Fandom: Black Friars.
Pairing/Personaggi: Gilbert
Morgan/Lara Degret.
Rating: Verde.
Chapters: 13/14+1.
Genere:
Romantico, Commedia.
Words: 1945
Canon or Fanon?:
Assolutamente CANON! Dopo quattro libri di corteggiamenti spudorati, alla fine Gil ha trovato un modo per stupire e - forse - conquistare
Lara! Dai, diciamocelo, non avrebbe potuto resistere ad un cavaliere mascherato!
Note: Io
ho una specie di amore viscerale per Gil, il piccolo
idiota del gruppo, che raggiunge quasi quello che provo per Ross e Bryce. Diciamo
che è alla pari con Ross ma Bryce è ancora un po’ più in alto, ecco. E Lara è
adorabile. Io la amo alla follia, esattamente come Megan! Sono due donne forti,
sono cool *utilizza un termine davvero poco mainstream*. Spero sinceramente di non deludere nessuno,
con questa mia versione dei fatti!
PS: AVETE LETTO LA NOVELLA? EH?
AVETE LETTO? La nostra Ssignora Madre Autrice ha
pubblicato una novella su Black Friars, incentrata sul primo viaggio di Sophia
in Altieres. Ora, io non amo lei e Gabriel come personaggi (Sì, lo so, sono
strana), nel senso che non sono nella mia top ten, ecco, ma li shippo spaventosamente, quindi è stato un sollievo
constatare che non ci sono stati problemi fra loro. Però *tuono in lontananza,
la “voce” ha l’eco* IO HO VISTO UN SACCO DI CONFERME
JERDAN (Nome ship di Jerome e Jordan, per chi non l’avesse
capito v.v). Magari non ci sono davvero e me le sono immaginate io, però… insomma,
dai, troppe cose che convergono lì. Loro devono esserci. DEVONO. *altro tuono
in lontananza*
Non posso dirvi altro che
LEGGETE, non ho intenzione di spoilerare, anche se,
alla fine, ho fatto un accenno ad una fantomatica missione ad un ballo di Nalvalle, che viene programmata proprio alla fine della
novella!
Dejà vu.
Gil&Lara
Alla
fine, Gilbert era riuscito a bloccarla abbastanza a lungo da chiederle quello
che, da quando Lady Eloise gli aveva parlato, gli premeva sapere. Dopotutto,
aveva provato ogni modo conosciuto per corteggiarla come un semplice ragazzo,
un Morgan fra i tanti, cosa gli costava provare come Cavaliere Mascherato? Non
aveva più nulla da perdere.
Si era
intrufolato furtivamente all’interno dell’ospedale, sfuggendo per un pelo a
Domina Heraclis ed ai suoi occhi di falco - aveva gli stivali leggermente
sporchi di fango, rischiava di essere costretto alle pulizie per una serata
intera - ed aveva raggiunto, grazie alle indicazioni di alcune infermiere che
evidentemente dovevano averlo preso di buon occhio, la sala suture in cui l’unica
donna che avrebbe voluto al suo fianco, per il resto della sua vita, stava
rimettendo in ordine vari attrezzi acuminati con cui lui non avrebbe voluto
assolutamente avere a che fare.
D’altro
canto, era innamorato, ma non sciocco: proporsi mentre teneva in mano aghi e
bisturi sarebbe stata la peggiore idea mai passata per la sua mente di giovane
scapestrato. L’Onorabile Lara era dolce e gentile, se doveva rapportarsi a
chiunque non fosse lui, ma sapeva tramutarsi in una belva spietata come Megan
Linnet, ed era un paragona tutt’altro che confortante,
per lui.
Rimase
fuori dalla porta, osservandola con attenzione, stando ben accorto a non farsi
vedere, in modo che continuasse a muoversi con quella tranquillità e quella
rilassatezza che la rendevano ancora più sensuale e meravigliosa ai suoi occhi.
Un sorriso gli incurvò le labbra, quando si rese conto che la dama stesse
canticchiando la stessa canzone che lui le aveva composto e dedicato qualche
anno fa, riproponendola in svariate versioni ed ottenendo sempre, in cambio, uno
sguardo degno del più infimo verme ed uno schiaffo
sdegnato. Una volta, l’anno precedente, lei lo aveva onorato anche di un
delicatissimo calcio nello stinco che era riuscito dove neppure le minacce di
Axel Vandemberg avevano avuto successo: lo avevano fatto zittire di colpo per
il dolore.
Lara Degret canticchiava e si muoveva delicata per la stanza,
ondeggiando leggermente con i fianchi, andando a tempo con una musica che non c’era,
ma che lui sentiva riecheggiare nell’aria come se la sua banda di amici del
postribolo l’avesse seguito. I lunghi capelli ramati le ondeggiavano sulle
spalle, incorniciandole il bel viso e rendendola incredibilmente simile alle
statue delle Sante che tante volte aveva visto a Delamar,
durante le processioni. Era così bella, così perfetta da rendergli difficile il
guardarla senza sentire una stretta feroce al cuore.
Cosa
avrebbe fatto, se lei avesse continuato a volerlo evitare? Cosa avrebbe fatto,
se lei si fosse sposata con qualcun altro? Oh, non sarebbe voluto essere nei
panni di quello sventurato, perché la sua furia lo avrebbe strappato
prematuramente a questo mondo ben prima di provare le gioie della prima notte. Non
avrebbe permesso che lei, proprio lei, la sua
donna, si concedesse a qualcun altro che non fosse lui. Non l’avrebbe sopportato, il suo cuore si sarebbe spezzato.
Solo lui
avrebbe passato le mani fra quei fili di rame, solo lui avrebbe assaporato i
boccioli di rosa che avevano preso il posto delle sue labbra. Solo lui si
sarebbe immolato come suo eterno schiavo, votando la sua vita alla sua sola
felicità. Lei sarebbe stata la sua regina, lui sarebbe stato il suo giullare,
il suo schiavo, il suo re, se solo lei l’avesse voluto.
« Cosa
diavolo ci fai qui, Morgan? »
evidentemente, si era distratto abbastanza a lungo da perdere il controllo del
proprio corpo e sospirare abbastanza forte da attirare l’attenzione della
fanciulla che, con un balzo ed un ringhio feroce, aveva messo giù gli ultimi
strumenti sterilizzati ed era partita verso di lui, a passo di carica,
puntandogli contro l’indice.
«
Questo è un ospedale, Lady Degret. Qui si curano le
persone ed io sono ferito. » le rispose, serio come
poche volte era stato in vita sua, senza azzardarsi a fare un passo verso o
lontano da lei, senza osare alzare una mano e spostarle la ciocca di capelli
che le oscurava la vista. Era come essere davanti ad una leonessa, un solo
gesto avrebbe potuto distruggerlo.
«
Ferito? A me sembri fin troppo in salute! » un leggero
porpora colorò le guance della ragazza, la cui espressione divenne, se
possibile, ancora più irritata, quando lui si limitò a chinare leggermente il
capo. « Il reparto psichiatrico, come ti ripeto da
anni, Morgan, si trova al piano di sopra. Parla con il dottor Lionnes, ti saprà aiutare. »
aggiunse, acida, quasi avesse ritenuto non abbastanza pungente la prima parte
della sua risposta.
« Il
mio cuore sanguina, Onorabile Lara. Sanguina da anni e solo voi potete porre
fine al mio tormento, in un modo o nell’altro. »
affermò quindi lui, afferrandole delicatamente la mano che ancora era puntata
contro il suo petto e stringendola come se fosse stata fatta di petali di rose.
Con una lentezza che sembrava non appartenergli, si portò il dorso alle labbra,
sfiorandolo con estrema dolcezza e con abbastanza sensualità da far
rabbrividire la giovane donna, con gli occhi sgranati fissi in quelli del suo
corteggiatore storico.
« I
bisturi sono in quella stanza, ti prometto che sarà una cosa veloce e
relativamente indolore. » ribatté allora lei,
strappando la mano dalla presa di Gilbert e fissandolo come se le avesse appena
ucciso il cagnolino da compagnia. Il rossore sulle sue guance aumentò in modo
esponenziale, quando lui, invece che ridere ed insistere con la solita corte
sfacciata, si fece avanti di un passo, alzando le braccia ed intrappolandola
fra se stesso ed il muro, guardandola con serietà e quello che, lei se ne rese
conto con sorpresa, era autentico dolore, quasi disperazione.
« Non
vi servono, vi basta una parola per uccidermi. » il
giovane uomo iniziò a sussurrare, quasi temesse di svegliare qualcuno,
facendole sentire l’odore del cordiale che doveva aver bevuto poco prima di
raggiungerla. Forse era ubriaco, per quel motivo sembrava talmente serio. « Vi ho chiesto di sposarmi quasi ogni giorno, dalla prima
volta che vi ho vista, ma voi mi avete sempre rifiutato. Sempre, a volte anche
con una certa violenza. Mi sono umiliato davanti a voi, ho fatto tutto ciò che
un Morgan avrebbe potuto fare. » continuò, senza perdere
un grammo della serietà con cui aveva iniziato, senza scomporsi nel notare l’espressione
tutt’altro che accondiscendente della ragazza.
Lara
aveva lasciato perdere la strana emozione provata nel vederlo quasi disperato,
puntando gli occhi fuori dalla finestra. Dopotutto, era stato sciocco, da parte
sua, credere che quella volta sarebbe stato diverso, che non si sarebbe
proposto come aveva sempre fatto, con il solo scopo di ottenere la sua mano e
provare l’ebbrezza di tradirla apertamente con qualche strana sgualdrina della
cittadella. Non c’era da fidarsi di un Morgan, suo padre lo diceva sempre.
Nessuno
dei due sentì Stephen, poco lontano, allontanarsi con una risatina. Nessuno dei
due, se lo sentì, dimostrò di averlo fatto.
« Se
fossi mascherato, mi sposereste? » la domanda del
giovane la colse completamente impreparata, facendola voltare verso di lui,
confusa e boccheggiante, quasi avesse voluto accertarsi che, effettivamente,
fosse stato lui a parlare e non si fosse immaginata tutto.
In fin
dei conti, più notti si era svegliata dopo averlo sognato nelle spoglie del
cavaliere mascherato che, anni addietro, l’aveva salvata e baciata, al Cimitero
degli Innocenti. Lo sognava arrampicarsi fino alla sua finestra e baciarla con
passione, prima di scappare di nuovo per compiere il proprio compito di
giustiziere in nome della legge ma dalla legge ricercato.
Oh, sapeva bene che una cosa simile fosse assolutamente impensabile. Non avrebbe
mai concesso il suo cuore ad un fuorilegge, come sosteneva di aver fatto sua
nonna. Suo padre non l’avrebbe perdonata. E, comunque, era assai improbabile
che quel valoroso giovane si ricordasse di lei.
« Hai bevuto, Morgan? Quanto hai bevuto? »
gli chiese, sconvolta, cercando di sfuggire, senza successo, dalla prigione in
cui il ragazzo l’aveva intrappolata, ritrovandosi invece stretta ancora di più
a lui, incatenata dai suoi occhi colmi di quella che sembrava aspettativa e,
forse, speranza. « Sei uno screanzato! Lasciami andare
subito! »
« No.
Non questa volta. Non senza sapere se… se con la maschera… »
sussurrò lui, zittendola, iniziando con sicurezza ed esitando sempre di più,
senza portare a termine la frase. « Se tradire un
giuramento mi permetterà di avervi, Lara, che sia così. Forse non dovrò
parlare, forse basterà… forse capirete… » continuò,
sempre più inconcludente, fissandola come se avesse voluto ricevere da lei
delle risposte.
«
Giuramento? Che giuramento? Tu sei impaz- » ogni tentativo di rispondere fu bloccato dalle labbra del
giovane uomo che premevano sulle sue, con impazienza, nervosismo e con una
dolcezza quasi disarmante, in totale disaccordo con la stazza di colui che la
stava stringendo e baciando.
Ancora ad
occhi semichiusi, lui le accarezzò leggermente una guancia, prima di parlare. « Pensateci. Se mi sposereste, mascherato, non dovete far
altro che farmelo sapere. Aspetterò tre giorni, poi, se non avrò vostre
notizie, giuro che non vi disturberò mai più. »
promise, solennemente, per poi piegarsi nuovamente su di lei e baciarla ancora,
con trasporto.
Quando,
poi, si allontanò di colpo, lasciandola lì, sola e boccheggiante, lei non
riuscì ad impedire a se stessa di arrossire ed avere le palpitazioni.
La forte
sensazione di dejà vu provata quando
lui l’aveva stretta era impossibile da fraintendere.
« Dov’è
Gilbert? A quest’ora sarebbe dovuto essere già qui. Rischiamo di tardare al
ballo di Nalvalle. » Axel
ringhiò, occhieggiando l’orologio da taschino con fare nervoso e battendo
nervosamente le dita sul tavolo in legno dell’osteria in cui si erano fermati
per aspettare il quinto compagno.
«
Aveva un incontro con l’avvocato Degret, sai, per il
contratto di matrimonio. » Ross sogghignò, divertito,
ricordando la faccia piena di orgoglio con cui l’altro aveva affermato di avere
quell’impegno in particolare. Dopotutto, era riuscito ad ottenere ciò che, per
anni, aveva bramato. Ancora nessuno riusciva a capacitarsi di come fosse potuto
accadere: la giovane donna lo aveva raggiunto, una mattina, e lo aveva
semplicemente baciato davanti all’intero corpo studentesco, facendo venire un
principio di infarto al principe Bryce e causando uno svenimento nelle sue più
care amiche e colleghe.
« SCORDATELO! Non mi sposerò su una delle
tue stupide navi, Morgan! Dovrai prima uccidermi! Mai! » una voce familiare li fece voltare
tutti e quattro verso la strada, dove stava passando, furiosa come non la
vedevano da quando il fidanzamento era diventato di dominio pubblico, Miss Lara
Degret, forse non
più tanto futura signora Morgan. Alle sue spalle, con il viso da cane
bastonato, camminava il neofidanzato, portando in mano delle carte in cui c’erano
rappresentate varie navi.
« Mia
adorata, se solo mi concedessi un piccolo viaggio… uno piccolo, dal Canale fino alle coste di Delamar
e ritorno! Tutti i Morgan si sono sposati in mare!
Tutti! » stava supplicando l’altro, con il tono
supplice che non utilizzava più da quando aveva ottenuto la mano della ragazza.
Un attimo dopo, lui era crollato in ginocchio, le mani congiunte e l’espressione
da bambino smarrito, completa di broncio. « Ti prego,
mia amata. Ti prego. »
«
Sparisci! »
I quattro
ragazzi all’interno dell’osteria si lanciarono uno sguardo divertito, anche se
quello di Stephen era pieno di commiserazione.
«
Beh, quantomeno avremo da divertirci ancora per molto, molto tempo. » commentò il giovane medico, osservando la ragazza
calpestare senza ritegno il mantello del fidanzato, camminando spedita verso l’ospedale
della Misericordia, per iniziare il suo turno.
« Ho
una fortissima sensazione di Dejà vu,
sapete? » l’affermazione di Bryce venne accolta da un
insieme di grugniti concordi. Quei due non sarebbero cambiati mai.