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Autore: shanna_b    28/05/2008    2 recensioni
La vita a volte prende pieghe non prevedibili... e se Jared, durante un concerto, si rompesse una gamba? Cosa succederebbe al suo ego, alla sua vita e alle sue vicende lavorative e personali?
In questa storia è contenuto anche il sequel della mia ff precedente "Shannonite acuta", in cui compaiono i personaggi di Shannon e Stella.
Soliti avvertimenti: non conosco i 30STM e questi "Leto" sono come me li immagino io (e qualche mia amica...), non scrivo a scopo di lucro e mi sono inventata TUTTO MA TUTTO MA TUTTO MA TUTTO...
La dedico a Tannaca e Folleria che mi fanno da Beta-Readers, amiche e psicologhe...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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YOUR WALLS BUILT DEEP INSIDE

 

Una sveglia improvvisamente suonò.

Ma Kate non sapeva bene dove fosse, se nel suo cervello o sopra il comodino. Il suono si fece più forte, cadenzato. No, non era dentro la sua testa. Era la sua solita dannata sveglia.

Ad occhi chiusi, allungò una mano per spegnerla, ma non trovò la sveglia, ma la testa di qualcuno sul cuscino vicino al suo.

Cacciò un urlo di spavento alzandosi a sedere e rendendosi immediatamente conto di parecchie cose, tutte insieme e tutte estremamente preoccupanti: che era mattina, che Jared dormiva nel letto vicino a lei, che era completamente nuda e che aveva un mal di testa allucinante.

Saltò giù dal letto come un’indemoniata, tirandosi dietro il lenzuolo e lasciando scoperto Jared che, nudo anche lui, si stiracchiava come un gatto, incurante di essere stato svegliato. Kate cercò di fare mente locale, mentre si avvolgeva nel lenzuolo a mo’ di mummia. Non si rammentava granchè della notte appena passata, ma aveva un vago ricordo di liquore e di sesso.

Ecco cos’era il mal di testa, si disse… la sbronza con il liquore, mentre Jared dentro il suo letto era, era… ACCIDENTI!!

“Ma… ma…” disse, ma non le usciva niente di connesso e i suoi neuroni si rifiutavano di collaborare.

“Ciao, Kate. Dormito bene?” Jared si teneva la testa con una mano e la fissava, sorridendo, tranquillo e beato, come se essere nudo in un letto altrui fosse la cosa più naturale del mondo. Kate lo fissava a bocca aperta: accidenti se non era bello… ma… che diavolo era successo?

“Ma… io…”

“BUON NATALE, KATE!”

Natale? E’ vero! Era il venticinque dicembre!

“Ma…”

“Non dovrai andare in ospedale, spero?”

“E…”

Niente da fare: il dono della parola non le veniva per niente, imbarazzata com’era; al contrario di Jared che invece continuava a fare domande: “Allora? Devi andare a lavorare?”

Rimase a guardarlo inebetita per un attimo, ma quando lui si mosse per scendere dal letto e raggiungerla, si rianimò improvvisamente, uscì di corsa dalla camera, inciampando nel lenzuolo, e si precipitò a chiudersi in bagno, pentendosi una volta ancora di non avere chiavi alle porte.

Accese la luce dello specchio sopra il lavandino e si guardò, prendendo dal mobiletto una pasticca per il mal di testa e inghiottendola, senza acqua. I suoi capelli sembravano un cespuglio, visto che si erano asciugati alla meno peggio, senza essere pettinati, aveva delle ombre violacee sotto gli occhi e una strana cera giallognola. Era orrenda. Nel giro di massimo mezzora doveva andare a lavorare e si sentiva malissimo.

Ed era tutta colpa di Jared.

Jared?

Lentamente cominciò a ricordare gli stravizi notturni e arrossì violentemente al pensiero di ciò che era successo. L’avevano fatto una prima volta in cucina, per terra vicino al divano, e poi più volte, dormendo a rate, a letto, ma lì come ci erano arrivati? Non se lo ricordava. ACCIDENTI!

“Kate, ti senti bene?” Jared bussava leggermente alla porta.

Kate sobbalzò: “Sei ancora qui, tu?”

Jared si mise a ridere perché la voce lamentosa e biascicata di Kate era qualcosa che nessuna attrice comica avrebbe mai potuto imitare: “Mi pare di sì.”

“Allora vattene.”

“Smettila. Ormai sembri un disco rotto. Stai dicendo la stessa cosa da più di dodici ore.”

“Perché non sei andato via ieri sera?”

“Ho trovato qualcosa di interessante da fare, qui.”

“Vaffanculo.”

“Lo dice anche la signora Jones che il turpiloquio non ti si addice, lo sai, no?”

“Vai a fare il maestrino a casa tua e mollami.”

Jared ridacchiò nuovamente, sentì l’acqua della doccia scorrere e dopo pochi minuti Kate uscì dal bagno con l’accappatoio di spugna chiuso fino al collo, legato con un doppio nodo, come se avesse un’armatura, e l’espressione rabbuiata.

Sobbalzò a ritrovarselo nudo davanti. Rivolse lo sguardo da un’altra parte e si infilò in camera da letto, chiudendogli la porta in faccia.

Jared andò in bagno a sua volta e quando uscì con l’asciugamano avvolto attorno alle anche e bussò alla porta della camera, ne uscì una Kate vestita di tutto punto e pettinata alla bell’e meglio, pronta per andarsene, che si avviò in cucina con un’andatura da battaglia, senza guardarlo in faccia.

“Pensi che l’arrabbiatura ti passerà per il Natale del 2050?” le disse, seguendola zoppicando.

Kate non rispose ma cominciò a preparare la colazione velocemente. Gettò un’occhiata alla cena di Jared che era ancora dentro il forno e le venne un certo languorino. Era dal pranzo del giorno prima che non mangiava.

Mise il caffè dentro la macchinetta, il latte a scaldare, dei croissant dentro il microonde e, mentre Jared si era appoggiato allo stipite della porta ad osservarla, cominciò a preparare la tavola.

Per due.

Senza rendersene conto e con meraviglia di Jared, aveva messo tazze, cucchiai, salviette e tutto il resto per due persone. Quando se ne accorse, Kate arrossì come se stesse commettendo un delitto, sorpresa di sé stessa.

Tentò di glissare: “Ti va bene il latte?”

“Sì, ma Kate…”

“Zitto. Non dire niente.” Si girò verso la cucina e si preparò una tazza di latte con il caffè. Prese un croissant dal microonde, si sedette a tavola e si mise a mangiare, cercando di non guardare quel Jared seminudo che le girava per casa.

“Zitto a me non lo dici. Invece non ti sembra che dobbiamo parlare?”

“No. Mi sembra che te ne devi andare.”

“Nonostante tutto quello che è successo stanotte?”

“Che è successo stanotte? Niente di niente.”

“Sicura?”

“Sì, assolutamente niente.” Kate si alzò. “Adesso io vado via. Quando torno non ti fare trovare qui per nessun motivo.”

“Perché vuoi litigare per forza? Sei una stronza.”

“Nemmeno tu scherzi.”

Kate si avviò in entrata, si mise la giacca e prese la borsa. Jared la seguì.

“Io non ti capisco, sai…”

“Non sei tenuto a farlo.”

“Mi stai trattando come se quello che è successo stanotte non contasse nulla o ti avesse fatto schifo. Come se…”

“Perché? Non è così che funziona con i tipi come te? Una scopata e via? Cosa vuoi che faccia? Che mi complimenti perchè ti sei infilato nel mio letto? Hai un modulo predisposto per l’occasione, una liberatoria? (*) Allora facci un aeroplano. Saluti.”

Kate aprì la porta per uscire e, come nei migliori film comici, con la stessa fenomenale tempistica, si trovò davanti la signora Jones, con la mano ancora sul campanello.

“Buongiorno mia cara, senti… forse, forse … non so se te ne sei resa conto ma…” Che altro c’era, adesso? Un incendio nel palazzo? Una meteora in arrivo? O la signora Jones aveva finito lo zucchero? Kate pensò che non vedeva l’ora di chiudersi nel suo ufficio in ospedale ed uscirne come minimo una settimana dopo.

Si schiarì la voce, cercando di celare il più possibile il suo cattivo umore: “Buongiorno signora, di cosa dovrei rendermi conto?”

“Beh che… il tuo ragazzo, sai chi è, no?”

Kate non capì la domanda. Chi era il suo ragazzo? E doveva essere chi? E poi, quale ragazzo?

“Non capisco cosa…” Tentò di ribattere.

“Ma lo sai chi è?”

“Chi è chi?” Le venne in mente il ‘Chi gioca in prima base? Chi.’ del famoso film con Cruise ed Hoffman, per un momento. Cos’era? ‘Rain Man’?

“Il ragazzo…”

“Signora, la prego. Io devo andare al lavoro. Quale ragazzo?”

“Ma il tuo ragazzo, il tuo fidanzato. Insomma… Quello che era qui ieri sera.”

“Aaah… Ho capito. Ma quello non è il mio fidanzato, come le dicevo anche ieri sera e…”

La signora Jones sembrava nel bel mezzo di una cospirazione internazionale e aveva lo stesso atteggiamento spionistico di una 007 da centro anziani: “Sshhhh. Senti: ascoltami mooolto attentamente. Non so se te ne sei resa conto ma…”

“Ma cosa?”

“Che il tuo ragazzo è… è Efestione!” Concluse, guardandosi attorno sospettosa.

            A Kate crollarono le braccia. La signora Jones doveva avere visto un qualche film di Jared. E la cosa, a dire il vero, poteva anche avere dei risvolti interessanti. Cominciò a ridacchiare, scuotendo la testa. Poi uscì sul pianerottolo e spalancò la porta di casa, come se fosse un sipario.

            Da dietro comparve Jared, in piedi in mezzo all’entrata, con l’asciugamano avvolto sui fianchi, mezzo nudo, bellissimo: i capelli spettinati, la pelle bianca, i muscoli in rilievo. Un sogno.

            “Davvero? Non so. Chieda direttamente a lui.” Declamò ad alta voce, spostandosi e cominciando a scendere le scale, lasciando una signora Jones, con due occhi grandi come palle da baseball, paralizzata sul pianerottolo a fissare l’attore e un Jared che, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, perdeva la sua proverbiale calma e la guardava con occhio inceneritore.

            Kate giurò che non le fece il dito solo perché, in fondo, era un ragazzo beneducato.

 

 

 

 

(*) Il credit dell’idea del modulo va a Folleria… Grazie! A me non sarebbe mai venuto in mente!!

Dedicato alla “curiosona” di The_Queen (sì il numero della stanza era casuale…!!!) e a Mapiii… grazie ragazze!!

   
 
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