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Autore: Cara_Sconosciuta    02/06/2008    5 recensioni
“Martha, non lo dire nemmeno per scherzo!” Replicò la pianista, indignata. “Io ed Evans siamo due pianeti opposti, lontani mille miglia e il pomeriggio che ho passato con lui lavorando a quell’accidenti di progetto per la Darbus mi basterà per tutta la vita!” “A me no, invece….”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una storia un po’ strana, tra sogno e realtà che mi ha ispirato un cartone che ho visto con mio fratello

Una storia un po’ strana, tra sogno e realtà che mi ha ispirato un cartone che ho visto con mio fratello. La canzone è “Domani”, dei Pooh, e vi consiglio davvero di ascoltarla perché, a mio avviso, è uno dei più grandi tra i loro piccoli capolavori.

Un besito a todas las chicas que me leen!

Temperance

Domani

Rubando le parole a Jovanotti….

A te che sei una roccia, sei una pianta, sei un uragano

Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano.

 

“Davvero, io non lo reggo!” Esclamò Kelsi, camminando tra gli stand della fiera di Albuquerque senza nemmeno guardarsi intorno.

“Oh, dai, non può essere così male… secondo me, poi, tu gli piaci. Esclamò Martha, prendendo l’amica sottobraccio con fare cospirativo. “E, fossi in te, un pensierino ce lo farei! Non è proprio da buttare via, il ragazzo.

“Martha, non lo dire nemmeno per scherzo!” Replicò la pianista, indignata. “Io ed Evans siamo due pianeti opposti, lontani mille miglia e il pomeriggio che ho passato con lui lavorando a quell’accidenti di progetto per la Darbus mi basterà per tutta la vita!”

 

“A me no, invece….” Sussurrò Ryan che, seduto su una panchina, aveva ascoltato proprio la parte del discorso delle ragazze riferita a lui.

Un discorso che gli aveva fatto davvero male, come se Kelsi, con quelle parole, gli avesse infilzato una vagonata di spilli nel cuore.

Era esaltatissimo al pensiero di dover fare il lavoro sulla musica del sedicesimo secolo con lei…o, almeno, lo era stato fino a quel momento. Quella mattina si era cambiato cinque volte, cercando di capire quale era la mise che le sarebbe piaciuta di più… era stato gentile, l’aveva trattata bene, comeuna principessa….quasi come era costretto a trattare Sharpay.

Insomma, aveva messo in gioco tutte le sue carte migliori, eppure lei ancora non lo sopportava.

Che doveva fare per farsi notare da quella ragazza?

Il giovane sospirò: probabilmente, non ci sarebbe mai riuscito. Forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere. Dopotutto, a settembre sarebbe andato a New York, alla Julliard e non l’avrebbe più vista.

Non sapeva se fosse un bene o un male.

Forse standogli lontana si sarebbe resa conto di non poter fare a meno di lui…o forse lui l’avrebbe semplicemente dimenticata.

Certo, c’era anche la possibilità che le cose rimanessero esattamente come stavano, ma non ci voleva nemmeno pensare.

Lei sarebbe stata felice vedendolo partire.

Lui sarebbe stato felice non vedendola ogni giorno.

E poi chissà….

 

Lascia che la vita ci sorprenda

Anche se significa dirsi addio

Non c’è mai un’ultima primavera

Se si può rinascere, che avventura

E poi quando troverai

L’isola che non c’è

Mi basta una cartolina

Io sto bene

 

Verso l’una Kelsi aprì la porta della sua camera e si lasciò cadere sul letto, sfinita dalla serata appena trascorsa con la sua migliore amica.

Il malumore, però, non era ancora riuscita a farselo passare ed era certa che, se avesse cercato di prendere sonno, sarebbe tornato più forte che mai, quindi decise di dedicarsi al suo unico acquisto di quella sera che, poi, acquisto era solo tra virgolette.

Poco prima di andare via, Martha l’aveva trascinata praticamente a forza nella tenda di un’indovina, dicendo che sarebbe stato bello farsi predire il futuro.

Personalmente, lei credeva che fossero solo idiozie, ma la maga era simpatica e, cosa alquanto rara, a buon mercato. Diceva di essere una vera sensitiva, per quanto questo potesse sembrare strano, e le aveva piantato in mano una vecchia moneta, dicendole di metterla sotto al cuscino prima di addormentarsi. In quel modo avrebbe visto chiaramente alcune ore del proprio futuro in sogno.

Era una moneta piuttosto particolare, con un buco in centro e sembrava molto, molto antica. La donna aveva spiegato che quella e tutte le altre che teneva nella sua borsa erano appartenute ad un santone indiano e che lei ne era venuta in possesso proprio grazie ad una delle sue visioni.

Che scemenza…” Sussurrò la ragazza, mentre uno sbadiglio la costringeva a spalancare la bocca in modo non proprio aggraziato.

Pazienza… di certo i suoi poster non gliene avrebbero fatto una colpa.

Il sonno, però, era arrivato, così Kelsi si mise velocemente il pijama e si infilò sotto le coperte, la moneta al suo posto tra cuscino e materasso.

“Tanto non funziona…” Fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.

 

Dietro la curva c’è il mare

E le nuove stagioni del cuore

Domani…

Ci inventeremo che cosa faremo da grandi

Domani…

Forse sognare è un difetto

Ma chi lo conosce il domani…

 

Quando Kelsi aprì gli occhi, si trovava in un grande supermercato che, di certo, non eraquel buco del centro commerciale di Albuquerque. Si trovava nel banco dei surgelati.

Non vicina.

Dentro al banco.

La prima cosa che fece, perciò, fu tentare di scavalcare il piccolo frigorifero, ma si ritrovò dall’altra parte prima ancora di avere iniziato la faticosa operazione.

Ma che diamine…”

“È il tuo sogno, Kelsi, puoi fare quello che vuoi, qui. Una voce familiare e piuttosto irritante, la costrinse a voltarsi. Un ragazzo alto e sottile, vestito in modo colorato oltre misura e con una fedora dorata storta sui capelli color del grano la fissava, divertito, appoggiato al muro.

Evans, nemmeno di notte mi lasci in pace?”

Ryan si strinse nelle spalle, come per dire che non era colpa sua: dopotutto era lei che stava sognando.

“Allora…hai una passione per i supermercati o ti trovi qui per qualche motivo particolare?”

E che ne so? Mica decido io cosa sognare, o tu non saresti qui.

“Scusa… volevo solo fare conversazione.”

“Evita, la prossima volta.” Rispose la ragazza in malo modo, iniziando a camminare lungo il corridoio bianco.

In un attimo Ryan fu al suo fianco.

“Sicura che non c’entra la moneta?” Domandò, facendola sussultare.

Evans!” Strillò.

Nessuno dei presenti sembrò accorgersene.

Mentre stava per iniziare una lunga arringa su quanto il suo accompagnatore fosse noioso, superficiale ed assolutamente insopportabile, una bambina attraversò Ryan di corsa, facendogli perdere l’equilibrio.

“Ti ha fatto male?” Domandò Kelsi, posandogli con fare protettivo una mano sulla spalla, per poi ritrarla subito, quando si rese conto di ciò che stava facendo.

“No…nemmeno l’ho sentita.” Replicò il giovane con un sorriso disarmante.

“Mamma, vieni a vedere!” Gridava la bambina dai lunghi ricci biondi, saltellando vicino allo scaffale dei giocattoli.

“Ho l’impressione che per te sarà molto interessante vedere la madre di quella piccolina. Sussurrò Ryan all’orecchio di Kelsi, come se chi gli stava intorno avesse potuto sentirlo.

Kelsi stava per rispondere di stare il più lontano possibile da lei, ma le parole le morirono in gola quando vide una donna sui trent’anni avvicinarsi, sorridente, spingendo un carrello..

Era alta come lei, con grandi occhi verdi nascosti da un paio di occhiali privi di montatura. I capelli, mossi e castani, spuntavano da sotto un pesante cappello di lana e il ventre gonfio, anche sotto al cappotto imbottito, indicava un avanzato stato di gravidanza.

“Oh mio….” Kelsi si portò le mani alla bocca, sgranando gli occhi, mentre la donna la sorpassava e Ryan la guardava, soddisfatto. Quella…quella è…sono…”

“Quella è la professoressa Kelsi Emerald Nielsen, insegnante di musica al conservatorio di Albuquerque e quella è sua… beh, tua figlia, Amanda.”

“Come…perché sto sognando queste cose?”

“La moneta della veggente.” Rispose Ryan, come se fosse stata la cosa più logica del mondo. “Il piccolo non so come si chiamerà…qualcosa con la R….Ron, Rayboh…”

I due riportarono la loro attenzione su madre e figlia che, chine sulla mensola più bassa dello scaffale, sfogliavano alcuni album da colorare con le figure dei film Disney. Pareva che fossero indecise tra “Alla ricerca di Nemo” e “High School Musical.

Che dici, aspettiamo papà e facciamo scegliere a lui?” Amanda annuì energicamente, senza alzare gli occhi dai due giornaletti.

“Uh uh…a quanto pare ora vedremo chi sarà l’uomo della tua vita. Disse Ryan, facendo sobbalzare Kelsi, totalmente persa ad ammirare la versione più vecchia di se stessa.

“Sei sempre bellissima…” Le sussurrò Ryan all’orecchio, posandole un bacio leggero sulla guancia.

Evans, ma che stai….” Ancora una volta, la sua frase fu interrotta dall’arrivo d una terza persona, che andò ad unirsi alla famigliola, lasciando la ragazza letteralmente di stucco.

Papy!” Esclamò Amanda, correndogli incontro sventolando i due album. “Papy, quale prendo?”

Il giovane uomo prese in braccio la bambina e strofinò un paio di volte il naso contro il suo, prima di guardare i libretti.

“Quello…quello è…quello sei…”

Ryan ridacchiò sommessamente, evidentemente divertito dall’espressione di lei.

“Sorpresa! Sembriamo proprio una bella famiglia, eh?” Domandò, mentre il Ryan adulto si avvicinava a sua moglie, chiedendole qualcosa a proposito della marca di pannolini che aveva intenzione di comperare.

“Io e te? No… non è possibile… non è…”

“Non è ora, ma sarà.” Replicò lui, sibillino.

“No no no no, Evans!” Esclamarono insieme le due Kelsi, una riferita al proprio futuro, l’altra ai pannolini.

La più giovane delle due si bloccò per un istante, poi scosse velocemente la testa e continuò:

“Non sarà mai, Ryan. Io e te… insomma… non ci siamo mai piaciuti e…”

“Io non sono mai piaciuto a te, il contrario non l’ha mai detto nessuno. Anzi…”

“Oh, Ry…” Si lasciò sfuggire lei in un attimo di tenerezza dovuto alla scoperta dei sentimenti che il giovane provava per lei. Attimo dal quale, però, si riprese quasi istantaneamente. “Ma noi non possiamo stare insieme… insomma, non ti reggo per più di cinque minuti, è sempre stato così e così sempre sarà, per non parlare di tua sorella, che è l’ultima persona che vorrei come cognata e…”

Kelsi…”

“Lasciami finire. Non credo che…”

Kelsi, svegliati!” Esclamò Ryan scuotendola per una spalla.

 

Kelsi Nielsen aprì gli occhi nella sua stanza al terzo piano del condomino nel centro di Albuquerque dove viveva da quando era nata. Sua madre, sopra di lei, la chiamava, scuotendola per una spalla come aveva fatto Ryan pochi istanti prima.

Kelsi, tesoro, non hai sentito la sveglia: devi andare a scuola!”

Ok, mamy, ora mi alzo.” Rispose la ragazza e, non appena la signora Nielsen fu fuori dalla stanza, infilò la mano sotto al cuscino, alla ricerca della moneta che, però, sembrava essersi volatilizzata.

Eppure era così sicura di averla messa lì, la sera prima…

Oh, beh, poco male… in fondo non ci aveva mai creduto: quello stupido sogno era stato soltanto un sogno e nessun destino era segnato, tanto meno il suo.

 

Anche se va un attimo via la luna

Ogni addio può essere libertà

La realtà moltiplica luci e ombre

Ci darà da vivere senza noi

 

NEW YORK, OTTOBRE 2008

Ryan rientrò nell’appartamento ultra lussuoso che suo padre gli aveva comprato in centro a New York verso le sei di sera, dopo aver trascorso la mattinata a scuola e il pomeriggio a girovagare senza meta con i suoi nuovi amici.

La vita nella Grande Mela non era poi così male: aveva conosciuto dei ragazzi simpaticissimi che condividevano le sue passioni e lo capivano come nessuno aveva mai fatto e, tra scuola e prove, aveva ben pochi secondi per pensare al New Mexico e alle persone che vi aveva lasciato.

Kelsi, naturalmente, era sempre rimasta nel suo cuore ma, con tutto quello che aveva da fare, era molto più facile evitare di vedersela davanti ogni secondo.

Di giorno, almeno, era così, mentre di notte… beh, di notte era tutta un’altra storia.

In quel momento, comunque, il suo principale dilemma era decidere se prendere la via più semplice, ordinando una pizza o del cibo cinese, o quella più difficile, rischiando di nuovo di dare fuoco alla casa tentando di prepararsi un piatto di pasta anche solo vagamente commestibile.

Aveva appena deciso che quella era la serata giusta per sfidare la sorte accendendo i fornelli, quando notò che la spia della segreteria telefonica lampeggiava.

I messaggi erano tre, due dei quali erano stati lasciati da Sharpay, che lo metteva a parte dei suoi ultimi acquisti alle “favolose esposizioni di Valentino e Gucci” che si erano tenute a Baltimora il giorno prima.

Tutto regolare.

Fu la terza registrazione a lasciarlo letteralmente di stucco.

“Ehm… sì… ciao, EvRyan, sono Kelsi. Ti chiamo perché...a dire il vero, non lo so bene il perché, però, dato che ormai sono qui… volevo dirti che la settimana prossima sarò a New York e quindi… beh, mi farebbe piacere rivederti, se ti va… ok… credo…devo… insomma, ciao.”

Ryan sorrise, stupito e felice e, una volta deciso che la pasta poteva aspettare, sollevò la cornetta e compose velocemente il numero dal quale era stato lasciato l’ultimo messaggio.

 

E si può dividersi e non sparire

Se è così riabbracciami quando vuoi

E poi non sarà mai tardi

Per farci vedere insieme

Sicuri di chi ci ama domani

 

“Io direi ‘Alla ricerca di Nemo’.” Sentenziò Ryan, restituendo entrambi gli album alla figlia, mentre Kelsi li guardava con una strana sensazione di dejavu.

Eccola lì, la sua famiglia…. Una famiglia che, se lei non avesse messo a tacere il suo sciocco orgoglio da ragazza di periferia, ammettendo di essersi innamorata di un ragazzo ricco, pieno di sé e maledettamente gentile, non avrebbe mai avuto.

Tutto sommato, le veniva molto più facile essere felice, ora che un uomo meraviglioso e due bambini, uno dei quali non ancora nato, l’avevano aiutata a superare la sua paura di amare.

Ora sapeva che l’odio e l’amore sono divisi da una linea troppo sottile per risultare una separazione netta, che non tutti gli addii e le partenze sono, dopotutto, una cosa così tremenda e, soprattutto, che da un errore di valutazione di può guadagnare molto, molto di più che da una scelta di cui abbia soppesato ogni variabile ed implicazione futura.

 

Basta trovare il coraggio

La parte migliore del viaggio è domani

Domani…

Grandi partenze e speranze

Di avere ragione domani

Domani…

Manca la luce un istante

Ma niente finisce domani

Domani…

Precipitare ci insegna a volare

Domani…

 

Non credeva di essere una persona migliore di quanto non fosse prima.

Era una semplice donna, forse un po’ più fortunata di tante altre, che aveva capito che non valeva la pena perdere tempo ad odiare una persona quando bastava così poco per amarla e rendere la propria vita un po’ meno vuota, un po’ meno casuale.

Almeno fino a domani.

 

Vivere per vivere

Perché il mondo finirà

ma non domani…

 

 

 

   
 
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