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Autore: Neera6    12/01/2014    3 recensioni
I numeri per Zayn Malik avevano un significato tutto particolare: “La simbologia, ragazzi – ripeteva sempre - È la fonte di tutto”.
Ed era proprio per questo che non vedeva l’ora di compiere ventuno anni.
Ventuno, esattamente la metà di quarantadue.
“E che significa?”, dirà adesso il lettore, spaesato.
Ve lo dico subito: Quarantadue è sempre la risposta. La Risposta Fondamentale alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto.
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Ho scritto questa breve storia in onore di Zayn, nel giorno del suo ventunesimo compleanno.
Saranno 3 capitoli, li pubblicherò nel corso di tutta la giornata.
Sappiate che questa storia non ha assolutamente niente di normale.
Quindi potrebbe piacervi.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Cross-over, Nonsense, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il tono solenne della stanza fece intuire a Zayn che forse avrebbe dovuto reagire in maniera diversa da una semplice alzata di spalle. Ma proprio la cosa non riusciva a smuoverlo.
“E quindi?”, chiese Malik, perplesso.
“Quindi cosa?”, replicò l’astronave.
“Non capisco come la cosa possa avere a che fare con me”
“I miei circuiti avevano individuato una sua qualche limitatezza mentale, altezza – rispose la voce – Ma non pensavo potesse arrivare a tanto”
“Limitatezza mentale a me? – urlò Zayn, imbestialito – Ma io ti faccio ingoiare i circuiti!”
Ma poi Zayn si fermò a riflettere.
“Aspetta, mi hai chiamato altezza?”
“Esattamente – rispose la voce – Lei, signore, è il Principe Ereditario Jawaad di Kylamizan, della dinastia Shaidar”.
“Temo di non aver capito”
La stanza sbuffò e ingrandì l’immagine proiettata sulla parete: ora Zayn poteva chiaramente vedere dentro quello strano fagotto color porpora: lì, avvolto con immenso amore e tanta seta, c’era un bambino dagli occhi di miele e i capelli corvini.
“Un bambino incredibilmente bello”, pensò Zayn, qualche secondo prima di capire che quel bambino era lui.
“Oh cazzo”, sospirò, prima di svenire.
 
Quando rinvenne, Zayn Malik si ritrovò nella sala comandi, disteso sul tavolo bianco intorno al quale poco prima si erano seduti.
“Ben svegliato, Principe”, gli disse Harry, con un inchino.
“Piantala di prendermi per il culo, Styles – sbottò Zayn – E ditemi perché mi state raccontando tutte queste balle”.
“Temo non siano balle, Maestà”, replicò Niall, inchinandosi a sua volta.
Quel comportamento era davvero fastidioso per Zayn – o Jawaad, che dir si voglia.
“Ok, allora ipotizziamo che non siano balle. Perché ero sulla Terra? Perché non ho mostrato al mondo i miei poteri? E perché ora mi state portando via?”
“Ottime domande, Principe – disse Liam, con un altro inchino – Vede, Lei è stato mandato sulla Terra, un pianeta di livello 5 molto lontano, perché fosse protetto e preparato per il momento del ritorno a casa. Ed è proprio lì che stiamo andando adesso, siamo diretti su Kylamizan”
“E non ha mostrato i suoi poteri, Sire – continuò Niall, inchinandosi di nuovo – Perché i Grandi Guardiani le hanno imposto un potente sigillo, che le ha impedito di utilizzare tutta la sua forza: se l’avesse fatto, i Vogon avrebbero potuto individuarla e distruggerla”.
“Capisco. Ha senso. Quindi – riprese Jawaad – Mi state dicendo che è tutto vero. E che Kylamizan non è stato distrutto”
Niall fece per inchinarsi, ma il Principe esclamò: “Niall, se ti inchini un’altra volta ti strappo le orecchie”.
Così il giovane biondo obbedì e si obbligò a non abbassare il capo davanti al suo Principe: “Esatto, Sire. Kylamizan è ancora tutto intero, ma è protetto dal Profondo Sonno”
Jawaad ormai era impassibile, nemmeno si preoccupava di fare domande. Sapeva che era inutile scervellarsi a trovare una risposta, doveva semplicemente aspettare che gli raccontassero tutto.
“Jawaad – gli disse Perrie (che sollievo non sentirsi dare del “Principe” o del “Sire”) – Quelle creature altissime che hai visto nel filmato erano i Grandi Guardiani. Il loro compito è quello di vigilare sulla salvezza del nostro Pianeta, hanno dei poteri formidabili, una saggezza sconfinata e conoscono il futuro. Loro hanno visto in te l’unica speranza per la nostra razza: hanno decretato che tu partissi, con una piccola capsula d’emergenza, in cerca di un Pianeta innocuo da abitare fin quando non avessi raggiunto l’età adatta al regno: quelli che sulla Terra sono 21 anni…ah, sappi che su Kylamizan sono 42”
“Non me ne stupisco affatto – rispose Jawaad – E con chi sono arrivato sulla Terra? Non potevo essere solo su quella astronave…”
“Non lo eri – riprese la ragazza – A bordo con te c’erano quattro membri della Guardia Reale, un equipaggio di emergenza e noi sei. Noi siamo stati scelti come tuoi compagni di vita, per spiegarti tutto una volta cresciuto. Siamo stati addestrati sin da piccoli su Kylamizan; prima della partenza i Grandi Guardiani ci hanno fatto regredire all’infanzia, ma tenendo le nostre facoltà mentali di adulti. In realtà noi avremmo circa 40 anni, sulla Terra.”
“Beh, li portate bene…Quindi voi sareste delle mie guardie del corpo?”
“Esatto – rispose Harry – Gli unici sopravvissuti tra quelli che erano sulla nostra capsula. L’equipaggio, quando ha scelto la Terra come destinazione, non ha preso in considerazione il fatto  che i loro corpi adulti avrebbero avuto maggiori difficoltà ad adattarsi al clima: sono riusciti solo a trovarci una casa, sono tutti scomparsi nel giro di un paio di anni terrestri”.
“Perché proprio la Terra?”, proseguì Jawaad.
Liam gli lanciò quello che somigliava straordinariamente a un Blackberry. Ma Jawaad capì che non lo era nell’esatto momento in cui lo vide.
Era una copia della Guida Galattica Per Gli Autostoppisti.
Accese la Guida e subito si sentì rassicurato dal noto messaggio che lampeggiò sullo schermo: “Non fatevi prendere dal panico”.
Digitò rapidamente la voce “Terra”, ma sapeva già cosa avrebbe trovato. E, infatti, dopo nemmeno cinque secondi, sullo schermo della famosa Enciclopedia Galattica apparvero tre parole: “Terra: Praticamente innocua”.
“Dovevo aspettarmelo. – borbottò Jawaad - Quindi, ora che si fa?”
Harry guardò quella che sembrava essere una mappa stellare: “Siamo quasi arrivati nei pressi del Sistema del Dragone. Una volta lì, non dovremo fare altro che avvicinarci al Pianeta senza farci vedere dai Vogon e svegliare la popolazione dal Profondo Sonno. Poi sarà una passeggiata, saranno i Grandi Saggi a dirti cosa fare”
“Certo, una passeggiata…Quindi i Vogon sono ancora là? E perché non attaccano il pianeta?”
“Perché il Profondo Sonno ha colpito anche loro. – spiegò Liam – È tutto rimasto cristallizzato a quarantadue anni fa, grazie all’incantesimo dei Guardiani. Il problema è che il tuo avvicinamento potrebbe sciogliere la magia prima che sia il momento giusto. Il che sarebbe un gran casino, te lo assicuro”
“Avrei preferito rimanere sulla terra a fare il cantante – borbottò Jawaad – Ora che scusa troveranno per la nostra scomparsa?”
“Francamente, non me ne frega niente. – sbuffò Perrie – È stato divertente sfidare tutte le regole della prudenza, facendoci vedere così spesso in giro. E se i Vogon non ci hanno trovato, vuol dire che possiamo stare tranquilli”
In quel momento le luci nell’astronave si abbassarono e Harry tornò alla plancia di comando.
“Abbiamo raggiunto il campo del Profondo Sonno – annunciò il riccio – Preparatevi a un possibile impatto, non so quanto si ballerà”.
All’interno della nave tutto era diventato silenzioso: persino i motori avevano smesso di  ronzare, quasi come se avessero intuito la delicatezza del momento. Le luci erano spente e nessuno fiatava. Perrie strinse la mano di Jawaad e lui si domandò se l’avesse fatto per rassicurare se stessa o lui. In ogni caso, le era molto grato.
“Attivazione scudi di rifrazione ultimata. – disse Harry – Ora siamo ufficialmente invisibili”
Jawaad guardava fuori dall’astronave quello spettacolo che poco prima aveva osservato nella Stanza della Realtà Aumentata, solo che ora le enormi astronavi gialle dei Vogon erano intorno a lui, non sopra la sua testa.
“Atterraggio previsto in dieci secondi – sussurrò Harry – Nove… Otto…Sette… Sei…”
Ma in quel momento, si sentì una terribile esplosione che fece tremare tutta la sala comandi.
“SIAMO SOTTO ATTACCO, L’INCANTESIMO NON FUNZIONA PIÙ SUI VOGON! – gridò Harry – Attivare procedura d’emergenza. Niall, vieni ad aiutarmi, dobbiamo ricalibrare gli scudi. Louis e Liam, preparate l’artiglieria, Perrie, aiuta Jawaad ad allontanarsi in fretta!”
“Io non vado da nessuna parte, senza di voi!”, gridò Jawaad. Non poteva abbandonare i suoi amici, non ora.
Ci fu un secondo terribile scoppio, poi uno schianto: erano precipitati. Per fortuna, la nave era solida e non c’erano stati danni.
“Principe, questo è un ordine. Andate”
Perrie trascinò via Jawaad oltre una terza porta, dietro la quale c’era la più grande parata di armi e navette che lui avesse mai visto.
Non ce ci volesse molto, in realtà, considerando che lui non ne aveva mai vista nemmeno una.
Perrie scelse degli arnesi e glieli lanciò: alcuni sembravano pistole, altri pugnali, altri ancora avevano forme talmente strane che Jawaad non riusciva a capirne il possibile utilizzo.
Infine, Perrie lo guardò con uno sguardo ardente: “Ora seguimi e non fiatare”, gli ordinò.
Aprì una seconda porta e si trovarono sulla strada che poco prima Zayn aveva percorso nella realtà digitale: le strade erano piene di persone immobili, come ghiacciate, che fissavano e indicavano qualcosa nel cielo. L’aria esplodeva intorno a loro, ma nessuno sembrava muoversi per fuggire.
Ma, man mano che Jawaad correva per le strade, la gente si svegliava: era come se, per ogni passo che faceva, il pianeta tornasse a vivere.
“Ben fatto, Principe!”, gli urlò Liam, che insieme agli altri correva verso il Palazzo Reale.
I ragazzi erano straordinari, riuscivano a colpire i proiettili Vogon prima che arrivassero a terra: la popolazione – Jawaad capì che era dotata di particolari doti psichiche – si riuniva in piccoli capannelli, e creava delle bolle di energia come protezione. Gli edifici crollavano, ma nessuno sembrava farsi male.
Jawaad salì le scale del palazzo quasi volando, niente poteva fermarlo: l’adrenalina che aveva in circolo lo spingeva ad andare sempre più veloce. Percorse in fretta i corridoi dorati del palazzo, seguendo i passi che la sua mente gli ordinava: nemmeno lui sapeva dove stava andando, ma sentiva che quella era la strada giusta.
Col fiato corto, Jawaad arrivò davanti alla porta dorata che aveva oltrepassato durante il suo tour virtuale. “È qui – disse a Perrie - Entro”
Mise la mano sulla maniglia e spinse.
Ma la porta non si aprì.
“Perché non si apre?”, urlò.
“Non ne ho idea. Prova a spingere più forte”.
Jawaad riprovò, ma non successe niente.
Intanto, il rumore delle esplosioni si faceva sempre più vicino e Jawaad iniziò a sudare freddo.
“Dai, stupida porta, APRITI!”, gridò,con tono autoritario.
E, per tutta risposta, la porta gli disse: “Che maleducato!”
Jawaad e Perrie si guardarono perplessi.
“Ehm, scusa – borbottò il principe – Potresti aprirti? Ho una questione piuttosto urgente da sbrigare qui dentro”
“Ah sì? E perché mai?”
“Perché c’è un’invasione aliena qui fuori, e io sono il Principe Jawaad Shaidar, l’unico che può fermarla. Se solo sapessi come”
“Vuoi fermare un’invasione aliena, ma non riesci nemmeno ad aprire una porta in quella che dici essere casa tua? – replicò la porta, con un tono piuttosto ironico – Siamo messi bene. Non credo proprio che tu sia il Principe, sai? Se lo fossi, dovresti sapere qual è la Parola d’Ordine”
“Oh, non di nuovo”, pensò Jawaad.
“Potrebbe essere quarantadue?”, chiese, timidamente.
Gli occhi di Perrie si illuminarono, speranzosi.
“Ovviamente no”, replicò acidamente la porta.
“Dai, dammi un aiutino”
“Non ci penso nemmeno, caro finto Principe
Da fuori il palazzo, intanto, le urla si facevano sempre più forti e la frequenza delle esplosioni aumentava; l’aria si era riempita di una terribile puzza di bruciato.
“Perrie, io non ho la minima idea di quale potrebbe essere la parola d’ordine. Per nulla. Dimmi che hai ricevuto qualche istruzione”
La ragazza era sempre più pallida. “Fammi pensare, fammi pensare”. Iniziò a fare avanti – indietro davanti a Jawaad, borbottando nervosamente qualcosa tra sé e sé.
“I Guardiani devono avervi detto qualcosa!”, esclamò, piagnucolando, il Principe.
“Sto cercando di ricordare, non mettermi ansia. Non è facile pensare quando il tuo pianeta sta per esplodere!”
“E lo dici a me? Porta, ti prego, non puoi fare uno strappo alla regola?”
“Non ci penso nemmeno!”
Jawaad guardò Perrie, esasperato: “Ti prego, Pezz…”
“Non è semplice, dopo la riunione siamo stati trasformati in dei lattanti! – urlò lei – Fammi pensare, fammi pensare… ci hanno detto che dovevamo proteggerti a costo della vita…che dovevamo portarti in un posto sicuro… ci hanno detto come ti saresti chiamato… e poi… e poi basta.”
“Aspetta, vuoi dire che il mio nome terrestre è stato scelto dai Guardiani?”
Perrie annuì.
“Porta – disse Jawaad, col tono più cortese che avesse mai avuto – Per caso la parola d’ordine è Zayn Malik?”
“Esatto!”, rispose la porta, splancandosi con allegria.
Perrie saltò al collo di Jawaad e lo baciò: “Sei stato geniale”
“Per così poco? – rispose lui – Forza, andiamo dentro”.
 
Niente era cambiato, in quella sala, dalla famosa notte della fuga. I genitori di Jawaad erano ancora lì, distrutti dal dolore; i Grandi Guardiani erano disposti in cerchio, con le mani unite.
Appena Jawaad entrò nella stanza, la vita tornò su quei volti di pietra.
La bellissima donna dai capelli rosa si sciolse in un pianto di felicità e corse incontro al figlio, da così tanto tempo lontano: “Oh, Jawaad, come sei cresciuto. Sei riuscito a tornare. Posso abbracciarti?”
Jawaad annuì, e sentì delle calde lacrime bagnargli la spalla, mentre l’uomo dagli occhi viola gli sorrideva bonariamente. “Ciao, papà”. Anche lui abbracciò il figlio, in una stretta possente e vigorosa.
In quel momento, però, un’altra esplosione fece tremare il palazzo e riportò tutti alla realtà.
I Grandi Guardiani si destarono.
“Principe Jawaad – dissero in coro, con una voce profonda e antica – Lei è tornato per mettere il suo potere al servizio del suo regno?”
“Sì – rispose con fierezza Jawaad – Sono pronto. Ditemi cosa devo fare”.
Jawaad fu fatto salire su una alta colonna che si trovava al centro del cerchio dei Guardiani. Gli dissero di rilassarsi e di svuotare la mente. Gli fecero alzare le mani al cielo.
E poi tutto iniziò a ruotare intorno a Jawaad, un vortice di colori lo avvolse, una straordinaria energia si impossessò del suo corpo. Non riusciva a capire che cosa significasse, né da dove provenisse. Le voci dei Guardiani recitavano un’antica litania, mentre Jawaad sentiva il potere crescere dentro di sé.
E alla fine accadde: come un fascio di energia esplose dalle mani di Jawaad, un’incredibile forza stava esplodendo in lui: tutto fu inondato da una luce bianca purissima, che spaccò il tetto del palazzo e colpì il cielo.
Una potentissima esplosione riempì l’aria.
E poi, più niente. Silenzio. Buio.
Jawaad si era accasciato al suolo.
 
Quando Jawaad si sentì solleticare il viso dal sole, quella mattina, non voleva svegliarsi.
Sapeva che aprire gli occhi significava vedere il suo Palazzo Reale distrutto, significava riconoscere la desolazione del suo pianeta, ammettere la sua sconfitta contro i Vogon.
Jawaad non aveva alcuna intenzione di aprire gli occhi. Si toccò la faccia con una mano – era bava, quella? Bleah! – e si girò dall’altra parte, cercando di dimenticarsi di essere sveglio.
Cosa che non accadde
Il sole era fermamente convinto che Jawaad dovesse alzarsi, così continuò a solleticargli il collo con insistenza.
Questa volta Jawaad si costrinse ad aprire gli occhi, e si trovò davanti il sole.
E, anche questa volta, davanti a lui non c’era proprio il sole: c’era di nuovo Perrie Edwards.
“Buon compleanno, Zayn. Tanti auguri, amore”, gli disse baciandogli teneramente le labbra.
Era stato tutto un sogno, allora…
“Ti aspetto in cucina per la colazione, ok?” disse Perrie e, con un sorriso dolcissimo, uscì.
“Ah – aggiunse poi, facendo di nuovo capolino dal corridoio – c’era quel pacchetto davanti alla porta di casa, stamattina…”
Zayn si stropicciò gli occhi e allungò una mano per afferrare il pacchetto quadrato che gli aveva indicato Perrie.
C’era solo un bigliettino: “Buon 42:2esimo compleanno”.
Che strano.
Ma niente poteva essere più strano di quello che Zayn trovò all’interno del pacchetto: un piccolo aggeggio che somigliava straordinariamente a un Blackberry, sul cui schermo lampeggiavano pacificamente cinque parole: Non Fatevi Prendere Dal Panico.
 
 

***PICCOLO ANGOLO DELL'AUTRICE***
Eccoci arrivati alla fine di questa avventura: il finale lascia un po' in sospeso, sarà stato tutto un sogno oppure no?
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la voglia di leggere fin qui, so che non questa non era una storia semplice e ordinaria, può non piacere a molti!
In ogni caso, sentivo il bisogno di scriverla. Spero che almeno  qualcuno si sia divertito.
Colgo l'occasione per ringraziare Nicely, che - come dice il suo nome - è carinissima, oltre che molto brava, e mi supporta/sopporta sempre!
Inoltre, avviso i miei lettori abitudinari che domani caricherò il prossimo capitolo di "Ci vediamo a casa", quindi... a presto!
Grazie ancora e, se vi va, fatemi sapere cosa pensate di questa breve storiella sul nostro neo-ventunenne Zayn <3
  
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