Pigna,
pizzicotto, manicotto, tigre ~
~ once upon another tale.
VI
Quidditch
{ Ora, il Quidditch
è abbastanza facile da capire, anche se giocare non lo è
altrettanto. }
# Grifondoro
vs Tassorosso
Gli
spogliatoi echeggiano dell’incedere sicuro del passo delle due nuove
Cacciatrici di Grifondoro. I giocatori più grandi
hanno imparato fin dal primo allenamento ad evitare battute sui loro capelli
– Merida ha già faticato abbastanza per
mettere a tacere Jack, coi suoi irritanti «Non lo sapevi? Nella tua Casa
quello è un chiaro segno di
raccomandazione!», e in cuor suo ringrazia il cielo che Hip abbia preso a
mostrare i denti ogni volta che qualche compagno di squadra pronuncia la parola
‘rosso’ – ma oggi,
si dicono con gli occhi mentre emergono dalle divise fiammanti con i cappucci
bordati d’oro, oggi è tempo di sfatare il mito e dimostrare la
propria bravura al grande pubblico.
Hip è la prima a scuotersi
dall’istante di meditazione, battendo un pugno contro il palmo per
assestarsi i guanti, o forse solo per colpire qualcosa. «Andiamo?»
«Ti raggiungo» fa Merida. Non lo confesserebbe neanche sotto tortura, ma ha
bisogno di un altro po’ di tempo, prima di uscire ad affrontare per la
prima volta lo stadio gremito.
Hip gonfia il considerevole petto e
s’incammina con aria arcigna, da primate, verso lo spogliatoio dei
ragazzi. Appare così buffa che Merida deve
soffocare una risata. È già sparita oltre la porta quando sulla
parete di fronte a lei si disegna l’ombra familiare di uno spilungone.
«Allora, signorina Ferguson, pronta a
inaugurare la tua carriera sportiva mangiando la polvere?»
Merida assume
un’espressione scandalizzata, voltandosi a guardare un inedito Once-ler che ostenta una sorprendente espressione alla Jack
Frost.
«Cosa? Tu
osi dire una cosa del genere a me? Tu non fai neanche parte della tua
squadra, Oncie,
secondo le mie fonti.»
«Questo perché io non gironzolo in giro sulle scope a fare figuracce»
l’ammonisce lui con quel suo lungo dito da strimpellatore. «Sono
abbastanza sicuro che, alla fine della partita, tra noi due non sarò io
quello che si vergognerà di più.»
Merida incrocia le braccia e
s’imbroncia, in una fedele imitazione di Rapunzel.
«Tu non sei il mio Oncie, vero? Sei, non so, il
suo gemello malvagio di Serpeverde. Ecco, sì,
così ha senso. E ci scommetterei che sei pure l’amichetto del
cuore di Frost. Vattene via, prima che mi metta a strillare.»
Once-ler è
ancora sulla soglia che dà sull’esterno dello stadio, stagliato in
controluce, ma Merida ha la netta impressione che sia
arrossito, e non sul ‘Serpeverde’ ma sul
‘mio’. Sorride trionfante
– missione compiuta: ora non resta che vincere la partita,
dopodiché la giornata sarà definitivamente positiva.
«E va bene, Grifondoro,
io ti ho avvertita...»
«Aspetta!» Ci ripensa, lo ferma
appena prima che lui se ne vada col naso all’aria. Once-ler si volta di nuovo, per metà, con fare sostenuto.
«Che ne dici di una scommessa? Se vinciamo noi, alla prossima partita di Tassorosso tu te ne vai a sederti nella tifoseria
avversaria.»
Una parte di lei si aspetta di vederlo saltare
per aria – dopotutto, si è presentato nel suo spogliatoio appositamente per fomentare la
concorrenza, o no? – ma, per
una qualche misteriosa ragione, Once-ler si esibisce
in un nuovo sogghigno che non promette niente di buono.
«Mi sta bene. Se invece vinciamo noi, tu
mi farai un favore.»
Merida resta a lambiccarsi per
un pezzo sul significato oscuro delle sue ultime parole, anche dopo che lui
è sparito come Hip dietro una porta chiusa. Chissà, forse
l’ipotesi del gemello malvagio di Serpeverde
non è del tutto da escludere.
# Tassorosso
vs Corvonero
«Uhm,
permesso? Scusate. Mi spiace. Ahia. Ehi, è libero quel posto?»
Rapunzel è così
concentrata su Hiccup – concentrata,
soprattutto, nell’inviare pensieri positivi oltre la sua espressione
terrorizzata, impegnando nell’impresa ogni fibra del proprio essere
– che ci mette un po’ a rendersi conto che qualcuno, incastrato in
un gruppetto urlante, sta parlando con lei. A malincuore si guarda intorno; il
qualcuno è Once-ler, che ha appena calpestato
un piede di Audrey e ora si sta profondendo in scuse, accolte dal sorriso
paziente di lei. La preoccupazione per Hiccup
è ancora così pressante che, di nuovo, Rapunzel
non si rende subito conto dell’incongruenza della scena, limitandosi a
far cenno al ragazzo di raggiungerla nel posto accanto al suo, per riportare
subito gli occhi sul campo, dove i due Capitani si stringono la mano e le due
squadre si preparano a schizzare in aria sulle scope... Soltanto quando Once-ler, superata Audrey e poi lei stessa, le si è ormai
seduto vicino, Rapunzel realizza e si volta a guardarlo con uno scatto tale che la spessa
treccia bionda gli colpisce forte un braccio.
«Ahi!
Senti, sul serio, io mi faccio gli affari miei e non ti chiedo spiegazioni sui
tuoi capelli, però...»
«Ma tu che ci fai qui?» lo
interrompe Rapunzel, talmente attonita da
dimenticarsi quasi di Hiccup e del suo nervosismo che
riesce a dilagare lassù fino a lei. «Questa è la tribuna di
Corvonero!» Bizzarro; cose del genere è
più abituata a dirle a Jack.
Once-ler sospira e a
sua volta guarda il campo. «È una lunga storia. Chiedi a Merida.»
«Oh.» Rapunzel
si riconcentra su Hiccup. Potrebbe anche farsela
bastare, come spiegazione – Merida a volte le
riserva sorprese così – ma in effetti è curiosissima.
Acclama la partenza insieme a tutti gli altri, ma poi, pur continuando a
seguire l’amico con lo sguardo e con tutta l’intensità dei
suoi pensieri positivi, non può fare a meno di rivolgersi ancora a Once-ler. «Hai perso una scommessa, per caso?»
«Però, sei brava! L’anno
prossimo ricordati di scegliere Divinazione.» Once-ler
segue con lei la traiettoria di Hiccup, che vola
adesso con incredibile agio al di sopra di tutti, alla ricerca del Boccino.
«Hic mi sembra in forma. Due secondi fa avevo l’impressione che
stesse per vomitare.»
«Sì, lui è fatto
così.» Rapunzel non riesce proprio a
trattenersi, anche se sa benissimo che né il luogo né il momento
sono i più adatti per una discussione anche solo vagamente concernente Merida. «Una scommessa su che cosa?»
«Diciamo che tipi come me e te, Punzie, devono starsene bene alla larga dal Quidditch e rimanere con i piedi piantati per terra»
risponde Once-ler, adottando le espressioni
più tipiche di Merida, ma in tono un po’
più mogio.
«Chi è il Cercatore di Tassorosso?» li interrompe Audrey, il naso in su
– sembra trovare perfettamente ordinaria la presenza di un Tassorosso tra le fila di Corvonero
sovreccitati dal tifo. Rapunzel individua una zazzera
rossa alle calcagna di Hiccup, e intanto si chiede se
l’amica non voglia approfittare di Once-ler per
strappargli informazioni sul nemico. Oh, accidenti. Il Quidditch
la rende paranoica.
«Ah, è Johnny. Johnny Harker. È del mio anno e penso abbia una cotta per
la vampira, ma non so dirti se sia in gamba. Ho capito che ne capisco molto
meno di quanto pensassi...»
Rapunzel osserva attentamente
Johnny Harker, chiedendosi se a Hiccup
non servirà qualcosa in più che i suoi semplici pensieri
positivi, e al contempo sforzandosi di non contagiarlo con il suo, di nervosismo, ora che lui sembra
così tranquillo e sicuro di sé, il tutto continuando a fare
congetture circa la misteriosa scommessa tra Once-ler
e Merida.
«Va bene» si arrende – non può reggere tutte quelle
domande insieme. «Dimmi solo una cosa. Che sarebbe successo, se avessi
vinto tu?»
Non ha staccato gli occhi dal gioco nemmeno per
un secondo, eppure, chissà perché, è sicurissima che ora
Once-ler stia sorridendo.
«Assolutamente niente di speciale.»
Rapunzel vorrebbe insistere, ma Gambedipesce ha appena parato un bel tiro e nello stesso istante
Hiccup ha avvistato il Boccino – per oggi,
preoccuparsi per la partita le dovrà bastare.
# Grifondoro
vs Corvonero
Dopo
la sua prima partita, culminata nella sensazione di freddo calore che era il
Boccino ben stretto tra le sue mani – e il pubblico che impazziva, e
laggiù la chioma inconfondibile di Rapunzel
che ballava di gioia accanto a... Once-ler? – per un periodo, un periodo di una
lunghezza un filo imbarazzante, Hiccup si è
visto riconoscere e salutare nei corridoi e Hogwarts
non gli è parsa più la stessa. Per settimane non ha avuto le idee
chiare su come comportarsi, e anche lontano da quelle nuove attenzioni, da
solo, a notte fonda, non ha saputo determinare se fosse il caso di scrivere a
suo padre che dopotutto c’è
qualcosa d’inerente al volo che sappia fare, anche se non prevede l’uccidere draghi... Jack è stato
l’unico in tutta la scuola a investirlo bonariamente del sentimento
opposto, ricordandogli che a battere Tassorosso
«non ci vuole niente» e che «devi ancora vedertela con me,
Hic, e considera sempre che Ferguson si sta preparando da mesi a mangiarti in pubblico in un sol boccone. Ammesso che ci
riesca, dal momento che giocate in due ruoli completamente diversi...»
Hiccup non si è
aspettato niente, la prima volta che ci ha pensato, quando Merida
gli si è portata accanto davanti a quella Nimbus,
a Diagon Alley. Non ha pensato che potesse
significare qualcosa per lui o per qualcun altro, sapendo solo quello che ha
sempre saputo, da tutta la vita. Volare
sarebbe forte.
«Stai contando le farfalle o aspetti che
un drago emerga dal centro della terra?»
Alla sua prima partita era così nervoso
da non riflettere quasi su ciò che faceva e sentiva e viveva. Alla sua
seconda partita, oggi, mentre i riccioli di Merida
gli sfiorano di sfuggita il viso come scie di comete in fiamme, Hiccup deve lottare con se stesso per ricordarsi che il Quidditch è uno sport, e uno sport ha uno scopo, e
lui dovrebbe sfrecciare all’inseguimento di quello scopo e non restarsene così a
mezz’aria a godersi, nel volo, quello strano senso di libertà.
Ma per questo gli ci vuole un minuto, un minuto
di una lunghezza un filo imbarazzante.
# Serpeverde
vs Tassorosso
Non
è che non se ne fosse accorto, insomma, è dallo scorso Natale che
ha dei fondati sospetti. Ricorda molto chiaramente il vischio, forse più
chiaramente di Mavis – che ha sempre fatto di tutto per schermirsi, salvo
poi tradire sussulti più o meno immotivati al passaggio dei Tassorosso accanto al loro tavolo a colazione. E, in tutta
coscienza, non può certo aspettarsi che la squadra avversaria non
ricorra a ogni espediente pur di trarre il meglio dall’ultima
possibilità di rimettersi in pista: al loro posto farebbe esattamente le
stesse cose, ricorrerebbe agli stessi meschini mezzucci, compreso l’amoreggiare con il nemico.
Resta però il fatto che lui, che Mavis,
che praticamente tutti loro hanno
qualcosa da dimostrare.
«Datti una sveglia, Nosferatu!»
sbraita Astrid spazzando la via di fronte a loro,
strappando la Pluffa al Cacciatore Tassorosso di turno, mentre per l’ennesima volta
– accidentalmente o meno – Mavis s’imbatte in Harker e rimane imbambolata.
Jack vorrebbe urlarle di piantarla di chiamarla
così, ma la sua voce non vincerebbe su quella di Moccicoso che copre
alle spalle la ragazza ululando il suo perpetuo «Oy, oy, oy!»
Esasperato, si ferma in un punto qualsiasi del
campo e rimane immobile per un paio di secondi, a guardarsi intorno. La sua
squadra è composta da una coppia di Battitori che nei momenti di noia si
prendono a bastonate l’un l’altro, una coppia di Cacciatori in cui lui è più interessato a lei che alla Pluffa,
e una terza Cacciatrice attualmente troppo presa dal Cercatore avversario per
segnare anche una sola rete. Altro che Boccino; prima bisognerebbe trovare un
po’ di credibilità, in
questa partita.
La strategia dei Tassorosso
è fin troppo chiara: posti di fronte alla possibilità di tornare
in classifica sconfiggendo una squadra di primini, non devono giudicare troppo
disdicevole che Harker approfitti del suo ascendente
su Mavis così che i Serpeverde non possano
contare su di lei – tanto, per quanto lei si sforzi, tutta la scuola se
n’è accorta. La vampira centododicenne
che si trasforma in gelatina per un Tassorosso
qualsiasi! Jack sarebbe volentieri il primo a prenderla in giro fino alla
morte, non fosse che è anche la sua
squadra quella che oggi si gioca la faccia.
Passato il momento, e senza ancora veder traccia
del Boccino, si lancia verso Mavis evitando il Bolide che Testa Bruta ha appena
spedito allegramente addosso al gemello. La raggiunge in tempo per evitare che,
di nuovo, Harker le sbarri la strada e la distragga.
«Non che la cosa non mi diverta» le
dice con tutta l’indulgenza possibile, mentre volano affiancati
sfiorandosi le ginocchia, «ma potresti cercare di fingere, almeno, che il gioco t’interessi il minimo
indispensabile?»
L’espressione che Mavis gli rivolge,
accompagnata dalle parole che la seguono, appare assurdamente fuori luogo.
«Non sarai mica geloso, Jack?»
Jack non coglie il nesso, all’inizio. Poi
qualcosa negli occhi di lei lo fa sentire un idiota: finora ha creduto che
fosse Harker ad approfittarsi di Mavis, e invece è esattamente il contrario.
Troppo occupato a distrarre lei, lui stesso dimentica di fare il suo dovere...
Tutto ciò gli esplode in mente in meno di
un secondo, e allora si guarda intorno improvvisamente frenetico; e come in
miracolosa risposta, ecco, il Boccino è lì, dall’altra
parte del campo, lontanissimo dal Cercatore di Tassorosso
già pronto a piombare nuovamente su Mavis.
«Sei un genio» le lancia a mo’
di commiato, prima di spingere al massimo la velocità della Thornado. «Un genio.
Adesso sì che sono geloso.»
Si lascia alle spalle la sua risata di denti a
punta, euforico.
# Corvonero
vs Serpeverde
L’impatto
è improvviso, fortissimo e assolutamente non premeditato.
Hiccup ha la sensazione di
precipitare per un tempo infinito, anche se alla fine sa bene che non volava
molto in alto, quando si è ritrovato davanti alla ragazza a una
velocità troppo sostenuta per potersi fermare. Sente la scopa di lei
intrecciarsi con la sua in una sorta di goffa danza, cerca invano di recuperare
il controllo della propria, e poi, prima del previsto, arriva il contraccolpo
del terreno duro sotto di sé.
In un primo momento pensa di essere svenuto, ma
quando apre gli occhi il dolore alla gamba sinistra – la stessa che il
Platano Picchiatore ha avuto la gentilezza di marcargli a vita – è
percorsa da fitte dolorosissime, troppo anche per perdere i sensi. Sopra di lui
è tutto un brulicare di figure colorate e lontane, piccole come api. Si chiede
confusamente se qualcuno penserà di fermare la partita... Poi, un gemito
sonoro gli ricorda la ragazza: incapace di sollevarsi, volta la testa e se la
ritrova addosso, incastrata in qualche modo illogico insieme a lui, che lo
fulmina con gli occhi.
«M-mi dispiace» è la prima
cosa che riesce a dirle, appena prima di un «Ti sei fatta male?»
del tutto circostanziale, visto che ha già la sua gamba di cui
preoccuparsi e ora come ora non si sente un modello di altruismo.
«Non tanto quanto ne farò a te» ringhia lei, e Hiccup deglutisce suo malgrado. Nota che ha i capelli
biondi stretti in una treccia, come Rapunzel, ma Rapunzel non gli è mai sembrata così
minacciosa.
Una scopa solitaria scende più vicina al
loro livello, e lo sconosciuto cavaliere grida qualcosa che suona come «Datti una sveglia, Hofferson!»
La Serpeverde
incastrata a Hiccup sembra imbestialirsi ancora di
più. Lui si chiede con sincera curiosità se si tratti di un
qualche tipo di messaggio in codice. Dalla voce sembrava Mavis, la ragazza-vampiro.
Dopo qualche attimo imbarazzante di
districamenti improvvisati, nel corso dei quali la gamba malridotta di Hiccup non cessa di protestare, quando è ormai
evidente che la partita va avanti – figurarsi se la si ferma per una
bazzecola come uno scontro tra giocatori – Jack atterra, nello stupore
generale tradotto in un «Oh!» di mille bocche, accanto a loro.
Con sufficienza, come un bambino che distrugga
metodico un puzzle, li stacca l’uno dall’altra e tira Hiccup in piedi, non senza strappargli un lamento: il
dolore si è appena trasmesso alla schiena.
«Oh, scusa.» Jack guarda la ragazza
come per sincerarsi che stia bene, ma sembra subito dimenticarsene, e gli
scocca il solito sogghigno. «Ehi, almeno stavolta non è colpa mia.»
Hiccup borbotta qualcosa d’indistinto,
massaggiandosi il ginocchio, e mentre – con un’ultima occhiataccia –
la Hofferson riparte a una velocità disumana all’inseguimento
della Pluffa, si ritrova ad alzare gli occhi verso
gli spalti.
Il pubblico sembra aver perso interesse per la
partita. Tutti sono visibilmente curiosi di sapere cosa ci faccia il Cercatore
di Serpeverde al malconcio cospetto di quello di Corvonero, con il Boccino d’Oro che vaga indisturbato
da qualche parte là sopra, forse a miglia e miglia di distanza
verticale.
«E perché saresti venuto
quaggiù?» bofonchia Hiccup.
«Oh, bel ringraziamento!» Jack alza
le sopracciglia. «Pensi che sia divertente
fare la mia parte, se tu non sei in campo?»
Hiccup sospira e si lascia
cadere a sedere a terra, di nuovo, troppo ammaccato per rimontare sulla scopa.
Tiene il viso chino. «Va’ a fare quello che devi, per favore. Io
per oggi ho chiuso.»
Spera con tutte le sue forze residue che Jack non
veda il sorrisetto che gli è spuntato sulle labbra.
# Grifondoro
vs Serpeverde
«Era
chiaramente fallo, Frost, e lo sai benissimo.»
«Invece non ho la minima idea di cosa tu
stia parlando.»
«Oh, sì che ce l’hai. L’hai
visto anche tu, Hic, vero che l’hai visto?»
«Non potresti tenermi fuori, per una
volta?»
«Sì, Ferguson, perché non lo
tieni fuori, per una volta? Non sei in grado di sostenere una tua tesi da sola?
Ai M.A.G.O. come farai?»
«Se non fossi stanca morta giuro che...»
«Ragazzi, vogliamo darci un taglio? È
stato divertente o no?»
Rapunzel si staglia davanti a
loro con quella sua aria da maestrina buona ma autoritaria, le mani sui
fianchi, gli occhi che saettano dall’uno all’altra come se un
minimo accenno di obiezione minacciasse di farla esplodere – anche se
poi, si sa, Punzie non esplode mai. Però ci
tiene sempre a far capire loro cosa è davvero importante. Forse è
un bene che non giochi a Quidditch, si dice Merida; nel loro gruppo c’è davvero bisogno di
qualcuno come lei. Non rinuncia comunque a scoccare un’altra occhiata in
tralice a Jack, prima di allontanarsi perentoria verso i giardini, dove Hip si
è fermata ad aspettarla.
«A domani, allora.»
«A domani.»
Anche gli altri tre si dividono. Merida vede Hiccup e Rapunzel tornare insieme al castello, Jack che si riunisce alla
sua squadra. Raggiunge Hip e si accorge solo allora di Once-ler,
il braccio appeso al collo, reduce palese dell’infermeria: le sta
correndo incontro con l’aria abbattuta di chi si è perso una bella
giornata.
«Allora è già finita, eh? Lo
sapevo. Chi ha vinto?»
Merida lo prende sottobraccio –
quello funzionante, naturalmente – e lo guida di nuovo verso Hogwarts. «Perché, importa qualcosa?»
Spazio dell’autrice
Questo
capitolo è stato un parto. Era
in progettazione da mesi, perché volevo rappresentare tutte le possibili
partite tra Case ma non avevo idea di come strutturarlo, ed è finita che
ho coinvolto i personaggi secondari in un modo che non avevo esattamente
previsto, e così eccoci qui. Sarà meglio che vi spieghi brano per
brano tutto ciò che ho volutamente lasciato non detto.
Primo,
la scommessa di Once-ler: vi confesso candidamente
che ero incerta tra fargli chiedere a Merida o un appuntamento con Rapunzel o un
appuntamento con lei stessa. La men che scarsa possibilità per gli
studenti di avere appuntamenti prima di poter andare a Hogsmeade
non è stato il motivo principale che mi ha spinta a lasciare inespressa
la sua posta; in realtà l’ho fatto soprattutto perché, come
forse non mi sono mai curata di chiarire, vorrei che i miei lettori
percepissero dal mio headcanon le ship
che più amano (per me non è un problema darvi hints su chiunque, io ne ho così tante che mi sta
bene praticamente qualsiasi combinazione XD), e dunque niente, voglio solo dire
che potete interpretarla come più volete, questa situazione come tutte
le altre. I riferimenti all’inesistente gemello malvagio di Oncie sono invece un’allusione
alla sua presunta doppia personalità in Lorax – più lo
immagino a Tassorosso, più mi dico che forse
non sarebbe stato poi tanto male a Serpeverde. *ride*
Secondo,
l’Oy! Oy! Oy! di Moccicoso. Qui voglio precisare che non me lo
sono inventato sotto effetto di stupefacenti. È davvero il suo grido di
battaglia e lo si scopre nella serie animata Dragons, spin-off di Dragon Trainer che se non conoscete vi
consiglio caldamente di guardare, anche perché amplia di molto i
personaggi che nel film restano inesorabilmente nell’ombra [dell’immensità]
di Hiccup e Sdentato.
Terzo,
il finale, l’ultima partita, quella decisiva circa la Coppa di Quidditch: l’ho lasciato così, con quel «Perché, importa qualcosa?»
di Merida, perché non sapevo a chi
assegnare la vittoria XD non volevo dare troppa importanza al torneo in
sé. Voglio dire, in questa storia ho visto il Quidditch
soprattutto come un [ulteriore] punto di contatto, ergo l’indugiare di Hiccup nel suo senso
di libertà; mi piaceva l’idea di concludere il capitolo con
una vittoria non meglio specificata (Merida accusa
Jack di fallo, ma Grifondoro potrebbe benissimo aver
vinto) proprio per sottolineare che alla fine l’importante stava altrove.
Ah,
sì, un’altra piccola annotazione circa il cognome di Johnny: gli
ho attribuito ‘Harker’ perché
è quello dell’omonimo Jonathan nel romanzo Dracula, né più, né meno. Alcuni cognomi li ho
davvero inventati di sana pianta – Ferguson ad esempio viene chiaramente
da Fergus, padre di Merida – ma ci tenevo a
dire che questo potrebbe essere il
vero cognome di Johnny in Hotel Transylvania.
La citazione
iniziale è tratta, come certo saprete, da La Pietra Filosofale ed è pronunciata da Oliver Baston. *loda il discorso sportivo più chiaro e
lineare di tutti i tempi*
Chiudo
queste note con un doveroso annuncio. Tutti quanti avrete visto o anche solo
sentito parlare di Frozen,
l’ultimo capolavoro (è il caso di dirlo!) firmato Disney. Bene,
devo dunque avvertirvi che il mio crossover arriverà a toccare anche gli
incantevoli abitanti di Arendelle, ma poiché
la storia aveva già da tempo una sua scaletta, per questioni di trama
dovrete aspettare un bel po’ per vederli. Soprattutto Elsa, ma, shh, niente spoiler! Insomma, just so you know.
Pensavo vi facesse piacere.
Quel
che è certo è che a me non potrebbe fare più piacere la
vostra attenzione: grazie di essere qui, come sempre! :)
Aya ~