Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: FlyingBird_3    08/01/2014    4 recensioni
Emilia Romagna, Agosto del 1944
Il generale Badoglio ha firmato l'armistizio con gli Alleati, lasciando però i soldati italiani senza un ordine preciso su come comportarsi con l’esercito tedesco.
Maria De Felice è una ragazza di 23 anni, italiana, nata in una famiglia di alta borghesia. Ha potuto studiare con insegnanti privati, ed il suo sogno è quello di seguire il padre nei suoi viaggi attraverso l'Europa.
Friedrich Schuster, ufficiale delle SS a 30 anni, onorato di molte medaglie al valore per le sue imprese di guerra, guida le truppe tedesche all'occupazione dell'Italia settentrionale.
Le loro storie si intrecceranno, sullo sfondo della seconda guerra mondiale, cambiando radicalmente le loro vite...
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Dopoguerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Togliergli la parola non è servito a molto; sono passati quattro giorni da quella mattina, e non sono riuscita a cavare un ragno dal buco. In più si è preso una settimana di ferie, così mi tiene sotto controllo dalla mattina alla sera.
“Il dottore mi ha prescritto una settimana di riposo, tutto qua. Cosa c’è di male? Non posso stare a casa mia?”
“O magari andare al bar a prenderti un caffè? Vai a prendere Federico a scuola… basta che non mi stai attaccato” gli dico seccata, mentre pulisco il pavimento al primo piano.
“Non posso, sto aspettando una persona”
Mi fermo, guardandolo con aria sospettosa.
“Chi stai aspettando te?”
Lui fa finta di niente, superandomi.
“Mi raccomando pulisci bene, con tutto il fango che c’è fuori diventa una palude qui dentro…” dice, prendendomi anche in giro.
Lo vedo scendere le scale, e tra me e me lo mando a quel paese.
“Sono qui sotto eh…”
Alzo gli occhi al cielo, mentre sento la porta di casa aprirsi e chiudersi.
Non riesco ancora a capire perché Friedrich se ne sia andato senza dirmi niente; c’è da dire però che Francesco mi lascia uscire, ora. Non ci ho pensato due volte nell’andarlo a trovare, ma non ho potuto perché mio fratello me l’ha ovviamente impedito.
Di una cosa sono certa: mi stanno nascondendo qualcosa, e dev’essere qualcosa di grave se Francesco si è fatto passare il disgusto nei suoi confronti così in fretta.
Mi accorgo di aver lasciato il secchio dell’acqua nel bagno, così, stando attenta a dove metto i piedi, torno indietro andandolo a prendere.
Dalla finestra aperta sento delle voci provenire da sotto: una la riconosco come quella di mio fratello, l’altra… è quella di Friedrich!
Cerco di spiare, ma si trovano dietro l’angolo della casa; così scendo di corsa le scale, preoccupata da quell’improvvisa scena.
Perché mio fratello ha deciso di rivedere Friedrich? Cosa sta succedendo? E perché lui non è più venuto a trovarmi, dato che sa che non posso più uscire quando voglio?
Esco e li trovo dietro casa che parlano a bassa voce.
“Cosa succede? Qualcuno me lo vuole spiegare?” dico, quasi urlando.
Vedo Friedrich girarsi verso di me, mentre mio fratello rimane in silenzio con lo sguardo basso; vicino ai suoi piedi c’è uno scatolone.
Nessuno dei due risponde, cosa che mi allerta. Francesco rientra in casa portando lo scatolone con sé, così rimaniamo soli.
“Cosa succede Friedrich? Perché ti incontri con mio fratello?”
Lo leggo nei suoi occhi: c’è qualcosa che vuole dirmi, ma non può.
“Gli ho dato qualcosa per aiutarvi. Ora devo andare.”
Rimango sbalordita: è qua, vicino a me, e preferisce andarsene via.
Lo prendo per un braccio, costringendolo a fermarsi.
“Perché non potevi darle a me quelle cose? E possiamo stare un po’ insieme, è da quattro giorni che non ci vediamo!”
Lo vedo spostare lo sguardo, e capisco che non vuole rimanere.
“Capisco… te ne stai andando? Potevi dirmelo invece di fare tutta questa scena… non sono stupida, ma va bene così. L’importante è che vai in un posto sicuro”
Lui non dice niente, e percepisco il suo disagio.
Un groppo in gola mi impedisce di dire altro, così mi volto, ma non trovo il coraggio di andarmene.
Sto male al pensiero che lui parta, ma alla fine è meglio così, non sopporterei che gli succedesse qualcosa; la cosa più dolorosa ora è il fatto di vederlo così distante, come se non volesse avere a che fare con me.
“Aspetta…”
Una sua mano si appoggia sulla mia, girandomi di nuovo verso di lui.
“È meglio che non ci vedano insieme per un po’. Ti giuro che ti starò sempre vicino, se avrai bisogno ci sarò sempre… no, no non piangere ora, mi devi ascoltare!”
Non ce la faccio a trattenermi, mi sta dicendo addio.
Porto le mani al viso, cercando di calmarmi, ma un peso troppo grosso mi preme sul petto.
Lui me le sposta con forza, costringendomi a guardarlo.
“Maria ti ho detto che non me ne vado, e non me ne andrò. Ma non venirmi più a trovare per nessun motivo, hai capito?”
Non gli rispondo: l’unica cosa che vorrei fare ora è vomitare.
“Maria, rispondimi
Faccio segno di si con la testa, poi incrocio i suoi occhi azzurri, cercando di scorgerci un po’ di chiarezza. Lo so perché lo sta facendo: ha paura che venga coinvolta, dopo aver ricevuto quelle minacce.
“Ci vediamo presto, te lo prometto.” Dice, lasciandomi.
Vorrei baciarlo, sentire che lui non mi sta respingendo, ma mi fa segno di andare.
“Mi lasci senza dirmi nient’altro?” gli dico, con voce tremante.
Vedo la sua mascella serrarsi convulsamente, segno che è nervoso.
Non dice niente così mi avvicino io, prendendo il suo viso tra le mie mani.
“Non lo so se riuscirò a vivere ancora come prima, sapendomi separata da te un’altra volta…”
Lui toglie le mie mani mentre si guarda intorno, ma io non cedo.
“Friedrich, io non ho paura. Non me ne andrò finché non saprò che…”
Che…? Che cosa voglio sapere in realtà?
“Maria, ti prego. Rientra in casa”
La sua voce sembra quasi una supplica ora.
Mi rassegno, facendo quello che mi dice.
“Va bene. Non dimenticare mai quanto ti amo”
Prima che possa dire qualcosa lo avvicino, baciandogli le labbra calde e sottili; lui ricambia, ma mi scosta dopo poco, girandosi e andandosene via con passo sicuro.
 
 
-
 
 
Ho passato una brutta nottata: mi svegliavo di soprassalto ogni due minuti, e ho sognato cose terribili che non voglio neanche ricordare.
Sono le sei e mezza, e fuori è ancora buio; scendo di sotto e trovo la tazza di Francesco sul tavolo. Come al solito si dimentica di metterla a posto dopo averla usata.
Mi avvicino al lavandino, e sistemando sento strani spifferi di aria gelida farmi rabbrividire: guardandomi attorno scopro che la finestra è aperta.
Un forte odore di bruciato arriva da fuori, e scosto le tende per vedere cosa possa essere a quest’ora: un’enorme nuvola grigia si alza sulla stradina, ricordandomi con orrore il fumo degli incendi dovuti ai bombardamenti.
Allarmata, mi infilo un paio di scarpe e il cappotto ed esco, seguendo la scia di fumo; qualcuno potrebbe aver bisogno di aiuto. A mano a mano che mi avvicino alla zona del probabile incendio però, un presentimento orribile si fa strada in me.
Sono davanti all’entrata del bosco ora, e l’aria è irrespirabile: vedo alcune persone ma le ignoro, iniziando a correre. Il cuore mi batte così forte che sembra voglia uscirmi dal petto: stringo i denti, facendo quasi fatica a respirare.
“Ferma! È pericoloso!”
La voce di un uomo si leva tra il fumo, ma non lo ascolto.
Quando arrivo davanti alla sua casa, mi blocco spalancando gli occhi, e sento una fitta nel petto: è bruciata.
Qualcuno ha spento da poco il fuoco perché fa ancora caldo, e nuvole bianche e grigie sono addensate sopra di me. Mi tolgo il cappotto, lanciandolo a terra, e tremando mi avvicino alla porta scardinata.
Ti prego… dimmi che sei vivo…
Qualcuno mi prende per la vita, bloccandomi.
“Maria, non puoi entrare… potrebbe essere ancora pericoloso…”
Riconosco la voce di Francesco; non stacco un momento gli occhi dall’entrata, sperando che lui ne esca sorridente, dicendo che sta bene.
“Per favore dimmi che non è morto… DIMMELO!”
Inizio ad urlare, mentre vedo delle persone venirci vicino.
“Maria non urlare… ci sono degli uomini dentro per vedere se c’è qualcuno”
Quando vedo uscire tre uomini con una barella sento un battito mancare in petto: perdo la forza sulle gambe, e mi porto una mano alla bocca per impedirmi di vomitare.
Riconosco una sua mano, che esce penzolante, mentre il resto del corpo è ricoperto da un lenzuolo bianco.
“È morto soffocato per il fumo… non abbiamo potuto fare niente”
La voce di un altro uomo arriva alle mie orecchie, mentre rimango impietrita a guardare la sua mano priva di vita; la vista mi si appanna, e grosse lacrime iniziano a rigare il mio viso.
Mi avvicino e la prendo tra le mie, sentendola fredda e inerte; di nuovo qualcuno mi sposta, tenendomi ben ferma tra le sue braccia.
“Maria, no…”
Cerco di spostarmi e di alzare quel lenzuolo per vedere che in verità è ancora vivo, che ha solo perso i sensi.
“Signorina, per favore… dobbiamo portarlo via…”
Francesco mi prende le braccia e mi stringe così forte da impedirmi quasi di respirare; ansimo come se non ci fosse più ossigeno nell’aria, non riuscendo a togliere lo sguardo da quel lenzuolo.
Tremo forte da non riuscire a stare in piedi, ed infatti Francesco mi prende in braccio allontanandosi dal bosco; gli infilo le unghie nelle spalle guardando il cadavere di Friedrich, mentre il mio urlo di dolore rompe il silenzio pacifico della valle.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: FlyingBird_3