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Autore: ___MoonLight    09/01/2014    7 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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28

Innervision






"Someone who cares
Your own Personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who's there."


[Personal Jesus – Depeche Mode]



Ancora quel dannato specchio.
Tony lo vedeva davanti a sé, a pochi passi. Aveva imparato a odiare ferocemente quella superficie lucida sulla quale si proiettavano le sue paure o le sue speranze, e avrebbe voluto infrangerlo in mille pezzi, se solo avesse potuto.
Invece si avvicinò. Non poteva fare altrimenti: non aveva controllo sul proprio corpo quando si trovava in quel limbo terrificante ed oscuro, frutto della sua mente sconvolta.
Stavolta intrappolata sulla lastra riflettente c'era l'immagine di lui
prima. Prima dell'incidente, delle protesi e del mondo che gli era crollato addosso. Si fissò negli occhi, ancora due, con un residuo di vitalità a farli scintillare. Ma anche quel riflesso era pallido e debole, oppresso dalle preoccupazioni che segnavano il suo volto di rughe premature. Assottigliò lo sguardo, perplesso, e riconobbe con un vuoto allo stomaco il reattore infisso nel petto del suo gemello: era rudimentale, coi cavi scoperti e proiettava un bagliore tremolante. Notò solo allora i vestiti stracciati e i lividi e i graffi che ricoprivano il suo corpo. Stava guardando se stesso prima, sì, ma non poi così lontano nel tempo. Eppure, in un certo senso in quel frangente era più remoto che mai.
Quando era ancora prigioniero, parzialmente inconsapevole di dover lottare davvero con tutte le sue forze, ignaro di cosa volesse dire sacrificare qualcosa, ma ancora strenuamente attaccato alla vita che gli sarebbe stata donata contro ogni sua aspettativa. Un dono che, alla fine, aveva sprecato. Si scoprì a rimpiangere quei momenti, per quanto fossero stati dolorosi e strazianti, perché nonostante il duro colpo che aveva subito quando aveva visto infrangere tutte le sue certezze, ne aveva poi trovate altre più salde, più giuste. Si vergognò di se stesso.
Fu allora che il suo riflesso poggiò le mani sul vetro.
Vetro.
Non uno specchio, ma un vetro spesso che li separava nettamente, invalicabile.
Tony, il nuovo Tony, poggiò anch'egli una mano su quella superficie lucida, ma la ritrasse subito e la portò davanti al volto sbarrando gli occhi. Era di metallo. Ma era la sinistra, non la destra. Si guardò le gambe, ed entrambe erano protesi, così come il busto, il petto, il suo intero corpo era costellato di giunture, meccanismi e placcature metalliche. Scorse fugacemente il suo vero riflesso e vide quello che sembrava un androide terribilmente simile alle armature di Iron Man, col loro stesso cipiglio minaccioso.
Fece un altro passo agitato lungo la parete e notò uno strano riflesso ai margini del suo campo visivo, come se qualcosa incombesse su di lui. Guardò di scatto verso l'alto e, così lontano da essere appena percepibile, colse il brillio lontano del sole, oltre un muro d'acqua scura e pesante e oltre un'altra spessa lastra di vetro. Si rese conto solo allora di essere rinchiuso in una teca, simile a un acquario subacqueo poggiato sul fondale marino.
Stralci di ricordi onirici sfiorarono la sua mente – la spiaggia, il sole, l'oceano, Pepper, un'allucinazione idilliaca poi sprofondata in quell'incubo – ma erano tanto dolorosi che li ricacciò indietro con rabbia.
Riabbassò il capo e i suoi occhi misero di nuovo a fuoco il vecchio se stesso che lo guardava come in attesa, stranamente calmo, sempre premendo contro il vetro coi palmi aperti. Sembrava chiedergli qualcosa con lo sguardo – speranzoso? – ma non riusciva a capire cosa dovesse fare, a parte prendere atto di essere probabilmente morto o in coma. Quello era probabilmente il suo personale purgatorio.
Il suo doppio a quel punto batté piano sulla lastra trasparente, causando un lieve tonfo che riverberò sott'acqua, e riconobbe sul suo volto l'espressione tronfia e un po'saccente che soleva fare quando qualcuno stentava a capire concetti per lui ovvi e basilari. In quel momento si sentì immensamente stupido.
Fu sicuro di vedere un sospiro che abbandonava le labbra del suo gemello in una raffica di bollicine, prima che battesse con molta più veemenza sul vetro, stavolta con entrambi i pugni. Una lieve crepa incrinò la superficie, e i suoi occhi si accesero di un brillio soddisfatto.
Finalmente capì. E sferrò a sua volta un pugno al vetro.
Grazie alla sua forza inumana lo scheggiò visibilmente, e un debole zampillo d'acqua sgorgò nell'acquario. Un secondo, un terzo, un quarto pugno e la parete finalmente si infranse, riversandgli addosso una violenta ondata d'acqua; fu sommerso quasi del tutto e annaspò in cerca d'aria, prima di ricordarsi che il suo corpo metallico non ne aveva bisogno. Riuscì a tenersi saldamente in piedi senza sforzo, contrastando la pressione.
Solo allora si accorse che il suo gemello boccheggiava, come se accusasse improvvisamente il fatto di essere sott'acqua.
Tony, con le membra d'acciaio insensibili e privo di polmoni che registrassero la carenza d'aria, sfondò ciò che rimaneva del vetro e protese un braccio verso se stesso. Gli afferrò una mano, e all'improvviso non fu più lui. Perse la percezione rigida e fredda del suo corpo artificiale, trovandosi catapultato in quello del vecchio sé, caldo, vivo e
fragile. Sbarrò gli occhi, sconvolto e con la mente che cercava disperatamente di capire cosa fosse successo.
L'acqua adesso pesava sul suo petto, ne sentiva l'abbraccio gelido e percepiva la pressione insostenibile sui timpani che sfociava in un sibilo acuto. Guardò in basso e vide quello che fino a pochi istanti prima era stato lui, ormai un guscio artificiale vuoto ed inerte sprofondato nell'abisso, con le braccia tese verso l'alto come una statua sommersa.
I suoi polmoni si dibatterono smaniosi d'ossigeno e ingoiò una sorsata d'acqua salata che gli oscurò la vista.
La coscienza perse la presa sul suo corpo, e quando tentò di rimanere lucido la sua mente incontrò solo il nulla.


***


Non si svegliava. Non si svegliava ancora.
Da quanto lo rianimava? Troppo poco...o troppo?
Pepper si lasciò sfuggire un singulto di disperazione, unito alla pressione delle sue mani sul petto di Tony adesso di nuovo irrorato dalla luce rassicurante del reattore che ne illuminava freddamente il volto pallido.
Quando se l'era tolto? Quanto tempo poteva resistere prima di...
Pepper scosse la testa con forza e continuò a comprimere il suo torace, perché non era il momento di fermarsi a pensare. Non voleva riflettere su cosa avrebbe voluto dire fermarsi. Sentiva le sue braccia sottili dolere per lo sforzo, ma non si fermò nonostante i muscoli bruciassero e reclamassero una tregua.
Non doveva fermarsi. Fermarsi voleva dire arrendersi.
Tony si era arreso, ma finché lei resisteva poteva riportarlo indietro. Era per quello che era rimasta fino a quel momento, e anche se i suoi bagagli la aspettavano al piano di sopra, anche se avrebbe già dovuto essere lontana, era ancora .
Non se n'era ancora andata: aveva preso la sua decisione.
Improvvisamente ricordò il volto e l'espressione di Tony in quel giorno che sembrava lontano anni luce, quando dopo tre mesi di dolorosa assenza era sceso sano e salvo da quell'aereo, e come era apparso immensamente più forte e bello nel momento in cui aveva respirato la libertà. E lei era lì, come sempre, per aiutarlo a rialzarsi. Ma allora lui si era già rialzato, anzi, si era spinto ancora oltre, era arrivato a volare senza il suo aiuto.
Sentì una lacrima solitaria rigarle il volto al pensiero, sommata a una rabbia cieca nei confronti di quell'uomo che aveva consapevolmente scelto di lasciarsi scivolare nell'inerzia rinunciando a contrastarla. Dopo essersi costruito un cuore artificiale pur di non morire, aver costruito un'armatura pur di rimediare lui stesso ai propri errori, e aver progettato delle protesi pur di non dover chiedere aiuto per camminare, gettava via tutto questo perché pensava di non potercela fare, di non essere abbastanza forte, quando lei sapeva che lo era stato sempre, per tutta una vita.
Semplicemente, si era arreso. Lui, Iron Man, aveva smesso di lottare.
Non gliel'avrebbe permesso. Continuò a rianimarlo, instancabile.
Un flebile sussulto scosse il petto di Tony.


***


Le onde si infrangevano su di lui. Onde che si infrangevano anche sulla sua mente e gli impedivano di focalizzare i pensieri. Tutti scivolavano via insieme alla risacca, nel blu dell'acqua e poi nell'indaco dell'oblio e infine nel nero dell'abisso spalancato sotto di lui. Non respirava e i suoi sensi erano annichiliti. Sentiva solo un rombo ovattato e scorgeva un flebile riflesso sopra di lui.
Acqua.
Era ancora acqua quella in cui fluttuava? I suoi polmoni si contrassero ricordandogli il suo spasmodico bisogno d'aria, ma lui non sapeva neanche dove fosse il resto del suo corpo e rimase inerte.
Il suo cuore batté un debole colpo e un impercettibile calore si propagò nelle sue membra, donandogli pochi attimi di lucidità in cui riuscì a catturare un unico pensiero, prima che questo venisse spazzato via.
Riemergere.
Doveva riemergere.
Come?
O meglio, perché?
Il suo cuore batté di nuovo, più forte, e l'acqua sussultò attorno a lui.
Per qualcuno.
Socchiuse gli occhi, tornati a svolgere il loro dovere, e colse il lieve brillio del reattore.
Doveva riemergere, perché qualcuno gli aveva detto di non sprecare la sua vita.
Un'altra pulsazione e un altro battito.
La luce era più vicina, adesso. La superficie era frammentata dai raggi del sole e sembrava a poche bracciate da lui.
Doveva riemergere, perché tutti contavano ancora su di lui.
Il suo cuore batté ancora, più deciso, e l'acqua fu scossa dalla vibrazione.
Improvvisamente voleva riemergere, per sentire di nuovo il sole sulla sua pelle, il vento tra i capelli bagnati e l'acqua che lo abbracciava come una carezza e non come una morsa.
Voleva riemergere, perché c'era qualcuno là fuori che lo chiamava.
L'abisso si spalancò sotto di lui con le fauci pronte ad inghiottirlo, ma lui ormai era fuori, tra le onde, e respirava.






FINE PARTE PRIMA







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Revisione effettuata il 04/03/2018


Note Delle Autrici:

Buongiorno cari lettori!
Prima di iniziare qualsivoglia sproloquio, crediamo sia necessario una piccola -eufemismo- introduzione.
Come potete ben notare non abbiamo aggiornato per qualcosa come nove mesi; di conseguenza abbiamo buoni motivi per credere che l'80% dei lettori e recensori si sia volatilizzato, abbia rimosso la storia dalle seguite, si sia rassegnato al fatto che la storia rimarrà incompleta e abbia semplicemente fatto vela verso nuovi lidi invece di stare ad aspettare un improbabile aggiornamento. E questo a noi sta più che bene: come dice il saggio, scriviamo prima di tutto per noi stesse; se poi otteniamo anche del seguito, ben venga e ben vengano critiche e commenti.
Adesso, qualche delucidazione sui vari motivi che ci hanno portate a una pausa così lunga.
Prima di tutto, il periodo tra Aprile e Giugno è stato per noi quanto di più vicino ci sia a un inferno e ci ha tolto qualsiasi voglia di scrivere o pubblicare o anche solo prendere in considerazione l'idea di continuare le storie che avevamo e abbiamo in corso.
Aggiunto a ciò, quest'estate è stato un periodo decisamente impegnato per entrambe, vuoi per la scuola -MoonRay ha cambiato indirizzo scolastico e ha avuto decisamente poco tempo per badare allo scrivere-, vuoi per problemi personali, vuoi per mancata ispirazione.
Ma più di tutto, il problema attuale è che noi due siamo da settembre a circa 1200 km di distanza.
Prendo brevemente la parola -Light-: sto partecipando a un programma annuale all'estero e sono attualmente in Germania, frequentando una scuola locale. Come potete ben immaginare non ho un minuto libero, tra scuola, studio della lingua, attività varie e viaggi-studio e nonostante mi sia trovata a scrivere più spesso che in Italia (!) non si tratta mai di cose inerenti a EFP o FanFiction. Ovviamente la lontananza, oltre che essere difficile per noi come amiche, è anche un ostacolo allo scrivere, dovendoci affidare a Whatsapp, Skype e Facebook per sentirci e questi non sono esattamente i mezzi adatti per elaborare qualcosa di scritto. Senza contare il fatto che, sì, lo ammettiamo, la voglia di scrivere ci era un po' passata in generale. Ho avuto svariati problemi da quando sono qua e l'aggiornare le tante FanFiction in sospeso non rientrava esattamente nelle mie priorità.

Chiusa parentesi egocentrica, riprendiamo a parlare al plurale.
Abbiamo deciso di dare una chance allo scrivere e in particolare a Phoenix, soprattutto perché il pensiero delle ore e ore passate a scervellarci su trama, personaggi e dettagli tecnici ci impedisce di abbandonare la storia senza neanche provare a continuarla.
Quindi, cercheremo in qualche modo di aggiornare ancora nel corso del prossimo anno -Light torna a luglio- o quantomento di procedere con la trama e i capitoli per poi pubblicarli in seguito. Non promettiamo nulla, come capirete la situazione è quel che è, e ad aggiungersi ai problemi tecnici c'è il fatto che in quasi un anno sono successe molte cose e altrettante ne accadranno. Diciamo che potrebbe diventare evidente un cambio di stile, considerando il fatto che siamo cambiate entrambe non poco in questo lasso di tempo.
Ma diamo tempo al tempo e vediamo che succede...

Intanto, ringraziamo tutti coloro che continueranno a seguirci e che hanno seguito e recensito Phoenix!
Grazie di cuore!

Moon&Light

P.S. Light: io chiedo venia per qualunque errore dovesse trovarsi nei pezzi scritti da me, ma mi sto bellamente dimenticando l'italiano a forza di parlare unicamente tedesco e inglese. Dopo la mia perla “libro” scritto “L'ibro” posso considerare la mia lingua madre defunta...

Edit 04/03/2018: la fine della prima parte della storia, Flames, è stata spostata qui. Non cambia nulla, in realtà, ma credo avesse più senso, visto che questo capitolo è un punto di rottura sia per Tony che per la storia in sé, visto che dal capitolo successivo comincia la scrittura "in solo". Lo trovavo appropriato, insomma. [-Light-]
 





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