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Autore: lupacchiotta blu    17/01/2014    1 recensioni
Valentina è una ragazza come ce ne sono tante: i suoi genitori la amano, ha un cane fedelissimo, un migliore amico-fratello, è determinata, intelligente,pratica uno sport che ama... ma che cosa succederebbe se il suo mondo cambiasse, se venisse invaso dagli zombie? E se la sua famiglia non volesse seguirla? Cosa farebbe lei? Scapperebbe impaurita o farebbe l'eroina della situazione? Questo è un mistero, ma ha dalla sua parte un'arma formidabile: è un po' paranoica, e non si può prenderla alla sprovvista.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3,2,1... si comincia ad ammazzare qualche zombie marciulento! ;)



13 gennaio 2014 mattino-primo pomeriggio

Stamattina ho un certo appetito, cosa strana in questi giorni.
Mangio un intero tubetto di latte condensato (e sarà anche uno degli ultimi, visto che stanno per finire), una scatoletta di simmental e delle gallette secche. Fanno schifo, sono troppo asciutte e ti impastano la bocca, ma per accompagnare la carne vanno bene.
Mangiando sempre poco, cominciavo a sentirmi stanca più in fretta, le gambe traballavano, i muscoli facevano male… è un bene che io abbia ricominciato.
Anche se le scorte finissero presto, non sarebbe un problema: io e Davide abbiamo deciso che quando gli zombie saranno troppi qui intorno, lasceremo il bunker. E temo che non manchi molto a quel momento, perciò, meglio mettere su qualche kilo  piuttosto che abbandonare dei viveri qui.
< Davide, oggi dobbiamo assolutamente andare a vedere fin dove sono arrivati i non morti >.
< Sì, ma è meglio che con noi venga anche il cane >.
Ho visto come era agitato la sera della nostra fuga, ma vedendo gli zombie sempre più spesso, forse si abituerà.
< Vale, come andiamo fin là? >
< Direi con la bicicletta. A piedi ci vuole troppo tempo, e la macchina è troppo rumorosa e consuma benzina. Tu pedali e io sto sul portapacchi dietro, come ai vecchi tempi, ahahaha! >
< Ahahah! Mi scroccavi sempre qualche passaggio così! >.
 
Siamo diretti alla fattoria di Beppe il Panza , e prima di arrivare il vento ci porta dei lamenti e un odore nauseabondo. Sono loro, e sono sicura che è stata la pioggia a farli puzzare di più.
Molliamo la bici dietro un cespuglio, imbracciamo le armi e ci avviciniamo furtivamente. Ho detto ad Asso di fare silenzio.
Uno zombie è nella corte e sbatte ripetutamente contro una lamiera. Tenta di acciuffarla, ma ogni volte che ci prova si ferisce. Secondo me è lì da un bel po’, perché una mano non ha più le dita.
< Cosa facciamo? Se non lo uccidiamo e si accorge di noi, ci attaccherà. È meglio farlo fuori ora con l’effetto sorpresa. Lo uccidi tu con l’ascia? >
< Sorellina, non mi piace l’idea di ammazzarlo… >
< Non è più una persona. Se non lo vuoi fare tu lo farò io >.
Così dicendo mi avvicino alle sue spalle con l’accetta nella mano destra e il piede di porco nell’altra, e gliela pianto nella testa. Ho colpito molto forte, e la lama è arrivata fino a metà del cranio, spaccandolo con un rumore simile a uova rotte. Non esce sangue, ma questo già me lo aspettavo.
La estraggo e la pulisco sui suoi vestiti.
< Ben fatto, ma non abbiamo finito. Ho visto qualcosa di strano dalla finestra, e la porta laterale è aperta >.
Ho un brutto presentimento.
 
Entrando ho notato che la porta è sporca di robaccia marrone.
La casa è tutta a soqquadro: tavoli e sedie per terra, vetro ovunque, sangue marrone sulle pareti.
In cucina c’è un altro di quei mostri. Appena sente i nostri movimenti, viene verso di noi. Questa volta è Davide a conciarlo per le feste: con un  colpo solo lo decapita ma la testa continua a mordere alla ceca e con un secondo colpo lo finisce.
< Hai visto? Anche se gli ho tagliato la testa, non  è morto! >
< Sì, a quanto pare l’unico modo per ucciderli è spaccare il cervello > dico io.
< Asso è un po’ spaventato… ma finora non ha abbaiato. Lo hai addestrato bene > dice sorridendo.
Questo complimento mi fa molto piacere, perché mi sono impegnata tantissimo per addestrare il mio cane.
< Grazie. Si vede che  è un po’ spaventato, ma meno di quando siamo fuggiti >.
Sta per dire qualcosa, quando un gorgoglio ormai familiare viene dal corridoio.
 
Vicino alla porta del bagno ce n’è un altro.
Lo colpisco alla fronte con il piede di porco egli fracasso anche la faccia. Si accascia in una pozza di sangue. Aspetta… sangue? Loro non hanno sangue!
Oh oh, qualcosa non va. Apro la porta del bagno.
No, questo è troppo. Davanti a me c’è Beppe il Panza, seduto sul water, con ancora il fucile in mano che ha usato per spararsi in bocca. Tutta la parete dietro è schizzata di sangue e cervello. Gli vomito davanti, e Davide mi segue a ruota.
< Davide, ti prego, usciamo da qui > sussurro.
< Sì, andiamo via >. È bianco come un fantasma.
Usciamo in corte a prendere un po’ d’aria.
Ho vomitato tutta la colazione. Credo che dopo questo, mi ci vorrà un bel po’ per farmi tornare l’appetito.
< Vale, stai meglio? > è preoccupato.
< Sì, abbastanza… tu? >. Tremo un po’.
< Idem. Senti… il fucile… dovremmo prenderlo. Le nostre armi vanno bene, ma facciamo fatica. Almeno per un po’ potremmo usare quello >
< Mmm… ok, io cerco delle cartucce in casa, tu torni in bagno a prenderlo>. Io non ci ritornerei per nulla al mondo.
 
Dopo aver cercato un po’ , trovo delle cartucce nello sgabuzzino. Sono due scatole da 25 cartucce.
Sono da caccia, quindi non c’è un proiettile, ma una nube di pallini di piombo. Se ha funzionato per Beppe, funzionerà anche con gli zombie.
Ci sono anche due cartucciere in cuoio. Le riempio tutte e due, ma avanzano ancora 10 colpi. Quelli li metto nella tasca piccola dello zaino.
Penso che Beppe il Panza andasse a caccia e collezionasse oggetti dell’arte venatoria: in salotto ci sono due teste di cinghiale e una volpe impagliata. Nello sgabuzzino ci sono abiti mimetici, vecchie trappole rotte, cappelli di paglia con piume di uccelli e dei coltelli.
Gli abiti sono troppo grandi, ma tra i coltelli ne trovo uno a serramanico, con apriscatole, due lame, una forchetta e un cacciavite. È come i coltelli svizzeri, ma le lame sono molto più spesse. Il manico in plastica nera ruvida. Dà l’idea di un oggetto indistruttibile, quindi lo metto nella tasca cosciale.
Uno dei coltelli a lama fissa lo porto a Davide così anche lui ha una lama in più, che è sempre utile.
< Hey, Vale! Guarda cosa ho trovato! > mi urla dal salotto < Ho trovato delle mappe. Ci saranno utili e occupano poco spazio… cosè tutta quella roba? >.
< Cartucce per il fucile e un coltello per te. Non capisco perché si sia ucciso… era pieno di munizioni e avrebbe potuto resistere un bel po’ >
< A volte la paura ti fa andare via di testa… e fai cose insensate… >. Il suo sguardo diventa triste. Fa tanto il ragazzo forte, ma anche lui è umano, e come tutti ha dei sentimenti.
< Secondo te come sono messi gli altri abitanti qui attorno? > domando, per cambiare discorso.
< C’è solo un modo per scoprirlo >. E il suo volto riacquista un po’ di vita.
 
  
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