YOUR
WALLS BUILT DEEP INSIDE
Una sveglia improvvisamente
suonò.
Ma Kate non sapeva bene dove
fosse, se nel suo cervello o sopra il comodino. Il suono si fece
più forte,
cadenzato. No, non era dentro la sua testa. Era la sua solita dannata
sveglia.
Ad occhi chiusi, allungò
una
mano per spegnerla, ma non trovò la sveglia, ma la testa di
qualcuno sul
cuscino vicino al suo.
Cacciò un urlo di
spavento
alzandosi a sedere e rendendosi immediatamente conto di parecchie cose,
tutte insieme
e tutte estremamente preoccupanti: che era mattina, che Jared dormiva
nel letto
vicino a lei, che era completamente nuda e che aveva un mal di testa
allucinante.
Saltò giù dal
letto come
un’indemoniata, tirandosi dietro il lenzuolo e lasciando
scoperto Jared che,
nudo anche lui, si stiracchiava come un gatto, incurante di essere
stato
svegliato. Kate cercò di fare mente locale, mentre si
avvolgeva nel lenzuolo a
mo’ di mummia. Non si rammentava granchè della
notte appena passata, ma aveva
un vago ricordo di liquore e di sesso.
Ecco cos’era il mal di
testa, si disse… la sbronza con il liquore, mentre Jared
dentro il suo letto
era, era… ACCIDENTI!!
“Ma…
ma…” disse, ma non le
usciva niente di connesso e i suoi neuroni si rifiutavano di
collaborare.
“Ciao, Kate. Dormito
bene?”
Jared si teneva la testa con una mano e la fissava, sorridendo,
tranquillo e
beato, come se essere nudo in un letto altrui fosse la cosa
più naturale del
mondo. Kate lo fissava a bocca aperta: accidenti se non era
bello… ma… che diavolo
era successo?
“Ma…
io…”
“BUON NATALE,
KATE!”
Natale? E’ vero! Era il
venticinque dicembre!
“Ma…”
“Non dovrai andare in
ospedale, spero?”
“E…”
Niente da fare: il dono
della parola non le veniva per niente, imbarazzata com’era;
al contrario di
Jared che invece continuava a fare domande: “Allora? Devi
andare a lavorare?”
Rimase a guardarlo inebetita
per un attimo, ma quando lui si mosse per scendere dal letto e
raggiungerla, si
rianimò improvvisamente, uscì di corsa dalla
camera, inciampando nel lenzuolo,
e si precipitò a chiudersi in bagno, pentendosi una volta
ancora di non avere
chiavi alle porte.
Accese la luce dello
specchio sopra il lavandino e si guardò, prendendo dal
mobiletto una pasticca
per il mal di testa e inghiottendola, senza acqua. I suoi capelli
sembravano un
cespuglio, visto che si erano asciugati alla meno peggio, senza essere
pettinati, aveva delle ombre violacee sotto gli occhi e una strana cera
giallognola. Era orrenda. Nel giro di massimo mezzora doveva andare a
lavorare
e si sentiva malissimo.
Ed era tutta colpa di Jared.
Jared?
Lentamente cominciò a
ricordare gli stravizi notturni e arrossì violentemente al
pensiero di ciò che
era successo. L’avevano fatto una prima volta in cucina, per
terra vicino al
divano, e poi più volte, dormendo a rate, a letto, ma
lì come ci erano
arrivati? Non se lo ricordava. ACCIDENTI!
“Kate, ti senti
bene?” Jared
bussava leggermente alla porta.
Kate sobbalzò:
“Sei ancora
qui, tu?”
Jared si mise a ridere
perché la voce lamentosa e biascicata di Kate era qualcosa
che nessuna attrice
comica avrebbe mai potuto imitare: “Mi pare di
sì.”
“Allora
vattene.”
“Smettila. Ormai sembri
un
disco rotto. Stai dicendo la stessa cosa da più di dodici
ore.”
“Perché non
sei andato via
ieri sera?”
“Ho trovato qualcosa di
interessante
da fare, qui.”
“Vaffanculo.”
“Lo dice anche la signora
Jones che il turpiloquio non ti si addice, lo sai, no?”
“Vai a fare il maestrino
a
casa tua e mollami.”
Jared ridacchiò
nuovamente,
sentì l’acqua della doccia scorrere e dopo pochi
minuti Kate uscì dal bagno con
l’accappatoio di spugna chiuso fino al collo, legato con un
doppio nodo, come
se avesse un’armatura, e l’espressione rabbuiata.
Sobbalzò a ritrovarselo
nudo
davanti. Rivolse lo sguardo da un’altra parte e si
infilò in camera da letto,
chiudendogli la porta in faccia.
Jared andò in bagno a
sua
volta e quando uscì con l’asciugamano avvolto
attorno alle anche e bussò alla
porta della camera, ne uscì una Kate vestita di tutto punto
e pettinata alla
bell’e meglio, pronta per andarsene, che si avviò
in cucina con un’andatura da
battaglia, senza guardarlo in faccia.
“Pensi che
l’arrabbiatura ti
passerà per il Natale del 2050?” le disse,
seguendola zoppicando.
Kate non rispose ma
cominciò
a preparare la colazione velocemente. Gettò
un’occhiata alla cena di Jared che
era ancora dentro il forno e le venne un certo languorino. Era dal
pranzo del
giorno prima che non mangiava.
Mise il caffè dentro la
macchinetta, il latte a scaldare, dei croissant dentro il microonde e,
mentre
Jared si era appoggiato allo stipite della porta ad osservarla,
cominciò a
preparare la tavola.
Per due.
Senza rendersene conto e con
meraviglia di Jared, aveva messo tazze, cucchiai, salviette e tutto il
resto
per due persone. Quando se ne accorse, Kate arrossì come se
stesse commettendo
un delitto, sorpresa di sé stessa.
Tentò di glissare:
“Ti va
bene il latte?”
“Sì, ma
Kate…”
“Zitto. Non dire
niente.” Si
girò verso la cucina e si preparò una tazza di
latte con il caffè. Prese un
croissant dal microonde, si sedette a tavola e si mise a mangiare,
cercando di
non guardare quel Jared seminudo che le girava per casa.
“Zitto a me non lo dici.
Invece non ti sembra che dobbiamo parlare?”
“No. Mi sembra che te ne
devi andare.”
“Nonostante tutto quello
che
è successo stanotte?”
“Che è
successo stanotte?
Niente di niente.”
“Sicura?”
“Sì,
assolutamente niente.”
Kate si alzò. “Adesso io vado via. Quando torno
non ti fare trovare qui per
nessun motivo.”
“Perché vuoi
litigare per
forza? Sei una stronza.”
“Nemmeno tu
scherzi.”
Kate si avviò in
entrata, si
mise la giacca e prese la borsa. Jared la seguì.
“Io non ti capisco,
sai…”
“Non sei tenuto a
farlo.”
“Mi stai trattando come
se
quello che è successo stanotte non contasse nulla o ti
avesse fatto schifo.
Come se…”
“Perché? Non
è così che funziona
con i tipi come te? Una scopata e via? Cosa vuoi che faccia? Che mi
complimenti
perchè ti sei infilato nel mio letto? Hai un modulo
predisposto per
l’occasione, una liberatoria? (*) Allora facci un aeroplano.
Saluti.”
Kate aprì la porta per
uscire e, come nei migliori film comici, con la stessa fenomenale
tempistica,
si trovò davanti la signora Jones, con la mano ancora sul
campanello.
“Buongiorno mia cara,
senti…
forse, forse … non so se te ne sei resa conto
ma…” Che altro c’era, adesso? Un
incendio nel palazzo? Una meteora in arrivo? O la signora Jones aveva
finito lo
zucchero? Kate pensò che non vedeva l’ora di
chiudersi nel suo ufficio in
ospedale ed uscirne come minimo una settimana dopo.
Si schiarì la voce,
cercando
di celare il più possibile il suo cattivo umore:
“Buongiorno signora, di cosa
dovrei rendermi conto?”
“Beh che… il
tuo ragazzo,
sai chi è, no?”
Kate non capì la
domanda.
Chi era il suo ragazzo? E doveva essere chi? E poi, quale ragazzo?
“Non capisco
cosa…” Tentò di
ribattere.
“Ma lo sai chi
è?”
“Chi è
chi?” Le venne in
mente il ‘Chi gioca in prima base? Chi.’ del famoso
film con Cruise ed Hoffman,
per un momento. Cos’era? ‘Rain Man’?
“Il
ragazzo…”
“Signora, la prego. Io
devo
andare al lavoro. Quale ragazzo?”
“Ma il tuo ragazzo, il
tuo fidanzato.
Insomma… Quello che era qui ieri sera.”
“Aaah… Ho
capito. Ma quello
non è il mio fidanzato, come le dicevo anche ieri sera
e…”
La signora Jones sembrava
nel bel mezzo di una cospirazione internazionale e aveva lo stesso
atteggiamento spionistico di una 007 da centro anziani:
“Sshhhh. Senti:
ascoltami mooolto attentamente. Non so se te ne sei resa conto
ma…”
“Ma cosa?”
“Che il tuo ragazzo
è… è
Efestione!” Concluse, guardandosi attorno sospettosa.
A
Kate crollarono le braccia. La signora Jones doveva avere visto un
qualche film
di Jared. E la cosa, a dire il vero, poteva anche avere dei risvolti
interessanti. Cominciò a ridacchiare, scuotendo la testa.
Poi uscì sul
pianerottolo e spalancò la porta di casa, come se fosse un
sipario.
Da
dietro comparve Jared, in piedi in mezzo all’entrata, con
l’asciugamano avvolto
sui fianchi, mezzo nudo, bellissimo: i capelli spettinati, la pelle
bianca, i
muscoli in rilievo. Un sogno.
“Davvero?
Non so. Chieda direttamente a lui.” Declamò ad
alta voce, spostandosi e
cominciando a scendere le scale, lasciando una signora Jones, con due
occhi
grandi come palle da baseball, paralizzata sul pianerottolo a fissare
l’attore
e un Jared che, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto,
perdeva la
sua proverbiale calma e la guardava con occhio inceneritore.
Kate
giurò che non le fece il dito solo perché, in
fondo, era un ragazzo beneducato.
(*) Il credit dell’idea del modulo va a Folleria… Grazie! A me non sarebbe mai venuto in mente!!
Dedicato alla “curiosona” di The_Queen (sì il numero della stanza era casuale…!!!) e a Mapiii… grazie ragazze!!