La
musica mi rimbombava nelle orecchie e la sua voce mi calmava impedendomi di
prendere a pugni la prima cosa che mi capitava sotto tiro.
Sto
camminando per il paese da dieci minuti senza una meta precisa, aspetto
solamente che i miei genitori si addormentino in modo da entrare senza ricevere
la solita ramanzina da totale disastro che sono.
Ormai
stanca di camminare al freddo e nel buio più totale mi siedo su una panchina
che da su un piccolo laghetto.
Mi sono
ritrovata nella parte più isolata del paese, qui ci vivono solo immigrati o
comunque persone molto povere e non c’è buona gente da queste parti.
Ad ogni
piccolo rumore mi giro spaventata, ho come il presentimento che succederebbe
qualcosa di brutto se io rimanessi qui ma le mie gambe è come se fossero
bloccate al terreno, ho troppo freddo e la paura mi ha bloccato completamente.
-Non
dovresti essere qui- sento una voce roca dietro le mie spalle.
Mi
irrigidisco girando lentamente la testa verso il luogo da dove proveniva la
voce.
Io
conoscevo quella voce: Marcus.
Marcus
è un ragazzo dell’ultimo anno che fa parte del gruppo più temuto del
paese, non ho mai avuto occasione di parlare con lui (fortunatamente) prima di questo
momento.
Non
parlo, mi limito a fissarlo…ha due lucidi occhi color nocciola che mi
danno la conferma che è completamente fatto e l’unica cosa che devo fare
è andarmene il prima possibile.
-Me ne
vado subito, scusa- mi chiedo perché ho sempre questo vizio di scusarmi senza
aver fatto nulla.
Mi alzo
velocemente dalla panchina e senza aggiungere altro inizio ad allontanarmi da
quel posto tanto tetro da farti sembrare di essere in un film horror.
-No
aspetta!- lo sento urlare. Non riesco a capire il motivo del suo tono di voce.
È così tranquillo e a tratti sembra quasi triste.
Non
chiedetemi per quale motivo, io mi fermo e lo guardo con compassione.
-Non
volevo farti sentire quella fuori posto, intendevo che non vieni mai qui, se ci
vieni possono esserci due motivi: o vuoi qualcosa da fumarti, ma non mi sembra
nel tuo caso. Oppure hai dei problemi familiari e cercavi un posto per rimanere
da sola- mi fa segno di sedermi sulla stessa panchina di poco fa. Si è seduto
appoggiando i gomiti sulle ginocchia per guardarmi meglio.
Mi
avvicino ma non mi siedo, non mi fido di lui.
Però è
davvero strano che mi abbia capito meglio un ragazzo che non conosco che una
persona che magari mi conosce da anni.
-E tu
per quale dei due motivi ti trovi qui?- gli chiedo senza trasmettere nessun
sentimento da quella frase.
Ridacchia
leggermente e porta lo sguardo sul terreno umido tra i suoi piedi.
-Un
po’ per tutti e due. Per distrarmi mi fumo una canna, vuoi provare?- mi
chiede mentre ne accende una che tira fuori dai suoi pantaloni.
Mi
allontano guardandolo male.
-Hey calmati, era solo per chiedere- ridacchia ancora
portandosi la sigaretta alla bocca.
Lo
guardo mentre aspira tutto quel fumo dopo poco lo rilascia andare
nell’atmosfera.
In casi
come questi penserei a cose come l’inquinamento di un posto così bello in
mezzo alla natura ma ora sono solamente attratta da quel modo così rilassato
che dimostra mentre fuma una sigaretta che potrebbe rovinargli la vita.
Facendo
un liceo sulla psicologia sono attirata da tutti questi modi di affrontare
varie circostanze, questo ragazzo mi sta stupendo.
-Hey, è il tuo ragazzo quel tipo lì?- chiede Marcus
indicando alle mie spalle.
Una
figura alta e snella si sta avvicinando a passo spedito verso di noi.
Ha dei
ricci che sono perfettamente riconoscibili anche al buio.
Mika…
-Clarissa,
dobbiamo tornare a casa- dice appena mi è vicino prendendomi per un braccio
violentemente.
Marcus
lo guarda confuso ma senza muoversi di mezzo millimetro.
-Ciao
Clarissa- mi saluta con un segno di mano.
Non gli
rispondo, semplicemente penso al motivo per cui il mio idolo si trova qui e mi
sta portando a casa in un modo così brusco.
-Ciao Clarissaa- fa una smorfia Mika imitando il ragazzo che fino
a pochi minuti prima era stato stranamente gentile con me.
-Mika, che cosa ti prende?- gli chiedo puntando i piedi
a terra dopo che siamo abbastanza lontani da quel quartiere spaventoso.
Lui si
ferma guardandomi torvo.
-Non
dovresti essere qui- mi dice la stessa ed identica frase che poco prima mi
aveva detto anche Marcus.
Sembra
irritato da tutto questo come se lo facesse innervosire.
-Perché
sei qui Mika?- gli chiedo incrociando le bracci al petto per cercare di
coprirmi un po’ di più e soffrire meno il freddo.
Lui a
quella domando si irrigidisce leggermente ma dopo pochi secondi si
tranquillizza leggermente.
-Andiamo
in macchina che ti congeli- mi prende per un braccio ma io non mi muovo da quel
posto, voglio delle risposte.
Lui si
ferma rassegnato e dopo un leggero sospiro mi risponde quasi sussurrando:
-Sapevo
che non saresti tornata a casa e che avresti preso un raffreddore pesante e
forse anche la febbre se fossi rimasta in giro con questo freddo- disse
guardandomi negli occhi, forse era solo preoccupato per me.
Ma per
quale motivo era così irritato dalla presenza di quel ragazzo?
Che
forse…nooo impossibile!
-Vieni
ti porto a casa mia- mi sorride avvicinandomi a lui.
Mi
mette un braccio sulle spalle per riscaldarmi e insieme raggiungiamo la sua
macchina.
Mi fa
entrare in un suv con i finestrini oscurati e mi
passa una giacca, dev’essere la sua.
Gli
sorrido per il gesto davvero gentile e mi allaccio la cintura mettendomi comoda
sul mio sedile.
Per
tutto il viaggio nessuno dei due parla, io guardo continuamente fuori dal
finestrino le case che mi passano davanti, tutte ville enormi dove magari
vivono solamente due persone.
Mi
chiedo come facevano i reali a sentirsi a proprio agio nel proprio castello
quando non potevano nemmeno dormire con il re che per la maggior parte delle
volte non amavano.
Se era
così era un bene forse ma se non lo fosse? Se si fossero veramente innamorate
del marito? Non si sentivano soli a vivere con tutti quei servitori in una casa
così grande?
Ad
interrompere i miei pensieri è il freno della macchina che parcheggia nel
garage di una casetta a schiera molto carina.
Scendo
seguendo Mika che mi fa strada fino al portone.
Fino a
qualche giorno fa sognavo di sentirlo cantare in un concerto mentre ora sono
qui, a casa sua, sembra impossibile.
Mi fa
entrare e appena accende la luce con un battito di mani un salotto bellissimo
mi si para davanti.
C’è
un divano di mille colori e dipinti di ogni genere sulle pareti.
La
televisione non è tanto grande ma l’oggetto che cattura di più la mia
attenzione è un pianoforte al centro della sala.
Guardo
il pianoforte come incantata, è nero ed è lucidissimo senza nemmeno
un’impronta di dita.
Senza
rendermene conto mi ero avvicinata ad esso e gli giravo intorno osservandolo in
ogni dettaglio.
-Ti
piace?- mi riporta alla realtà Mika.
Lo
guardo con ancora una faccia da ebete e gli sorrido.
-Lo
amo, ti fidi di me se ti dico che non ne ho mai visto uno dal vivo?- continuo a
girarci intorno.
Mika mi
raggiunge poco dopo essersi tolto la giacca dello smoking.
Mel gli
gira intorno mentre si siede sullo sgabello dietro il pianoforte.
Inizia
a suonare qualcosa di allegro e la stanza si riempie di quelle note che ti
trasmettono tanta allegria.
-Ti va
di cantare qualcosa?- chiede sorridendo come un bambino a cui si regala il suo
giocattolo preferito.
-Non
sono molto brava ma va bene- gli sorrido imbarazzata.
Mi fa
sedere vicino a lui e mi indica il foglio dove c’è scritto il testo della
sua canzone più famosa: Grace Kelly.
Do I attract you?
Do I repulse you with my queasy smile?
Am I too dirty?
Am I too flirty?
Do I
like what you like?
Inizia
a cantare lui sorridendo.
La sua voce è qualcosa di straordinario…mi sembra un sogno essere
qui ad ascoltarlo per davvero.
I could be wholesome
I could be loathsome
I guess I'm a little bit shy
Why don't you like me?
Why don't you like me without making me try?
Continuo io cercando di
non fare brutte figure.
I try to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I try a little Freddie
I've gone identity mad!
I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Why don't you walk out the door!
How can I help it
How can I help it
How can I help what you think?
Hello my baby
Hello my baby
Putting my life on the brink
Why don't you like me
Why don't you like me
Why don't you like yourself?
Should I bend over?
Should I look older just to be put on your shelf?
I try to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I try a little Freddie
I've gone identity mad!
I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Walk out the door!
Say what you want to satisfy yourself
But you only want what everybody else says you should want
I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Walk out the door!
I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Walk out the door!
All’ultima
nota ci guardiamo e dopo pochi secondi scoppiamo a ridere, lui si appoggia alle
mie spalle mentre ridiamo come matti…solo in quel momento mi rendo conto
dei pochi centimetri di distanza che ci dividono…