe accavallate ed il mento appoggiato sul pugno destro, il braccio inteccherito sul grande bracciolo in legno dorato. Assomigliava in modo sorprendente a Tabata mani di forbice. Mi guardava dall’alto della sua postazione, facendomi sentire piccola come una formica al cospetto di una grossa vespa.
-Sera Arìa- la salutò la ragazza.
-Aqua, finalmente. Pensavo che avremmo fatto in tempo a farci invadere dall’esercito nemico prima che tu riuscissi a portarci il quarto elemento-
-Mi dispiace, l’ho portata appena ho potuto-
-Non ne dubito- disse con aria quasi schifata. Puntò i suoi occhi su di me. Vidi che erano di un azzurro innaturale, quasi bianchi. Alzò un sopracciglio scettica.
-Sarebbe...lei?- domando guardandomi da capo a piedi.
-Già, in carne ed ossa-
-Più carne che ossa mi pare-
Questo è un colpo basso... Stavo per replicare che erano affari miei se ero un po’ più abbondante, ma uno sguardo fulminante di Aqua mi fece cambiare idea. Non credo che avrei avuto il coraggio di farlo in ogni caso visto lo sguardo penetrante di quella donna.
-Fammi parlare con lei- disse alla ragazza.
-Certo- Si voltò a guardarmi e mi mimò un Buona fortuna che mi fece preoccupare ancora di più. Si diresse verso le vetrate e si appoggiò al muro con le braccia conserte.
-Allora- esclamò Arìa attirando la mia attenzione.
-Tu sei Gea, non è vero?- domandò scavallando le gambe.
-Si-
Ingoiai un groppo in gola. La pesantezza del suo sguardo mi trasmetteva l’irrefrenabile impulso di abbassare la testa.
-Bene, è un po’ che ti aspettavamo. Quanti anni hai?-
-18-
-18. Tanti. Perché ci hai messo così tanto a trovare tuo spirito?-
-Hem...non saprei dire. Non ho avuto alcun tipo di...segnale-
Ero convinta di aver sbagliato tutta quanta la frase, tutti quanti i termini.
-Non cominciare frasi con “hem”. Esprimi dubbio, non è bene. Mostrati decisa, forte! Noi stiamo cercando una combattente, non una cameriera!-
-Scusi- Mi presi le mani da dietro la schiena e le strinsi forte.
-Non darmi del lei-
-Scusa-
-Così va meglio-
Si alzò in piedi mostrando tutta la sua altezza. Era molto alta, ma soprattutto molto magra. Era avvolta in un vestito lungo con lo spacco sulla parte davanti, leggermente a destra che mostrava la coscia. Il collo altissimo del vestito arrivava fino alla base del cranio e girava all’indietro arricciandosi. Il tutto rendeva la sua figura un insieme di eleganza e leggiadria mai visto prima. Scese i gradini sulle scarpe candide tacco 12. Aveva un portamento elegante e severo che incuteva soggezione alla sola vista. Di quelli che ti facevano venir voglia di scusarsi per il solo fatto che esisti. Percorse quella decina di metri che ci separavano e mi arrivò davanti. Gli arrivavo più o meno alla spalla e ciò non mi aiutava a sentirmi più a mio agio. La donna mi fissava severa dall’alto, poi fece un fin troppo lento giro di ispezione intorno a me.
-Mi aspettavo che tu fossi...un po’ più alta. Tua madre era almeno 1 metro e 70-
Trattenni il fiato a quelle parole. Strinsi forte le mani, piantandomi le unghie nella carne per farmi tacere.
-Mmmm...bene, vedremo cosa fare per rimetterti al passo con gli allenamenti, anche se non vedo come possa essere possibile- Mi tornò davanti, portando anche lei le mani dietro la schiena.
-Comunque sia, io sono Arìa, tua sorella maggiore. Ti farò da mentore e da tutore, qualcosa in contrario?- domandò alzando un sopracciglio. Pur avendo già 17 cose contrarie al fatto che lei dovesse farmi da insegnante, decisi di restarmene zitta come mi aveva consigliato Aqua. Purtroppo parlare a sproposito era una delle cose che meglio mi riuscivano.
-Perfetto, il tuo silenzio è incoraggiante- aggiunse sarcastica -Seguimi, Ti conduco alla tua camera. Immagino che tu si stanca dopo lo sbalzo di fuso orario-
Annuii, così lei mi sorpassò e si avviò verso l’uscita.
- Athrios- esclamò mentre mi apprestavo a seguirla.
-Come?-
Lei nemmeno si girò, continuò a camminare. Mi voltai verso Aqua per capire cosa dovevo fare, ma mi ritrovai un paio di artigli fumosi a meno di 5 centimetri dalla testa.
Urlai abbassandomi e coprendomi la testa con le braccia.
Un grande spostamento d’aria mi fece barcollare, scuotendomi la maglietta.
Oh mio Dio...e quello che diavolo è?!
  
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