Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Raya_Cap_Fee    15/01/2014    7 recensioni
Mi chiamo Sarah Jane Donough e nell’Agosto del 1980 sono morta in un incidente a soli vent’anni. Trovate che sia triste? Non datevene pena. Non sono andata verso la luce, sono stata trattenuta qui sulla terra nelle vesti invisibili della Morte. Beh, una delle tante Morti in realtà. Ho il compito di prelevare le anime da questo mondo e guidarle verso la luce. Ora è giunto il momento di passare la falce, simbolicamente parlando, al mio successore. Daniel Duroy. Finalmente potrò essere libera.
Mi chiamo Sarah Jane e sono la Morte.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
COME FOSSI NIENTE, COME FOSSI ACQUA DENTRO ACQUA


 
“Assurdo….” borbottai sottovoce nel mentre che raggiungevo, a piedi, il Fire Cracker. L’assenza di Tommy O’Neill e del suo fratello minore si era prolungata di un’altra settimana e senz’altro se Daniel Duroy non mi avesse informata del ritardo avrei creduto che qualche altro mio collega li avesse portati all’altro mondo.
Il non possedere un cellulare aveva i suoi svantaggi. Chissà perché Gabriele non aveva provveduto.  Con le mani affondate nelle tasche del giubbotto imbottito e metà della faccia coperta da una sciarpa affrontavo l’autunno inoltrato di Caldwell. L’insegna verde del pub comparve,illuminata, pochi metri più avanti e tirai un sospiro di sollievo. Non che mi fosse mancato preparare sandwich e pulire tavoli ma se non altro non avevo fatto quella camminata mattutina inutilmente.

Aprii la porta e feci il mio ingresso senza tante cerimonie e incrociai subito lo sguardo di Tommy.Mi limitai a scuotere la testa e fare una smorfia.
“Che hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua, Sarah Jane?” provocò lui con un sorrisetto e un tono divertito. “Potevi avvertirmi che avreste tardato. Se tu mi dici di tornare martedì e martedì non ci sei potrei anche preoccuparmi sai?” sbottai da dietro il bancone, al suo fianco. Lui sorrise e mi diede una pacca sulla spalla, fortunatamente attutita dal mio giubbotto.

“Vedo che ti sei inacidita ancora di più Donough.Sarà stata la mia mancanza?”

“Cosa ti fa credere di avere questa pregorativa O’Neill? Dovevi nascere ed io ero già a questi livelli”. Tommy si lasciò andare in una risata divertita “E comunque…” aggiunsi poi lanciandogli un’occhiata di traverso “…bentornati”.
Mi ero svegliata con il piede storto, il che non era una novità dopotutto. La porta del Fire si aprì e una figura fin troppo fastidiosamente familiare fece il suo ingresso tranquilla “E tu? Non dovresti essere a scuola?” mi rivolsi a Duroy lanciandogli un’occhiataccia mentre mi liberavo dei miei accessori invernali da passeggiata.

Daniel inarcò le sopracciglia e mi guardò come se fossi pazza “Conosco un modo per allentare le tensioni Donough. Dovresti provarlo ogni tanto, sai?” ribattè lui tranquillo. Abbracciò brevemente Tommy, ma non in uno di quegli abbracci femminili tutto mi sei mancato terribilmente ma uno di quelli brevi  con qualche pacca dietro la schiena.

“Lasciala stare. E’ di malumore” quasi mi difese il maggiore degli O’Neill con un mezzo sorriso “ Ross è di sopra che dorme puoi andare pure a svegliarlo se vuoi”. Daniel annuì e mi rivolse un’occhiata prima di allontanarsi verso le scale. Dopo la sua ultima visita al mio appartamento, il giorno seguente al suo bacio, l’avevo visto solo una volta, nuovamente davanti al mio portone per annunciarmi il ritardo degli O’Neill. Era stato un incontro breve e coinciso. Non era nemmeno entrato. Probabilmente il suo ego era stato ferito più di quanto non avesse lasciato intendere e ciò non era propriamente un bene per il mio compito.
Gabriele non si era più fatto vedere dopo che gli avevo detto di andare via ma sapevo che comunque era ancora lui ad occuparsi delle mie anime. Momentaneamente ero sola. Non era una novità negli ultimi trentatre anni.
Al piano di sopra si udirono un paio di tonfi e delle imprecazioni e non potei fare a meno di accennare un sorriso divertito. Povero Ross.


 
“Allora, ti è successo qualcosa di interessante in questi giorni?” chiese l’irlandese al mio fianco e io feci spallucce “Non direi. Immagino che per te, a Las Vegas, sia stata tutta un’altra storia eh?”.

“Oh sì…” rispose lui in tono eloquente. Smisi di fare domande e mi voltai a guardare un pallidissimo Ross scendere le scale sospinto da Daniel Duroy “Ehy Ross! Ti trovo in gran forma…” lo presi in giro. Aveva una pessima cera in realtà, di quelle che lasciano intendere lunghe nottate insonni.
“Sarah J” sbadigliò in segno di saluto e riuscii a non irritarmi per quell’abbreviazione del mio nome. “Dammi.Mangiare” continuò il ragazzo sedendosi e prendendosi la testa tra le mani. Probabilmente quel risveglio traumatico se lo sarebbe portato dietro per tutta la giornata. D’altro canto un Duroy stranamente più gioviale del solito si accomodò al fianco del suo amico e mi lanciò un’occhiata divertita al quale involontariamente, risposi.

“Johnse è ancora di sopra?” chiese Tommy al fratello minore che annuì “Dorme beatamente, al mio contrario” rispose quello lanciando un’occhiataccia al suo amico e io inarcai un sopracciglio “Johnse?” domandai. Il nome non mi era nuovo. Gli O’Neill mi guardarono “L’abbiamo incontrato sulla via del ritorno ed era diretto qui, in autostop. Così l’abbiamo caricato insieme a noi”rispose Tommy.

Mi fermai appena in tempo da lanciare un’occhiata al cielo e chiedere: “Perché?”. Sospirai sommessamente “Mhm..così caricate anche sconosciuti in macchina e li fate dormire nel vostro appartamento.Intelligente” mugugnai soltanto poggiando sandwich e burro d’arachidi di fronte a Ross.
“Vado a sistemare di là…” annunciai. In realtà, visto che il locale era rimasto come quando era stato chiuso non c’era nulla da sistemare ma Tommy non disse niente. Entrai nell’altra stanza e strabuzzai gli occhi “Ma che…?”. Quattro sedie erano rovesciate a terra e un tavolo era capovolto sull’altro. Dei bicchieri vuoti erano disseminati un po’ dappertutto. C’era stata una festa? Quando?

La porta dietro di me si aprì e feci per sbottare qualcosa contro Tommy, prima o poi mi avrebbe licenziato invece, mi ritrovai di fronte Daniel. Si guardò intorno piuttosto incuriosito “Immagino che tu ne sappia quanto me a vedere la tua espressione” mormorai e lui fece spallucce “A volte accade”. Ah sì, certo, giustifichiamo pure.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli  studiando il da farsi“Posso dirti due parole?” interruppe i miei pensieri la voce di Daniel “Emh…certo” risposi sollevando lo sguardo verso di lui, incrociando così i suoi occhi chiari “Madison vorrebbe vederti. Sono due giorni che non fa che nominarti” era evidentemente a disagio. Rimasi in silenzio, un silenzio che lui interpretò male perché aggiunse “Ma fa finta di niente. Non sei obbligata insomma.” Guardò uno delle sedie rovesciate “Direi che hai già fatto inspiegabilmente tanto per me” disse e fece per voltarsi. “Daniel” lo afferrai per un braccio e lui tornò a guardarmi, l’espressione indecifrabile “ Va bene, passerò oggi pomeriggio a casa tua”.

“Non sei obbligata”.

“Non me lo avresti chiesto che Maddie non avesse insistito davvero così tanto. Non so sinceramente perché mi trovi così divertente ma non è un problema.Davvero” accennai un sorriso e lui annuì sospirando “Grazie”.


 
Il Fire Cracker non era esattamente il locale più affollato della città…non era affollato e basta in realtà. Verso sera, gli unici ospiti era due vecchietti intenti a bere scotch a uno dei tavoli all’ingresso. La solita compagnia di liceali non si era fatta vedere “Mi spieghi come fai a mandare avanti un posto del genere se non viene mai nessuno?” domandai a Tommy comodamente seduta allo sgabello dietro la cassa. Tommy O’Neill sorrise e scosse la testa “ Nessuno? Quelli sono clienti” rispose indicando con un cenno della testa i due anziani. “Se lo dici tu…” mormorai scettica.
Come detto a Daniel ero passata a casa sua salvo per trovarla vuota. Mi ero sorpresa e, a dire la verità, anche un po’ scocciata.

Non credevo che Daniel mi potesse prendermi in giro quando si parlava di Madison perciò aspettavo di vederlo comparire da un momento all’altro sulla soglia del locale con qualche spiegazione. Iniziai a tamburellare le mani sul legno del bancone, impaziente “Potrei anche prendermi la serata libera…” azzardai e lanciai un’occhiata al mio capo. Lui mi guardò “Non sei affatto la dipendente del mese Donough”.
“E tu non sei il capo dell’anno O’Neill” ribattei divertita balzando giù dallo sgabello per prendere il giubbotto. Sarei tornata a casa Duroy. Qualcosa evidentemente non andava.

Mentre infilavo il piumino un rumore di passi provenne dal fondo della sala e sollevai lo sguardo verso le scale dalle quali apparve una figura alta. Fermai la chiusura del giubbotto a metà, immobilizzata. “Ben risvegliato principessa” rise Tommy verso il nuovo giunto. La luce del locale illuminò la figura di Johnse e io sbattei le palpebre più volte nel tentativo di riprendermi dallo stupore. Johnse sorrise all’indirizzo del nuovo amico e poi, gli occhi scuri si soffermarono su di me, divertiti.
“Oh…” mi scappò dalle labbra quando notai alla sua mano sinistra, un guanto “Oh no…” sospirai ancora sottovoce.

“Sarah Jane, ti presento Johnse Fields. Johnse, ti presento Sarah Jane Donough. La mia dipendente” ci presentò Tommy.

Soffermai lo sguardo su Johnse. Era qualche anno che non lo vedevo in circolazione ma lo conoscevo, e per motivi tutt’altro che buoni. I capelli scuri tagliati corti, il volto pallido e le labbra sottili, le spalle ampie e una perfetta e invidiabile forma fisica.

Quando avevo sentito il suo nome mi era sembrato familiare ma non avrei mai potuto immaginare di ritrovarmi di fronte, l’unico collega che avessi mai avuto.
 
Ero, all’incirca dieci anni prima al lavoro sulle strade di New York.



Ferma sul marciapiede di una strada affollata mi ero guardata intorno con aria spazientita. Nelle grandi città la mole di lavoro era sempre alta. D’un tratto qualcuno si era fermato al mio fianco oscurandomi quasi alla luce del lampione. Certo, nessuno poteva vedermi. Con la coda dell’occhio avevo notato che mi stava fissando e perciò mi ero voltata di scatto e incrociando gli occhi scuri di un ragazzo di qualche anno più grande di me, almeno visivamente. Nessuno poteva vedermi a parte…
“Ciao”  aveva esordito lui tendendomi una mano. Una Morte. Era il primo collega che avessi mai visto, a parte la figura superiore di Gabriele.
“Ciao” avevo risposto tenendo le mie mani al loro posto. Non ero un tipo da contatti, tantomeno con gli sconosciuti.Tantomeno con gli sconosciuti morti.
Lui  aveva sorriso e ritirato senza alcun problema la mano, riponendola n una delle tasche della veste nera “Johnse” si era presentato guardando la strada trafficata.
“Sarah Jane” avevo ribattuto intono piatto presentandomi a mia volta. “Mi ha mandato Ezechiele, le metropoli sono un grande lavoro per una persona sola.Gabriele dovrebbe saperlo” aggiunse lui ed ero tornata a guardare il suo profilo. Ezechiele. E io che avevo creduto che Gabriele fosse il boss.
“Io lavoro da sola” avevo rispotoi “E infatti non ne sembri entusiasta” disse lui.
“E’ un espressione che mi si addice” avevo mormorato e riprendendo a camminare. Evitavo accuratamente di entrare in contatto con gli esseri umani attraversandoli ma a volte capitava che qualcuno di loro si spostasse all’improvviso e io lo trapassavo provocandogli un brivido che lo scuoteva per qualche attimo. Nel tentativo di allontanarmi da Johnse avevo attraversato parecchi umani.
“Non sei un tipo amichevole eh?”aveva  chiesto l’altra Morte che mi stava appena un passo indietro. Certo, non era difficile per lui visto che un suo passo era all’incirca due dei miei. “No,  infatti. Tu sei genio, vero?”. Lui non aveva risposto. “Lavoro spesso in coppia. Non mi reputano abbastanza anziano per stare da solo…”. A quel punto mi fermai “Questa mi è nuova”. Sin dal primo giorno non ero mai stata affidata a nessuna altra Morte, sola, sotto la guida dell’Angelo.
Johnse si era stretto nelle spalle ampie e aveva accennato un sorriso con le labbra sottili “Troppo giovane o troppo….ribelle”.
Avevo alzato le sopracciglia verso l’alto “Bene, ora capisco”. La baby-sitter ecco cosa dovevo fare. Avevo squadrato dall’alto in basso la figura del mio collega e avevo sospirato.
Il mio primo incontro con Johnse, il primo di una convivenza forzata di sei mesi.
 
Schiusi appena le labbra e fissai la figura della Morte. Perché era lì?
“Johnse, è un piacere conoscerti” finsi un improvviso entusiasmo, forse troppo per i miei standard poiché anche Tommy mi lanciò un’occhiata incuriosita. Caldwell non era una metropoli. Porsi la mano verso Johnse e lui si chinò in avanti per stringerla. Un sorriso si fece spazio all’angolo della sua bocca.

“Cosa ti porta qui in città, Johnse?” domandai trattenendo a stento la rabbia. “Affari” rispose lui sistemandosi seduto ad uno sgabello e scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli come faceva sempre quando mentiva. Non poteva tuttavia mentire a me. Stirai le labbra in un sorriso “Sai, Tommy? Credo che resterò un altro po’”. Tornai a togliere il giubbotto sotto lo sguardo sorpreso dell’irlandese e mi misi a sedere nuovamente sullo sgabello occupato fino a qualche minuto prima e fissai lo sguardo grigio su Johnse in attesa.
 
Dovetti attendere pazientemente più di mezz’ora prima che Johnse di decidesse ad annunciare di voler “fare un giro in città”.
“Ti accompagno io volentieri” proposi, con fini tutt’altro che gentili. Tommy mi guardò sorpreso  poi sorrise malizioso. Pensasse quello che voleva. Accennai un sorriso di risposta e mi infilai in fretta il giubbotto.
Appena usciti dal locale spinsi, con una certa difficoltà, Johnse nel vicolo dove Daniel aveva fatto cadere suo nonno e mi parai di fronte a lui.
“Che ci fai qui? Di che affari si tratta Johnse?”. Era un caso che casa Duroy fosse vuota? Un terribile sospetto….
Johnse alzò le mani e sorrise “Ehi Sarah Jane. Mi aspettavo un benvenuto più caloroso da parte tua sai?”.
“Non mi importa di quello che ti aspettavi. Dimmi che ci fai qui”
“Mi ha mandato…”
“Ezechiele sì, perché?” conclusi per lui. Johnse mi guardò e si sistemò la giacca verde scura, con calma. “Sono qui per le anime, per quale altro motivo se no?”.
“Johnse…”minacciai. Mi superava di ben venti centimetri ma fortunatamente per lui non me lo faceva pesare. Guardò in direzione della strada e sospirò sommessamente. “Sono qui per le tue anime. Gabriele ha chiesto ad Ezechiele di mandarmi qui”
“Perché in questa forma?” gli toccai un braccio e lui fece spallucce “Non lo so. Non faccio troppe domande io, lo sai”. Sbuffai. Non mi piaceva la situazione.Per niente.

“Spero per te che tu non sia più un ribelle Johnse. Gli O’Neill non si toccano né i Duroy” cercai nel suo sguardo qualcosa di colpevole ma non trovai nulla se non indifferenza “Duroy?” chiese lui per poi aggiungere “E tu Sarah Jane? Perché tu sei qui in questa forma?” allungò una mano per prendere una ciocca dei miei capelli. “E’ una storia che ti racconterò più tardi questa. Vieni, prima parla tu”.
Avevo bisogno di sapere cosa stesse succedendo prima di occuparmi di Daniel. Se Johnse non se ne era occupato e Gabriele non c’era vuol dire che era tutto al suo posto. Johnse mi prese una mano e io sollevai brevemente gli occhi al cielo buio “Sei più sexy di quanto ricordassi” disse. Liberai la mia mano dalla sua presa e accennai una bassa risata “Avanti, Johnse, quei tempi sono finiti”.




 
Angolo Autrice
Innanzitutto SCUSATEMI  per l’enorme ritardo. Linciatemi pure, vi do il permesso. Il fatto è che ho avuto qualche problemino…ancora non risolto che mi ha portato via tempo e voglia di scrivere. So che ad alcune di voi avevo detto di pubblicare Lunedì o Giovedì scorso e, come sempre, quando programmo…succede qualcosa che mi impedisce di mantenere l’impegno. Comunque scusandomi un’altra volta spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che il nuovo personaggio, Johnse, nato all’improvviso e non programmato vi piaccia. Ringrazio tantissimo Bloodwriter98 che ha inserito la storia tra le preferite e rigrazio Aurorageco e giuggiolamid99 che hanno inserito la storia tra le seguite. Vi adoro! Spero di risolvere presto e nel migliore dei modi la mia faccenda e tornare così a pubblicare assiduamente. Aggiungo una cosa. Stasera sintonizzatevi su rete quattro alle 21.15 c’è Hatfields & McCoys <3 oltre ad esserci quel gran bravo ragazzo di Matt Barr sembra una storia interessante (tratto da una vera faida tra famiglie). Ora vi lascio và ahaha. Un bacione!!!

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Raya_Cap_Fee