(Not) like Romeo and Juliet
Hiyori
corre ogni volta più veloce, sperando che Hibiya non
la fermi in tempo.
Quello sciocco però, ci si mette davvero d’impegno, e sono sempre di più le
volte in cui si ritrova sul marciapiede viva.
Questa, comunque, non è una di quelle volte.
Hiyori fissa negli occhi il gatto sull’altro lato
della strada e sorride.
Morire è strano, le fa male e bene allo stesso tempo.
Le dita calde di Hibiya la sfiorano appena per un
istante, ma la sua voce muore lontana, soffocata dal sangue.
La strada è sempre così ruvida. Hiyori chiude gli
occhi e pensa a quel ciclo infinito, alla loro storia senza uscita, prima di
schiantarsi a terra.
Una tragedia che ha così poco di romantico, non può nemmeno paragonarla a Romeo e Giulietta.
Ma probabilmente è meglio così, medita quando sente le cicale stridere fastidiose,
deve esserci un solo funerale, alla fine di tutto.
Hibiya abbassa lo sguardo e trattiene un conato di
vomito.
Non c’è riuscito nemmeno quella volta. Il rosa di quell’abito è macchiato di
nuovo di rosso, il volto della ragazza che ama è nascosto dai suoi stessi
capelli già impregnati di sangue.
Vorrebbe avvicinarsi, ma non osa muoversi. Lascia che gli occhi scorrano per
quello scenario congelato nel tempo, che li perseguita da chissà quanto.
Le cicale piangono, mentre il caldo si fa d’improvviso soporifero.
- Sai, se devo essere sincera, io odio l’estate
-
Il corpo si fa pesante e le gambe tremano, come ogni volta; mentre si accascia
a terra, però, resta vigile. Ed è strano.
Hibiya spalanca gli occhi, ed un pensiero disperato
lo porta a pregare come non ha mai fatto in vita sua.
Quella non può essere la fine. La protagonista non può – non deve – morire.