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Autore: michaelgosling    18/01/2014    1 recensioni
1935. Una bambina olandese di nome Henny viene mandata a vivere in America perchè in pericolo: sebbene non sia qualcosa a cui Hitler è contrario rischia molto per via di qualcosa di segreto che riguarda il padre.
1947. Henny si ritrova ad essere testimone di una serie di omicidi: è l'inizio di una catena di eventi riconducibili a quel segreto a lei nascosto per anni e che la porteranno ad essere nuovamente in pericolo.
Si svelerà mai questo segreto? E perché qualcuno la vuole morta?
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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44 CAPITOLO 31. FANTASMI DAL PASSATO

Eccoci qua.
L'aveva fatto.
L'aveva fatto senza pensarci seriamente.
L'aveva fatto perchè non riusciva a vedere altre soluzioni.
L'aveva fatto perchè era l'unica cosa sensata che si potesse fare in quella situazione.
L'aveva fatto senza realizzare cosa avrebbe dovuto affrontare una volta arrivato: i fantasmi del suo passato, le paure, le angoscie, il senso di colpa.
Tutte cose che aveva scacciato da sé a causa del suo comportamento distante.
Era il solo modo che aveva trovato per riuscire ad andare avanti e l'aveva fatto, ma ora ritornarono.
Più forti, più potenti, più spaventosi.
Non appena si era reso conto che Henny era semplicemente svenuta, senza pensarci minimamente un minuto di più, la prese in braccio e la mise dentro la macchina e il cane, che stava bene come la ragazza, nel bagagliaio.
Era partito subito.
Aveva dato immediatamente gas alla macchina dirigendosi verso la sola casa che gli fosse rimasta.
L'unica casa nella quale Henny sarebbe stata al sicuro, almeno fino a quando non avrebbero trovato un'altra soluzione.
Henny.
C'era solo Henny.
Tutto il resto era... superfluo, ma non lo rimase in eterno.
Quando arrivò, non riuscì a scendere dall'auto.
Non riusciva neanche a guardarla, quella casa.
Io... io posso farcela.
Devo farcela.
Alzò lo sguardo e se la trovò davanti.
La casa, i fantasmi, i ricordi.
Vide sé stesso uscire da quella casa l'ultima volta che era stato lì.
Vide sé stesso pieno di lividi e con uno sguardo negli occhi che faceva intendere che nulla, assolutamente nulla, sarebbe tornato come prima.
Vide sé stesso nel corpo di quel bambino, di quel bambino che lui era stato e che aveva smesso di essere da tanto tempo.
Troppo.
Dalla notte della strage, quella terribile notte in cui la sua intera famiglia venne uccisa e lui fu prelevato dalla polizia e dai servizi sociali, non vi aveva messo piede.
Si era sempre comportato come se quella casa non esistesse più perchè quello che rappresentava per lui era andato distrutto... per sempre.
Tutto era rimasto uguale.
Non riuscendo a resistere, il detective crollò posando la fronte sul volante e iniziando a piangere.
Le sue lacrime e i suoi singhiozzi avevano fatto svegliare la ragazza, che non parlò fino a quando non capì cosa fosse successo.
Capì che quella era la casa dei suoi genitori e capì perchè il detective l'aveva portata lì.
Si ricordò della sparatoria, della paura che aveva provato e del fatto che lei fosse rimasta sdraiata per terra tutto il tempo, avendo così salva la vita.
Ma non voleva questo.
Non voleva che Colton rivivesse tutto quell'orrore solo perchè lei doveva essere al sicuro.
Non poteva accettarlo.
"Posso restare in macchina, mi sembra molto sicura." mormorò lei.
"Non lo è... e lo sai." ribattè Butler, senza neanche girarsi per guardarla.
"Colton, non fa niente. Troveremo un posto. Torniamo indietro."
Colton uscì dall'auto in fretta e restò per un paio di minuti fuori, a guardare la strada.
La ragazza uscì e lo abbracciò.
Il poliziotto appoggiò delicatamente la testa sulla spalla destra della ragazza, e ricambiò l'abbraccio.
"Mi dispiace, Colton. Io non... non volevo forzarti a venire qui... non avrei dovuto... sarebbe stato meglio se fossi morta subito."
"Non dirlo mai più. Non ti azzardare nemmeno a pensarla una cosa del genere."
"Mi dispiace.."
"Smettila di dispiacerti. Non è colpa tua. Tu non hai fatto niente di male. Posso... posso farcela."
"Sì, lo so che puoi."
"Solo... tu... tu resta con me."
"Certo." mormorò lei, prendendogli dolcemente la mano una volta sciolto l'abbraccio.
"Non lasciarmi la mano. Ti prego."
"Non lo farò. Per nessun motivo al mondo."
Colton sorrise alla ragazza, per poi prendere le chiavi dalla tasca e aprire la porta.
Entrarono.

ECCCCCCOMI :D LO SO LO SO :p QUESTO E' UN CAPITOLO UN PO' CORTINO, MA VI ASSICURO CHE IL PROSSIMO SARA' PIENO DI AVVENIMENTI!!!!!! ABBIATE FEDE! FATEMI SAPERE! A PRESTO
  
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