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Autore: Valvonauta_    09/01/2014    2 recensioni
Daphne e Blaise sono entrambi due diciottenni ma hanno già le idee chiare su come andrà a finire la loro storia, iniziata ben due anni prima.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Altro contesto
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Ti voglio per sempre
Note: le parti in corsivo sono i pensieri di Daphne, le parti così sono spezzoni di canzone.


Daphne stava sdraiata su uno dei divani della Casa Serpeverde, guardava le finestre, vicino alle quali, ogni tanto, faceva capolino qualche Sirena annoiata.
Non aveva mai parlato con loro. Come avrebbe potuto? Però le conosceva di viso, una ad una.
Lucilla, nome fittizio che aveva assegnato a quella che le stava a pelle più simpatica, vedendola, sorrise e salutò allegra poi, con la sua pinna, fece un giro e andò chissà dove, nelle profondità del Lago Nero.
Improvvisamente dal nulla, una pallina di carta atterrò sul suo addome; a seguire la traiettoria, perfettamente perpendicolare alla pavimentazione, sarebbe dovuta provenire dal soffitto ma lei sapeva che era frutto di una magia e anche chi soleva usarla.
Aprì, non senza rischiare di strapparlo a causa della foga, quel arricciamento di carta. Lo stirò per quanto poté e, iniziò a leggere. Riconobbe all’istante la calligrafia, talmente inconfondibile quanto disordinata, di Blaise. Il cuore, dopo una improvvisa decelerazione pericolosamente vicina ai zero battiti a vita, riaccellerò fino ai trecento al minuto.
Ogni volta lo stesso effetto, eppure quel rituale avveniva ormai da due anni. Era quello il periodo da cui stavano insieme.

Stasera in camera mia alle 10?
Sorrise. 
Sempre romantico, il suo Blaise. 
Non era uno che amava tanto i giri raffinati di parole. Parafrasi e metafore erano le due nemiche numero uno e due. 
Era diretto come nessun'altro, ed in fondo era anche per quello che lo amava. Oltre ad altre milioni di ragioni.
Nel cambio dell'ora, una volta, le aveva detto: "Perché se una cosa posso dirla in tre secondi ce ne devo mettere dieci?"
E lei aveva dovuto ammettere, suo malgrado, che quel ragionamento era tanto banale quanto corretto.
Scrisse con la bacchetta la risposta sotto, trattenendo una risatina.
Riccartocciò il foglietto e con lo stesso trucchetto, che le aveva insegnato lui stesso, glielo rispedì.

Alla sera, trepidante come sempre, con qualche minuto di anticipo, si inoltrò nel Dormitorio maschile, che si snodava in vari corridoi, a seconda degli anni di permanenza nell'istituto.
Arrivata alla porta, a cui era appesa la targhetta in bronzo che indicava i nomi dei suoi occupanti, tra cui Zabini, bussò tre volte in sequenza veloce.
"Entra" urlò, dall'interno, la voce sempre allegra di Blaise. Però questa volta, alle sue orecchie, lo era… eccessivamente.
Girò il pomello e sorpassò la soglia, chiudendosi la porta alle spalle. 
Lo trovò accanto al letto, intento a chiudere in fretta e furia il cassetto.
Sul momento non fece molto caso a quel gesto.
"Ciao Zab, che stai facendo di bello?" gli chiese mordendosi apposta il labbro inferiore, con voce volutamente trillante.
Lo vide strizzare gli occhi. Sapeva benissimo cosa fare per eccitarlo.
"Ti stavo aspettando, dolcezza" disse dopo aver ripreso il controllo e, sedutosi sul bordo del letto, le fece gesto di avvicinarsi con un sorriso che era tutto un programma.
Lei, obbediente, si avvicinò al suo amato Serpeverde.
"Gli altri dove sono?" gli chiese, da alzata, avvicinandosi ulteriormente a lui e mettendogli le mani sulle spalle. Solitamente i loro incontri avvenivano nella Stanza delle Necessità o in bagno, raramente nella sua camera, per ovvi motivi di affollamento.
"Beh, li ho cacciati" e le fece l'occhiolino, appoggiando le mani sui fianchi di lei.
Poi, arricciando le labbra, inclinò la testa: "Mi dici che razza di risposta mi hai dato?"
Si rimorse il labbro, stavolta involontariamente.
Sentì la stretta sui fianchi aumentare.
"Volevo giocare" ammise facendo spallucce.
Adorava, letteralmente, quel clima, che si instaurava spesso tra di loro, un misto tra il giocoso e l'erotico.
"'Fottimi' è un risposta adeguata secondo te alla domanda che ti ho fatto?"
"Dipende da come la vedi." Una risposta data a caso, senza pensarci, perché in quel momento le parole erano superflue e tutto il suo mondo era diventato il corpo di lui, nient'altro importava. Si abbassò sulla figura del ragazzo, e fece in modo che i loro nasi si sfregassero.
Un nuovo sorriso ancora più accentuato piegò le labbra del suo uomo.
Una mano di lui, dalla vita, si insinuò all'interno della camicetta e scivolò, lenta, sulla sua schiena.
Brividi caldi come la lava la attraversarono dalla punta dei piedi alla cima dei capelli.
E' possibile che mi basti solo la tua presenza, Blaise, la tua presenza per rendermi la ragazza più felice del mondo?
Fammi sentire distante, lontana anni luce da qua...
Oh, quanto ti voglio, Blaise. Quanto ti voglio. Dentro, fuori, accanto, sopra e sotto. Non interessa. Ti voglio. In tutti i modi. Ora e per sempre. 
Fammi sentire distante, da ciò che più a cuore mi sta...
La bocca di Zabini nel frattempo si avvicinò alla sua. Lei tenne gli occhi fissi sulle labbra di lui, nel percorso verso le sue, finché non furono tanto vicine da poterle percepirle su quel tessuto di carne così sensibile alle cure di lui.
A quel punto i suoi occhi si chiusero e si lasciò andare totalmente alle sensazioni che le faceva provare quel banale contatto.
Sentì la lingua di lui sbatterle contro i denti, perlustrarla senza esitazione né pudicizia. Gli prese il viso tra le mani, lo avvicinò ancora di più a sè, sentì l'erezione di lui premerle contro la gamba...
Svegliami prima dell'alba, portami dove la luce non c'è...
Cosicché il sole non illumini più tutte le paure, tutto questo dolore...

Il dolore di ogni secondo in cui non ti vedo, in cui non sento la tua bellissima voce, in cui non posso assaggiare le tue labbra, sentirle sorridere sulle mie, né toccare il tuo corpo... Maledico ogni singolo secondo.
Inventa per me nuove parole... 
Quelle che ci sono mi sembrano così riduttive per esprimere ciò che in realtà, in cuor mio, provo per te... Mi sento così frustrata ogni volta che ti dico quel banalissimo ti amo. Ma tu, nonostante ciò, lo hai capito quanto sei importante per me?
Regalami tutte le stelle cadenti...
Ed uno solo sarà il mio desiderio...

Stare con te. 
Per sempre. 
Per sempre. 
Per sempre. 
Finché i nostri corpi non si afflosceranno, fino a quando smetteremo di fare l'amore perché neanche gli incantesimi riusciranno a fartelo rizzare e passeremo il nostro tempo insieme a potare piante, a mettere a posto il tetto, a crogiolarci nelle sedie a dondolo con le mani intrecciate, finché le malattie e gli acciacchi non ci consumeranno e moriremo. Ma moriremo contenti, sapendo di aver dato e ricevuto amore più di ogni altro essere umano sulla terra. 
Ho bisogno di te, senza non posso vivere, lo capisci?

Quasi a leggerle nella mente, si fermò e la guardò negli occhi, improvvisamente serio come non l'aveva mai visto... una graziosissima ruga espressiva gli segnava la fronte. 
Si stava iniziando a preoccupare per quei suoi piccoli atteggiamenti inediti.
Dopo minuti interminabili, scuotendo la testa disse: "C'ho il cazzo che esplode ma temo dovrà aspettare".
Raffinato come la carta vetrata. Lei sorrise scuotendo leggermente la testa.
Ecco, il mio adorato Blaise.
Ormai lo conosceva abbastanza da non scandalizzarsi più. Aveva imparato ad amare quelle sue confessioni estemporanee.
Lo osservò aprire il comodino, proprio li accanto, lo stesso che poco prima aveva chiuso.
Ne estrasse una borsina e, senza tanti preamboli, gliela mise davanti al naso, in attesa che lei la afferrasse.
"E' per te" disse con un fil di voce.
Girò leggermente la testa di lato, incuriosita.
Aprì la borsina e allungò il collo per guardare che c'era dentro.
Una scatolina graziosissima ricoperta di velluto verde.
Stupita, alzò lo sguardo su di lui, che aveva gli occhi puntati sulla busta.
Con un po' di fiato accelerato, ne estrasse il piccolo involucro.
Un anello, una collanina, un ciondolo... o qualcos'altro? Per quale motivo?
Appoggiò la borsina sul letto e rivolse tutta la sua attenzione al contenitore.
Tenendolo fermo con una mano, alzò la parte mobile superiore e, appena ne rivelò il contenuto, per poco non si sentì svenire.
Si portò una mano alla bocca, incantata.
Fece per guardare Blaise ma il ragazzo non faceva che guardare le sue mani e, accorgendosi con la vista periferica della sua reazione, fece segno di andare avanti. 
Per la prima volta in vita sua era imbarazzato!
Questa cosa la stupì quasi quasi più dell'anello.
Non era un semplice cerchietto dorato o argentato, no! Era un bellissimo anello che non era altro che un minuscolo serpente che fasciava il dito due volte! Composto di minuscoli smeraldi, uno accanto all'altro. La lingua del serpentello, come d'altronde tutto il resto della struttura che sorreggeva gli smeraldi, era d'oro, c'avrebbe giurato!
Lo estrasse delicatamente e a quel punto, con uno scatto improvviso, la mano di Blaise la fermò. Le levò la scatolina di mano, lanciandola malamente sul letto, prese l'anello liberandolo dalla stretta della sue dita e alzandosi, le disse, guardandola finalmente negli occhi: "Questo anello - lo contrappose tra loro - è della mia famiglia da anni. Era in possesso di mia nonna materna, datole dal marito, che, avendo avuto solo figlie femmina, lo diede direttamente a me, poco prima di morire. Le promisi di farne buon uso."
Detto così, si inginocchiò proprio davanti a lei. 
"Sposami, Daph, sposami e farò di tutto per renderti felice" le chiese, con un bel pizzico di tremore nella voce.
Rimase imbambolata. Completamente persa in quella richiesta.
Guardò quel preziosissimo cimelio e guardò lui, che, secondo dopo secondo, aveva occhi sempre più inquieti e supplicanti.
Gli avrebbe voluto dire che era un pazzo, che avevano solo diciotto anni, che non avevano neanche iniziato a cercarsi un lavoro, che era una follia.... ma dentro di sé sapeva già la risposta dal momento in cui Blaise aveva pronunciato quello sposami e sorridendo, pronunciò un flessibile, emozionato ma fermo "Si, lo voglio". 
Senza aggiungere altro il ragazzo le infilò l'anello di fidanzamento all'anulare. Le calzò miracolosamente a pennello.
Lacrime di euforia le segnarono il viso.

La traccia utilizzata per questa song-fic è Distante di Meg. Vi consiglio di ascoltarla se non lo avete ancora fatto.
Spero abbiate gradito questa ff super-ultra sdolcinata (in ogni caso, commentino, please).
Se avete tempo da perdere vi pregherei di farmi sapere che ne pensare.
Baci,
Francisca
   
 
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