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Autore: xkeepituglyx    16/01/2014    1 recensioni
Una storia sul passato di Kei, il blader glaciale, le sue origini, la sua infanzia, e i primi amori. È stato tutto inventato da me :)
Sarà sempre stato così freddo e scontroso come lo conosciamo? Quali rapporti aveva con il nonno?
Se vi ho incuriosito date un'occhiata!
Genere: Azione, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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As a piece of ice
La mattinata passò veloce, e dopo aver fatto una colazione abbondante gli otto ragazzi si avventurarono per gli stretti corridoi del monastero. Prima fecero un giro del piano delle aule, che, spiegarono i più grandi, erano divise per team: infatti erano tutte molto piccole, contenevano un unico lungo tavolo da lavoro in legno massiccio, cinque sedie, la lavagna al muro e un armadio; alla fine di un lungo corridoio videro la loro aula, non diversa dalle altre: era ancora inverno e di mattino non c'era luce, l'ambiente era avvolto da un'aura spettrale. Kei venne colto da un brivido lungo la schiena. Dopo aver visto le aule si spostarono nel piano sotto, dove c'erano le palestre. Ce n'erano diverse, tutte attrezzate più o meno nello stesso modo, con diversi attrezzi a cui Kei non sapeva nemmeno dare un nome. Nei corridoi fuori dalle palestre c'erano diversi armadietti, ognuno con un numero, in cui i ragazzi avrebbero dovuto portare qualche cambio e il necessario per lavarsi dopo i duri allenamenti. Aron avrebbe voluto mostrare ai nuovi arrivati molto altro, ma non ebbe il tempo: la mattinata era già inoltrata e quella mattina lui e la sua squadra si sarebbero dovuti riscaldare per un allenamento speciale nel pomeriggio; anche se non sapeva in che cosa consistesse gli avevano detto che sarebbe stato molto importante e faticoso. Accompagnò i quattro bambini alle scale dei dormitori e si avviò verso alla sua camera insieme ai compagni per recuperare alcuni attrezzi. Una volta salite le scale, Kei e i tre amici si separarono per sistemare le proprie camere. Una volta entrato nella sua stanza, Kei si lanciò sul letto, trovando il letto deliziosamente morbido ma non troppo. Rimase sdraiato a contemplare il soffitto ancora per diversi minuti, stiracchiandosi come un gatto sentendo i muscoli degli addominali tirare. Si alzò pigramente, e si diresse verso il borsone. Erano rimaste poche cose, come qualche affetto personale e oggetti utili, come accappatoio e  ciabatte. Ripose con cura le sue lame da pattinaggio e una foto della mamma sullo scaffale dietro l'armadio e preparò qualche cambio e degli abiti per la palestra ordinatamente sul letto, e prima di chiudere soddisfatto le ante dell'armadio ripose nello scaffale in alto il borsone piegato accartocciato. Decise di scendere nelle palestre a sistemare il suo armadietto, chiuse la porta a chiave, portandosi dietro tutta l'attrezzatura e scese cautamente le scale. Sulle scale incontrò Yuri, anche lui intento a portare giù i cambi, come avevano consigliato loro i ragazzi più grandi. Si affiancò a lui e insieme scesero le scale. Kei ebbe il tempo di osservare meglio il compagno: i capelli, di un rosso acceso quasi innaturale, erano di un rosso più scuro sulla nuca, mentre viravano quasi all'arancione sulle tempie. Il ragazzo era silenzioso, si muoveva con passi felini e calcolati, puntando gli occhi smeraldini sui propri piedi. Giunti nel corridoio delle palestre si separarono per cercare gli armadietti. Una volta trovato il suo, Kei ripose con calma e ordine tutta la sua roba, poi si accorse che Yuri lo stava aspettando, con un sorriso timido sulle labbra. Kei gli corse di fianco, e insieme tornarono nella sala della Fontana, e si sedettero su un divanetto senza sapere cosa fare. I due ragazzi non si accorsero nemmeno che era già mezzogiorno quando si unirono a loro anche gli altri due membri della squadra. La fontana cambiò colore, e i ragazzi in sala si avviarono verso la mensa. I quattro incontrarono la squadra di Aron, e si avviarono insieme. Quando tutti ebbero un vassoio pieno si accomodarono al solito tavolo. I ragazzi più grandi portavano i segni dell'allenamento: la treccia di Aron era arruffata e le magliette dei ragazzi erano umide. Ma non sembravano affaticati. Pranzarono insieme molto velocemente, subito dopo quelli più grandi si alzarono:
"Non aspettate che Viktor ci dica qualcosa?"
"No, le notizie e gli aggiornamenti sono solo al mattino e alla sera, in più dobbiamo andare a fare un nuovo allenamento"
"Uao! E che cosa farete?"
"Ancora non lo sappiamo, ci hanno detto che sarà faticoso ma molto importante, ci rivedremo soltanto dopodomani"
"Allora buona fortuna!" 
Aron sorrise ai suoi amici e si salutò con un cenno della mano, poi si allontanò con i suoi compagni. I quattro rimasti in mensa finirono di consumare il loro pranzo tranquillamente, poi si alzarono e salirono verso le camere.
Kei si diresse da solo nel suo corridoio, scoprendo che quasi sotto ogni porta c'era un foglietto. Incuriosito raggiunse velocemente la sua camera, aprì la porta e raccolse il foglietto da terra, chiudendo la porta alle sue spalle. Il dubbio fu presto rivelato: il programma settimanale. Gli era concessa molta libertà, ma in ogni caso tutte le mattine aveva la preparazione atletica o lezione in classe, mentre di pomeriggio era libero tre giorni a settimana. Fece un breve calcolo: quel pomeriggio avrebbe avuto gli allenamenti in palestra, ma mancava ancora parecchio tempo, quindi decise di andare in camera dal suo amico Vlad. Uscì in corridoio attraversando il ballatoio. E inoltrandosi tra i corridoi degli 800. La struttura era uguale a quella del suo padiglione, quindi fu semplice trovare la stanza. Una volta davanti, però, il piccolo Kei esitò: era ancora troppo timido e non era sicuro. Doveva prendere coraggio. Senza pensare bussò alla porta; e pochi secondi dopo si ritrovò immerso negli occhi dorati del compagno.
Con grande entusiasmo lo invitò ad entrare.
Per un po' rimasero seduti sul letto, in silenzio, ma dopo pochi minuti Vlad ruppe il silenzio e i due si misero a chiacchierare allegramente, sulla scuola, i compagni e altro. 
"Ehi, Kei... Ora siamo amici, vero?"
"Certo, certo che siamo amici, perchè?"
"Visto che vivremo in questo posto insieme per parecchio tempo, potremmo conoscerci meglio, no?"
"Si, sicuramente!- disse entusiasta con un sorriso - cosa mi dici di te?"
Il ragazzo coi capelli celesti fu colto di sorpresa, ma subito cominciò a parlare allegramente.
"Ho sempre vissuto in un piccolo villaggio in siberia, in mezzo ad una vallata ghiacciata, insieme alle mie sorelle e a mia nonna. I miei sono cacciatori, non li vedo quasi mai. Una notte, circa un mese fa, ci fu una terribile bufera di neve. Siamo abituati a questo genere di cose, ma quella fu la più forte della mia vita. Tutto il villaggio era in allarme: le mie sorelle piangevano, le madri chiamavano i propri figli per farli rientrare... E io ero rimasto bloccato fuori, nella bufera"
Vlad si passò velocemente una mano sulla caviglia, e Kei trattenne un sospiro: intorno al piede, una profonda cicatrice ancora rosea evidenziava i segni di quella che sembrava una trappola per animali. Mentalmente pregò Vlad di continuare.
Le sue preghiere furono esaudite.
"Ad un certo punto, vicino a me, un punto delle lastre di ghiaccio si illuminò, e spuntò un Beyblade, il MIO beyblade. Quella sera il villaggio si salvò, grazie ad una specie di cupola che era partita dal Beyblade. Una tornato a casa, mia nonna e le mie sorelle mi portarono in casa e mi nascosero, ma non capivo perchè. Fino a quando, più o meno settimana scorsa, lo sciamano del nostro villaggio mi trovò, e dicendomi che ero maledetto, mi cacciò. Poco dopo ero qui"
Vlad terminò il suo racconto sorridendomi con malinconia, si vedeva che quella ferita nel suo cuore ancora non era svanita. Kei era dispiaciuto per le vicende accadute all'amico, ma nom sapeva cosa fare per consolarlo, quindi scelse il silenzio.
I minuti correvano velocemente, e arrivò l'ora di scendere in palestra. Giunti agli armadietti incontrarono i due compagni, mentre prendevano un paio di pantaloncini e una maglietta dallo scaffale. Gli ultimi arrivati si unirono a loro, si prepararono in fretta ed entrarono in palestra. Lì videro due tecnici ed un monaco in saio dall'aria autoritaria, che parlava con quattro ragazzi che correvano lentamente in cerchio, leggermente affannati. Dopo qualche giro i ragazzi rallentarono e si fermarono, ascoltando alcune parole in russo stretto pronunciate dal monaco.
"Bene, per oggi il vostro allenamento è terminato. Potete andare"
I quattro ragazzi chinarono la testa e si dileguarono, dirigendosi verso le docce. Il monaco allora si avvicinò ai quattro ragazzi: sembrava abbastanza giovane, sui trent'anni, i capelli biondissimi erano corti e incorniciavano il viso e gli occhi castani erano allegri e fieri. Una volta davanti a loro il monaco mosse la bocca in un sorriso tirato, a quanto pare non era abituato a stare con dei bambini, e iniziò a parlare:
"Salve a tutti, ragazzi, io mi chiamo Adrian e sarò il vostro allenatore fino a quando non passerete sopra ai numeri 600. Esigo il massimo dal vostro corpo, vi preparerò duramente, ma vi sarà d'aiuto per quando crescerete e sarete più forti"
Una volta che tutti si furono presentati, Adrian spiegò ai ragazzi il programma per quel pomeriggio, che essendo il primo allenamento insieme era molto leggero. Almeno così disse il monaco. Si allenarono duramente fino a tardo pomeriggio, senza sosta, fino a quando, finalmente, arrivarono le sei di sera.
Yuri e Boris stavano correndo sulla pista, mentre Kei e Vlad stavano finendo di fare una serie di piegamenti, quando finalmente Adrian pose fine a quello strazio, mandandoli negli spogliatoi, e dicendogli che per essere appena arrivarti era stato un ottimo allenamento. Le fatiche dei ragazzi erano state almeno un po' ricompensate. I bambini si trascinarono fino alle docce, ciondolando sotto l'acqua bollente a lungo. Una volta che si furono cambiati, nella palestra regnava il silenzio. In un angolo dello spogliatoio trovarono addirittura un posto dove poter lavare gli abiti degli allenamenti e farli asciugare, finirono di prepararsi in fretta e tornarono nella sala grande. Dato che l'inverno era già inoltrato, fuori dal monastero tra le strade trafficate di Mosca il cielo era buio da qualche ora. I ragazzi presero posto sul divanetto che avevano occupato la mattina e dopo qualche minuto in silenzio iniziarono a chiacchierare riguardo all'allenamento appena terminato. Si conoscevano da poco, e il loro passato, come quello di tutti i ragazzi del monastero era doloroso, quindi c'erano davvero pochissimi argomenti. Era piuttosto tardi, infatti la fontana cambiò colore, segno che era ora di cena, poco dopo che i ragazzi erano arrivati. Cenarono in silenzio aspettando gli annunci serali.
"I ragazzi appena arrivati si fermino alla fine della cena, per tutti gli altri avvisiamo solamente di non disturbare i ragazzi appartenenti ai numeri più alti, che si stanno sottoponendo ad un allenamento sperimentale piuttosto faticoso"
Tutto qui. Come tutta la giornata era trascorsa lentamente e con molta fatica, la sera stava scivolando via ancora prima che Kei e gli altri se ne potessero accorgere. Viktor parlava ai pochi ragazzi rimasti in sala mensa, che si erano posizionati nei tavoli più vicini al palco, mentre le donne che servivano i pasti sparecchiavano, insieme ad alcuni ragazzi. Kei ascoltava vagamente, la sua mente era inspiegabilmente rimasta bloccata all'allenamento. Ripensava ad ogni movimento e sensazione che aveva provato, mentre la voce del monaco disturbava solo minimamente i suoi pensieri. La mattina dopo sarebbero andati in classe e avrebbero iniziato le lezioni, il pomeriggio allenamenti e così via. Dopo diverso tempo Viktor lasciò liberi i giovani allievi, che si spostarono nelle loro camere. Una volta sul pianerottolo, i quattro compagni si erano salutati, e Kei era andato nella sua camera. Era buio, ma riuscì a trovare tutto ciò che gli serviva senza problemi, e in pochi minuti era già in pigiama sdraiato sul letto a guardare il soffitto, mentre i capelli più lunghi erano legati in una piccola treccia. Cavolo se stavano diventando fastidiosi, un giorno di quelli li avrebbe tagliati. Non capiva come facesse Olia a domare la sua folta chioma bionda. Dopo qualche minuto, sentì qualcuno bussare alla porta, così si alzò dal letto, rabbrividendo al contatto dei piedi nudi sul legno stranamente freddo. Aprì la porta e per la seconda volta nella giornata incontrò due grandi occhi dorati.
"Ciao Vlad - disse sinceramente contento di vedere l'amico - cosa ci fai qui?"
"Niente di speciale..."
Nella stanza calò il silenzio.
"Ehi, Kei... tu hai sonno?"
"In realtà no... Te?"
"Nemmeno..."
"Cosa facciamo?"
"Non ne ho idea"
Non sapendo cosa fare, alla fine, i due amici si buttarono sul letto, abbastanza spazioso per ospitarli entrambi. Vlad si sdraiò su un lato, posando gli occhi dritti sul profilo dell'amico.
"Alla fine non mi hai raccontato niente di te... Come sei entrato qua?"
"In realtà è successo tutto molto in fretta... Qualche sera fa mio nonno è venuto a casa per la prima volta e mi ha invitato qua, e il giorno dopo sono partito, nulla di che"
"Wow... Prima cosa facevi?"
"Vivevo con mia nonna ed Olia"
"Olia?"
"È una mia amica. Viveva per la strada, e da quando ci siamo incontrati da piccoli ci vedevamo praticamente tutti i giorni"
"Dev'essere bello... Nel mio villaggio c'erano pochissimi ragazzi, tutti più grandi di me, ed essendo più grandi erano già impegnati con la caccia, quindi io passavo le giornate con le mie sorelle. E i tuoi?"
"Non so molto di loro... Mio papà non l'ho mai visto... Era un viaggiatore, e quando sono nato era da qualche parte nel mondo e non ho mai saputo niente di lui, a parte che gli somiglio molto, e mia madre... Mi hanno detto che è morta dopo la mia nascita, ma non ne ho mai avuto la certezza"
"Accidenti... E non ti mancano?"
"Chi?"
"Tua nonna e Olia. Le mie sorelle mi mancano tantissimo..."
"Non lo so... Mi trovo spesso pensare a loro, e vorrei essere a casa tutti insieme. Ma non tantissimo"
"Siamo appena arrivati ma io ho già voglia di tornare a casa..."
Kei si girò stupito verso l'amico. Per quel poco tempo che erano stati insieme lo aveva sempre visto allegro e di buon umore, era strano vederlo mentre lottava per non versare lacrime. 
"Siamo qui da poco, non siamo mai stati lontani da casa, penso sia normale..."
"Si, penso che tu abbia ragione"
Vlad si girò, dando gli occhi al soffitto come l'amico, in attesa che uno dei due parlasse. Intanto, il piccolo dai capelli viola aveva iniziato ad accusare la stanchezza di quella giornata, e le palpebre si erano fatte più pesanti. Prima di cadere nel sonno s ricordò di Vlad, che di fianco a lui era nella sua stessa situazione. Si alzò a sedere, con la testa ancora un po' pesante, e scosse dolcemente l'amico.
L'altro si alzò ancora assonnato, e portò una mano alla nuca, scusandosi e lanciandogli un sorriso sincero. Anche Kei gli sorrise timidamente.
I due si salutarono velocemente sulla porta, e rimasto solo il bambino chiuse la porta a chiave.
Si rese conto solo allora che non aveva più nemmeno la forza per muoversi, così crollò sul letto, e dopo aver lasciato la chiave sul comodino, si addormentò di botto.

"Su! Non dovete fermarvi!" 
Era ormai da quella mattina che la squadra di Aron si trovava nei sotterranei.
Tutto era iniziato come un normale allenamento, ma poi...
"Forza! Chi di voi resisterà?" 
I quattro ragazzi, sottoposti ad una tortura insostenibile, all'interno di uno strano macchinario, erano distrutti. Due della squadra avevano addirittura perso i sensi, ed i tecnici erano stati costretti a portarli via. 
Restavano solamente Aron e Adrian, il suo migliore amico. Le due macchine che li ospitavano erano una di fronte all'altra, e il primo cercava di sorridere all'amico, per alleviare l'inferno che stava provando, ma delle fitte acute, simile a degli aghi, continuavano a seviziarlo, era al limite. 
"Non dovete mollare proprio ora!"
Sulla guancia di Adrian comparve una lacrima, e subito dopo lanciò un urlo, accasciandosi al suolo, fuori dalla macchina.
Rimaneva solo Aron.
Aveva vinto.
Ma allora perchè si sentiva così sconfitto?


Angolo autrice
Ehilà 
Chiedo perdono a chi mi ha seguito per questo periodo, e probabilmente ora mi odierete ancora di più.
Ho deciso di fermare qua la storia.
Avevo così tante idee, ne ho ancora tantissime, ma ho commesso l'errore di non farmi una scaletta, quindi alla fine è venuto fuori un pasticcio ;)
È stata la mia prima long, come inizio non è andata proprio bene
Chiedo ancora scusa a tutti, e ringrazio per aver letto questa storia.
L'unica cosa che posso dirvi per far vivere ancora questa storia è di lavorare sulla fantasia. Cosa potrà succedere? Kei incontrerà di nuovo Olia? 
Ho deciso di bloccare la storia anche perchè ho moltissime idee per alcune storie nuove, di cui una è già in cantiere, e spero di riuscire a pubblicarla presto, sono ancora indietro, ma mi sto rendendo conto che rispetto a questa lo stile è molto migliorato e meno amatoriale (se così si può dire)
Ammetto di aver scritto in fretta questo capitolo, ma mi sentivo in dovere di dare delle spiegazioni.
Mi sto dilungando davvero troppo, concludo qui :)
Spero che continuerete a seguirmi anche sulle altre categorie di storie.
Buona serata a tutti!
Gaia-chan
  
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