Capitolo 13: Il piano di Watson
L’ |
auto
dell’ispettore Asuka si arrestò presso il cancello principale dell’Istituto Saint Paulia.
“Eccoci
qua… buona scuola, figliolo!”
“Grazie,
papà… e grazie anche per il passaggio!”
“Figurati…
dopo tutto l’aiuto che mi dai… e poi stamattina ti ho visto un po’ giù di forma.
Hai dormito male, stanotte?”
“Non
molto… forse non ho digerito bene!”
“Potevi
dirmi qualcosa!”
“Non
preoccuparti, papà: ora sto benone. A stasera, ciao!”
“Ciao,
Alan!”
Dopo
che suo padre fu ripartito, il ragazzo stette qualche secondo immobile sul
marciapiede. Fece poi due respiri profondi e, fattosi coraggio, iniziò a
percorrere il vialetto che conduceva all’entrata principale. Le gambe gli
sembravano di piombo, per non parlare delle mani sudate fradice, del discreto
formicolio per tutto il corpo e delle numerose “farfalle” che gli svolazzavano
nello stomaco. Marlowe stava facendo i salti mortali, ma più di tanto non
sarebbe riuscito a mantenerlo calmo anche all’interno: era già molto - per non
dire troppo - garantirgli esternamente un’espressione passabilmente flemmatica!
*Tieni
duro, Alan* si diceva il nostro *se la tua avversaria ha potuto tirar fuori e
mantenere una simile faccia tosta per tutto questo tempo, non vorrai mica esserle
da meno: potrai bene resistere un giorno o due…!*
Un
giorno o due… giusto il tempo per mettere in pratica il suo piano: dimostrare
in modo inconfutabile alla sua compagna di scuola che lui aveva finalmente
scoperto la sua identità notturna!
Era
ovvio che non poteva semplicemente avvicinarla, parlarle a quattrocchi (una
parola: bastava che quei due si scambiassero uno sguardo che durasse per più di
un secondo, che i tre quarti della classe - maschi e femmine indistintamente - partivano
col loro monotono e irritante repertorio di ammiccamenti, bisbigli e risatine. Al
che, regolarmente, il povero Tracy si ritrovava la centrale cardiaca mezza
allagata di adrenalina) e dirle senza tanti preamboli: “Senti, bella: si dà il
caso che abbia scoperto la tua identità!! Come la mettiamo…?”
Se
si fosse infatti limitato a questo, le immediate conseguenze avrebbero potuto
essere due: o lei si sarebbe portata le mani alla bocca, spalancando i suoi
occhioni blu da cerbiatta in preda al terrore, per poi scoppiare in un pianto
dirotto (facendo onore al suo pseudonimo di “lacrima facile”) e allora da lì
sarebbe stata tutta discesa (non del tutto, in verità, ma comunque…) oppure lo
avrebbe guardato come se fosse pazzo, negando recisamente la cosa e obiettando
che quella fatidica sera doveva aver bevuto troppo ed essersi sognato tutto
quanto!
In
quest’ultimo caso, anche il “duro” James Watson, con tutta la sua prosopopea, si sarebbe ritrovato in un vicolo
cieco (e lo sapeva). Se non ché, a tal proposito, il diabolico volpone della
Cerebrale ne aveva già pensata un’altra delle sue…!
***
Dopo
essere stati congedati dal Coordinatore, i due “amici-nemici” si erano ritirati
nell’ufficio del capo della Cerebrale, dove quest’ultimo fece sedere il collega
della Neuro.
“Qualcosa
da bere?” gli chiese.
“Lascia
stare i convenevoli, per favore!”
“Ma
dai, Phil… non ce l’avrai ancora con me…!?”
L’altro
diede una scorsa veloce alle immagini appese alla parete dante di spalle al
tavolo da lavoro di Watson: ritratti di Archimede di Siracusa, Pitagora di
Samo, Bacone, Galileo, Pico della Mirandola… e anche personaggi di tutt’altro
genere, ma sempre affini all’indole del suo collega: Hegel, Schopenhauer,
Nietzche…![1]
“Ma
no, no…” rispose Marlowe, senza troppa convinzione “…è che sono esausto, Jim!
Vorrei tanto che fosse già finita, tutta questa storia!”
“E
la vorresti finita bene, m’immagino!”
“Si
capisce” ribatté l’altro, piccato “perché, scusa: tu vuoi farla finire male…?!”
“Mio
caro ragazzo” replicò il capo della Cerebrale, dopo essersi seduto “è inutile
prendersela con me. Se io fossi il bastardo che ritieni, ti avrei già detto
cose del tipo: Chi è causa del suo mal,
pianga sé stesso! oppure: Hai voluto
la bicicletta? Pedala! Se non te le dico è perché - che tu mi creda o no -
ti sono amico. E perché capisco anche che fallare è umano!”
L’altro
fece una smorfia: “Te l’ho mai detto, amico
mio, che questo tuo stramaledetto vizio di parlare per perifrasi è
oltremodo irritante?”
Jimmy
Watson giunse le mani e lo guardò bonariamente: “Caro collega… non ti ricordi
cosa ci disse il signor Madison[2]
quando il nostro Coordinatore gli domandò qualche consiglio su come affrontare
questa nostra partita, tanto dannatamente simile alla loro?”
“No,
ho un buco di memoria. E poi stai sbavando troppo per la voglia di
ricordarmelo: sputa e falla finita!”
“Volete
veramente catturare Saint Tail? Allora impedite al signor Asuka d’innamorarsi
di quella donna: non fate lo stesso sbaglio che abbiamo fatto noi! Ecco
cosa ci disse, il neurologo di mister
cacciagatte!”
“Disse
una cretinata!! Le sezioni Emotive possono soltanto modulare i sentimenti di un individuo, non plasmarli a loro capriccio…
e tu lo sai bene! Se Matthew Isman e Alan Asuka si mettono a fare gli sbirri e
poi s’innamorano di due tizie che fanno le ladre, i poveri Madison e Marlowe
non possono farci assolutamente niente!! Non esiste nessuna procedura psichica atta a bloccare l’innalzamento di un
C.R., per sopravvenuto conflitto d’interesse…!!”
“Forse
hai ragione” ammise l’altro “se è vero che un terzo collega di quei due sfigati
- certo Bright Honda - s’è innamorato della ladra Shadow Lady addirittura prima
di iniziare a darle la caccia…!”
“Senti,
Jim” tagliò corto Marlowe “smettiamola di parlare dei casini degli altri: sono
i nostri che dobbiamo risolvere! Non ti
pare?”
“Obiezione
accolta. Ho già fatto le mie riflessioni, al riguardo!”
“Sentiamole…!”
replicò il collega, sospirando.
“Una
cosa è certa: per indurre miss Haneoka a starci a sentire e a dimettere i panni
di Saint Tail, è assolutamente necessario convincerla, senza alcuna riserva,
del fatto che abbiamo scoperto la sua identità!”
“Su
questo sono d’accordo!”
“Orbene,
io sono convinto che, a tal fine, non basteranno le parole. O meglio,
potrebbero non bastare: se la tipa non è intenzionata a interrompere la sua
carriera di ladra-giustiziera, farà appello a tutto il suo faccino tosto,
accusando il ragazzo di aver sognato. Non dico che questo debba succedere per
forza, ma non è improbabile!”
“Hai
ragione. Se la sua missione le sta a cuore non meno di Alan, potrebbe davvero
comportarsi così… e potrebbe farlo anche per la semplice paura di perdere il
suo amato, ammettendo la verità. Tanto più negherebbe la cosa, se pensasse che
lui sta bluffando!”[3]
“Proprio
così. Sono lieto di trovarti d’accordo! È quindi evidente che dobbiamo
inchiodarla con delle prove!”
“Già…
ma quali?”
“Utilizzando
uno degli indizi che ho raccolto nel tempo, per avvalorare l’Ipotesi Zero!”[4]
“E
quale, precisamente?”
“Sicuramente
non il graffio sulla guancia che le procurò lo scoppio di uno dei suo
palloncini, durante il furto del diadema Electra:
a quest’ora dovrebbe essere sparito!” rispose Watson, ironicamente.
“Lo
spero bene” ribatté Marlowe “sarebbe stato un peccato rovinare un visino come
quello!”
Il
collega della Cerebrale emise un soffiò di compatimento: “Ti piace proprio,
quella ladruncola, eh?”
“Sì,
mi piace! Almeno quanto a te piace la biondina! Continua!”
“Anche
la famosa frase sull’insensibilità del nostro assistito, la possiamo scartare:
non è una prova arcisicura ed è per giunta una frase piuttosto comune, da
ragazza a ragazzo!”
“Giusto.
Cribbio, se era spaventata dopo essersela fatta scappare di bocca, poverina!”
“Ma
insomma, Phil: di questo passo non la finiremo più!!”
“Hai
ragione, hai ragione” replicò il capo della Neuro agitando la mano e sospirando
“scusami! Va’ avanti… pensi quindi di utilizzare il riccio?”
“Ci
ho pensato, ma temo che non funzioni! Magari Haneoka non lo tiene in casa,
magari non ce l’ha più… senza contare che potrebbe sostituirlo con un peluche,
come fece l’altra volta!”[5]
“E
allora?”
“Non
ci rimane che utilizzare il quarto indizio!”
“Vale
a dire? Lo specchio…??”
“Centrato,
Phil: dobbiamo procurarci lo specchio di Leche!”
“Ma
tu sei fuori…!! Come diavolo pensi di procurartelo…?”
“Semplice:
andandolo a chiedere in prestito alla sua proprietaria!”
“Sei
matto, ti ripeto! Considerato che ci teneva moltissimo e che ha pure rischiato
di perderlo, non la convincerai mai!”
“Dobbiamo
tentare. Dopotutto, l’abbiamo salvata da quei mascalzoni dei suoi nipoti!”
“Vero.
Con l’aiuto di chi…?”
“…di
chi adesso cerchiamo di salvare dalla galera” ribatté Watson, con decisione “credo
appunto che la generosità del nostro scopo dovrebbe ben spingere quella signora
a farci questo favore!”
“Beh,
è abbastanza ragionevole. Quando ci muoviamo?”
“Domani,
dopo la scuola!”
“Va
bene. E, avuto lo specchio, che faremo?”
“È
qui che viene il bello: sta’ a sentire…!”
Al
termine del colloquio, Phil Marlowe lasciò il collega per tornare verso la sua
sezione. Durante il percorso, rimuginò le cose che si erano detti… e,
all’improvviso, si scontrò distrattamente col capo dell’Immunitaria.
“Acc…
scusami, Eddy: ero nervoso!”
“Niente,
Phil… cerca di rilassarti un po’, piuttosto: sei teso come un tamburo!”
“Incerti
del mestiere. Sono lieto che, invece, tu sia così tranquillo!”
“Beh,
finché il signor Alan è in salute… e poi, quel che è successo, non è mica una
tragedia!”
“No,
non per la tua squadra. Ma tu proprio non ne sei rimasto neanche un po’ sconcertato…?!”
“Da
che cosa?”
“Dal
fatto che Seya fosse Lisa, che diamine!!”
Eddy
Parker meditò un istante: “Mah, cosa vuoi che ti dica…? Del resto, qualcuna
doveva pur essere!”[6]
“Vabbé,
ho capito, va’…! Ci vediamo più tardi!”
“Aspetta
un secondo: avete poi deciso come fare agire il signor Alan?”
“Altroché:
sapessi che razza d’idea ha tirato fuori il nostro cervellone!!” e gliela
spiattellò.
Parker
emise un fischio ed esclamò: “Caspita, è un piano diabolico! Ma cosa succede,
se non funziona?”
“Cosa
succede se funziona, vorrai dire!!”
esclamò il capo della Neuro, con veemenza. Poi, senza aggiungere altro, si
allontanò.
[1] Avevo anche pensato a una scritta del tipo“Un corpo, uno spirito, un cervello!”… ma poi ho lasciato perdere per non calcare troppo la mano!
[2] James Madison, responsabile della sezione Neurologica di Matthew Isman.
[3] Come nel 4° episodio del fumetto, dal titolo Una promessa.
[4] Vedi capitolo 2.
[5] Con tutta la sua intelligenza, Watson non ha ancora capito che quel “peluche” era veramente Ruby, che si manteneva stoicamente immobile!
[6] Come si è visto in La storia segreta dei SISAS, i responsabili delle Immunitarie sono di solito molto filosofi!