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Autore: Angie Mars Halen    08/01/2014    1 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17) VINCE

Mi chiedevo chi me l’avesse fatto fare di portare a casa quella ragazza. Avrei potuto dirle di arrangiarsi e aspettare che la sua amica finisse il suo trip sulle stelle con Tommy, o di prendere un taxi, invece l’avevo caricata in macchina e mi ero offerto di darle uno strappo fino a casa. L’avevo fatta salire sulla mia auto nuova di zecca, lucida e con le rifiniture dei sedili di stoffa leopardata e quella cos’ha fatto? Si è seduta e ha cominciato a guardare fuori dal finestrino, assorta nei suoi pensieri. Chiunque avrebbe provato ad attaccare discorso con me, invece lei faceva finta che non ci fossi. Per un attimo pensai che si trattasse di semplice e innocente timidezza, poi mi ricredetti quando mi ricordai che quella era la stessa tipa che era entrata in casa di Nikki scavalcando il muro. Le credevo quando mi diceva che tra loro non c’era niente, però era troppo divertente insinuare che se la facessero solo per farla arrabbiare.

Il Sunset era gremito di gente che sbraitava e correva a tutta velocità sulle motociclette. Molti ci superavano e, appena ci passavano davanti, ci si poteva accorgere che nei cassoni dei pick-up si erano stipati anche sei o sette ragazzi alla volta, tutti urlanti e flippati, pronti a spostarsi in un altro locale per sbronzarsi. Accesi la radio per non sentire più gli schiamazzi e farmi venire la nostalgia delle altre serate passate a fare lo stesso – ah, i vecchi tempi!

“Lascia questa canzone,” saltò su Grace. “E alza il volume.”

“Ti piacciono i Van Halen?” le chiesi mentre premevo il tasto del volume. Un attimo dopo le note di I’ll Wait riempirono l’auto e lei cominciò a far dondolare la testa da una parte all’altra. Lo presi come un sì.

Accelerai appena ebbi superato il tratto dello Strip e decisi che era ora che quella ragazza parlasse un po’. Non potevo sopportare di averla in macchina con me, intenta a guardare le luci al neon delle insegne come se fossero state visioni celesti. Erano tutte uguali – tutte verdi, rosa o blu, che lampeggiavano ininterrottamente riflettendosi sull’asfalto sudicio, sulle vetrate e sui vestiti luccicanti dei passanti festaioli.

“Così anche a te piacciono i Van Halen,” dichiarai. “E di noi cosa pensi?”

“Che facciate schifo,” rispose continuando a guardare fuori, poi si voltò all’improvviso e mi scoppiò a ridere in faccia. “Non è vero, sto scherzando. Siete veramente forti.”

“Figo.”

“Non sono mai stata una vostra fan, poi Nikki mi ha suggerito alcuni titoli e può essere che mi stia convertendo. Sto addirittura imparando a suonare Louder Than Hell, ma Mick Mars è troppo bravo per essere eguagliato persino da un esperto, figurati da me!” esclamò.

Annuii soddisfatto e le domandai a che punto fosse arrivata con il suo studio.

“All’assolo. Se avessi un po’ più di tempo per studiarlo potrei impararlo tutto,” raccontò con una punta di rabbia nelle sue parole, poi si addolcì quando aggiunse che Nikki la stava aiutando nella sua impresa musicale.

Agitai una mano in modo confuso come per scacciare una mosca che mi ronzava intorno alla testa. “Possiamo lasciare Sixx fuori dai nostri discorsi? Ne ho abbastanza di lui.”

Domandò il motivo per cui parlassi così di quello che doveva essere mio amico e notai che quando chiedeva il perché di qualcosa assumeva subito un’espressione arrogante.

“Sta già combinando abbastanza casini,” risposi prima di voltare verso Van Nuys. “Fa sempre di testa sua, specialmente mentre si lavora. Ma parlando d’altro, perché sinceramente non ho per niente voglia di parlare di Nikki, tu cosa mi racconti?”

Grace alzò le spalle e si imbronciò, lasciandosi scivolare più in basso contro il sedile. “Elisabeth mi aveva promesso che stasera non mi avrebbe lasciata da sola.”

Ecco, ci siamo! Le solite cretinate da femmine. “La mia amica è una stronza”, “non le parlerò mai più”, “mi ha fregato il fidanzato” e via dicendo. Ne avevo sentite tante parlare di storie del genere – succede quando si conoscono tante ragazze – e io le lasciavo dire. Parlavano tanto, erano buone di ciarlare per ore se non le si fermava, e io avevo adottato la conosciutissima tecnica “annuisci e fai l’indignato”, buttando lì un “che stronza” di tanto in tanto, riferito all’amica alla quale stavano parlando alle spalle. E loro “capisci? Ma ti rendi conto??” e io ad annuire e a fingermi afflitto per la situazione. Appena se ne andavano mi ero già dimenticato tutto quello che avevano detto. Avevo altre cose a cui pensare, io…

Chiaramente anche in quel caso decisi di utilizzare la stessa tecnica. “Davvero? Che stupida.”

“No!” esclamò Grace attirando la mia attenzione. “Elisabeth è stata più furba di me, invece.”

“Ah, sì?” la cosa stava diventando interessante perfino per me.

“Sì, perché è stata abbastanza abile da sfruttarmi senza che me ne accorgessi. Le sono andata a genio come amica dal momento in cui l’ho aiutata a provarci con un tipo fino a quando lo ha mollato, e durante tutto questo tempo ha finto di starmi vicina per non farmi destare sospetti su quello che intanto faceva,” spiegò, poi sferrò un pugno al sedile.

Sentii male io per loro e le rifiniture leopardate. “Ehi, vacci piano, quella è vera pelle!”

“Non me ne frega un cazzo della pelle dei tuoi sedili,” sibilò Grace massaggiandosi il lato della mano con cui li aveva colpiti.

“Tornando all’amica stronza, non mi hai detto cosa faceva nel frattempo.”

“Comincio ad avere dei dubbi che tradisse il suo ragazzo, che è un mio amico di vecchia data. Ma questi sono affari loro.”

“Finché non hai le prove, non puoi dire nulla contro di lei.”

Grace mi guardò con estrema sufficienza. “Lo so, però intanto posso avere dei sospetti?”

“Certo, come no,” approvai bofonchiando.

“In conclusione,” riprese Grace con la stessa enfasi di prima e ignorando del tutto le mie parole, “ora mi sento persa.”

Per la prima volta la guardai provando un po’ di compassione. “Capita di sentirsi messi da parte. Vedrai che tutto tornerà come prima. Magari ti stai sbagliando.”

“Io non mi sbaglio mai,” borbottò con le braccia incrociate.

Ecco, un Sixx numero due! Ne avevo già abbastanza di uno, adesso avevo trovato anche l’equivalente femminile. Quando glielo dissi, Grace mi mostrò il terzo dito e mi tornò a ridere in faccia, confermando la mia teoria.

“Perché ridi? Sfottermi è così divertente?” domandai, poi vidi il segnale stradale che indicava il confine con Van Nuys e dovetti cambiare argomento. “Dove ti devo portare?”

A quelle parole Grace si incupì e prese a mordicchiarsi un labbro. “Non saprei... a casa? Sì, facciamo che mi porti a casa. Avevo detto che avrei dormito da Elisabeth, però non credo proprio che questa sera abbia ancora in programma di stare con me.”

“Se non vuoi tornare a casa tua posso sempre ospitarti io.”

Grace fece un salto sul sedile e mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite e stavolta fui io a riderle in faccia.

“Non dicevo per davvero. È meglio che ti riporti a casa.”

Appena finii di pronunciare queste parole, mi resi conto che avevo perso interesse nell’idea di portarla a casa mia per davvero. Non riuscivo a figurarmela come una di quelle che entravano e uscivano dalla mia porta come api da un alveare. Dopotutto, Grace non ci aveva nemmeno provato con me. Forse non le interessavo e basta, e questi erano solo viaggi mentali che mi stavo facendo per trovare una spiegazione a questo rarissimo fenomeno – eppure non ne ero del tutto convinto.

Grace mi indicò la strada e mi fece accostare in un parcheggio deserto circondato da alberi alti che ormai stavano cominciando a perdere le foglie. Era già autunno anche se faceva ancora caldo, e constatai che il tempo era volato: sembrava ieri che vivevamo nella decadente Mötley House, con le bottiglie che ci impedivano di muoverci liberamente, Bullwinkle che si lasciava prendere dai suoi scatti d’ira e Liz che saltava addosso a Tommy, avvolgendolo in tutto quel lardo molliccio.

Grace scese dalla macchina con grazia nonostante la stanchezza. “Scusa per averti fatto venire fin quassù, ma non avevo altra scelta.”

Alzai le spalle: non importava, in fin dei conti mi aveva quasi fatto piacere stare con lei piuttosto che al Whisky con Tommy. Mi sporsi dal finestrino e fischiai per richiamare la sua attenzione. “Aspetta, devo dirti una cosa.”

“Vuoi dirmi anche tu di non tornare più da Nikki?”

“Voglio solo chiederti perché ci vai.”

Grace osservò distrattamente la punta della scarpa mentre la faceva aderire nervosamente all’asfalto. “L’ho conosciuto per caso. Da quel giorno non sono più riuscita a togliermelo dalla testa e non perché mi piaccia, come tu e Mick vi divertite a sostenere, ma perché sento che ha bisogno di qualcuno. Ho visto le condizioni in cui vive e mi è sembrato che quando c’è qualcun altro insieme a lui, sia più motivato a non fare stronzate. Poi ormai siamo diventati amici, credo. Ogni tanto lo vado a trovare, dice che gli fa piacere parlare con me.”

Mi lasciai sfuggire un sorriso. “Ha avuto fortuna a trovare una persona come te.”

Grace ricambiò. “Tu dici?”

“Sì, e non nel senso che te la fai con lui. È stato fortunato ad averti trovata come... amica,” dissi con sincerità. “Non sei come quell’altra tipa che gli gira per casa e gli manda lettere false per farlo ingelosire. Tu sei gentile ed empatica.”

“Non esagerare!” disse imbarazzata e volgendo gli occhi verso il vielo buio.

Le feci un cenno di saluto e la osservai essere inghiottita dall’oscurità del viale, dopodiché mi avviai verso casa. Grace era davvero una ragazza sveglia. Speravo stesse attenta a Nikki e alle sue follie come lo era a guardare dentro le persone e a scovare i loro problemi peggiori. Aveva capito che quello di Nikki era un vuoto nell’anima che fino a ora aveva provato a colmare con la droga, conciandosi in quello stato pietoso. Aveva finito per sentirsi ancora più vuoto e nessuno sapeva più cosa fare per aiutarlo perché ormai era per metà dall’altra parte. Anch’io avevo provato a fare la mia parte, ma ci avevo rinunciato da tempo dal momento che qualsiasi cosa consigliassi non andava bene e Nikki finiva per urlarmi di farmi i fattacci miei. Inoltre, il rapporto tra noi due non era mai stato roseo, il che non mi motivava a sacrificarmi per fare qualcosa che avrebbe sicuramente rifiutato. Mick, poi, aveva troppe cose a cui pensare per stare dietro anche a un’altra persona. Infine, c’era T-Bone, il suo gemello terribile. Senza di lui sono certo che non ce l’avrebbe fatta a resistere, e li invidio da morire.




N. d’A.: Buon Anno a tutti!
Come promesso, è gennaio e ho ripreso a caricare il racconto.
Come potete notare, in questo capitolo abbiamo un narratore d’eccezione, ossia Vince. A partire da ora, ci saranno un paio di voci narranti in più, ma la maggior parte dei capitoli saranno raccontati in prima persona da Grace o Nikki, com’è stato fino ad ora. A proposito, suppongo vi stiate chiedendo che fine abbia fatto Sixx... tornerà presto, ovviamente a modo suo.
Stay tuned!
Ci si rilegge mercoledì prossimo!
Grazie a tutti, un bacio,

Angie

   
 
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