SOME
SWEET VIOLENT URGE
Lavorare nel centro di una
città vecchia poteva avere i suoi lati positivi:
negozi sempre aperti, movimento di gente a tutte le ore, turisti
e… quell’idea
di immergersi nell’atmosfera della storia con la esse
maiuscola. Camminare tra
i palazzi antichi mentre il sole li colpiva regalando sfumature
cangianti ed
evanescenti, pensare che su quelle stesse strade potevano essere
passate
migliaia di persone, con le loro esistenze effimere, come quelle di
tutti, ed
immaginarsi il sottosuolo, pieno di reperti che potevano avere avuto
mille
significati per chi li aveva creati ed ora erano polvere. E vicoli semi
deserti, bui, e sui quali si potevano aprire porte misteriose che
nessuno aveva
mai visto aperte e che portavano chissà dove.
Stella, in un leggero
completo estivo gonna-maglietta, avanzava lungo il vicolo che la
conduceva alla
porta del suo ufficio, pensando alla notte appena trascorsa, nella
quale aveva
dormito sì e no mezzora, affranta.
Pensava a come poteva
essersi sentito Shannon trovando il telefono staccato e a come poteva
indorargli la pillola del loro addio, visto che non avrebbe potuto
tenere il
telefono spento per sempre. Doveva dirglielo, in un modo o
nell’altro, ma non
aveva idea di come l’uomo l’avrebbe presa: per
questo preferiva non averlo
davanti. Ne era terrorizzata: Shannon era un tipo passionale e le sue
reazioni
talvolta erano imprevedibili, per lei, che in fondo l’aveva
visto solo quattro
volte e quindi non ne conosceva tutte le sfumature caratteriali.
Pensava al fatto che forse
era già in aereo, diretto ad Amsterdam, e che forse stava
rimuginando sul
concerto del giorno dopo al PinkPop Festival, piuttosto che a lei.
Pensava che sarebbe tornata
alla sua vita di sempre,
stiro-lavo-passolaspirapolvere-facciolaspesa-vadoinufficio, e le brevi
parentesi in cui incontrava Shan sarebbero rimaste solo un bel ricordo
e non un
progetto segreto da costruire volta per volta.
A come si sentiva lei e si
sarebbe sentita in futuro, evitava invece di pensare: ci avrebbe
riflettuto in
un altro momento, sperando di non finire nuovamente nella clinica sui
colli,
dal suo dottore preferito.
Arrivata davanti alla porta
a vetri del suo ufficio, cominciò a frugare dentro la
borsetta, alla ricerca
della chiave, e non si accorse che una porta, dalla parte opposta del
vicolo,
si era aperta, silenziosamente, e ne era uscito qualcuno.
Se ne accorse soltanto
quando la persona le si avvicinò e le disse, facendola
sobbalzare: “Ciao,
Stella.”
Era Shannon.
Stella si girò, senza
parole, con un senso di colpa che le premeva sul petto come un macigno,
ed il
suo primo pensiero fu di scappare a gambe levate lungo il vicolo, non
fosse che
Shannon la prese per un braccio e, bruscamente, le ordinò:
“Vieni con me.”
La donna tentò di
resistere,
ma l’uomo cominciò a tirarla verso la porta
aperta, lontana pochi passi.
“Entra, svelta.” La spinse dentro e poi
cominciò a trascinarla lungo un
corridoio semibuio e sporco e su per una scala che le parve
pericolante, alla
fine della quale Stella si rese conto di essere entrata, dalla porta di
servizio, nel desolato e misero Hotel Monaco, un obbrobrio di hotel a
ore che
si trovava in pieno centro città, noto ritrovo di papponi e
prostitute.
Shannon continuò a
condurla
a forza per altri due piani, serrandole
il polso, incurante delle proteste di Stella e tra le risate di qualche
ambiguo
personaggio che scendeva per le scale, convinto di trovarsi davanti ad
un
litigio tra amanti clandestini, finché arrivò ad
una porta scrostata che aprì
con la chiave e, con l’ennesima spinta, la cacciò
dentro, chiudendosi l’uscio
alle spalle.
Per un momento a Stella
parve di rivivere la scena dell’anno prima
all’hotel di Milano, non fosse per
il fatto che non aveva gli odiosi faldoni, la camera era
particolarmente
piccola e lugubre, e, soprattutto, il viso di Shannon era
particolarmente
incazzato, come non l’aveva mai visto.
Si guardarono negli occhi
per un po’, finché Stella non trovò
coraggio, fiato e parole per dire: “Che ci
fai qui?”
“Che coraggio hai di
chiedermelo? Sei tu ad essere in torto, se non sbaglio.”
La voce di Shannon era
fredda come ghiaccio e Stella indietreggiò, spaventata, un
brivido lungo la
schiena, mentre l’uomo continuava, gli occhi fissi nei suoi:
“Sei tu che hai
mentito, con la storia della scuola chiusa, non io. Io ti aspettavo a
braccia
aperte: Jared ha messo l’Heineken Jammin Festival solo per
te, avevo inserito
in scaletta la tua canzone preferita, ‘Valhalla’,
apposta per te, per farti una
sorpresa, e avevo in mente un pomeriggio e una serata speciale. Per
noi.”
Stella fece un altro passo
indietro e finì con le gambe appoggiate contro il letto.
“Non è come
pensi. Io…”
Shannon avanzò e le si
mise
davanti, a meno di un metro, gli occhi lampeggianti di rabbia.
“Falsa. Se non ti andava
di
venire, bastava che dicessi di no e me ne dicessi la reale ragione, ma
mentire
con me non dovevi.”
“Non
capisci…”
“Zitta. Non te ne frega
niente di noi, vero?”
“Senti, Shan, non
è così,
ascolta…” Stella alzò le mani nel
tentativo di calmarlo e parlarci, ma Shannon
non aspettò che continuasse, le si avvicinò di
più, le prese di mano la
borsetta e gliela gettò per terra, le diede una spinta
buttandola sul letto e
poi le si mise sopra, bloccandone i movimenti, stringendole i polsi e
tenendole
le braccia sollevate oltre la testa.
Poi cominciò a gridarle
in
faccia: “Non te ne importa nulla di come potrebbe essere tra
di noi. Che
intendi fare? Niente, vero? Mentire con me e mentire con tuo marito,
eh? Solo
quello sei capace di fare, invece di cercare una
soluzione…”
“Lasciami…”
Stella tentò di alzarsi
ma
Shannon la ributtò giù.
Allora la donna tentò di
divincolarsi e di scivolargli da sotto, alzò le gambe,
perdendo le ballerine,
puntò i piedi sul copriletto e cercò di fare
forza per spostarsi, ma il
risultato fu che la gonna le si sollevò oltre il ginocchio e
si ritrovò Shannon
tra le gambe, i loro corpi a contatto, il peso dell’uomo che
la schiacciava,
nel bel mezzo del letto. Cominciò a respirare a fatica, il
viso di Shannon a
pochi centimetri dal suo.
“Puttana! Non pensi a
come
mi sento, io? Lontano e separato da te, che per amor tuo non tocco
un’altra
donna da tempo, mentre tu… tu che cazzo ci fai ancora tra le
braccia di tuo
marito? Perché te lo scopi?”
“No, non è
così. Io…”
L’uomo improvvisamente si
rese conto che Stella era sotto di lui, indifesa, gli occhi spaventati,
il
petto ansimante, la bocca socchiusa, il volto arrossato. La
fissò un attimo in
viso e poi, con la bocca, si impossessò delle sue labbra,
con un misto tra passione
e rancore.
Aveva sperato in
un’intera
notte d’amore con lei, aveva immaginato le snelle gambe di
Stella avvolte
attorno al proprio corpo, il suo respiro profumato, la morbidezza della
sua
pelle e l’aroma del suo sudore. Invece l’ultima
notte l’aveva passata a pensare
ad un piano con Emma, ad organizzare il suo rapimento, ad individuare e
prenotare una stanza in quello schifoso albergo.
Ed ora…
Ora voleva, egoisticamente,
quello che non aveva avuto la notte prima: sentirla sotto di
sé, sentire il
calore della sua carne, il sapore
ineguagliabile della sua bocca, e, unendo i loro corpi e i loro
spiriti,
trovare la sua emozione perduta, visto che Stella era solo sua, e di
nessun
altro.
Si staccò da lei e si
alzò
leggermente per abbassarsi i pantaloni e poi tentò, senza
riuscirci, di
toglierle la maglietta attillata, per toccarle il seno.
Stella capì le
intenzioni
dell’uomo e cercò nuovamente di spingerlo via,
senza esito, convinta che il
sesso selvaggio non fosse la soluzione ai loro problemi.
“No,
Shan, no. Così, no… Ti
prego…”
Ma l’uomo le
sollevò la
gonna fino alla vita e il perizoma di Stella non fu un grosso ostacolo
per
Shannon che lo spostò e la prese. Ma Stella non era pronta
per accoglierlo
dentro di sè.
“No…
Smettila… per favore…”
La ragazza tentò si
spostarsi nuovamente, combattuta tra il cedere ed il resistere, ma
l’uomo non
le dava possibilità di scegliere, le teneva ancora le
braccia sollevate oltre
la testa e premeva contro il suo corpo, senza pietà.
“No. Bugiarda.”
Stella cominciò a
gridare:
“Mi fai male, smettila…”
Ma le sue grida vennero
soffocate dalla bocca infuocata e famelica di Shannon, che non
ascoltò le sue inefficaci
suppliche e si fermò soltanto quando Stella si arrese e lui
fu soddisfatto.
Per
Giugina2004: c’è un motivo… a volte non
è così semplice scegliere…
vedrai…