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Autore: ilaperla    10/01/2014    2 recensioni
Il destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata?
Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso.
Il destino ha completato il suo corso con lei? O uno scontro può dare inizio a qualcosa di diverso?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Facendo un bilancio dei prossimi giorni, mi sento tremendamente in ansia.
Domani è sabato e ci sarà la festa a cui preferirei scappare, invece che partecipare, cosa che vorrei fare anche per il lunedì successivo. Sono sconvolta, tremante e frustrata.
Ho deciso anche di rimanere un po’ da sola, dopo le continue visite di Eloise, che cerca in tutti i modi di non farmi pensare. Ma non sa che scatena la reazione contraria.
Tutte quelle parole, quelle attenzioni, non fanno per me.
È sempre la solita storia, preferisco rimanere da sola a casa, a strimpellare con il pianoforte.

E ora eccomi qua, mentre girovago per le strade di Londra, senza una destinazione ben precisa.
Dovrei cercare un regalo per Liam no? Il fatto è che non so proprio che regalare a un super star come lui.
Già normalmente odio fare i regali, non si sa mai cosa sia giusto prendere. E ti ritrovi poi a fare i soliti banalissimi regali come un profumo, una cinta, una sciarpa. No.
Decisamente non va bene.
Londra è illuminata da un sole simpatico, ma che viene nascosto in certi punti, da delle nuvole dispettose.
Amo questa città, può risultare caotica, opprimente e non c’è niente di più vero. Ma la cosa che amo è il fatto che sia viva. E ciò compensa me stessa. Lei vive per me. Come se fosse una persona, ne sono gelosa. Perché io non potrei fare tutto quello che fa lei. Non posso divertirmi fino a tarda notte, non posso respirare lo smog, non posso semplicemente essere allegra.

Sbuffando, completamente esausta dei miei pensieri, entro in un negozio di elettrodomestici, curiosando tra gli scaffali.
Arrivo nel reparto telefonia e vado a spulciare tra le diverse cover. Sicuramente non sarà un regalo originale, ma chi lo sa, questa volta la sfortuna sarà girata di spalle e non mi vedrà.
Mentre scorro tra tutte quelle cover dai mille colori, me ne colpisce una a cui presto maggiore attenzione.
È una completamente nera, in silicone, ma la cosa spettacolare è il simbolo di Batman che spicca su quel nero di colore argento.
So, senza orma di dubbio, almeno una volta nella mia vita, che Liam abbia una specie di fissazione con questo supereroe.
Sorrido tra me inconsapevole, credendo che lui stesso stia diventando un eroe per tutti. E forse anche un po’ per me.
 
“Dovresti osare un po’” Mi strilla nella cornetta telefonica Eloise.
Mentre passeggio ancora tra le vie del centro, mi guardo nel vetro di una vetrina e guardo la mia espressione scocciata.
“Non credo sia una buona idea”
“Aly, Cristo santo! Invece è una buonissima idea. Vuoi fare colpo su Payne no? Bene. Shopping”
“Non essere assurda El, non voglio fare proprio colpo su nessuno”
“Non rompere le palle. Arrivo tra cinque minuti. Ci vediamo al solito negozio” Detto ciò, mi chiude la conversazione in faccia.
Odio la sua positività. Secondo lei tutto andrà bene sempre, in qualunque cosa.
Festa, per lei significa rimorchio. E associato a me, il rimorchio significa Liam. Liam di conseguenza significa abbattere Sophia.
Dio, credo di non potercela fare!
A passo strascicato, mi dirigo verso il solito nostro negozio di shopping.
Non passano nemmeno cinque minuti, che vedo arrivare Eloise con i suoi occhialoni da sole e un sorriso smagliante.
“Ciao” Saluto, monocorde io.
“Buongiorno raggio di sole. Stavolta decido io il vestito perfetto eh...”
“E quando mai ho scelto io qualcosa?”
“Sempre, non negare! Come alla premier, li ti è andata bene però”
Alzo gli occhi al cielo, già con la voglia di scappare via.
“Vai ad accomodarti in camerino, arrivo tra poco”
Nemmeno il tempo di terminare la frase, sparisce tra i vari manichini e grucce.
 
Giocherello con il cellulare per aspettare Eloise e i suoi vestiti.
Mentre lo rigiro per la milionesima volta tra le dita, lo sento vibrare e sullo schermo appare una letterina.

Da Niall:
Per domani passiamo noi a prendervi. Avvisa Eloise e dille che Harry non vedere l’ora di vederla. Quei due sono dannatamente uguali e questo mi preoccupa. Xx
 
Sorrido allo schermo per le parole di Niall. Effettivamente ha ragione e io l’ho sempre creduto.
“Perché ridi?” Domanda proprio lei, emergendo dalla massa di robe che ha tra le braccia.
“Non stavo ridendo, ma sorridendo. È diverso. Comunque che sono tutte queste cose?”
“Diversi outfit” Marca lei sull'ultima parola.
Si preannuncia un pomeriggio lungo e sofferente.
 
“Questo secondo me è il migliore” Decreta lei, mentre mi guarda allo specchio, girandomi attorno manco fosse una stilista.
“Devo ammettere che hai ragione”
Nel complesso non sono proprio così vomitevole e nemmeno così eccessiva.
Una maglietta nera larga con un cordoncino grigio stretto in vita che lascia sblusata la canotta e un pantaloncino grigio in jeans con alcuni movimenti, danno un tocco di raffinatezza al mio corpo.
Non vanno a stravolgere totalmente il mio stile e ne sono grata.
“Non ci credo! Allora questi sono i prescelti”
Sorrido e mi volto verso la mia amica.
“Grazie El”
Lei si avvicina a mi abbraccia. Perché alla fine, non importa se mi ha trascinata in questo folle shopping. Mi ha fatto ricredere sul mio iniziale pensiero.
La sua compagnia è mille volte meglio del silenzio.
 
Sento bussare alla porta e sollevo faticosamente le palpebre, mettendo a fuoco la stanza attorno a me, illuminata fiocamentente da alcuni raggi che trapassano le persiane chiuse.
“Posso entrare?” Domanda mio padre sottovoce.
Grugnisco e mi rotolo nel letto per riprendere sonno.
“Aly, sto andando via”
Silenzio da parte mia. Non parlo con mio padre dalla serata del diploma.
Mi sono sentita profanata, doveva chiedere anche a me prima di prendere decisioni autonomamente.
Dannazione, è la mia di vita! Sono io che devo scegliere.
Ma forse, quello che mi punge di più è il concetto che nasconde tutto ciò. Il fatto che lui mi abbia preso, metaforicamente, a pugni in faccia con la realtà. E la realtà è dannatamente dolorosa.
“Aly ascoltami. Mi dispiace tanto. Ho agito senza pensarci, ma è da molto che non ti controlli. Hai voluto aspettare la fine del diploma e così abbiamo fatto. Capiscimi ti prego, sono sulle spine”
“Ok papà” Rispondo atona, rimanendo di spalle.
“Non odiarmi Alyssa”
E una piccola lacrima sfugge dai miei occhi.
No, non ti odio papà. È l’ultimo sentimento che sto provando. Non ho la forza nemmeno di pensarlo questo .
Mi dispiace se crede questo, non se lo merita.
Mi giro e lo guardo. Ha un’aria stanca, come se non dormisse da tanto tempo.
“Non ti odio papà. Non fa niente. Faremo queste analisi e staremo bene”
Lui mi sorride e si sporge per abbracciarmi.
“Sarà un semplice esame di routine, te lo prometto” Mi rassicura, come se avesse il potere di far andare bene le cose.
Ma questo potere non ce l’ha, non è mai riuscito a salvarmi prima.
 
Prima di iniziare la dura sessione di preparazione pre-serata con Eloise, decido di fare un salto in ospedale a trovare Jennifer.
Quella bambina mi ha colpito il cuore, così dannatamente uguale a me, con quegli occhioni troppo grandi per il suo viso, come se stesse chiedendo una seconda possibilità, come se stesse chiedendo una vita in cambio. Proprio come me.
Parcheggio lo scooter nel mio solito posto e guarda lo stabile.
Ormai la mia solita sensazione, quando arrivo qui, si impossessa di me.
Sbuffando, volendo solo che Jennifer fosse fuori da queste mura, per incontrarla per esempio al parco, entro dalle porte scorrevoli.
Salgo le scale e mi dirigo nel nostro comune reparto. Come se fosse casa nostra.
Ma una casa non dovrebbe essere accogliente? Qui tutto c’è, tranne accoglienza e spensieratezza. C’è freddo, disperazione, lacrime e quel fastidiosissimo odore di alcol e disinfettante.

Percorro il lungo corridoio, sorpassando la porta delle mia odiata psicologa, fortunatamente il sabato non c’è e non devo sopportare anche il week end le sue cazzate.
La porta della stanza di Jennifer è aperta, ma busso lo stesso, vedendo che ha compagnia.
Lei e sua madre si girano e mi sorridono.
“Aly sei venuta” Mi richiama la piccola, seduta con le spalle appoggiate alla testiera del letto.
“Te l’ho promesso” Mi avvicino scompigliandole i suoi ricci e baciandole una tempia.
“Come stai?” Le domando.
“Io voglio uscire, vedi che bel sole che c’è? Invece tutti mi dicono che devo stare qui. Vuoi uscire con me Alyssa?”
Guardo titubante la madre che con la testa mi fa un segno di negazione.
Torno a sorridere a quella bambina e le lascio una carezza, sulle sue guancie accennate.
“Certo piccola, ma solo quando i dottori ti diranno che puoi uscire. Cosa ti piacerebbe fare una volta fuori?”
Mi siedo accanto a lei e la madre, silenziosa, esce dalla stanza lasciandoci un po’ sole.
“Mi piacerebbe mangiare un gelato. Qui il cibo è orrendo” Si lamenta, come credo sia normale.
Ho provato solo una volta quel cibo e non ho intenzione di riprovarlo facilmente.
“Ottima idea. E poi, che altro ti piacerebbe fare?”
“Sai, in tv ci sono tutti quei bambini che corrono per i parchi giocando, si, questo vorrei fare”
Le sorrido pensando a quanto sia ingiusto che una bambina così dolce e ingenua, non possa provare quello che vorrebbe. Mi sento tanto una privilegiata, anche se so quello che ci accomuna.
“Allora faremo anche questo” La rassicuro.
Lo sguardo mi cade sul suo comodino, con un giornale in copertina dei volti che conosco.
Lei segue il mio sguardo e sembra illuminarsi.
“Li conosci?” Domanda euforica, allungando a prendere la rivista.
“So chi sono” Ammetto.
“Io li adoro. Mi piacerebbe tanto incontrarli, solo per dirli ciao”
Sorrido a quel pezzo di carta colorato, che incornicia i volti dei cinque ragazzi che ultimamente stanno popolando un po’ troppo la mia noiosa vita.
“Se ci credi con tutto il cuore, potrebbe avverarsi”
Lei stringe il giornale al petto e chiude gli occhi.
Ridacchio e le passo una mano tra i capelli.
“Qual è il tuo preferito?” Le domando mordendomi il labbro, un po’ preoccupata per la risposta.
“Louis” Risponde senza battere ciglio lei.
Sospiro e assecondo con la testa.
“E’ simpatico anche a me” Ammetto, ricordandomi quanto Louis possa essere buffo.
Un movimento fuori la porta mi fa riscuotere.
“Jennifer, ora devo andare. Che ne dici se ci rivediamo? Ti prometto che torno presto e ti porto una sorpresa. Ti va?” Dico mentre mi alzo dalla mia posizione sul letto.
“Certo. Sei mia amica Aly”
“Ovviamente piccola. Ora riposati” Le lascio un bacio sulla guancia e con un saluto della mano esco fuori.

Guardo a destra e a sinistra per rintracciare la sua mamma. Sono curiosa di sapere come sta reagendo la piccola alle cure.
Trovo la figura di quella signora, vicino a una madonnina nella sala d’aspetto.
È silenziosa e ha gli occhi chiusi, come se stesse pregando.
La sua testa è abbandonata sul muro e ha l’aria stanca.
Per una frazione di secondo ci rivedo mio padre. La stessa sofferenza. La stessa stanchezza.
Mi si stringe il cuore, non ho una madre accanto e non saprò mai quello che si prova, ma ho un padre che soffre, credo, per tutti e due.
“Signora” La richiamo sedendomi accanto.
“Oh Alyssa ciao” Si riscuote lei guardandomi.
“Non ci siamo mai presentate prima, mi dispiace”
“Non preoccuparti. Ti conosco perché mia figlia non fa altro che nominarti. Io sono Anne”
“Piacere Anne”
Lei mi sorride e poi prendiamo tutte e due a guardare la madonnina.
“Come sta Jennifer?” Le domando.
Lei sospira e chiude gli occhi, come se stesse combattendo anche lei la battaglia insieme alla figlia.
“Si lascia curare, ma si sta stancando. I medici non si pronunciano più di tanto e io non so più che fare”
Assecondo con la testa e mi trovo a percepire la stessa battaglia.
“Io la posso capire sa? Tutti abbiamo delle difficoltà, io posso dirle solo di avere fede e speranza. Di rimanere accanto a sua figlia e di non mollare mai”
Lei torna a guardarmi e mi afferra la mano.
“Lo capisco Alyssa e ti ringrazio. Significa molto per Jennifer vederti”
“E’ stato un piacere”
Così dicendo ci alziamo e Anne mi accompagna alla porta della sala.
“Torna quando vuoi. A lei e a me farebbe piacere”
“Lo farò. Gliel’ho promesso”

 

Kumusta bella gente di città laggiù!
Venerdì è scoccato. 
Capitolo un pò troppo "tranquillo", dipende dai punti di vista... 
Secondo me invece, nasconde qualcosa di importante.
Ma, vi lascio cuocere nel vostro brodo. Posso anche star sparlando troppo.
Che ne dite voi? Idee?
Il prossimo sarà più movimentato, ve lo prometto e ve l'assicuro.
Perciò, non perdere l'appuntamento di martedì. Vi tengo d'occhio eh ;)
Non ho nient'altro da dire.
Tranne che ringraziarvi, per i soliti motivi che sapete ormai benissimo.
*suona il cellulare*
Oh, Harry ha pubblicato un Tweet :)
Dite ciao ad Hazza. 
Buon fine settimana ragazzi. Vi aspetto alla prossima settimana.
Che vi assicuro, nasconderà GRANDI emozioni.
Un bacione.
-Ila-



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