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Autore: agatha    17/01/2014    3 recensioni
Non sempre nella vita le cose vanno come vorremmo... Ci sono lezioni di vita che fanno crescere, persone che inaspettatamente ci aiutano al di là degli errori commessi. Presto lo scoprirà anche Louis Napoleon.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Nuovo personaggio, Pierre Le Blanc
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si erano incrociati sulle scale. Juliet stava rientrando, dopo essere stata al McDonald’s, con in mano un sacchetto di carta che sprigionava un’invitante odore di patatine fritte. Louis, invece, stava scendendo, pronto a uscire.
Dopo essersi ripromessa un miliardo di volte che non si sarebbe più fatta coinvolgere da lui, riuscì a non fare nessun commento, mordendosi la lingua e limitandosi a squadrarlo . Napoleon, invece, sembrò trovare divertente la sua reazione, perché si mise a ridere.
“Sei stai cercando di farmi paura con quell’occhiataccia, devo proprio deluderti. Ho intenzione di uscire, come ho sempre fatto” dichiarò strafottente, con le braccia allargate, che toccavano l’una il corrimano, l’altra il muro, quasi come se volesse bloccarle la salita.
“Per quanto mi riguarda puoi anche andare a farti fottere” commentò lei, lapidaria.
“Uhh che cattiveria. Sei per caso gelosa?” la prese in giro.
Juliet salì un altro gradino, trovandosi quasi faccia a faccia con lui, per quanto lo consentisse la differenza di altezza. Era già abbastanza arrabbiata per il comportamento stupido di Napoleon che, oltre a non volersi far aiutare, l’aveva praticamente costretta a diventare sua complice in questa strana follia. Ma che ora le sbattesse in faccia il suo divertimento era davvero troppo.
La ragazza scosse la testa.
“Hai deciso di continuare a comportarti da coglione? Va bene, ma non prendermi per il culo scherzando in questo modo. E, soprattutto – continuò, puntandogli un dito contro la spalla, spingendolo indietro – non ti azzardare a chiedermi aiuto. Stasera non esco quindi non c’è pericolo che ti trovi moribondo sulle scale, non contare su di me”
Louis, strinse gli occhi, fissandola, altrettanto arrabbiato. Non gli piacevano le ramanzine, da parte di nessuno, soprattutto con quel tono saccente, come se lei avesse la verità assoluta e lui fosse solo un ragazzino capriccioso.
“Non ti ho mai chiesto niente, quindi sarebbe proprio ora che ti facessi i cazzi tuoi”
“Lo farò, stanne certo”
“Bene. Almeno mi sveglierò nel mio letto e non da qualche altra parte dopo essere stato sequestrato”
“Sequestr… - non concluse la parola, cercando di non perdere le staffe dato e dare a Louis quella soddisfazione – fammi passare” gli intimò.
Lui rimase immobile per un momento, come se volesse ribadire di avere in pugno la situazione, persino di poter decidere se e quando farla passare. Alla fine, spostò un braccio, lasciandole la via libera. Juliet salì veloce le scale, senza voltarsi indietro, e Napoleon uscì.
 
*
 
Louis era riuscito a tornare a casa, aveva persino infilato le chiavi nella serratura, entrando in casa. Camminare fino al proprio letto, però, sarebbe stata un’impresa troppo ardua, quindi si era limitato a lasciarsi cadere sul divano. Poco dopo, però, aveva iniziato ad avere dei dolori allo stomaco. Le fitte si erano fatte più insistenti e, contorcendosi, era scivolato sul pavimento, tenendosi la pancia con le mani.
Stava male.
Per un momento pensò quasi che sarebbe morto, poi però capì cosa stava succedendo. Forse qualche medicina l’avrebbe aiutato.
“Gocce, pastiglie, droghe… - mormorò – qualsiasi cosa purché passi”
Con uno sforzo riuscì a tirarsi in piedi, trascinandosi fuori dall’appartamento.
 
Juliet aveva passato una serata tranquilla. A parte l’incontro sulle scale, che le aveva fatto venire il nervoso, era riuscita a rilassarsi. “Il ritorno dello Jedi” visto in televisione le aveva fatto recuperare il buonumore. Quello e il cibo spazzatura che aveva mangiato fino all’ultima briciola. Le piaceva professarsi salutista, ma le scorte di M&M’s e di tavolette di cioccolato, smentivano clamorosamente i suoi buoni propositi. Si era appena addormentata quando il suono del campanello l’aveva fatta saltare sul letto.
Chi mai poteva essere? C’era un’emergenza?
I secondi impiegati ad alzarsi le servirono per darsi da sola una risposta, anche se non poteva credere che lui avesse avuto la faccia tosta di suonarle. In realtà, era capace di fare ben di peggio, era quello il problema.
Aprì la porta, trovandoselo davanti con un aspetto cadaverico. Era bianco come l’intonaco delle pareti, stava appoggiato allo stipite della porta, leggermente piegato in avanti.
“Mi sento male” spiegò, portando una mano all’altezza della pancia.
Juliet gli scoccò un’occhiata ironica.
“E io dovrei aiutarti? Eppure questa mattina e questa sera sei stato molto chiaro...” non poté evitare di commentare, ancora arrabbiata per quei suoi modi così contradditori. In realtà voleva solo evitare di rendergli facili le cose: non gli avrebbe mai negato aiuto, ma non era giusto che se ne approfittasse.
Louis picchiò il palmo aperto sullo stipite della porta, in gesto di stizza.
“Sei un medico…”
“Tu vaneggi! Io non sono un medico, studio da fisioterapista è ben diverso”
Napoleon non era in vena di discutere su certi dettagli inutili e cominciava a sentire un dolore sordo che gli opprimeva lo stomaco e stava risalendo fino alla gola.
“Mi fai entrare?” sbottò al colmo della pazienza.
“Perché dovrei?” risposte piccata Juliet, ben decisa a non dargliela vinta subito.
Napoleon capì di essere al limite, con uno scatto spinse di lato la ragazza, fiondandosi all’interno dell’appartamento.
“Perché sennò ti vomito sul pavimento” fu la sua spiegazione mentre correva verso il bagno.
Juliet rimase immobile, troppo stupita. Chiuse gli occhi augurandosi che fosse riuscito ad arrivare fino al water.
 
Gli lasciò un po’ di privacy e solo quando sentì, prima il rumore dello sciacquone e poi quello dell’acqua che scorreva, si azzardò a entrare. Louis era seduto per terra, con le ginocchia piegate e la schiena appoggiata alla parete.
La rabbia provata poco prima era svanita di colpo. Juliet si sentiva impotente e non sapeva come aiutarlo. Se fosse servito dargli delle legnate in testa per farlo rinsavire l’avrebbe fatto. E probabilmente si sarebbe pure divertita, pensò con benevola malignità. Involontariamente si lasciò sfuggire una risatina che attirò l’attenzione di Louis, il quale alzò il capo verso di lei, scostandosi il ciuffo biondo dagli occhi.
“Non ci trovo niente di divertente” replicò in tono roco, con un filo di voce perché la gola gli faceva male dopo lo sforzo.
“Scusa” mormorò la ragazza, sedendosi accanto a lui e stando attenta a non toccarlo.
Fissò le piastrelle davanti a sé.
“Stavo immaginando di bastonarti” ammise seria.
Louis, che non si aspettava un’affermazione del genere, tossì, gemendo per il fastidio.
“Perché non di accoltellarmi già che ci sei, così la facciamo finita del tutto” replicò ironicamente.
“Poi dovrei pulire il sangue” fu la risposta secca di lei.
 
Juliet si sentì sollevata, se quel disgraziato era in grado di fare battute, allora stava meglio. Oltre al sollievo c’erano altre sensazioni che si agitavano nel suo animo… l’irritazione costante che avvertiva nei confronti di Louis, quand’erano insieme, sembrava così lontana ora. In quel momento era solo un ragazzo normale, che non cercava a tutti i costi di trattare male le persone intorno a lui, ma le stava mostrando un’altra sfaccettatura di sé. Era sicura che non fosse sua abitudine chiedere aiuto, invece si era rivolto a lei, mettendo da parte il proprio orgoglio, perché non stava bene. Non poteva negare di essere contenta che fosse venuto a cercarla, dimostrando così di fidarsi di lei, in un certo senso.  Era ironico che, solo pochi giorni prima, si fosse augurata di non vederlo mai più e adesso, invece, fosse felice di essere con lui.
Doveva essere impazzita.
Una cosa, però, l’aveva capita: con Louis non valevano teorie o promesse. Andava preso così a scatola chiusa, a seconda del momento e, a quanto pareva, lei aveva ormai accettato, inconsciamente, tutto questo.
“Non so tu, ma io ho sonno” dichiarò, sbadigliando subito dopo.
Poi si alzò in piedi e gli voltò le spalle per uscire dal bagno.
“Se vuoi, il divano è tutto tuo, a patto di farmi trovare le crepes anche domani mattina” butto lì, senza girarsi, in tono neutro.
“Perché, hai fatto la spesa?” la prese in giro Louis, alzandosi a sua volta e raggiungendola.
Arrivati in salotto lei si voltò, storcendo le labbra in una smorfia.
“No”
“E come pensi possa farle, le crepes?” domandò lui, allargando le braccia con fare teatrale.
“Mi alzo domani e compro tutto” promise Jules.
“Non mi svegliare quando esci” la minacciò Louis.
“Lo farò quando torno per avere la mia colazione” ribatté di nuovo la ragazza.
“Va bene” accettò il giocatore.
“Affare fatto allora. Buonanotte”
“Buonanotte”
 
 
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Non perdono occasione per dirsene di tutti i colori ma, alla fine, quei due sono sempre insieme. Louis dimostra tutta la sua classe, pure andando a vomitare a casa altrui XD eppure io lo trovo tenero lo stesso *__* E’ chiaro che non vuole stare da solo ed è fortunato perché Juliet ha la sindrome della crocerossina di voler aiutare tutti (tranne se stessa).
  
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